Naturalmente pubblica.
Intendo dire dell’acqua. Ho firmato anche a favore del referendum promosso dalla ‘Sinistra’, che ha un bello slogan: 'fuori l'acqua dal mercato, fuori i profitti dall'acqua".
Tuttavia, pur che sia un passaggio imprescindibile, esso non basta.
Perché spesso ‘pubblica’ vuol dire, tradotta in termini politico-amministrativi, gestita da società ‘partecipate’ dagli enti locali.
Le società partecipate sono ‘pubbliche’, e tuttavia non sempre trasparenti e chiare. Sono gestite dalla politica partitica, che A VOLTE, ha tutto l’interesse a mantenerla formalmente, giuridicamente pubblica per fare affari o per acquistare potere, eccetera. Insomma, infiltrarsi nel pubblico e gestirlo privatamente è un fenomeno frequente. Non si vede nella gestione della RAI? Non si vede in alcune Soprintendenze? Non si vede in alcune Partecipate?
Per questo si vedono in giro tante bocche cucite, che non fanno sapere ai cittadini come vanno le cose nelle società pubbliche che gestiscono l'acqua.
Così la politica partitica sceglie per noi in nome del 'pubblico'; e noi, a cui tutto questo si dice appartenga, non possiamo nulla, anche perché ben poco sappiamo.
Dunque, bisogna fare questo distinguo e non farsi incantare dalla bella parola ‘pubblica’; noi non vogliamo essere strumentalizzati dalla solita politica che, gattopardescamente, continua a mantenere i propri saldi interessi.
Dunque per noi ‘pubblica’ significa anche:
fontanelli pubblici con acqua buona per bere anche nelle città industriali come Prato (dove è stata sottratta l'acqua ai cittadini - e proprio dalle partecipate! - per darla in gran parte agli industriali sull'altare del 'lavoro a tutti i costi') perché
1.non vogliamo più comprare solo e soltanto l’acqua per bere nelle bottiglie di plastica;
2.vogliamo cominciare a smettere di inquinare il mondo con la plastica;
3.vogliamo risparmiare.
Acqua pubblica significa non solo gestita da enti pubblici, ma per tutti, a portata di tutti, acqua buona per bere dai rubinetti.
E' chiaro?
Intendo dire dell’acqua. Ho firmato anche a favore del referendum promosso dalla ‘Sinistra’, che ha un bello slogan: 'fuori l'acqua dal mercato, fuori i profitti dall'acqua".
Tuttavia, pur che sia un passaggio imprescindibile, esso non basta.
Perché spesso ‘pubblica’ vuol dire, tradotta in termini politico-amministrativi, gestita da società ‘partecipate’ dagli enti locali.
Le società partecipate sono ‘pubbliche’, e tuttavia non sempre trasparenti e chiare. Sono gestite dalla politica partitica, che A VOLTE, ha tutto l’interesse a mantenerla formalmente, giuridicamente pubblica per fare affari o per acquistare potere, eccetera. Insomma, infiltrarsi nel pubblico e gestirlo privatamente è un fenomeno frequente. Non si vede nella gestione della RAI? Non si vede in alcune Soprintendenze? Non si vede in alcune Partecipate?
Per questo si vedono in giro tante bocche cucite, che non fanno sapere ai cittadini come vanno le cose nelle società pubbliche che gestiscono l'acqua.
Così la politica partitica sceglie per noi in nome del 'pubblico'; e noi, a cui tutto questo si dice appartenga, non possiamo nulla, anche perché ben poco sappiamo.
Dunque, bisogna fare questo distinguo e non farsi incantare dalla bella parola ‘pubblica’; noi non vogliamo essere strumentalizzati dalla solita politica che, gattopardescamente, continua a mantenere i propri saldi interessi.
Dunque per noi ‘pubblica’ significa anche:
fontanelli pubblici con acqua buona per bere anche nelle città industriali come Prato (dove è stata sottratta l'acqua ai cittadini - e proprio dalle partecipate! - per darla in gran parte agli industriali sull'altare del 'lavoro a tutti i costi') perché
1.non vogliamo più comprare solo e soltanto l’acqua per bere nelle bottiglie di plastica;
2.vogliamo cominciare a smettere di inquinare il mondo con la plastica;
3.vogliamo risparmiare.
Acqua pubblica significa non solo gestita da enti pubblici, ma per tutti, a portata di tutti, acqua buona per bere dai rubinetti.
E' chiaro?
Nessun commento:
Posta un commento