martedì 11 giugno 2019

Popolare è morto

In Puglia la Notte della Taranta, festival di musica popolare, è un evento puramente commerciale, e non ha nulla a che vedere con l'antica pizzica pizzica o taranta, né, tantomeno!, con la funzione etnocoreutica che quella musica popolare aveva.  

A tal punto la manifestazione è commerciale che a condurre la manifestazione è stata chiamata una nota showgirl televisiva.

Per questo alcuni intellettuali e artisti hanno scritto un "Appello alla dignità" contro un evento che ormai, oltre a non essere popolare, è diventato volgare... E si chiedono: chi fa le scelte? Come le fa? Perché a questa manifestazione che vuol essere popolare è chiamata una conduttrice televisiva?
La rivolta è apprezzabile; tuttavia la cultura popolare, e quindi il tarantismo, è davvero morta. Di cosa parliamo? C'è solo la massa. E gli organizzatori, nominati dalla politica, devono fare massa, chiamare la massa, creare l'evento massivo.
Il popolo, almeno come lo potevano osservare Croce o Gramsci, ma ancora noi qualcosa abbiamo potuto vedere o ascoltare soprattutto in provincia, aveva una propria concezione del mondo e della vita che naturalmente si poneva in opposizione alla versione "ufficiale" del potere, del dominio.
Per Gramsci, sebbene il popolo non fosse capace di costruire strutture ideologiche,  era in grado di esprimere “una serie di innovazioni, spesso creative e progressiste, determinate spontaneamente da forme e condizioni di vita in processo di sviluppo e che sono in contraddizione, o semplicemente diverse, dalla morale degli strati dirigenti”.  In quanto “riflesso delle condizioni di vita culturale del popolo”, il folklore - come era la taranta - manifestava dunque una differenza irriducibile rispetto al progetto culturale egemonico: ne rappresentava il limite, il segnale che esso non riesce mai completamente ad esaurire la pensabilità della vita.  (Cfr. Quaderno 27, Gramsci 1975, vol. III, p. 2313).
Questa opposizione naturale, popolare non avviene più da molto tempo: la massa è integrata e integrante, e per completare meglio l'opera è stata dotata di tecnologia che favorisce proprio la massificazione. Pensare diversamente la vita, ove ancora sia possibile, oggi implica eresia e dis-integrazione.

Dunque, ben vengano gli appelli, ma ahimé in questa prospettiva politica ed economica, non c'è speranza di cambiamento. La massa non è capace di creare sacche di cultura né subcultura, alternativa, e nemmeno vuole, se non scimmiottare modelli calati dall'alto.

Da La gazzetta del Mezzogiorno
"L’hanno chiamato "Appello alla dignità». É il documento ideato e sottoscritto nel Salento da un gruppo di intellettuali, docenti universitari e artisti, contrari alla decisione, non ancora ufficializzata da parte di RaiDue, di affidare la conduzione del backstage del Concertone della Notte della Taranta, alla coppia d’oro del gossip, formata da Belen Rodriguez e Stefano De Martino. Il documento é stato sottoscritto da 18 firmatari con in testa l'ideatore dell’iniziativa, il professor Andrea Carlino, storico presso l’Università di Ginevra, e accusa la Fondazione Notte della Taranta, di avere tolto «dignità ad una manifestazione che è stata unico e speciale luogo di studio e di (re)invenzione della tradizione musicale salentina, di metissage culturale e sociale, di coinvolgimento della comunità locale e di lavoro scrupoloso sulle fonti della cultura popolare».  «Ci chiediamo perché - dicono i sottoscrittori - questa paziente costruzione, questo meraviglioso progetto creativo culturale, sociale e politico, debba ora infrangersi vendendo l'anima del Salento al gossip al trash, al populismo, all’acchiappa audience e all’acchiappa chiappe?». «Non esprimiamo sia chiaro - si legge ancora - nessuna critica sulle scelte mercantili o artistiche di Raidue, ma la Fondazione Notte della Taranta, il suo presidente, il suo consiglio di amministrazione, il suo consiglio scientifico, perché assecondano anzi sono complici della trasformazione commerciale e sanremese del Concertone? Perché?». 

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