giovedì 8 agosto 2013

Attori, buffoni senza libertà

Lando Buzzanca ha tentato il suicidio; anzi no, smentiscono i parenti più stretti: è stato solo un colpo di calore.
Lando non dice nulla, né rilascia dichiarazioni.
Quale sarà la verità?

Per l'attore la vita è difficile. Sempre al lavoro, sempre sulla breccia, non può mai avere un momento di debolezza; altrimenti gli amici i cosiddetti colleghi, gli aguzzini, sono pronti a sparlare di lui, del suo declino.
Quando poi invecchia, è la fine non soltanto fisica.
L'attore è cattivo, impietoso, umanamente un disastro. Alla fine soffre di ciò che spesso lui è stato causa.

L'attore è sempre al lavoro, non si ferma non dorme è agitato. La sua vita è un viaggio in un mare di procella,  un vendersi costante se vuole lavorare, un recitare infinito e lungo per rimanere sulla breccia, un piegare il capo dicendo sì a funzionari,  capre rivestite con doppio petti o tacchi alti e voci stridule o chiocce; anche quando è 'controcorrente' e fa il ganzo o la ganza contro il sistema, in realtà si tratta solo di una misera recita, perché l'attore sta sempre col capo chino.
Non ha il coraggio, non vuole, non può fare nessuna rivoluzione; è moralmente, eticamente fiacco, e detesta con tutta l'anima chi gli mostra la sua vera natura e la sua costrizione sociale ed economica.
A volte gli può capitare di pensare che l'unica via d'uscita sia il suicidio. 

Non credete ai buffoni che mostrano di parlare liberamente; forse nel Medioevo chissà; forse c'è stato qualcuno, ma ormai quei qualcuno sono morti e sepolti:  oggi gli attori i comici i personaggi dello spettacolo sono tutti indistintamente dei sottomessi del sistema.

E se parlano e irridono il potente, se scatenando le sue ire e quelle dei lacché, è perché ne hanno un altro, alle loro spalle, che lo protegge perché se ne serve.

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