sabato 29 maggio 2010

Lavoro da morire

Qualche giorno fa una cinese si è chiusa in un albergo di Campi Bisenzio e si è suicidata.
Era una ragazza giovane venuta qui in Italia per lavorare. Per guadagnare. Non ha lasciato nessun biglietto, nulla.
Ho pensato, ecco, il primo grave segno di malessere della comunità cinese della Piana fra Pistoia e Firenze, un piccolo tragico esempio di ribellione locale al grande equivoco messo in moto dai falsari della vita.
Ora leggo di giovani cinesi, in Cina, che schiavi della città fabbrica di Foxconn, ad uno ad uno si suicidano, silenziosamente.
Anche in Francia, i dipendenti della Telecom, si suicidano, si suicidano non perché sfruttati, ma perché vengono licenziati.
Ciò che accomuna tutte queste morti è dunque il lavoro. Questi ragazzi, e anche gli adulti, sono vittima del falso concetto. Della retorica del lavoro. Che se non trovi lavoro, il lavoro che dicono LORO, con i guadagni che dicono loro, non sei NESSUNO. Non puoi nemmeno amare, perché nessuno ti vuole; non puoi avere figli, perché non sai come allevarli.

Però questo tipo di lavoro, quasi ormai l’unico possibile oggi, produce una vita senza senso, una vita insignificante, una vita senza pro-getti. Una vecchia storia ormai.

Dunque il lavoro produce morte se lo trovi, perché è lavoro alienante, lavoro per i grandi guadagni di altri, senza significato, faticoso e spesso mortale; oppure ti uccide perché se non ce l’hai, la comunità ti esclude.

Una danza di morte.

Anche le donne, grazie a un femminismo malinteso e sfruttato dai falsari della vita, ne sono vittime, anche se non hanno ancora raggiunto il livello dei maschi.

La retorica del lavoro, di questi lavori schiavizzanti e assassini, diventa sempre più capillare.

La scuola fa la sua parte.
La scuola dovrebbe aiutare i giovani a formarsi come persone, e quindi aiutarli a capire che tipo di persone saranno, che vorranno essere. Cosa vorranno fare della loro vita. Questo è il senso della scuola, che invece non compie. Al contrario, ne produce uno inverso, confonde le idee ai ragazzi fomentando la retorica del lavoro. La scuola (e intendo anche l’università) si modella completamente alle esigenze dei falsari della vita, li forma per ‘quel’ lavoro.
Per questo, ‘questa’ scuola, a livello mondiale, andrebbe abolita.

A suo tempo io scelsi di non morire schiava e sfruttata; piuttosto di essere povera, ma me stessa.

Per questa scelta sono stata, e sono, mille volte derisa.

Maila

Shenzhen, 27 mag. (Ap) - Ancora un suicidio alla Foxconn, il decimo. Un giovane dipendente si è buttato dal balcone di un edificio dormitorio della città-fabbrica della Foxconn Technology Group di Shenzhen, l'enorme stabilimento industriale nel sud della Cina che dà lavoro a 300mila persone. Proprio ieri, incalzato dalla pressione dei media, Terry Gou, il boss dell'azienda taiwanese che produce componenti per la Apple e per altri grandi marchi dell'elettronica, aveva visitato lo stabilimento e aperto i cancelli alla stampa per dimostrare come le condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti non fossero poi così deleterie. L'ultima vittima aveva 23 anni ed era un immigrato dalla lontana provincia nord-occidentale di Gansu, riferisce l'agenzia stampa Nuova Cina. Si è buttato dal settimo piano di un palazzo dormitorio poco dopo le 11 di sera. Ieri i vertici del colosso informatico hanno chiesto scusa per i suicidi, ma hanno negato che le morti siano legate alle condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti. Orari di lavoro stremanti, brevi pause per mangiare, riposo nei dormitori, rigidi controlli: stando alle testimonianze dei lavoratori, raccolte da vari quotidiani cinesi e stranieri, più che una fabbrica sembrerebbe una prigione. Psicologi per aiutare i lavoratori, monaci per allontanare gli spiriti maligni; una linea telefonica di aiuto, una ricompensa per i delatori (30 dollari a chi 'denuncia' un collega, che si sospetta essere pronto al suicidio); una stanza con sacchi da pugilato raffiguranti i capi, per permettere ai lavoratori di sfogarsi, e musica diffusa nelle aree di lavoro. Tutto questo per migliorare la vita dei dipendenti. E impedire, con l'ausilio anche di una bella rete all'esterno dei piani più alti del dormitorio, i suicidi. L'azienda adesso ha chiesto ai dipendenti un giuramento di non commettere suicidio - "Prometto di non fare del male a me stesso o agli altri in maniera irreparabile" è la formula usata dall'azienda - e di firmare una lettera per acconsentire di esser mandati in istituzioni psichiatriche se appaiono in "uno stato mentale o fisico anormale": una scelta, si legge nella lettera, "per il mio bene e quello degli altri". Fcs/Pca mag 10 MAZ

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