Gli Etruschi nella valle dell’Arno
di Mario Preti
L’abitato etrusco di Gonfienti non è
un semplice reperto archeologico
inanimato ma un tassello intelligente molto importante di un sistema
territoriale etrusco integrato per la produzione agricola e, a scala maggiore,
di una struttura logistica che metteva in comunicazione centri etruschi al di là
dell’Appennino con quelli posti sulla costa. La comunità etrusca nella valle
dell’Arno non era isolata e si riconosce fra quelle precoci, completamente
matura già nel VII sac, perfettamente attiva nei settori tipici delle civiltà evolute,
cioè infrastrutture, bonifiche agrarie, architetture, produzione e commercio di
beni. Le capacità progettuali -elemento fondamentale di una civiltà- con il
loro sapere erano alla base di questi sistemi. I grandi tumuli dello stesso VII
sac della Montagnola e della Mula di Quinto Fiorentino e quello di Montefortini
a Comeana, di circa 70 mt di diametro, sono architetture imponenti dove l’analisi
dei progetti dimostra quanto matura fossero la conoscenza matematica dei
costruttori e la loro capacità tecnologica: la cupola a tholos della Mula, di
9,00 mt di diametro, è rimasta la più grande cupola su suolo europeo (per dire:
sulla sponda occidentale del Mediterraneo) fino al tempo della Repubblica
Romana, ma ancora è sconosciuta nei libri di storia dell’arte. L’area
cimiteriale fra Quinto e Sesto doveva essere molto vasta se abbiamo notizie di
più tumuli fino in epoca
rinascimentale e soprattutto se osserviamo che vi si trova collocato il
Cimitero Monumentale di Sesto Fiorentino (per il principio della permanenza dei
luoghi sacri). La rete fitta che teneva insieme la Valle dell’Arno con i suoi
insediamenti era formata dalla divisione spaziale (poi chiamata “centuriazione”
dai Romani) (fig.1). Questa pratica pianificatoria è antichissima
e la troviamo in Mesopotamia da Uruk (metà del IV mac) fino alle capitali
assire del I mac. In Egitto, fino dal piano di Giza (metà III mac) e dalla
straordinaria divisione spaziale di Waset-Tebe all’inizio del II mac (Karnak,
Luxor, il viale delle Sfingi, i Templi Funerari occidentali, le valli dei Re e
delle Regine con le loro tombe). Le tecniche di divisione spaziale erano patrimonio anche
di popoli anatolici e mediorientali come gli Ittiti, i Micenei e i Cananei, nel
II mac; dei Fenici e in parte dei Greci coloniali nel I mac in parallelo agli
Etruschi. Ma quest’ultimi usavano proprio le tecniche mesopotamiche canoniche,
differenziandosi dai loro contemporanei e configurandosi come gli eredi diretti
di questa pratica sul suolo europeo, usando perfino le medesime misure lineari
e di superficie, fra cui spicca lo Iugerum citato dai letterati latini a
proposito della fondazione di Roma. Le tecniche erano matematiche ed erano
svolte in ambito sacro, tanto da definire la divisione spaziale etrusca una teo-pianificazione,
al pari di quella mesopotamica e egiziana. Anche Gonfienti apparteneva alla
divisione spaziale della piana dell’Arno, insieme ai tumuli, a Fiesole, ed
altri siti minori, ed era una città del VII sac: già questa datazione ne indica
l’importanza.
Queste affermazioni apparentemente
perentorie sono il risultato di un mio studio di più di vent’anni sull’architettura
e l’urbanistica antiche, finalizzato alla comprensione del progetto
architettonico, urbano e territoriale, che si intitola “La Ricerca di E”,
ancora inedito. “E” è un pittogramma sumerico del IV mac (precedente
alla scrittura cuneiforme) che significa “casa”, rappresentato da un
quadrato. Fra i circa 500 pittogrammi ho trovato anche un rettangolo formato da
due quadrati chiamato Bur (canale), corrispondente alla figura
mesopotamica di 360x720 cubiti (pari a circa 180x360 mt), che è il rettangolo
(formato da due quadrati) base delle divisioni spaziali: esso dimostra che già nel
IV mac esistevano le stesse misure. Nel mio studio essa esce anche come la
misura base delle centurie quadrate etrusche (360x360 mt= 2x180x360 mt) che a
loro volta sono 1/4 della centuria romana (720x720 mt circa). Un estratto del
mio studio è pubblicato sul sito www.mariopreti.it. Quanto ho
descritto è solo uno degli strumenti innovativi con cui ho potuto analizzare
con più efficacia il sito di Gonfienti, e che illustrerò in due articoli
successivi.
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