lunedì 15 marzo 2010

Pitagora e il Metastasio

Che dire ancora di quello che è successo al Teatro Metastasio di Prato?
Non ci esaltiamo per la fine del periodo Tiezzi, e nemmeno ci aspettiamo nulla dalla nuova coppia Magelli-Luconi, che ancora una volta, dovrebbe salvare le sorti del teatro.
Il sistema culturale è talmente malato, assolutamente a-democratico in toto, che non si può dire o fare assolutamente nulla che serva a modificarlo. Almeno al momento.
Dobbiamo piangere perché la signora Cardillo se ne va?
Quando Ferranti, stamani su Il Tirreno, si scaglia contro le ingerenze della politica, di cosa parla, quando la signora Cardillo è lei stessa una ingerenza della politica?
In questi anni non abbiamo mai avuto modo di parlarle. La signora e tutti gli altri, compreso Tiezzi, non si sono mai degnati di confrontarsi con gli artisti della città, non hanno mai veramente incontrato la città, se non attraverso i numeri, che, come dice lo stesso Ferranti, sono quello che interessa.
E’ scandaloso e aberrante parlare così. Non è da uomo di Sinistra. La Sinistra non era portatrice della Cultura dei Numeri; o meglio dei Numeri nella Cultura. Invece, ora, lo è diventata. Dunque questa è Sinistra solo nominalmente.
E’ anche per questo che ce ne siamo allontanati, dalla Sinistra Nominale. Quella che dice che il Teatro deve parlare attraverso i numeri. E non attraverso il Significato.
Il sistema culturale è servo del sistema politico, oltre che economico, dunque ogni discorso o anche ogni salvezza, ci è preclusa.
Le stagioni teatrali (e tutto quanto è culturale) sono organizzate sulla base della convenienza, dello scambio, del calcolo politico, dei numeri. Dei legami clientelari, partitici, dei rapporti sessuali di favore e così via.
Ci sono tanti artisti bravi capaci coraggiosi lasciati al palo, perché non sono servitori di nessun padrone. Che non sono funzionali al sistema.
Nessuno parla di questo, nessun dirigente politico, nessun rappresentante, nessuna associazione, nessun comitato.
Non ci interessa, non è allettante l’invito che Ferranti fa al Cenni, di sedersi al tavolo, perché sembra alludere alla divisione della torta. Parla come parlano tutti i politici. Siamo disgustati da tutto questo.
(E sono questi politici che non vogliamo. Che non voteremo. Né a Destra né a Sinistra. Né da nessuna altra parte. Non ragioniamo più secondo questi schemi calati dall'alto, non li riconosciamo più come validi, finché almeno alle parole non torneranno i giusti significati e non intravedremo una politica almeno in parte modificata nei modi).
Finché si ragionerà così, quello della divisione della torta, e lo fanno entrambi gli schieramenti, per il Teatro Metastasio, come per altro, non ci sarà salvezza.
Nemmeno se Pitagora tornasse redivivo a sedersi nel CdA.

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