Dunque, signori e signore, a Gonfienti non più una domus, ma una reggia: come il Prof. Preti ampiamente dimostrò nella giornata di studio dedicata a Gonfienti il 17 dicembre scorso (2017) a La Baracca. Seguono gli articoli pubblicati su Cultura Commestibile n. 255.
Segue anche l'indifferenza della politica su tutto questo, e questo è di quella dire tutto!
La reggia santuario di Gonfienti, una rivelazione senza precedenti
di Giuseppe Alberto Centauro
L’identificazione di Mario Preti che per la domus di Gonfienti riconosce
su inconfutabile base matematica, geometrica e dimensionale, trattarsi di un palazzo
fondato su precisi canoni architettonici, ovvero di uno spazio proporzionato sui
“numeri primi”, quelli stessi che Vitruvio indica essere riferibili all’edificazione
di un tempio, dimostra una volta di più la straordinaria rilevanza delle
strutture etrusche rinvenute nel Lotto 14. Una simile caratterizzazione la può
avere solo una reggia che nel progetto antico delinea o contiene per
definizione lo spazio del sacro da dedicare alla divinità protettrice del
luogo. Per comprenderne meglio l’importanza si pensi che il Palazzo di
Gonfienti è il doppio per estensione della più o meno coeva (VI sec. a.C.) “Domus regia dei Tarquini” a Roma, nel
Forum Magnum sotto il Palatino. Questa rivelazione apre indiscutibilmente nuovi
orizzonti di ricerca, di grandissima valenza culturale e storico-urbanistica, per
promuovere le future introspezioni archeologiche. Infatti, come ben si evince
dalla ricostruzione cartografica dell’assetto territoriale a nord
dell’insediamento di Gonfienti, in particolare tra Pizzidimonte e la conca di
Travalle, si sviluppa il lucus (bosco sacro) che ospitava il santuario
dell’Offerente, potendosi trattare di porzione di un più vasto “temenos”, appezzamento
di terreni recinti di spettanza regale, che dai piedi della collina arrivava
fino all’acropoli situata in cima al poggio, come già
suggerivano le osservazioni in situ e gli studi di topografica antica e
geo-antropici condotti qualche tempo fa di cui tratteremo in successivi
articoli (cfr. G.A. Centauro, Ipotesi su
Camars in Val di Marina. Dalla città etrusca sul Bisenzio all’identificazione
di Clusio, NTE 2004).
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