“MIRIAM –
moglie di Gesù”: comincia con uno “scandalo” la nuova stagione del Teatro
La Baracca
di Eloisa Pierucci
di Eloisa Pierucci
“MIRIAM – moglie di
Gesù”, nuovo spettacolo del Teatro La Baracca di Prato – con il quale collaboro
occasionalmente e che, pur in assenza di finanziamenti, ha inaugurato da poco
una stagione teatrale molto ricca, all’insegna del concetto di “scandalo” -, è
un’opera tanto godibile quanto difficile da classificare e commentare.
Il testo della regista e
attrice Maila Ermini, con un linguaggio apparentemente semplice e leggero e un
ritmo che alterna abilmente i tempi della commedia a quelli della tragedia,
mette lo spettatore a confronto con un tema spinoso quale il rapporto tra
religione e ateismo. Protagonista della pièce, ambientata ai giorni nostri, è
un’atea che diventa inconsapevolmente – e paradossalmente – moglie di un
redivivo Gesù: la scoperta della vera (o presunta?) identità del marito, il
difficile ménage della coppia e le svariate complicazioni che ne seguono sono
il motore della vicenda. Miriam si trova infatti in carcere per una rissa
scoppiata tra lei e alcune donne che l’avevano schernita a causa del suo strano
matrimonio.
Il tempo trascorso in
attesa del processo è scandito da alcune visite: un avvocato, un alto prelato,
un giornalista americano, una guardia. Ognuno di questi personaggi carpisce a
Miriam una parte della sua storia, un pezzo della sua vita insieme a Gesù;
emergono così idealità opposte, contraddizioni e conflitti. Non solo il già
citato contrasto religione / ateismo, cuore della performance, ma anche la
dicotomia tra la libertà e l’oppressione morale rappresentata dagli esponenti della
Chiesa, o ancora la contrapposizione fra il disinteressato altruismo di un Gesù
riportato alla sua dimensione evangelica e il più concreto egocentrismo
incarnato dalla protagonista, figura quanto mai ricca di sfaccettature.
Miriam ci disorienta
perché è al tempo stesso un simbolo (della libertà di coscienza, ma anche degli
egoistici, elementari bisogni legati al nucleo familiare) e una donna in carne
e ossa, umile e sfrontata, ignorante e consapevole, contraddittoria e autentica
nella sua complessità. Le fa da contraltare il coro delle detenute – elemento
mutuato dalla tragedia greca -, vox populi che funge da commento all’azione, ma
anche efficace rappresentazione dello spirito che anima le sempre più frequenti
“guerre tra poveri” (sempre più spesso chi si trova in una condizione precaria
si scaglia contro chi, in definitiva, è nella stessa situazione: ad esempio “va
di moda” dare agli immigrati la colpa della crisi economica).
Lo spettacolo si presta
dunque a diverse interpretazioni, a una lettura a più livelli: di fatto ognuno,
vedendolo, si troverà a doversi confrontare con le proprie certezze (o
incertezze) interiori. Un materiale tanto ricco e stimolante viene presentato
in una forma assolutamente fruibile, mai pesante: merito del perfetto equilibrio
raggiunto dal testo, ma anche degli ottimi interpreti. Al cast abituale del
Teatro La Baracca – composto da Maila Ermini, in grado di restituire tutta la
verità e complessità di Miriam giocando anche su toni irresistibilmente comici,
e Gianfelice D’Accolti, che dà vita ai quattro personaggi maschili con la
versatilità del grande virtuoso – si aggiungono Federica Angeloni e Francesca
Lenzi, due allieve-attrici che per la prima volta calcano il palcoscenico come
professioniste, molto efficaci nella loro aspra, ironica, disturbante
caratterizzazione del coro.
Restano solo due
repliche di “MIRIAM”: sabato 18 e sabato 25 ottobre, ore 21. Per maggiori
informazioni, rimando al sito del teatro:http://www.teatrolabaracca.com/ (prenotazione consigliata).
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