domenica 18 agosto 2013

Come umiliare la cultura

Uno degli aspetti con cui mi son dovuta confrontare da quando ho in mano il Teatro La Baracca, è il vario e mal variopinto tentativo di umiliare il teatro stesso. Ma solo e in primo luogo per umiliare me. Poi tutto il resto.

Il primo tentativo viene fatto sul nome. Molti, non conoscendone le motivazioni, lo deformano.

Il secondo tentativo viene fatto sullo spazio ridotto, e tutto diventa -ino, oppure, dipende dall'origine dello scrivente o parlante, -etto.

In questo modo, negli anni, hanno cercato di mettermi a tacere, e ridurre l'importanza del Teatro La Baracca.

Cioè che sia potuto nascere un piccolo teatro senza che serva a nessun padrone politico; che sia espressione di una artista o pochi artisti.

Molti lo criticano senza esserci stati né avervi visto nulla.
Così, per partito preso, o per invidia. In quest'ultimo caso, alcuni colleghi, spesso giovani che non riescono a digerire la nostra gioventù mentale.

Altri, come assessori vari e direttori e altre cariche non sono mai entrati nel teatrino per non darmi, darci importanza, com'è stato il caso del Centro-Destra locale; o per punizione, com'è stato il caso del Centro-Sinistra locale.

Altri ancora perché non gliene importa nulla, ma proprio nulla e preferiscono altra 'cultura'. La goliardica, magari, che, per esempio, nella Prato del Centro-Destra abbiamo vista fortemente valorizzata.

Altri, e soprattutto dalla parte del pubblico omologato, perché fuori dalla cultura sponsorizzata o comunale o provinciale non esiste nulla né può esistere nulla (quelli che vanno a teatro solo se c'è il marchio, l'ente che darebbe la garanzia, sociale e di qualità).

Altri, ancora dalla prospettiva del pubblico, perché non vogliono pagare, dopo essere stati allevati per decenni dal sistemino prima Fascista e poi di Sinistra a non pagare un biglietto d'ingresso.

Altri calunniano in vario modo, magari sul fatto che io, com'è giusto e naturale, voglia valorizzare lo spazio stesso che, come tutti sanno, non è utilizzato solo per le messe in scena propriamente teatrali.

Tutta questa gente, nonostante predichi il contrario, lavora contro e umilia la cultura. Soprattutto quella libera e indipendente, e quindi pensante e che non ubbidisce a nessuno e che non ruba i soldi di nessuno. Questa cultura, per molti, non deve esistere perché non può essere manovrata né diretta né può allevare replicanti.

Ecco perché spesso l'assessorato alla cultura dei vari enti amministrativi è di frequente a nomina dall'alto e rigidamente controllato e, in sostanza, impotente.

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