mercoledì 22 ottobre 2014

OSHO RAJNEESH

Spesso i libri di Osho vengono sbrigativamente classificati come 'new age'. La sua figura ricordo veniva ridicolizzata molto, era quello che possedeva non so quante Rolls-Royce, 93 credo, che però in realtà possedevano i suoi discepoli, non lui.
Osho era un filosofo indiano. O meglio: un mistico e un maestro spirituale. Lo lessi la prima volta durante un'occupazione dell'Istituto d'Arte di Porta Romana a Firenze, ma ero una bambina in pratica, e allora non amavo la filosofia orientale. Almeno quella che si presentava a me anche attraverso interpretazioni strumentali. Dovevo ancora leggere bene Schopenhauer.
A parte le ripetizioni, forse eccessive, nei testi e discorsi di Osho, a me piace molto il concetto della de-ipnosi dal condizionamento politico-sociale; in pratica i suoi discorsi, i suoi insegnamenti avrebbero questa finalità.
E' l'aspetto politico di Osho che più mi interessa, quello che si evidenzia soprattutto in seguito alle persecuzioni nei suoi confronti negli Stati Uniti (altro che Rolls-Royce), quando terribilmente sperimenta l'assolutismo dei governi democratici. Osho ripudia in toto il mondo politico e religioso. E' stato ucciso, come accadeva a quasi tutti i veri oppositori fino a qualche anno fa (ora il potere sceglie anche la strada dell'isolamento eccetera, dato che si esiste solo nei media); Osho fu avvelenato con tallio, che dopo alcuni anni lo portò al cancro e alla morte precoce. 
Quando, espulso dagli Stati Uniti, dove aveva fondato una comunità che infastidiva, e nessun governo lo faceva entrare nel proprio territorio, Marco Pannella fu tra i pochi che impedirono all'Italia di unirsi alla vergogna.

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