"A proposito del Convegno Archeologia in città, svoltosi ieri (16 maggio, n.d.r.) in Sala consiliare, era scritto e del tutto logico che dalla Soprintendenza Archeologica non venisse nessuno, lasciando il prof. Guido Vannini e le archeologhe dello spin-off universitario a raccontare il loro lavoro fuori dal reale contesto cittadino, entro il quale si è mossa finora l’archeologia istituzionale, marcando una distanza davvero incolmabile tra l’archeologia scellerata condotta a Gonfienti e la paziente e meritevole cura svolta per l’archeologia medievale nel centro storico.
La dottoressa Poggesi, funzionaria responsabile del territorio pratese, ha tuttavia inviato una video intervista, non parlando dei risultati acquisiti ma piuttosto facendo il solito “pippone” sull’archeologia preventiva, ricordando che, dal 2005, esiste un obbligo di legge che nella necessità di fare scavi in “aree sensibili” di condurre indagini diagnostiche preliminari sotto l’alta sorveglianza delle autorità competenti, dimenticandosi, come ricordato ampiamente durante l’esposizione dei lavori, che per gli interventi di pavimentazione di piazza di S.M. delle Carceri era stato il Comune ad inviare gli archeologi Università e CNR a fare, a spese della comunità, preliminari introspezioni geofisiche e saggi preventivi. Questa azione ha prodotto risultati importanti , nuove acquisizioni scientifiche, indispensabili per ricostruire le tessere scomposte della storia della nascita della città tra XI e XIV secolo.
Il “pippone” della Poggesi ha mostrato una volta di più come l’autorità preposta sia possa dimostrare lontana anni luce dai desiderata della comunità, sostituendo con l’ipocrisia della burocrazia la verità delle ragioni della storia e della conoscenza. A poco è servito anche il commento della concittadina , dott.sa Isabella Lapi Ballerini, attuale Direttrice dei Beni Culturali e del Paesaggio per la Toscana, che ha tentato di spiegare che la tutela passa dalla condivisione degli obiettivi, nel caso della città murata di Prato, ponendo al centro il paesaggio urbano come valore culturale intrinseco da recuperare.
Affermazioni condivisibili al 100%, ma allora se così fosse realmente come spieghiamo il caso di Gonfienti, ricordata solo per la presenza dell’Interporto? Quale futuro immaginiamo per le antiche antropizzazione dei Monti della Calvana, neppure menzionati tra le emergenze di valore archeologico? Cosa dovremmo pensare dell’abbandono pubblico perpetrato nei confronti della Fattoria di Lorenzo alle Cascine Medicee, dopo avere osannato la Villa Ambra, capofila per l’appunto delle Ville Medicee da pochi giorni riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco?
Ancora una volta per gli scavi in piazza, i risultati raggiunti sono il frutto dell’impegno di un manipolo di studiosi e della volontà e della visione lungimirante dell’Assessore Caverni che ha preteso di conoscere, di essere edotto, di contribuire alla crescita culturale per essere in grado di realizzare un progetto di riqualificazione urbana che oggi riconosciamo di grande efficacia non foss’anche per aver reso fruibile al meglio la bellezza della Basilica di S.M delle Carceri e del Castello dell’Imperatore, tuttavia senza negare un futuro alla progressiva riscoperta della nostra storia, cosa che purtroppo addolora e rattrista per lo scandaloso caso di Gonfienti che ancora deve trovare politici illuminati e Istituzioni sburocratizzate disposte a svolgere un servizio vero, senza personalismi, negli interessi della comunità."
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