martedì 27 maggio 2014

Recensione su "Commedia Arlecchina" e il Teatro La Baracca


Ricevo e volentieri pubblico.
"Il teatro la Baracca di Prato è una realtà unica nel suo genere: indipendente, non riceve alcun finanziamento ma riesce ugualmente a proporre spettacoli di qualità, basati principalmente sull’originalità ed efficacia dei testi e sulla bravura degli interpreti. Il lavoro portato avanti da oltre vent’anni da Maila Ermini, fondatrice del teatro, con la collaborazione di Gianfelice D’Accolti, è un esempio concreto di come si possa riuscire a fare cultura disponendo di pochissime risorse: spettacoli di impegno civile, teatro per ragazzi, commedie che al divertimento uniscono sempre la riflessione, ma anche alcune iniziative aperte alla partecipazione creativa di tutti, come “La festa della poesia” e “La notte dei racconti”.
Commedia arlecchina”, portata in scena il 17 e 18 maggio dalla “Compagnia delle ragazze”, composta dalle allieve del corso di recitazione tenuto da Maila Ermini, è un testo molto particolare scritto dalla stessa attrice e regista. Si tratta di un’opera in versi che vede protagoniste le maschere della Commedia dell’Arte (Arlecchino, il Dottore, Pantalone, Rosaura, Colombina e una versione femminile di Brighella) catapultate nell’attualità. Pantalone diventa così un appassionato giocatore di borsa e tutti gli altri, pur mantenendo le proprie, inossidabili caratteristiche, possono essere identificati in altrettante figure della società contemporanea (il disoccupato, l’approfittatore, e così via). Ma c’è di più: Rosaura e Colombina, non a caso le uniche a non indossare la maschera, vogliono fuggire dalla rassicurante ma limitante finzione teatrale per affrontare il mondo reale e diventare donne in carne e ossa. Vogliono studiare, imparare, emanciparsi. Naturalmente questa loro decisione crea scompiglio tra le altre maschere, di volta in volta dubbiose, sospettose, solidali (ma fino a un certo punto), in un avvicendarsi di scene divertenti che vedono abilmente rielaborati e messi in discussione gli stereotipi legati alla Commedia dell’Arte: la fissità dei caratteri, le convenzionali scene d’amore, il rigido sistema dei ruoli, con una Colombina che sembra quasi passare dal ruolo di Servetta a quello di Innamorata (un’Innamorata sui generis, però). Fino all’emozionante e un po’ malinconica conclusione, che prevede anche l’intervento dell’Autrice quale “dea ex machina”.
Un testo fortemente metateatrale, che prende in prestito le convenzioni del teatro del passato per farci riflettere anche sulla contemporaneità e, più in generale, sulla vita: si può ingabbiare la volontà di cambiamento? A quali conseguenze andiamo incontro quando abbandoniamo le nostre rassicuranti “catene” per prenderci la responsabilità di essere liberi? La commedia suscita queste e molte altre domande, senza però perdere mai la sua freschezza, anche per merito dell’accurato lavoro di costruzione delle scene e di caratterizzazione dei personaggi condotto dalla regia (di Ermini) e dalle interpreti. Un plauso particolare va alle sei giovanissime attrici (Lavinia Calamai, Bianca Ciardi, Sara Coppola, Silvia Melozzi, Chiara Menchetti e Daria Reali), che si sono confrontate con un testo molto difficile: si apprezza il loro sforzo di colorire le battute che, essendo in rima, rischierebbero altrimenti di suonare monotone, e la loro abilità nel rendere efficacemente e con disinvoltura anche la fisicità delle maschere. Appropriate le musiche – su cui si sviluppano, in alcuni momenti della commedia, divertenti coreografie -, splendidi i costumi a cura della Sartoria Monaco.
Il prossimo appuntamento al Teatro la Baracca è lunedì 9 giugno alle 21.30: l’attore Gianfelice D’Accolti leggerà alcuni testi di Aldo Palazzeschi."
Eloisa Pierucci

Nessun commento:

Dai Celestini a Levi

  Ieri,  in occasione dello spettacolo dei venti anni dei Celestini, in cui ho riproposto La Mostra Parlante "Ti mando ai celestini...