giovedì 29 agosto 2013

Il Sacco di Prato (con un documento)

Oggi si ricordano i 501 anni dal Sacco di Prato (29 agosto 1512, durato circa venti giorni!) di cui ho scritto diverse volte su questo mio diario, ma soprattutto a cui ho dedicato un'opera teatrale per ricordarlo, Prato nel Sacco, che ha debuttato nell'ottobre 2010.

Il problema riguardo a questo Sacco è che tutt'oggi se ne falsa la storia e si celebra il Miracolo della Madonna dei Papalini, che avrebbe salvato un convento dalla furia degli spagnoli eccetera. Insomma, si narrano storielle edificanti con sui si distorcono gli eventi.

L'anno passato si sono celebrati i 500 anni, ma la mia opera è stata ignorata. Chi segue questo diario, lo sa.

Il motivo è semplice: primo perché sono io; in secondo luogo perché ristabilisce un po' di verità, ossia attribuisce com'è vero la colpa del Sacco di Prato al Papato e ai Medici (era Papa Giulio II, e il cardinale Giovanni dei Medici,futuro Leone X, è stato insieme all'altro uno dei protagonisti di questo eccidio) che, tramite la mano armata degli spagnoli, volle riprendersi il territorio di Firenze e per questo saccheggiò, per venti giorni la città di Prato.
Da allora ancora la Città ancora non s'è ripresa del tutto.

La gravità del Sacco è testimoniata anche dai ricordi del Machiavelli (che era segretario della Repubblica Fiorentina che i Medici e il Papato vollero scacciare), ma soprattutto dalla gente semplice che ha lasciato testimonianze strazianti su quanto è stato compiuto.

E' incredibile e preoccupante, che ancora dopo tanto tempo si taccia la verità e ridicolo chiedere, sempre per fuorviare la realtà,  i danni ai fiorentini come più volte è stato fatto.

La Chiesa di Roma dovrebbe fare pubblica ammenda, come è successo per Galileo Galilei, e se proprio a qualcuno  la Città di Prato deve chiedere risarcimento per i danni subiti cinquecento anni fa, si dovrebbe rivolgere a quella Chiesa.




DAI DOCUMENTI RACCOLTI DA CESARE GUASTI, resoconto fatto dal Cancelliere della Repubblica di Firenze delle parole dell'ambasciatore papalino.
Qui è chiaramente detto che la volontà di assediare la città di Firenze per riprendersela - e poi invece fu Prato! -  è del Papa e della Lega conseguentemente.
La promessa del messo papalino fu mantenuta: Firenze non fu toccata, non fu 'dannificata', ma totalmente Prato. E fu così che i Medici e il Papato si ripresero Firenze.

"Hora e movimenti che si preparano contro alla città vostra, non gli atribuirete solo a la Catholica Maiestà, ma universalmente a tucta la Lega, et maxime a la Santità del Papa, che così ha deliberato. Et non dubiti la città in modo alcuno di novità di libertà, o d'altro: perché non è di intenzione del mio signor Re, né d'altri della Lega, di dannificare in parte alchuna la città".

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