lunedì 27 settembre 2010

Lavoro

Con la questione della perdita del lavoro, da bel un po’ di tempo non si parla di più di alienazione del lavoro.
Me ne sono accorta sabato scorso, durante lo spettacolo che ha inaugurato la stagione a La Baracca, L’estate di Simone, messo in scena dagli ex-operai della Radicifil di Pistoia, mandati a casa con una lettera dall'oggi al domani.

Si parla solo di perdita del lavoro, questo è il dramma collettivo che viene celebrato ogni giorno. Non più del fatto che questo lavoro che abbiamo perduto o che abbiamo ancora, magari per poco, era per noi, è ancora fonte di insoddisfazione, depressione, problemi di salute e compagnia cantando.

Ecco il vero limite che ho riscontrato nello spettacolo.

Oggi bisogna difendere il lavoro, lo stipendio di ogni mese, questa è anche un po’ la retorica di certa politica che punta (giustamente) il dito su certi imprenditori senza scrupoli, ma che non va oltre, e ama gestire, registicamente strumentalizzando, le disgrazie altrui senza risolverle né tentare di proporre un’altra prospettiva alla vita oltre che al lavoro.

Questo massacro del lavoro rende tutti, oltre che più poveri, più schiavi e concorre a renderci più desiderosi di esserlo.

m.e.

4 commenti:

Lanfranco Nosi ha detto...

E' il limite dell'operaismo e del laburismo di certa "sinistra"...Alla società "comunista" di stretta derivazione marxiana (dove ognuno avrebbe dato secondo le proprie possibilità), si è sostituito il culto del "lavoro", sacralizzato nella carta costituzionale e venerato come unico elemento in grado di dare "dignità" alla persona. Un vero abominio.

Anonimo ha detto...

Vi invito a questo proposito ad assistere al mio "Fabbrica!" (il titolo completo é "Fabbrica - de mentis humanae fabrica") dove affronto il tema dell'identitá dell'uomo e l'alienazione non proviene dalla perdita del lavoro ma dal lavoro stesso, che produce non un oggetto, ma il tipo stesso di uomo.
A La Baracca, Marzo 2011, secondo calendario.

Gianfelice D'Accolti

Anonimo ha detto...

Concordo con Lanfranco, un vero abominio questo culto del lavoro.

Io ho visto lo spettacolo L'estate di Simone, in altro luogo, non alla Baracca.

Effettivamente l'analisi è giusta; in più secondo me lo spettacolo strumentalizza questa situazione degli operai.

Stato Libero

Anonimo ha detto...

Rispondo a Stato Libero.

Il rischio della strumentalizzazione è sempre dietro l'angolo; tuttavia credo che se c'è stata, troppo male non ha fatto agli operai.

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