martedì 27 marzo 2018

Decimo racconto su Gonfienti: non più una domus, ma una reggia

Dunque, signori e signore, a Gonfienti non più una domus, ma una reggia: come il Prof. Preti ampiamente dimostrò nella giornata di studio dedicata a Gonfienti il 17 dicembre scorso (2017) a La Baracca. Seguono gli articoli pubblicati su Cultura Commestibile n. 255.

Segue anche l'indifferenza della politica su tutto questo, e questo è di quella dire tutto!


La reggia santuario di Gonfienti, una rivelazione senza precedenti
di Giuseppe Alberto Centauro


L’identificazione di Mario Preti che per la domus di Gonfienti riconosce su inconfutabile base matematica, geometrica e dimensionale, trattarsi di un palazzo fondato su precisi canoni architettonici, ovvero di uno spazio proporzionato sui “numeri primi”, quelli stessi che Vitruvio indica essere riferibili all’edificazione di un tempio, dimostra una volta di più la straordinaria rilevanza delle strutture etrusche rinvenute nel Lotto 14. Una simile caratterizzazione la può avere solo una reggia che nel progetto antico delinea o contiene per definizione lo spazio del sacro da dedicare alla divinità protettrice del luogo. Per comprenderne meglio l’importanza si pensi che il Palazzo di Gonfienti è il doppio per estensione della più o meno coeva (VI sec. a.C.)  “Domus regia dei Tarquini” a Roma, nel Forum Magnum sotto il Palatino. Questa rivelazione apre indiscutibilmente nuovi orizzonti di ricerca, di grandissima valenza culturale e storico-urbanistica, per promuovere le future introspezioni archeologiche. Infatti, come ben si evince dalla ricostruzione cartografica dell’assetto territoriale a nord dell’insediamento di Gonfienti, in particolare tra Pizzidimonte e la conca di Travalle, si sviluppa il lucus (bosco sacro) che ospitava il santuario dell’Offerente, potendosi trattare di porzione di un più vasto “temenos”, appezzamento di terreni recinti di spettanza regale, che dai piedi della collina arrivava fino all’acropoli situata in cima al poggio, come già suggerivano le osservazioni in situ e gli studi di topografica antica e geo-antropici condotti qualche tempo fa di cui tratteremo in successivi articoli (cfr. G.A. Centauro, Ipotesi su Camars in Val di Marina. Dalla città etrusca sul Bisenzio all’identificazione di Clusio, NTE 2004).



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