giovedì 2 maggio 2013

Città etrusca di Gonfienti, Poggio Castiglioni e gli 'psicolabili'

Ieri, leggendo un intervento del consigliere regionale Rudi Russo su Gonfienti non avevo voluto intervenire. Primo perché l'articolo mi sembrava veramente insipido, tardivo, e mi si permetta, pieno di banalità, oltreché dimentico di tutte le battaglie fatte e conseguentemente irrispettoso nei confronti di chi ci ha messo la faccia veramente, e in qualche caso come me, ha perso il lavoro, punita per essersi compromessa in una faccenda che non mi riguardava. Insomma, quello di Russo suona come il solito intervento di quei giovani -sempre più numerosi ne stanno incamerando i Partiti, siano di Sinistra o di Destra, vere e proprie infornate di  'fresco' conformismo,  di uno dei tanti SIgnori Acquafritta.
Tra l'altro, ancora aspetto una risposta a una mia lettera indirizzata al Presidente Enrico Rossi e pubblicata su La Repubblica, ora son più di due anni.

Oggi il Prof. Centauro mi manda questo scritto, che condivido completamente, e credo che sia la risposta giusta a tutta la manfrina, anzi allo SCEMPIO senza fine nei confronti di tutta l'area archeologica pratese.

Anch'io mi annovero fra gli 'psicolabili' di cui parla la Dott.ssa Poggesi della Sovrintendenza fiorentina nell'articolo del Corriere, anche se non vado a rubare i reperti:

"Prendo carta e penna per intervenire, come docente universitario, sul valore scientifico dei risultati di una ricerca di tesi di cui sono stato correlatore.
Infatti ci svegliamo, leggendo nelle pagine del “Corriere della Sera” di oggi, 30 aprile 2013, un’infelicissima “boutade” della dott.sa Poggesi, responsabile dell’area archeologica pratese, che evidentemente forte del suo ruolo istituzionale, trancia giudizi e frettolose sentenze in faccia a tutta la comunità pratese e, sia pure indirettamente, sulle ricerche svolte nell’Ateneo fiorentino. L’archeologa, interrogata sui destini del sito di Poggio Castiglioni e della “Bucaccia” (oggetto di una recente, apprezzatissima, tesi di laurea della quale viene edotta dal giornalista del Corriere), dichiara in un’intervista che il sito non è considerato di alcun interesse archeologico (l’area non è mappata nella Carta Archeologia della Provincia di Prato e non rientra neppure tra i cosiddetti luoghi “a rischio archeologico”, quei luoghi cioè che, pur non vincolati, sono suscettibili quanto meno di un’attenzione istituzionale in caso di trasformazioni urbanistiche). Questo – si afferma - perché in mancanza di precise relazioni scientifiche, quasi che la geologia o la topografia antica non lo fossero, occorre evitare scorribande di “psicolabili” (sic!).  Assai meglio il degrado e l’incuria che non responsabilizza nessuno, ma che oramai la fanno da padrone in tutta l’area, lasciata a suo destino. E’ così che si tratta un luogo evocativo di grandissima suggestione – come ben sai avendo là recitato il Laris - e ricco di straordinarie presenze antropiche ancor oggi ben visibili e strutturate (oltre 2,5 km di muraglie in opera poligonale, imponenti canalizzazioni ed altro ancora) che di per sé dimostrano l’eccellenza nell’ambito della geografia sacra del mondo etrusco incardinato nella vicina Gonfienti.
In realtà la signora si macchia di gravissime omissioni dato che il sito è stato oggetto da oltre un lustro di studi e pubblicazioni, seguite da conferenze e dibattiti pubblici. Si ignorano dunque segnalazioni più volte reiterate e ancora una volta non si vuole intervenire in nessun modo, neppure promettendo doverosi accertamenti e sopralluoghi. Si lamenta però la mancanza di soldi; in questa direzione si dimentica, ad esempio, la disponibilità più volte offerta gratuitamente, di tenere sorvegliato e pulito il sito da parte di associazioni quali “Amici degli Etruschi”, e prima ancora “Camars”, scioltasi per sfinimento nel 2009, alla quale si oppose il silenzio e un minaccioso “bavaglio” a mezzo stampa. Non solo, ma ancora adesso in presenza di studi di carattere scientifico che dimostrano la stretta correlazione tra i caratteri geo-ambientali del luogo e le antiche antropizzazioni, non si trova di meglio che mettere in guardia, ancora una volta attraverso la stampa, sulla pubblicazione delle ricerche e delle tesi di studio per non attrarre “cacciatori di tesori”. Una vecchia storia, già sentita e purtroppo tristemente vissuta sulla nostra pelle. Tuttavia, da semplice cittadino, devo amaramente pensare che forse è meglio così, non vorrei infatti che il sito facesse la fine dello straordinario insediamento dell’età del bronzo allo Scalo-Merci dell’Interporto, sepolto insieme ai resti di strade glareate e di preziosi reperti dell’antichità etrusca, sotto il peso di 200.000 mc di cemento. Eppure la scienza tanto evocata (anche quella che opera a servizio della burocrazia archeologica) aveva allora (2006/2007) ben dimostrato e pienamente appurato l’importanza scientifica di quei ritrovamenti.
“Prima si autorizza e poi si scava” questa è la formula lungimirante, da tempo sbandierata come azione di “archeologia preventiva”, si dice addirittura che “lo si fa 25 anni” e quindi si può continuare a farlo ancora, tanto nessuno interviene. In quest’ultimo caso, senza contare il danno reale procurabile per l’ennesima incuranza dimostrata verso una potenziale risorsa culturale ed economica, oggi strategica e vitale per il rilancio della città, specialmente se si considera la difficilissima contingenza che stiamo vivendo, non si trova di meglio che affermare: “zero certezze, zero fondi”, ovvero aggiungiamo noi “zero tutela”."

Prof. Giuseppe Centauro (Università degli Studi di Firenze) (Pubblicato su Corriere Fiorentino, 1/5/13)

Per chi voglia leggere il consigliere Russo:
http://rudirusso.blogspot.it/2013/04/gonfienti-un-accordo-di-programma-per.html

La mia lettera a Enrico Rossi:http://primaveradiprato.blogspot.it/2011/02/lettera-al-presidente-della-regione.html
L'articolo del Corriere Fiorentino a cui ha risposto il Prof. Centauro



1 commento:

Marco ha detto...

Il Poggio Castiglione si chiama cosi per l'edificio che vi si trova sulla sua sommità, IL CASTIGLIONE.
Si tratta di un complesso di edifici rurali costruiti in vari secoli intorno a un corpo centrale, una torre di comunicazione risalente all'undicesimo secolo, che fungeva da ripetitore di segnali, provenienti da tutte le torri d'avvistamento sulle colline intorno alla pianura e indirizzate al Castello Dell'Imperatore.
Tutto intorno e soprattutto in direzione della Bucaccia, ci sono varie cinte murarie a secco ben più antiche semi crollate ma soprattutto smontate nei vari secoli, per delimitare dei nuovi confini e in fine per edificare la torre e le nuove aree del Castiglione.
Tutto questo è strettamente collegato al sito della Bucaccia, dove alcune porzioni murarie e terrazzamenti risalgono persino a manufatti rupestri, smontati e modificati da tutte le civiltà che si sono susseguite durante i secoli fino a i giorni nostri.
Persino il Castiglione è stato edificato su strutture precedenti e soprattutto sfruttando materie prime "pietre precedentemente semi lavorate" prese dai muri e dalle massicciate sparse tutte intorno.

Tutto il Poggio Castiglione è testimone di numerose colonizzazioni che si sono susseguite nel tempo e che purtroppo ogni volta hanno riciclato il materiale più durevole "LA PIETRA" cancellando o camuffando le opere precedenti.

Possiamo anche noi come tutte le altre precedenti civiltà, modificare, edificare e cancellare ancora di più le testimonianza dei nostri avi.

OPPURE....

Possiamo finalmente prendere coscienza della nostra STORIA e adoperarci per CONSERVARLA, riscoprirla e imparare da essa.

DIMOSTRANDO A NOI STESSI E AI NOSTRI DISCENDENTI CHE CI SIAMO FINALMENTE EVOLUTI.

Dai Celestini a Levi

  Ieri,  in occasione dello spettacolo dei venti anni dei Celestini, in cui ho riproposto La Mostra Parlante "Ti mando ai celestini...