venerdì 21 maggio 2010

I rifiuti e la Barilla e i termobiscottini

Domani pomeriggio, sabato 22, ad Agliana con partenza in piazza Gramsci alle ore 15, inizierà la manifestazione organizzata dai comitati della piana contro la politica dell'incenerimento dei rifiuti in favore del porta-a-porta e di una nuova e 'sana' gestione degli stessi.
Noi non possiamo esserci, tuttavia la solidarietà è totale.
Aggiungiamo una notizia, probabilmente sfuggita ai più perché inserita nelle pagine di economia, a proposito del termovalorizzatore che si intende costruire a Parma: leggete sotto la preoccupazione dei vertici della Barilla. (Alla fine però si metteranno tutti d'accordo e i biscotti si cuoceranno vicino al termovalorizzatore 'dell'ultimissima generazione'. E gli 'stupidi', come qualche affarista definisce chi esprime perplessità -'il mulino bianco vicino al camino nero'-, si mangeranno i 'termobiscottini').
«Riteniamo che la tecnologia espressa da Enìa dia una garanzia significativa e assoluta sulla qualità del termovalorizzatore. Ma il fatto che venga costruito a Parma e in una certa posizione, ci preoccupa». Così parlò Guido Barilla, e pur facendo ricorso a una acrobazia lessicale, i suoi timori non potevano non riaprire una partita politica ed economica che vale 180 milioni di euro e il futuro di una delle più importanti aziende agroalimentari del paese. Il fatto è che l’impianto che si sta costruendo a Ugozzolo, circa un chilometro di distanza dall’industria del Mulino Bianco, minaccia l’immagine della Barilla. Quando il termovalorizzatore entrerà in funzione, nella primavera del 2012, e brucerà 130mila tonnellate di rifiuti l’anno, che contraccolpi subirà l’azienda che fa della genuinità dei suoi prodotti il proprio marchio di fabbrica? E’ questo, l’interrogativo, che deve aver convinto Guido Barilla a lanciare l’allarme, sostenuto – qualcuno dice istigato – da un altro grande industriale parmigiano, Giorgio Greci, che produce conserve alimentari e i cui stabilimenti sono a poche centinaia di metri dal futuro inceneritore.
Industriali contro politica, o comunque gli interessi degli industriali che si smarcano da quelli della politica. Sta di fatto che ora a Parma le carte si sono rimischiate. Quando è Barilla a parlare nessuno si gira dall’altra parte. Spiega Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, Pd: «Il Comune di Parma ci ha chiesto di poter realizzare un termovalorizzatore e noi abbiamo verificato che l’impianto proposto fosse dotato della più avanzata tecnologia possibile. Di più non possiamo fare, niente di più e niente di meno ovviamente».L’unica istituzione che potrebbe fare qualcosa di meno è il Comune. Guidato da Pietro Vignali, leader di una lista civica sostenuta dal Pdl, il Comune è una anomalia politica in Emilia Romagna. E’ infatti l’unico capoluogo di provincia dove comanda il centrodestra, ed è anche l’unico capoluogo di provincia senza inceneritore. C’è Barilla, c’è Greci, ci sono Rosi (il proprietario di Parmacotto), Chiesi (farmaceutica), Mutti e Rodolfi (conserve), Parmalat ovviamente, e migliaia di ettari sui quali si nutrono le mucche da latte per il Parmigiano Reggiano. “Ho 50ettari di terreno a due chilometri dal futuro impianto – dice Andrea Saracca, agricoltore – produco foraggio, cereali, barbabietole: chi comprerà più il parmigiano sapendo che il latte viene da mucche che mangiano vicino a un inceneritore?”.
Il sindaco Vignali ancora non si è espresso ufficialmente dopo la sortita di Barilla, preoccupato di non scontentare il leader degli industriali parmigiani ma anche di non fare un passo indietro clamoroso. Ma dai Portici del Grano, sede del Comune, fanno filtrare una posizione che non consente ripensamenti: il termovalorizzatore s’ha da fare e si farà. Anche perché sono i numeri a richiederne la costruzione. Ecco che cosa dice Andrea Allodi, il presidente di Enìa, la società che costruirà l’impianto e che per 35 anni – magnifico paradosso – è stato al fianco di Pietro Barilla, anche in qualità di amministratore delegato. «Le spiego perché il termovalorizzatore è indispensabile – esordisce Allodi, che dal 1 luglio, quando Enìa e Iride si fonderanno, diventerà vicepresidente della nuova società Iren Parma produce 270mila tonnellate di rifiuti all’anno, il 53% dei quali è differenziato. Il resto va smaltito. Come? Qui non ci sono mai state discariche e la Ue ha detto che non se ne possono più fare. I nostri rifiuti vanno ad altri inceneritori con prezzi di smaltimento via via più alti: lo scorso anno la tariffa di smaltimento rifiuti è stata di 160 euro, contro i 105 di Reggio Emilia e i 117 di Piacenza. Fra due anni diventerà di circa 200 euro».Allodi ha anche portato in gita educativa gli agricoltori di Parma, giornalisti e perfino il re delle conserve Greci, a Bolzano, a visitare il locale termovalorizzatore. «Ho voluto mostrare loro come funziona quell’impianto e soprattutto il controllo fumi, inserito all’interno di una zona agricola prestigiosa che produce le mele dell’Alto Adige, con annesso un laboratorio di analisi chimiche che controlla le emissioni con i dati inseriti quotidianamente su internet per la tranquillità di tutti. Insomma, non ci sono rischi di nessun tipo, come del resto anche Guido Barilla ci dà atto. In effetti il presidente della Barilla parla di impatto emotivo da parte della gente, e lo capisco. Ma ho una certa esperienza, dovuta ai miei 73 anni, e le dico che timori, proteste, perplessità, polemiche alla fine, mano a mano che ci si avvicina alla inaugurazione dell’impianto, svaniscono o si affievoliscono di molto. Voglio rassicurare Guido usando le parole che usava suo papà, Pietro, riferendosi all’azienda: “Non fare mai nulla che non faresti per i tuoi figli».
Ma resta il rischio d’immagine: “camino nero davanti al mulino bianco”. «E’ un’immagine che può sedurre solo degli stupidi. Il nostro impianto, che ovviamente è dell’ultimissima generazione, e che oltre a bruciare rifiuti genera calore che portato nelle case consentirà di dismettere 30mila caldaie altamente inquinanti, immette nell’atmosfera il 67% di azoto atmosferico, 15% di vapore, 9% di ossigeno, 9% di anidride carbonica, i restanti composti (ossidi di azoto e di zolfo, polveri, diossine etc), sono solo tracce. A fronte di 130mila tonnellate di rifiuti, le diossine prodotte in un anno e che tanto spaventano i vari comitati “inceneritore no” non supereranno i 30 milligrammi, una quantità di molto inferiore a quelli di una stufa domestica”.
E mentre le sonde perforano il terreno di Ugozzolo, per le analisi geologiche, Guido Barilla fa un passo avanti: “Ci è stato assicurato che le emissioni non genereranno rischi di contaminazione delle produzioni di Pedrignano e saranno continuamente monitorate. Ma vogliamo assumere un ulteriore impegno verso i nostri consumatori: verificheremo che le condizioni di sicurezza e qualità dei nostri prodotti siano garantite”. (Pubblicato da 'RifiutiConnection.it

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