lunedì 31 maggio 2010

La sottile persistente vena del fascismo italiano

Naturalmente il Fascismo come partito politico e forma di governo è morto e sepolto.

Quando parlo di fascismo dovrei forse parlare di ditturatura o totalitarismo culturale e politico. Ma per l’Italia la parola fascismo va ancora bene: del Ventennio sono ancora intatte certe forme e sistemi che la presunta Italia democratica non ha affatto cancellato.

Anzi, i sistemi di governo attuale, sia a livello locale che nazionale, hanno ereditato, hanno imparato da quel Fascismo; insomma esiste ancora un filo conduttore intatto e forte che non si è affatto interrotto.

Questo legame si osserva particolarmente in campo culturale.

Il Fascismo aveva chiarissimo che la Cultura, l'espressione artistica, l'opera intellettuale ha una valenza fortemente critica e propositiva, demiurgica, e aveva da subito imparato ad assolutizzare gestendo capillarmente ogni manifestazione culturale. Anzi a crearne di nuove.

E’ risaputo che Mussolini tenesse molto al programma culturale del suo governo, e che conoscesse l'uso suasorio dei mezzi di informazione, che sapeva usare a tal punto da renderlo oggetto di studio e imitazione da parte dei dittatori che a lui si sono ispirati, a partire da Hitler.

La Sinistra italiana, dietro l’intento nobile di educare il popolo, renderlo ‘consapevole’ ed erudito, aveva ereditato il controllo culturale dall’esempio russo, coincidendo in questo -paradossalmente forse no - con il Fascismo, con forme però tutte nazionali, e sposando tuttavia, essendo all’opposizione, forme davvero dirompenti e creative. Ma solo in quanto funzionali al Partito.

Il sistema di controllo - rigidissimo sotto la più o meno apparente sciatteria dei programmi e intenti culturali italiani - è tuttora vigente. Indipendentemente da chi è al governo, locale o nazionale.

Non sono concesse forme, idee, interpretazioni alternative se non quelle ‘patrocinate’ dagli assessorati alla cultura, dagli enti nazionali o regionali, dalle televisioni di Stato o meno, che dividono e danno i soldi secondo precise direttive partitico-programmatiche, economiche.

Non sono sempre da credere le grida levate dagli stessi amministratori contro i tagli alla cultura, che, più che non si sospetti, celano manovre di chiusura verso la dissidenza, verso artisti che non si conformano, che cercano anche altre strade artistiche e concettuali.

Dunque, in questa misura e calcolo, il fascismo è ancora, mutatis mutandis, vivo e vegeto nel nostro paese. Anche come forma mentis.

Certo, gli artisti e intellettuali che osano parlare e criticare, ormai pochissimi e sempre meno ogni giorno che passa, non vengono più fatti tacere barbaramente, non si mandano più nel carcere di Turi, o a Eboli; semplicemente si attua una politica velatamente oscuramente ricattatoria; se dissentono, vengono fatti 'morire' nella forme moderne e tecnologiche che sappiamo: si mettono da parte; si controllano ed umiliano; si epurano; la stampa asservita contribuisce creando modelli e mitologie moderne al solo fine di far sbiadire tutto il resto. Che effettivamente sbiadisce e scompare.

Naturalmente le conseguenze deleterie - omologanti e tetre; meschine e risibili -dell’oppressione e della censura nelle forme e contenuti artistici sono evidenti a tutti; è anche questo il motivo per cui le manifestazioni, ormai de-erotizzate de-ideologizzate de-emotivizzate - tutte indistintamente, sono sempre meno seguite, e attese. Nonostante i grandi eventi annuncianti nomi famosi.
Tutto viene dimenticato in fretta non solo per la quantità di merce culturale, ma anche per la pessima qualità.
Si diffonde anche in questo modo il disprezzo per la cultura. Per chi la pratica, la vive in qualche modo. Chi è 'artista' non è rispettato; almeno che non sia del giro o protetto o acquiesciente, servile, è deriso; o peggio, dato per inesistente.

In sostanza, la situazione è incredibilmente peggiore che ai tempi del Fascismo storico: in particolare nei primi dieci anni di dittatura fecero in tempo a nascere forme artistiche nuove, almeno vi furono tentativi; oggi nella demo-pato-crazia attuale è impossibile, anche perché la preparazione dei singoli è al momento molto inferiore rispetto al passato: da molti anni ormai per essere intellettuale o artista spesso basta essere aderenti a un partito, a una corrente. O essere figlio di papà. (Questo, in particolare vale per la televisione e la stampa). La corruzione e il familismo sono sistema di stato.




M.E.

domenica 30 maggio 2010

RECENSIONE DEL LIBRO "GONFIENTI STORIA DI UNA BATTAGLIA"

Dalla rivista culturale elettronica ALIBIONLINE
di Saul Stucchi

Sabato 29 Maggio 2010
Maila Ermini ha appena mandato in libreria Gonfienti. Storia di una battaglia per i tipi delle Edizioni del Teatrino di Legno. Negli otto agili capitoli che ne compongono la prima parte, l'autrice rappresenta un quadro sintetico della controversa vicenda di questo sito archeologico, segnato dalla sorte peggiore che possa toccare a un centro antico: non quella di non essere mai individuato e portato alla luce, ma la maledizione di essere distrutto per sempre una volta riscoperto. Pagina dopo pagina Maila stende la cronaca di una morte annunciata, anche se nelle parole dei protagonisti sempre negata: il libro può essere considerato dunque un referto post mortem. La vittima è la città etrusca sorta in epoca arcaica sul Bisenzio, alle pendici dei Monti della Calvana, con una villa di oltre 1400 metri quadri riconosciuta dagli archeologi come la più ampia abitazione dell'Italia antica prima della Roma imperiale. La parabola descritta prende avvio dal casuale ritrovamento alla fine del 1996 dei primi reperti per concludersi mestamente con il riseppellimento della città. Il movente di questo delitto culturale è chiarissimo, anche se possiamo affibbiargli una lunga serie di nomi che non ne cambierebbero comunque la natura: soldi, sviluppo economico, potenziamento del traffico merci su scala regionale... Destino ha voluto infatti che l'area del costituendo Interporto della Toscana Centrale coincidesse quasi totalmente con quella della sottostante città etrusca, sacrificata senza troppi crucci a Mammona. Che farsene di alcuni muri, di un decumano (per quanto straordinariamente ampio), dei canali di scolo delle acque? La pur splendida kylix attribuita al pittore Douris non vale quanto una statua. Avessero gli archeologi ritrovato almeno una benedetta scultura, magari il ritratto del celebre Porsenna, forse la sorte di Gonfienti sarebbe stata diversa. È proprio questo uno dei paradossi che mette in evidenza Maila: anche il patrimonio antico viene mercificato e considerato sub specie pecuniae. Se una statua vale più di un vaso, la mancanza di reperti “spendibili” presso l'opinione pubblica svilisce il valore del ritrovamento che diventa presto un fardello, un problema o al massimo una “risorsa” nel quadro di un progetto di sfruttamento turistico. Secondo questa concezione miope, un bene culturale vale per quanto può rendere, non di per sé come testimonianza e patrimonio. Gonfienti. Storia di una battaglia è frutto e insieme seme dello spettacolo che la stessa Maila ha portato in scena lo scorso novembre al teatro La Baracca (qui potete leggere la mia recensione, un cui ampio brano viene citato nel libro). L'attrice pratese interpreta la sua professione con una profonda e dunque polemica passione civile e ne dà un'ulteriore prova in questo libello. Qui, come in un dramma greco, i protagonisti sono portatori ciascuno della propria verità e benché si parlino molto sul “palcoscenico” cittadino in riunioni, incontri pubblici o attraverso i giornali, riescono a comunicarsi poco o nulla. Per continuare la metafora aggiungo che Maila ha scelto per sé il doppio ruolo di drammaturga e personaggio, affidandosi – tanto nel testo, quanto nella condotta politica che lo ha preceduto, sia ben chiaro – il più scomodo di tutti: quello della profetessa inascoltata. Per denunciare il destino segnato di Gonfienti Maila decide di partecipare alle elezioni amministrative del 2009, come candidata alla carica di sindaco con la lista civica Per il Bene Comune e arriva a chiedere le dimissioni della ispettrice per i Beni Archeologici della Toscana, dottoressa Gabriella Poggesi, accusandola di non saper gestire il sito di Gonfienti. Dimostra anche di non mancare d'ironia che a volte declina negli accenti più aspri del sarcasmo, per esempio quando risponde al responsabile di un gruppo di associazioni interessate al futuro della città antica: “Egregio Signore: siamo passati dalla Rete al Tavolo: non sarà forse una partita di ping-pong?”. Da donna di teatro prestata momentaneamente alla politica (due campi per altro assai prossimi, come ci dimostrano ormai da troppi anni le cronache parlamentari) Maila è in grado di individuare e portare allo scoperto le verità nascoste sotto i buoni propositi, registrando con dispiacere la scomparsa politica dei protagonisti della battaglia, fino a chiudere il libro con parole amare e sconsolate, lasciando nero su bianco previsioni dalle tinte ancora più fosche. Nella seconda parte del libro sono riportati i documenti della battaglia. Qui Maila fa parlare direttamente le carte, dalla bozza della scheda processuale redatta dal professor Giuseppe Centauro, all'intervento della stessa ispettrice Poggesi, passando per la denuncia presentata ai Carabinieri di Prato per danni diretti e indiretti, incuria e provocata rovina di area archeologica e danno paesaggistico e ambientale. Infine correda il libro un album fotografico che testimonia i momenti salienti della battaglia. Diceva nel secolo scorso un giovane argentino che le battaglie non si perdono, si vincono sempre. Per questo vanno combattute.

sabato 29 maggio 2010

The Infernal Comedy of Business

Mancano i soldi per la cultura, ma non per John Malkovich

Siamo alle solite.
Mancano i soldi alla cultura; tutti stringono la cinghia; i 'fustigatores' attaccano a destra e a sinistra e…arriva il John e tutto cambia!

Ma dico! E i signori della Lega, sempre pronti contro gli sperperi?

E i signori dipietristi?

Tutti zitti?

Oppure paga lui, il John, lo spettacolo che farà in piazza Duomo?

Oppure paga il BellodeiBelli?

Quanto costa questo spettacolo? Quattromila euro con il service audio-luci? O forse reciterà gratis?

E' chiaro che questi amministratori, ieri come oggi, intendono la cultura solo come nome, come investimento, come ritorno economico.

Che pena che strazio che inferno!

Lavoro da morire

Qualche giorno fa una cinese si è chiusa in un albergo di Campi Bisenzio e si è suicidata.
Era una ragazza giovane venuta qui in Italia per lavorare. Per guadagnare. Non ha lasciato nessun biglietto, nulla.
Ho pensato, ecco, il primo grave segno di malessere della comunità cinese della Piana fra Pistoia e Firenze, un piccolo tragico esempio di ribellione locale al grande equivoco messo in moto dai falsari della vita.
Ora leggo di giovani cinesi, in Cina, che schiavi della città fabbrica di Foxconn, ad uno ad uno si suicidano, silenziosamente.
Anche in Francia, i dipendenti della Telecom, si suicidano, si suicidano non perché sfruttati, ma perché vengono licenziati.
Ciò che accomuna tutte queste morti è dunque il lavoro. Questi ragazzi, e anche gli adulti, sono vittima del falso concetto. Della retorica del lavoro. Che se non trovi lavoro, il lavoro che dicono LORO, con i guadagni che dicono loro, non sei NESSUNO. Non puoi nemmeno amare, perché nessuno ti vuole; non puoi avere figli, perché non sai come allevarli.

Però questo tipo di lavoro, quasi ormai l’unico possibile oggi, produce una vita senza senso, una vita insignificante, una vita senza pro-getti. Una vecchia storia ormai.

Dunque il lavoro produce morte se lo trovi, perché è lavoro alienante, lavoro per i grandi guadagni di altri, senza significato, faticoso e spesso mortale; oppure ti uccide perché se non ce l’hai, la comunità ti esclude.

Una danza di morte.

Anche le donne, grazie a un femminismo malinteso e sfruttato dai falsari della vita, ne sono vittime, anche se non hanno ancora raggiunto il livello dei maschi.

La retorica del lavoro, di questi lavori schiavizzanti e assassini, diventa sempre più capillare.

La scuola fa la sua parte.
La scuola dovrebbe aiutare i giovani a formarsi come persone, e quindi aiutarli a capire che tipo di persone saranno, che vorranno essere. Cosa vorranno fare della loro vita. Questo è il senso della scuola, che invece non compie. Al contrario, ne produce uno inverso, confonde le idee ai ragazzi fomentando la retorica del lavoro. La scuola (e intendo anche l’università) si modella completamente alle esigenze dei falsari della vita, li forma per ‘quel’ lavoro.
Per questo, ‘questa’ scuola, a livello mondiale, andrebbe abolita.

A suo tempo io scelsi di non morire schiava e sfruttata; piuttosto di essere povera, ma me stessa.

Per questa scelta sono stata, e sono, mille volte derisa.

Maila

Shenzhen, 27 mag. (Ap) - Ancora un suicidio alla Foxconn, il decimo. Un giovane dipendente si è buttato dal balcone di un edificio dormitorio della città-fabbrica della Foxconn Technology Group di Shenzhen, l'enorme stabilimento industriale nel sud della Cina che dà lavoro a 300mila persone. Proprio ieri, incalzato dalla pressione dei media, Terry Gou, il boss dell'azienda taiwanese che produce componenti per la Apple e per altri grandi marchi dell'elettronica, aveva visitato lo stabilimento e aperto i cancelli alla stampa per dimostrare come le condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti non fossero poi così deleterie. L'ultima vittima aveva 23 anni ed era un immigrato dalla lontana provincia nord-occidentale di Gansu, riferisce l'agenzia stampa Nuova Cina. Si è buttato dal settimo piano di un palazzo dormitorio poco dopo le 11 di sera. Ieri i vertici del colosso informatico hanno chiesto scusa per i suicidi, ma hanno negato che le morti siano legate alle condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti. Orari di lavoro stremanti, brevi pause per mangiare, riposo nei dormitori, rigidi controlli: stando alle testimonianze dei lavoratori, raccolte da vari quotidiani cinesi e stranieri, più che una fabbrica sembrerebbe una prigione. Psicologi per aiutare i lavoratori, monaci per allontanare gli spiriti maligni; una linea telefonica di aiuto, una ricompensa per i delatori (30 dollari a chi 'denuncia' un collega, che si sospetta essere pronto al suicidio); una stanza con sacchi da pugilato raffiguranti i capi, per permettere ai lavoratori di sfogarsi, e musica diffusa nelle aree di lavoro. Tutto questo per migliorare la vita dei dipendenti. E impedire, con l'ausilio anche di una bella rete all'esterno dei piani più alti del dormitorio, i suicidi. L'azienda adesso ha chiesto ai dipendenti un giuramento di non commettere suicidio - "Prometto di non fare del male a me stesso o agli altri in maniera irreparabile" è la formula usata dall'azienda - e di firmare una lettera per acconsentire di esser mandati in istituzioni psichiatriche se appaiono in "uno stato mentale o fisico anormale": una scelta, si legge nella lettera, "per il mio bene e quello degli altri". Fcs/Pca mag 10 MAZ

venerdì 28 maggio 2010

Una disastrosa caccia al tesoro

Deludenti, le celebrazioni in onore di Francesco di Marco Datini, mercante pratese del '300. E per certi aspetti risibili.

L’uso che se ne fa, di questa figura di Francesco di Marco Datini, sconcerta: tra le altre cose viene posto a modello di bambini in una insulsa caccia al tesoro con tanto di premiazione al Castello dell'Imperatore.

E questo fa la scuola!

Ai bambini si presenta il mercante senza nessun afflato critico; invece di stupidi e noiosi giochi, si sarebbero potute leggere, trascritte come sono in un linguaggio più moderno, alcune lettere di Francesco alla moglie Margherita, i documenti più preziosi, questi sì.

Ancor più grave è che si passi sotto silenzio la figura di lei, che appare una figura bellissima, di alto valore umano, e più saggia, più ‘aperta’ del marito, chiuso nella preoccupazione del suo ‘fondacho’ e dei suoi beni.

Una donna che a quarant’anni imparò a scrivere, cosa mirabile per quel tempo. E che accettò la sua sterilità, ne parlò nelle sue lettere; e che accolse nella sua casa la figlia di un'altra donna.

Lei, assessore Nesi, la Margherita, è piuttosto un simbolo, non certo il marito!

Ma sono evidenti gli intenti ‘machisti’ della cultura d’oggi, di pura restaurazione, e di valorizzazione del ‘danaro’ e del ‘successo’, e che la scuola accoglie. (E' necessario ripeterlo?).

Non è un caso che a reggere i due assessorati alla cultura del comune e della provincia pratese sono stati chiamati (e non eletti) –incredibilmente a segnare il destino della città, e fuori di questo non se ne vuole altro in una dittatura culturale asfissiante- proprio un ex-mercante e da una dottoressa in economia.

Da La Nazione di oggi, Cronaca di Prato
L’INIZIATIVA AL CASSERO IN MOSTRA I LORO DISEGNI SULLA VITA NEL ’300
E 200 bimbi invadono il centro
Anno datiniano: domani caccia al tesoro sulle orme del mercante

CACCIA AI tesori di Prato sulle orme di Datini. L’appuntamento è per domani mattina: 200 bambini, selezionati fra le quinte delle scuole primarie di Prato e provincia, si sfideranno per le strade del centro nel segno del grande mercante. L’iniziativa, promossa da Comune, Provincia e Apt, in collaborazione con la casa editrice pratese Piano B, rientra nel programma delle celebrazioni per il 600° anniversario della morte di Datini. Sarà un modo originale e divertente per far conoscere ai bambini la figura del mercante e della Prato del suo tempo, ma anche uno stimolo per scoprire nella Prato di oggi la grande eredità che Datini ci ha lasciato. In premio per tutti i partecipanti «C’era una volta un mercante», un libro scritto dalla giovane storica pratese Margherita Romagnoli, edito da Piano B. Il volume racconta la storia di Datini attraverso l’inedito punto di vista della figlia Ginevra, che accompagna i piccoli lettori in un viaggio nel tempo alla scoperta della sua casa, della sua famiglia e della città alla fine del 1300. Il libro nasce dalla diretta frequentazione dei documenti dell’Archivio di Stato da parte dell’autrice, che ha lavorato anche alla pubblicazione promossa dal Comune «Una casa fatta per durare mille anni», un altro volume su Datini a cura di Diana Toccafondi (sarà presentato in autunno).Alla ‘caccia al mercante’ di sabato parteciperanno 200 bambini selezionati attraverso un altro concorso promosso da Comune e Provincia, sempre in collaborazione con Piano B. Si trattava di immaginare e disegnare la vita in Palazzo Datini alla fine del ’300: il risultato sono gli elaborati in mostra da mercoledì e fino al 6 giugno al Cassero. I piccoli, suddivisi in 22 squadre, innalzeranno i loro vessilli medievali partendo da piazza del Comune intorno alle 10 e animeranno il centro svolgendo prove e giochi per trovare il tesoro. La premiazione è prevista alle 12,30 al Castello dell’Imperatore, con la partecipazione di Anna Beltrame e Rita Pieri, assessori alla cultura e alla pubblica istruzione del Comune, Edoardo Nesi, assessore alla cultura della Provincia, e Alberto Peruzzini, direttore dell’Apt.«Il progetto editoriale di Romagnoli — è il commento di Beltrame e Pieri — ci ha subito convinte e così abbiamo pensato di organizzare una caccia al tesoro di cui il libro fosse ispirazione e premio. L’idea è piaciuta anche alla Provincia e all’Apt, così abbiamo lavorato insieme per metterla in pratica e ricordare Datini con iniziative per bambini e famiglie».Poi Nesi: «Il libro offre un modo nuovo e intelligente per raccontare la storia della nostra città. Giovani e giovanissimi lettori potranno scoprire segreti, abitudini, curiosità sulla vita di un personaggio simbolo».

CIE A PRATO

Invece di inaugurare la città etrusca, a Prato probabilmente si inaugura il Cie, il Centro di identificazione ed espulsione per i clandestini. Lo vuole il ministro Maroni.
A Prato si continuerà con lo stesso destino, altro che cambio di rotta! Altro che parchi archeologici!
Da città-fabbrica di scarti a città di extracomunitari sfruttati, di clandestini; dunque ancora di più sarà città-scarto (e non certo perché i clandestini lo siano, ma perché così fa comodo considerarli).
Rossi tranquillizza gli amici dicendo di volere i CIE gestiti dalle associazioni del 'volontariato' e non dalla polizia.
Capito chi ci guadagna?

L'OROLOGIO MANCANTE

Alla Biblioteca Lazzeriniana di Prato manca un grande orologio nella sala centrale.
Enorme. Bianco. Con le lancette nere. Tondo.
Non potete costringerci a guardare i nostri orribili cellulari per sapere l'ora.
O i vezzosi orologi al polso, che io non ho.
Vedo lassù sul muro bianco che ci fronteggia all'ingresso un bell'orologio a scandire il tempo dello studio e della riflessione.
Per contare il tempo rubato al tempo volgare, insignificante, vuoto e mercenario; i minuti che strappo sempre al tempo quando scappo in biblioteca e mi nascondo fra gli scaffali.
Insomma, avete pensato a tutto, ma non a questo grande orologio per la mia vita.

giovedì 27 maggio 2010

LUI SA COME SI FA

Dunque il Gestri dice no alla Provincia Super Metro Politana. Effettivamente, se non ci fosse stata la Provincia di Prato, dove sarebbe andato tanto politicume che si è visto spodestare dalla vittoria del Cenni?

L’idea non è quella identitaria di Prato (ormai questo 'senso' identitario non ha più 'senso'), ma di mantenere il proprio orticello e di far crescere tante zucche!

Ma, bisogna dirlo: da quando ci sono tre provincie in 40 km, Firenze Prato Pistoia, le città sono più distanti. Sono più separate. Più chiuse.

Al tempo della mia prima università – in fondo nemmeno tanti anni fa - ricordo com’era facile, rapido arrivare a Firenze da Prato!

Mi fa sorridere il ricordo del compianto prof. Paoli, che alla prima di un mio spettacolo organizzato dall’università fiorentina (allora si facevano!) mi disse: “Quando andrai in giro per il mondo, non devi dire che sei di Prato, ma di Firenze. Che è la stessa cosa”.

A me non dispiace affatto l’idea dell’area metropolitana, immaginare la città di FiPitiPò, o di un altro nome che si dovesse inventare, una grande città erede della antica Gonfienti che era spalmata proprio sulla piana, in barba alla politichetta di oggi….

Ma è chiaro che, per coltivare il proprio striminzito orticello, avranno la meglio coloro che la pensano o la devono pensare come Gestri, anche perché potranno sempre dire (vi ricordate il suo slogan durante la campagna elettorale?): “Lui sa come si fa”.
M.E.

GLI SPETTACOLI A DOMICILIO. PERCHE' NON FUNZIONANO.

Questa degli spettacoli a domicilio organizzati per il Contemporanea Festival del Metastasio, di cui scrivono ogni giorno i giornali locali nella vana speranza di creare un interesse nel pubblico lettore, è una vecchia, stanchissima storia.

Al di là dell’Appennino da anni compagnie di teatro ci hanno provato e hanno già smesso, perché, passato il primo momento di curiosità, il teatro a domicilio dà a tutti, attori e pubblico, un forte senso di frustrazione. Il teatro si oppone al chiuso familiare; è socializzazione, è polis, e non familia.

Il teatro va visto nella collettività, insieme agli altri spettatori. Che possono essere anche pochissimi, ma che sono spettatori, pubblico pagante (perché essere attore è anche un lavoro, e un lavoro serio), pubblico che ha deciso di andare a vedere quello spettacolo e non di lasciarsi invadere in casa dagli attori per curiosità o noia, o per passare qualche ora diversamente, magari legati e imbavagliati dagli attori stessi, al fine di creare il finto scandalo.

Il Teatro così, foraggiato dallo Stato, sostenuto dai politicanti, va assolutamente contrastato, perché non serve. Anzi è dannosissimo.

La funzione del teatro è politica, sociale. E' di contrasto, anche quando 'diverte'. Qui invece si pratica l’inganno del ‘contemporaneo’, del nuovo, dell'astruso, del ‘teatro di ricerca’ e in realtà è un guscio vuoto. Un ‘amusement’, divertimento insipido. Maniera.
M.E.

mercoledì 26 maggio 2010

ACQUA ANCORA ACQUA CHE NON C’E’

Non mi sembra opportuna la nomina del Sig. Longo, industriale e presidente della Camera di Commercio, alla guida della GIDA, partecipata del Comune.

La GIDA si occupa di depurazione di acqua industriale e civile e Prato ha tanto bisogno di acqua pulita…non solo di acqua per le industrie.

Bisognerebbe che comitati per l'acqua pubblica e le associazioni ambientaliste dicessero qualcosa, perché non si tratta solo di far firmare il referendum affinché l’acqua resti pubblica, ma di compiere altri passi sostanziali, e proprio nella gestione pubblica: enti come la GIDA nel passato hanno consegnato l'acqua alle industrie, facendo sì che una città ricca d'acqua come Prato non ne abbia una decente da bere dal rubinetto.

La scorsa estate ho dimostrato che la siccità costringe i contadini ad utilizzare le acque reflue del Depuratore gestito dalla Gida per irrigare i campi di verdura …

La mia perplessità nasce anche dal curriculum del Sig. Longo, così com’è pubblicato sul sito della Camera di Commercio:

"Carlo Longo
Presidente
Nato a Prato il 16 settembre 1962
dal 7 maggio 2004 Presidente UIP
Membro di Giunta Confindustria (25/05/2005 - 05/2007)
Vice-Presidente Confindustria Toscana (dal 23/11/2005)
dal 21/06/2004 Presidente Consorzio per la valorizzazione e tutela dei prodotti tessili cardati
dal 29 aprile 2005 Presidente Pratindustria srl
dal dicembre 2005 Presidente Merchant di Filiera
dal febbraio 2006 Presidente Unione Industriale Pratese Servizi srl
dal settembre 2007 Presidente della Camera di Commercio di Prato
dal settembre 2005 al gennaio 2009 Consigliere CNEL
dal luglio 2006 al settembre 2009 Membro del Consiglio del Consorzio Rete Industria
Inoltre:
Consigliere CNEL (da settembre 2005)
Membro del Consiglio Cariprato
Vice-Presidente del Comitato di Controllo Cariprato (dal settembre 2006)
Membro del Cda di International School of Florence
Membro di Giunta del Sistema Moda Italia (dal 2008)
Consigliere d'amministrazione della società Aeroporto di Firenze - AdF Spa (dal 2008)
Consigliere d'amministrazione del Centro di Firenze per la Moda Italiana (dal 2008)
Vice-Presidente di ITF -"Italian Textile Fashion" (dal 2008)
Consigliere d'amministrazione di Infocamere (dal 2009)
Vice-Presidente Unioncamere Nazionale (dal luglio 2009)."


M.E.

GLI UNI NON SI VERGOGNANO E GLI ALTRI TACCIONO

Non si vergogna il Nesi di far pubblicità al suo libro in qualità privilegiata di assessore e saltella qua e là nei luoghi pubblici addirittura circondato da giornalisti.

Complimenti, signori. E poi vi lamentate se vi mettono il bavaglio? In queste condizioni è così facile, mettervelo…

Sono i conflitti di interesse di cui nessuno parla.

Presto se ne profilano altri in vista, di conflitti d’interesse, robetta certo, robetta di provincia, ma che tanto assomigliano a quelli nazionali e ancor di più: per esempio direttori di testate giornalistiche e televisive che diventano presidenti di teatri…

L’opposizione politica locale e regionale non ha nulla da dire; la protesta della base, tanto vivace nella precedente amministrazione, ora tace tramortita. O forse soddisfatta?

Gli artisti-scimmie e gli intellettuali inconsistenti ballano battendo il tamburo, come diceva De André, ma senza mai dire 'vaffanculo' .

Sperano tutti evidentemente nella ’politica del bacino’, d’esser baciati e da rospi diventare principi.
__________________________
Da La domenica delle salme di De André:
"Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio/coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio,/voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti/per l'Amazzonia e per la pecunia/nei palastilisti/e dai padri Maristi/voi avevate voci potenti/lingue allenate a battere il tamburo/voi avevate voci potenti/adatte per il vaffanculo".

martedì 25 maggio 2010

LA POLITICA DEL BACINO

Signor Sindaco di Prato Roberto Cenni,
ma non era entrato in campo per dare la città ai cittadini? Non doveva fare il ‘tavolo della cultura’ anche per il popolo? Come al solito se n’è dimenticato! Ma che sbadato...

Invece intanto, al ‘tavolo’, ci deve mettere Umberto Cecchi e dargli la presidenza del Metastasio come promesso…

E fa accomodare anche la Pamela Villoresi, che, dopo aver fallito con il Metastasio qualche anno fa (a pochi mesi dalle elezioni, non ricevendo in dono la direzione artistica, se n’era tornata a Milano….), ricompare a Prato come la Madonna reduce di una bella (?) vittoria laziale sul destro cavallo della Polverini, a dimostrare che oltre che nella recitazione, la Pamelona fa parecchia confusione in politica…ma nessuna nel fare i propri interessi.
(E' incredibile come gente che non ha speso nemmeno un giorno di fatica per la politica pratese, ora si veda 'premiato' in questo modo da Lei...).

Signor Sindaco,
nonostante il suo benefico influsso, le sue costanti presenze televisive per placare l'ira dei pratesi contro i cinesi, constatiamo CHE NON CAMBIA NIENTE.
La divisione del ‘poderino’ teatrale è attuato come nella scorsa incolorata e miseranda giunta e come tutti gli altri 'poderini'! E anche il partito degli ‘incorruttibles’ lo vediamo mentre corre a prendere il suo seggiolino…

E ai cittadini restano il degrado, le bricioline, una città 'brutta' nonostante la de-cinesizzazione, e la consolazione di avere un bacino da Lei nel caso di un incontro.

Ma la ‘politica del bacino’, una specie di buffa usanza che ha trasmesso a tutti i suoi assessori, non CI BASTA.

E nemmeno la cura dimagrante ai conti comunali, operata anche dall’esperta economa assessore Beltrame, può essere sufficiente ad abbassare il livello del disgusto causato dal solito modo di procedere.
E intanto tutti aspettano la strana coppia Magelli-Luconi come cappellai matti della nuova versione, tutta locale, della fiaba di Carroll, 'Luc-Mag-oni nel Paese del Piglia-Piglia'.

(E nel Met ci mettono anche Lamberto Cecchi, vi ricordate? Quello di ‘Insieme per Prato’! Anche lui un economista, varie volte Presidente degli Industriali Pratesi... O esperti della comunicazione o economisti…Questo è lo scenario attuale. Cittadini che avete votato come avete votato come vi siete sbagliati!).

Signor Sindaco,
siamo molto, ma di molto delusi.

Ma molto, ma molto di più di me credo chi l’ha votata (soprattutto quelli che parlavano di Lei-voglio credere senza malizia - come un uomo lontano dalla politica politicante...).
Alicetta del Tirreno Inquinato

domenica 23 maggio 2010

ABORTIRE A PRATO

Assessore Silli,
non basta scandalizzarsi per il numero alto degli aborti delle immigrate.
Non basta scandalizzarsi per l’utilizzo dell’aborto come pratica contraccettiva.
Bisognerebbe anche scandalizzarsi sul fatto che molte donne immigrate (ma non solo) sono sfruttate; che, come certamente Lei saprà, vivono in una situazione di sottomissione e subcultura; e dunque l’aborto praticato in ospedale, assistito, pur aberrante possa essere, è uno dei tanti modi che hanno per difendersi dalla violenza senza finire al Creatore.
Se dobbiamo scandalizzarci, dobbiamo farlo a 360 gradi, nei confronti di una società profondamente sessista, dove le donne sono fortemente discriminate. ‘Utilizzate’ sessualmente, e come mano d’opera a nessun costo in quasi tutte le famiglie.
E dovremmo scandalizzarci e fare campagne di sensibilizzazione anche nei confronti di quegli uomini che non hanno nessun rispetto verso le proprie ‘compagne’.

Cordialmente.

Maila Ermini

Da Il Tirreno, cronaca di Prato, del 23 maggio 2010


Inaccettabile accettare così tanti aborti

Da tempo sto lavorando su dati statistici che sono a dir poco allarmanti, dati che vedono in prima linea per numero di aborti numerose donne immigrate. Dati che certamente mostrano un utilizzo dell’aborto assolutamente sregolato, quasi come strumento di contraccezione. Donne che abortiscono 2/ 3 volte nel giro di due anni, con conseguenze facilmente intuibili anche per la loro stessa salute. Quale classe politica, comunque la pensi sull’aborto, può accettare che in una città come Prato vengano praticati 596 aborti all’anno? Tra le donne che si sono sottoposte ad IVG, 4 su 6 sono straniere, in particolare cinesi nel 40,6% dei casi, albanesi nel 5,7%, romene nel 4,7%, nigeriane nel 3,9% e marocchine nell’2,5%. Il problema è certamente di tipo culturale e urge un grande lavoro informativo nelle varie comunità di stranieri, per questo per il mese di settembre, con una associazione di donne migranti ho previsto un convegno nazionale al riguardo ed ho già provveduto ad invitare personaggi di rilievo che presto renderò noti. Si può essere favorevoli o contrari all’aborto, ma certo è che mai e poi mai una cosa orribile e ripugnante come l’aborto può essere utilizzata come metodo di pianificazione familiare.
Giorgio Silli assessore Immigrazione Comune di Prato

sabato 22 maggio 2010

Ancora con l'ex-area Banci

Che tristezza a Prato. Ancora col pensiero alla crescita stile Mirabilandia!
Ancora con questa ex-area Banci, con questi soldi del Piuss che si teme di perdere, con questo funereo concetto di sviluppo sviluppo sviluppo!
Non gli basta, ai potentati, cementificare selvaggiamente il territorio come stanno facendo e hanno fatto, non basta inquinarlo, non basta fregarsene delle ricchezze archeologiche, non basta gestire dispoticamente e partiticamente gli assetti burocratici, culturali, economici, ci provano ancora ancora sempre, (e anche gruppetti come la Confartigianato), a modificare e guidare a loro pro quel poco che è rimasto di futuro!
Anche noi abbiamo bisogno di conoscere quale 'sviluppo' avrà la città, ma non vogliamo sentir parlare di scempi.
Bastano e avanzano l'Interporto a Gonfienti e il Multiplex di Capezzana.
E il silenzioso procedere del cemento in molte zone periferiche di Prato (vedi, per esempio, Vergaio...).
Il Sindaco Cenni questa volta non deve sbagliare.


Da "IlTirreno"
Ex Banci, sfumano i 24 milioni
Il sindaco Cenni: «Con la Regione stiamo lavorando su altri progetti»
Le categorie economiche hanno chiesto un incontro al primo cittadino «L’immobilismo ci spaventa»
GIOVANNI CIATTINI
PRATO. Ancora una settimana e i 24 milioni di euro dei fondi Piuss (piani integrati di sviluppo urbano sostenibile) destinati al polo espositivo nell’area ex Banci, al palazzo Pretorio, al Pecci e alla copertura della Declassata (dopo l’interramento) prenderanno il volo. Il 28 maggio è il termine ultimo ammesso dalla Regione Toscana per la presentazione del progetto esecutivo. Ma Prato non lo ha presentato: al suo posto ha proposto una variante, un mini parco expo di fronte al Pecci. Un tentativo compiuto nei mesi scorsi, in extremis, per cercare comunque di non perdere quei finanziamenti. Oltre ai 24 milioni la Regione aveva infatti messo a disposizione, attraverso il piano triennale di investimenti, altri 10 milioni. I funzionari regionali hanno però disposto picche: la variante, un edificio di 4.000 mq, non è stata ritenuta ammissibile in quanto fuori dai criteri del bando Piuss. E allora? Il sindaco Cenni è comunque fiducioso. Confida nella comune volontà, tra Comune e Regione, di lavorare nella stessa direzione per aiutare la città a superare le attuali difficoltà. «C’è sintonia col presidente Rossi - spiega il sindaco - sull’esigenza condivisa di dare risposte alle molte emergenze che affliggono Prato: dalla crisi degli alloggi, ai posti che mancano negli asili nido, ai percorsi per l’integrazione, alle politiche di rilancio turistico-culturale (Cascine di Tavola e Parco archeologico). E credo che anche per quanto riguarda il rilancio economico riusciremo a produrre buoni risultati con progetti concreti. In questi casi non c’è da guardare a centrodestra o centrosinistra: si lavora per il bene della collettività. Del resto, comunque, quel progetto per l’ex Banci era irrealizzabile. Se i soldi del Piuss svaniscono non è detto che possano arrivarne altri». Intanto però il sindaco dovrà trovare parole chiare da usare nell’incontro che le categorie della piccola impresa (Unione commercianti, Confesercenti, Cna e Confartigianato) hanno richiesto congiuntamente in una lettera inviata ieri. Chiedono di essere aggiornate, rispetto all’incontro del 17 marzo, su quanto di nuovo c’è intorno al nodo ex Banci. «Abbiamo bisogno di conoscere quale sviluppo avrà la città - interviene Alessandro Giacomelli, presidente di Confesercenti - bisogna inventarsi qualcosa per non restare fermi. L’altro giorno il meeting sull’economia si è dovuto tenere a Firenze, nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze perché qui manca un polo multifunzionale». Giuseppe Nardini, presidente dell’Unione commercianti, sembra ormai aver accantonato l’idea di un polo espositivo: «Bisogna lavorare su turismo e cultura. Serve un parco a tema per attrarre turisti e far ripartire l’indotto. Facciamo un’altra Mirabilandia, un parco Asterix, la Città della Scienza, l’importante è che si faccia qualcosa». «L’immobilismo ci fa paura - aggiunge Luca Giusti presidente di Confartigianato - mi dispiace che la Regione abbia detto di no al diverso dei soldi del Piuss perché occorre dare una scossa a questa città. Se secondo alcuni il progetto dell’ex Banci era faraonico e privo di un piano finanziario, allora si poteva cercare di correggerlo. Di sicuro l’area ex Banci, abbandonata da decenni, va rivalorizzata. E’ chiaro che un polo espositivo di grande dimensioni deve essere pensato funzionale all’area vasta Firenze-Prato-Pistoia». Anche Anselmo Potenza è convinto che il progetto ex Banci fosse da migliorare: «soprattutto sul lato delle infrastrutture e i collegamenti con Firenze - precisa - Ma andava considerato il motore di ripresa e qualificazione della città e del distretto. Se a questo progetto oggi non ci si crede più allora ci deve essere detto a che cosa si sta pensando. Può darsi che tra un anno l’economia riprenda e noi dobbiamo farci trovare pronti».

venerdì 21 maggio 2010

I rifiuti e la Barilla e i termobiscottini

Domani pomeriggio, sabato 22, ad Agliana con partenza in piazza Gramsci alle ore 15, inizierà la manifestazione organizzata dai comitati della piana contro la politica dell'incenerimento dei rifiuti in favore del porta-a-porta e di una nuova e 'sana' gestione degli stessi.
Noi non possiamo esserci, tuttavia la solidarietà è totale.
Aggiungiamo una notizia, probabilmente sfuggita ai più perché inserita nelle pagine di economia, a proposito del termovalorizzatore che si intende costruire a Parma: leggete sotto la preoccupazione dei vertici della Barilla. (Alla fine però si metteranno tutti d'accordo e i biscotti si cuoceranno vicino al termovalorizzatore 'dell'ultimissima generazione'. E gli 'stupidi', come qualche affarista definisce chi esprime perplessità -'il mulino bianco vicino al camino nero'-, si mangeranno i 'termobiscottini').
«Riteniamo che la tecnologia espressa da Enìa dia una garanzia significativa e assoluta sulla qualità del termovalorizzatore. Ma il fatto che venga costruito a Parma e in una certa posizione, ci preoccupa». Così parlò Guido Barilla, e pur facendo ricorso a una acrobazia lessicale, i suoi timori non potevano non riaprire una partita politica ed economica che vale 180 milioni di euro e il futuro di una delle più importanti aziende agroalimentari del paese. Il fatto è che l’impianto che si sta costruendo a Ugozzolo, circa un chilometro di distanza dall’industria del Mulino Bianco, minaccia l’immagine della Barilla. Quando il termovalorizzatore entrerà in funzione, nella primavera del 2012, e brucerà 130mila tonnellate di rifiuti l’anno, che contraccolpi subirà l’azienda che fa della genuinità dei suoi prodotti il proprio marchio di fabbrica? E’ questo, l’interrogativo, che deve aver convinto Guido Barilla a lanciare l’allarme, sostenuto – qualcuno dice istigato – da un altro grande industriale parmigiano, Giorgio Greci, che produce conserve alimentari e i cui stabilimenti sono a poche centinaia di metri dal futuro inceneritore.
Industriali contro politica, o comunque gli interessi degli industriali che si smarcano da quelli della politica. Sta di fatto che ora a Parma le carte si sono rimischiate. Quando è Barilla a parlare nessuno si gira dall’altra parte. Spiega Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, Pd: «Il Comune di Parma ci ha chiesto di poter realizzare un termovalorizzatore e noi abbiamo verificato che l’impianto proposto fosse dotato della più avanzata tecnologia possibile. Di più non possiamo fare, niente di più e niente di meno ovviamente».L’unica istituzione che potrebbe fare qualcosa di meno è il Comune. Guidato da Pietro Vignali, leader di una lista civica sostenuta dal Pdl, il Comune è una anomalia politica in Emilia Romagna. E’ infatti l’unico capoluogo di provincia dove comanda il centrodestra, ed è anche l’unico capoluogo di provincia senza inceneritore. C’è Barilla, c’è Greci, ci sono Rosi (il proprietario di Parmacotto), Chiesi (farmaceutica), Mutti e Rodolfi (conserve), Parmalat ovviamente, e migliaia di ettari sui quali si nutrono le mucche da latte per il Parmigiano Reggiano. “Ho 50ettari di terreno a due chilometri dal futuro impianto – dice Andrea Saracca, agricoltore – produco foraggio, cereali, barbabietole: chi comprerà più il parmigiano sapendo che il latte viene da mucche che mangiano vicino a un inceneritore?”.
Il sindaco Vignali ancora non si è espresso ufficialmente dopo la sortita di Barilla, preoccupato di non scontentare il leader degli industriali parmigiani ma anche di non fare un passo indietro clamoroso. Ma dai Portici del Grano, sede del Comune, fanno filtrare una posizione che non consente ripensamenti: il termovalorizzatore s’ha da fare e si farà. Anche perché sono i numeri a richiederne la costruzione. Ecco che cosa dice Andrea Allodi, il presidente di Enìa, la società che costruirà l’impianto e che per 35 anni – magnifico paradosso – è stato al fianco di Pietro Barilla, anche in qualità di amministratore delegato. «Le spiego perché il termovalorizzatore è indispensabile – esordisce Allodi, che dal 1 luglio, quando Enìa e Iride si fonderanno, diventerà vicepresidente della nuova società Iren Parma produce 270mila tonnellate di rifiuti all’anno, il 53% dei quali è differenziato. Il resto va smaltito. Come? Qui non ci sono mai state discariche e la Ue ha detto che non se ne possono più fare. I nostri rifiuti vanno ad altri inceneritori con prezzi di smaltimento via via più alti: lo scorso anno la tariffa di smaltimento rifiuti è stata di 160 euro, contro i 105 di Reggio Emilia e i 117 di Piacenza. Fra due anni diventerà di circa 200 euro».Allodi ha anche portato in gita educativa gli agricoltori di Parma, giornalisti e perfino il re delle conserve Greci, a Bolzano, a visitare il locale termovalorizzatore. «Ho voluto mostrare loro come funziona quell’impianto e soprattutto il controllo fumi, inserito all’interno di una zona agricola prestigiosa che produce le mele dell’Alto Adige, con annesso un laboratorio di analisi chimiche che controlla le emissioni con i dati inseriti quotidianamente su internet per la tranquillità di tutti. Insomma, non ci sono rischi di nessun tipo, come del resto anche Guido Barilla ci dà atto. In effetti il presidente della Barilla parla di impatto emotivo da parte della gente, e lo capisco. Ma ho una certa esperienza, dovuta ai miei 73 anni, e le dico che timori, proteste, perplessità, polemiche alla fine, mano a mano che ci si avvicina alla inaugurazione dell’impianto, svaniscono o si affievoliscono di molto. Voglio rassicurare Guido usando le parole che usava suo papà, Pietro, riferendosi all’azienda: “Non fare mai nulla che non faresti per i tuoi figli».
Ma resta il rischio d’immagine: “camino nero davanti al mulino bianco”. «E’ un’immagine che può sedurre solo degli stupidi. Il nostro impianto, che ovviamente è dell’ultimissima generazione, e che oltre a bruciare rifiuti genera calore che portato nelle case consentirà di dismettere 30mila caldaie altamente inquinanti, immette nell’atmosfera il 67% di azoto atmosferico, 15% di vapore, 9% di ossigeno, 9% di anidride carbonica, i restanti composti (ossidi di azoto e di zolfo, polveri, diossine etc), sono solo tracce. A fronte di 130mila tonnellate di rifiuti, le diossine prodotte in un anno e che tanto spaventano i vari comitati “inceneritore no” non supereranno i 30 milligrammi, una quantità di molto inferiore a quelli di una stufa domestica”.
E mentre le sonde perforano il terreno di Ugozzolo, per le analisi geologiche, Guido Barilla fa un passo avanti: “Ci è stato assicurato che le emissioni non genereranno rischi di contaminazione delle produzioni di Pedrignano e saranno continuamente monitorate. Ma vogliamo assumere un ulteriore impegno verso i nostri consumatori: verificheremo che le condizioni di sicurezza e qualità dei nostri prodotti siano garantite”. (Pubblicato da 'RifiutiConnection.it

giovedì 20 maggio 2010


Negli ultimi tempi accade questo:

che mi chiedano i testi dei miei spettacoli, altrimenti non si possono rappresentare;
che mi mandino ispettori ai miei spettacoli, con la scusa di qualche motivazione ufficiale;
che mi chiedano video dei miei spettacoli, e non per giudizio estetico.

Dunque le domande:

siamo in un periodo di controriforma?
sono un personaggio da tenere sotto controllo?
siamo in un periodo dove la censura è in atto, anche se non dichiarata?
si ha paura degli spettacoli teatrali, che non possono essere censurati?

Emblematica anche la vicenda della locandina di Ballata per giovani dannati, il cui sottotitolo 'Meglio teppisti che studenti' è stato preso alla lettera e letto come un possibile inno al teppismo. Poi lo scandalo è rientrato, ma lo sguardo di molti è eloquente, e anche il silenzio.


Tutto questo può farvi sorridere.
Ma vi assicuro che non c'è nulla per cui sorridere.


Maila

mercoledì 19 maggio 2010

PICCOLI SERVI CRESCONO


Dalle cronache locali leggiamo che a Prato e provincia, e in tutta la Piana, piccoli servi crescono.

In un clima surreale, dove solo il NULLA accade a parte gli affari personali, si celebrano gli e-venti; i raccomandati di partito di un tempo assaltano la nuova diligenza; i ruffiani di corte lucidano nuove 'consolles'; i presidenti tirano dritto verso il baratro economico delle loro follie narcisistico-politiche; assessori incompetenti e ridicoli competono benedicentes; e Renzi, munito di 'lisca' e di fascia tricolore, legge al mondo la Divina Commedia, moderno Nerone in versione G(r)igliata.



Gadda Redivivo

Pane e resistenza


Leggo che il pane fatto in casa si sta diffondendo.

Una notizia che mette di buon umore.
Ma per fare il pane in casa non c'è davvero bisogno della macchinetta dell' Ariete come si legge nell'articolo che ho copiato qui sotto.

In realtà è molto più semplice e veloce del previsto. E di gran soddisfazione. Io lo faccio e non ho il forno a legna, ma con quello elettrico va bene lo stesso, il sapore è veramente ottimo. Almeno così mi dice chi lo mangia insieme a me.
A chi lo desidera, posso insegnare come si fa.

Il pane è legato fortemente al teatro. O almeno a un certo teatro.
Non certo a quello brutale e violento dei circuiti-lacché, insipido e sciocco, 'registato', che si chiama 'teatro' ma che dovremmo chiamare 'farsa'.
Per questo chi ama il teatro senza finzione (ma che moderno paradosso!), ogni tanto si prepara una pagnotta.
Maila


Da Il Tirreno del 18 maggio 2010


Il pane? Me lo faccio in casa

Exploit delle macchine per sfilatini self-service: fanno bene al portafoglio

L’Ariete, azienda leader, nel 2009 ha venduto 15mila apparecchi. Il risparmio si abbina alla scelta del prodotto fresco

STEFANO BARTOLI
Autarchia, anche per la base più semplice della nostra alimentazione. Complici la crisi, la voglia di risparmiare e una crescente coscienza ecologica ecco il boom, nelle nostre cucine, del fai-da-te e della voglia di partecipare in qualche modo alla “costruzione” di ciò che si mangia, rifiutando in pratica il prodotto industriale finito. Accade da tempo per il pane, si sono aggiunte da poco anche l’acqua con le bollicine e perfino le bibite. I numeri parlano chiaro e fanno da testimoni ad un successo che sembra inarrestabile. Se si prendono ad esempio le macchine in grado di sfornare con semplicità pagnotte e sfilatini, un’azienda leader come l’Ariete parla di duemila pezzi venduti nel 2003 (anno del lancio), ma di ben 7.500 nel 2008 ed addirittura 15mila nel 2009, secondo un trend che evidentemente non ammette discussioni. Ma si svuotano ormai a velocità supersonica anche gli scaffali dei cosiddetti “gasatori”, versione hi-tech della vecchissima Idrolitina. Lo voglio caldo e fumante. Insomma, i sostenitori dello sfilatino self-service lo dicono in coro: se la pagnotta costa troppo, ecco la soluzione. D’altra parte basta fare un po’ di conti: più o meno dai 50 ai 100 euro per l’apposito apparecchio, meno di 70 centesimi per circa 600 grammi di prodotto finito. «La tendenza del 2010 è quella del fatto in casa, della cucina sana e del benessere - commenta Maurizio Motta, direttore generale di Mediamarket, gruppo a cui fanno capo giganti come Media World e Saturn -. Complice la crisi, si passa più tempo tra le mura domestiche e le spese vengono orientate verso tutti quei prodotti che migliorano la qualità della vita e del tempo trascorso in famiglia con un occhio al risparmio. Le vendite delle macchine per il pane a livello nazionale stanno consolidando le quote di mercato del 2009 con particolare attenzione per i modelli che hanno programmi per ciliaci e quelli con cottura ventilata, mentre stanno ottenendo ottimi risultati anche le macchine per il pane che permettono di cuocere le baguette». «Chi sono gli utilizzatori? Le famiglie che amano la tradizione - conclude Motta -, che vogliono risparmiare senza però rinunciare al gusto». Una situazione che viene sostanzialmente confermata anche da Unicoop Tirreno: alla Ipercoop di Livorno, dall’inizio dell’anno, hanno venduto nei diversi modelli quasi novanta pezzi. Mentre Pierluigi Longiave, titolare dell’omonimo negozio Expert sul Lungarno Galilei a Pisa, ne parla come di un prodotto molto richiesto «soprattutto se si deve fare un regalo». Tipico è meglio. Non è d’accordo con questa impostazione Maurizio Marchetti, sindaco di Altopascio, una della capitali italiane della pagnotta, e presidente dell’Associazione Città del Pane. «Secondo me il fenomeno rientra nel grande successo di tutto il fa-da-te in generale, un po’ come accade per i Brico - spiega -. Però bisogna tenere presente che per fare il pane non basta acqua, farina e lievito, ma serve davvero qualcosa di più. Comunque, pane se ne consuma sempre meno (120-130 grammi al giorno per ogni italiano, un terzo in meno rispetto al 2000) con la metà dei 23 milioni di famiglie che ogni giorno lo vuole assolutamente fresco, mentre ben un milione se lo produce regolarmente in casa con i vari metodi disponibili, comprese le macchine automatiche». Minerale addio? Certo è davvero troppo presto per dire che un giorno si farà a meno dei “traslochi” delle casse di acqua minerale dal supermarket fino a casa, ma il successo di prodotti come il Sodastream, un “gasatore” economico ed efficiente per la normale acqua potabile, la dice lungo. «E’ israeliano ed abbiamo cominciato a commercializzarlo in Italia nel settembre del 2008 - spiegano dalla società importatrice, la Eurometalnova di Treviso -. Dopo avere speso 79,90 euro per il modello più semplice si possono ottenere dai 60 ai 100 litri di acqua gassata semplicemente spedendo meno di 12 euro per le bombolette di Co2, mentre con meno di 6 si ottegono una dozzina di litri magari di cola o aranciata». «Non si può che essere contenti - conclude Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, deputato eletto in Toscana e responsabile della Green Economy del Pd -. Così si valorizza infatti l’acqua che esce dai rubinetti, buona e controllata, il cui impatto sull’ambiente, ad esempio sui rifiuti, è decisamente ridotto».

sabato 15 maggio 2010

GONFIENTI E IL CENCIAOLO DI GALCIANA

Bella presentazione del libro (Gonfienti, storia di una battaglia) ieri sera alla libreria Equilibri di Prato, organizzata con arte e amore da Barbara e Simona.
La serata è stata significativa non solo per la presenza di persone qualificate come il Prof. Centauro e l'archeologa Erica Tedino, ma anche per le parole di un pensionato, ex-cenciaiolo di Galciana, appassionatosi con gli anni alle antichità locali.
Egli dimostrava, con il suo esser-ci, la ribellione contro il destino deciso dal potere (e dagli interessi industriali) per la città di Prato, e a cui è stato soggetto il popolo dal dopoguerra, costretto a essere ignorante e a considerare il telaio il solo bene assoluto.

giovedì 13 maggio 2010

Venerdì 14 MAGGIO 2010, ore 21, presso la libreria EQUILIBRI di Prato (Via Magnolfi) nuova presentazione-spettacolo del libro GONFIENTI, STORIA DI UNA BATTAGLIA.

Racconteremo anche le ultime novità, e le magnifiche sorti e progressive circa il sito archeologico e/o parco, i reperti e.... o... a... (tutto quello che non dicono).

Vi aspettiamo.

mercoledì 12 maggio 2010

FERITAPERTA

Racconto quello che è successo stamani, alla biblioteca del Liceo Cicognini di Prato.
I ragazzi hanno organizzato una assemblea per parlare di due libri pubblicati di recente che parlano della città: invitano me e l'assessore Nesi.
Tutto bene, vado.
Porto con me un po' di materiale, perché immagino che farà piacere ai ragazzi ricevere anche un minimo di informazioni sugli antefatti del mio libro su Gonfienti.
Prima parla il Nesi, parla del suo libro. Tutto tranquillo.
Poi tocca a me e dopo aver fatto vedere un po' di immagini, piccole parti del documentario Gonfienti è morta, dopo aver raccontato sommariamente i fatti relativi alla battaglia per Gonfienti, il Nesi, che deve andare via, chiede la parola per rettificare quanto ho detto. O comunque per dire che la Provincia si sta attivando, che il Pasl qui e là, che ci sono 500 mila euri, che hanno già fatto già tanto, che è difficilissimo, che insomma, Maila è la solita pasionaria (o visionaria?), ma da ora in poi le cose cambieranno.
A parte il fatto che io non avevo interrotto la sua presentazione e che lui si è sentito in dovere di farlo della mia, facendo leva sulla sua autorità nei confronti dei ragazzi; a parte il fatto che dopo non ha aspettato la mia risposta e se n'è andato; a parte il fatto che ha interrotto il filo della mia narrazione; a parte il fatto che prima si presenta come scrittore e poi cambia veste e diventa improvvisamente assessore...Diventa autorità, diventa potere che difende il potere...(la Soprintendenza, in primis, che fa sempre tutto bene...Chi osa, o voi che non siete archeologi, che non SIETE, criticare l'operato della Soprintendenza che fa tutto per il meglio?).
Dopo la partenza della autorità, comunque, ho parlato liberamente ai ragazzi e quanto ho potuto dire ho detto. Ho approfittato, perché diventa sempre più difficile praticare l'educazione senza censure.
La questione Gonfienti continua a bruciare, la ferita è aperta.
E il sito è di nuovo invaso dalle erbacce.
Maila
(P.S. Intendono coprire-proteggere la domus etrusca; e sopra la copertura ci mettono i pannelli fotovoltaici -e l'autorità ne è entusiasta-...Ma se non sono capaci nemmeno di tenere un pezzettino di scavo senza farci ricrescere subito l'erba, cosa ne faranno dei 500 mila Euri (visto che hanno già buttato al vento quelli che sono serviti per ripulire il sito?)?

lunedì 10 maggio 2010

Dramma sul bullismo

BALLATA PER GIOVANI DANNATI
(Meglio teppisti che studenti)
Teatro La Baracca
Sabato 22, domenica 23 maggio ore 21,30

domenica 9 maggio 2010

GLI AFFARI 'BUI' DEL COMUNE DI PRATO

Così si scopre la vera anima di questa giunta comunale pratese!
Dicono di voler recuperare, recuperare, in realtà quello che vogliono recuperare è solo danaro! Così pensano di terminare i lavori della Tangenziale Ovest, con questo scambio di basso profilo (c'è anche il regaluccio di mezzo, che pena!).
Vergogna!
Dovrebbero invece pensare ai danni dell'alluvione del Calice, all'acqua inquinata delle falde (ma è proprio in questa zona che non è affatto sicura che vogliono mettere un impianto simile?), altro che speculare!
Cosa ci stanno a fare quelli del Parco della Piana?
E proprio oggi, il Comitato di Casale fa la festa per le Pantanelle!
Energia pulita?
Vergogna, siete dei mistificatori e basta.
I pannelli fotovoltaici metteteli nei vostri giardini, insieme ai tralicci che ne seguiranno .
Ci attiveremo concretamente affinché questa zona non venga ulteriormente deturpata.
Vergogna.
DA IL TIRRENO DI OGGI, cronaca di Prato
"Alle Pantanelle affari milionari

Accordo tra Comune e Consorzio Calice: nuovi impianti fotovoltaici
In cambio dell’uso dei terreni saranno realizzati lavori stradali per 2 milioni di euro

GIOVANNI CIATTINI
PRATO. Un affare tira l’altro. Il Consorzio Calice ha proposto, ed il Comune di Prato ha accettato, di realizzare un impianto di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica nell’area delle Pantanelle dove già oggi è presente con un frantoio di materiali inerti. In pratica il Consorzio Calice, sulla scia della convenzione che il Comune intende stipulare con la ditta Hi.De. Co. di Agnani, che ha offerto un canone ventennale di 2 milioni di euro in cambio dell’utilizzo dei terreni comunali in località Le Vanne per installare un impianto fotovoltaico, ha deciso di cavalcare l’onda dell’energia pulita. Il Consorzio Calice si era già fatto avanti nel 2008 partecipando all’avviso pubblico del Comune che aveva messo a disposizione le aree di laminazione idraulica (utilizzabili come casse di espansione per contenere l’acqua piovana) a ridosso della costruenda Seconda tangenziale Ovest, ma non aveva avuto fortuna: era stata giudicata più appetibile l’offerta dell’Hi.De. Co. Ora il Consorzio Calice (formato dalle aziende Banchelli Remo, Guarducci Costruzioni, Cafissi Alvaro, Co.Edil. Srl, La Prato Scavi e Endiasfalti Spa) ci ha riprovato con una proposta diretta al Comune: anche noi siamo disposti, è stato detto in sostanza, a realizzare lo stesso tipo di impianto nei terreni di proprietà comunale alle Pantanelle. E siamo disposti a farlo agli stessi patti e benefici offerti dalla ditta Hi.De. Co. Più o meno identica anche la superficie (27mila metri quadri) ed equivalente la quantità di energia (potenza di picco di circa 1Mw). A differenza della Hi.De.Co. però il Consorzio Calice propone di non pagare un canone annuo al Comune ma di realizzare opere stradali per il valore equivalente (due milioni di euro). Sempre, è chiaro, per una concessione ventennale dei proventi dell’impianto fotovoltaico realizzato sui terreni comunali. Impianti costruiti a carico del Consorzio. Un affare tira l’altro, si diceva. Infatti il Consorzio Calice ha ottenuto dal Comune la proroga di altri due anni della convenzione (scadenza ottobre 2011) dell’area destinata all’impianto mobile di frantumazione e selezione di inerti a servizio della Seconda tangenziale (riutilizzare il materiale di scarto consente risparmi nella realizzazione dei fondi stradali). Insieme alla proroga anche l’ampliamento dell’area (3500 mq.) per stoccare il materiale vagliato. In cambio il Consorzio si è detto disponibile ad eseguire opere edili e stradali per un valore di 20mila euro. In più il Consorzio Calice ha deciso di fare un regalo all’amministrazione comunale: un fuoristrada Land Rover Defender offerto alla Protezione Civile in considerazione degli interventi compiuti durante l’alluvione dello scorso Natale. Ma che vi siano buoni rapporti tra Comune e Consorzio Calice lo si ricava anche dall’affidamento, senza gara, della ristrutturazione della casa colonica Le Pantanelle. In considerazione del fatto che all’interno dello stesso edificio il Consorzio è già presente con propri uffici, ristrutturati a suo tempo a proprie spese, il Comune gli ha affidato i nuovi lavori per un appalto di 110mila euro."

venerdì 7 maggio 2010

Direttore generale

Quello che succede nella Provincia di Prato:
Il presidente Gestri ha sfiduciato l’assessora al bilancio Gabriella Melighetti per essersi opposta alla nomina, come direttore generale dell'ente provinciale, di Giancarlo Cecchi - manager amico senza laurea del Monsieur Le Président .
Il Gestri è di Casale; l’amico di Tobbiana (borghi di Prato, per chi non conosca la cittaduzza). Si conoscono bene (qualcuno, il solito male informato, sostiene che il Cecchi abbia dato una mano all'amico nel momento della scalata elettorale e allora...ma si tratta delle solite malelingue!). Che importa, sostiene il Gestri presidente, se l’amico non c’ha la laurea? D’altronde il Cecchi – a sue spese – ha fatto fare ricerche e studi e tutti – ancora a sue spese – gli hanno assicurato che la laurea non ci vuole per diventare direttore generale. A dispetto del regolamento dell’ente (che pare sia stato modificato ad hoc) e degli organi revisori. Ma è vero?!

La Melighetta, che si è impuntata ("No! Ci vuole la laurea…") ha ricevuto il benservito da monsieur le président con il pauso della troika centrale, che, come quella russa di un tempo, manda a casa (non avendo più a disposizione la Siberia) i dissidenti.

Un pasticcio dei pasticcioni, che offre su un piatto d’argento cibo guasto all’opposizione.

Intanto, fra beghe, bisticci-pasticci e rese dei conti di valvassori e valvassini, la pubblica amministrazione, la 'macchina' è ferma. Inebetita e inservibile (ma solo per i cittadini...)
E non è necessario nemmeno sostituire l’assessora. Le deleghe saranno divise chissà come. D’altronde, che serve un assessorato? Non dovevamo risparmiare? Assessorato più, assessorato meno…L'IMPORTANTE E' STARE IN SELLA E SUONAR LA CENNAMELLA!

A proposito: abbiamo fatto una seduta spiritica per chiedere a Gogol, autore de L’Ispettore Generale, se sia necessaria la laurea o meno…Ma il morto non ha ancora risposto. Vi terremo informati.

giovedì 6 maggio 2010

META-SILENZIO

Nulla si sa al momento, nulla trapela dalle stanze del potere sulle sorti prossime del Metastasio di Prato. Gli annunciati direttori ancora non sono stati chiamati.
(Nessuno, ben inteso, se ne accorge, se non i diretti interessati).

Per non rompere i già difficili rapporti fra maggioranza e opposizione, si aspettano tempi migliori.

Ma questo immobilismo, a chi giova?

E questo ‘tavolo sulla cultura’, arriva o non arriva? Era stato annunciato, ma non ne se sa nulla. Ancora non è stato apparecchiato. Ci sarà il pollo arrosto con le patate?

In realtà la crisi è profonda, ma non si tratta solo di crisi economica.

Si tratta di crisi di identità, di senso. Crisi dovuta molto alla gestione clientelare-affaristica-partitica.

Mettendo un po’ il muso fuori di casa: a Firenze la Pergola non ha spettatori. Pochissimi.

Gli attori e le compagnie abituate ai grandi numeri, sono disperati.

Come fare?

Si cercano invano soluzioni, i pifferai magici che salveranno i topolini…(Anche a Prato sarà così?)

La gente sembra non interessarsi agli eventi culturali; men che meno teatrali.

Ma il sistema teatrale, autoreferenziale e a sistema partito, senza vita, senza slanci, non attrae più il pubblico. Il pubblico è nauseato.
Si vedono opere brutte, INUTILI. Troppa gente incompetente, ma in grazia ai potenti, ruffiana, circola per i teatri nazionali. Addirittura con contratti a tempo ‘interminato’ gestisce le programmazioni. Esistono le 'fondazioni per sempre' con il beneplacito di tutti.

A forza di fare calcoli politici, balletti e cose varie, stanno distruggendo quel poco che rimane della vita culturale. Ma proprio tutto.

Il cittadino non sa più dove rifugiarsi. Dove andremo la domenica pomeriggio?

Pratesi! Non c’è nemmeno un luogo dove andare a pensare, a riflettere, se non sulla Retaia; il parco archeologico (come il Parco della Piana) si vede solo nei convegni, su internet, nelle parole.

Questo è il gioco della nuova politica. In schermo 3 D.

Per avere il senso del reale, non c'è niente di meglio di una gita al Macrolotto, la domenica pomeriggio.

mercoledì 5 maggio 2010

Ancora sulle biciclette (e per il vice-sindaco Borchi)

Voglio indirizzare al vice-sindaco Borchi questa notizia ANSA.
Ricordo che la giunta di Teramo è di Centro-Destra (tanto per togliere la questione dal sistema partitico, una volta tanto...).
Spero che ciò induca alla meditazione.
M.E.

(ANSA) - TERAMO, 4 MAG - Il sindaco di Teramo ha preso sul serio lo sviluppo della mobilita' sostenibile e ha vietato l'uso dell'auto a tutta la Giunta. Il Comune ha, infatti, firmato il Patto dei sindaci della Commissione Ue per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di C02 del 20% entro il 2020. Cosi' il primo cittadino, Maurizio Brucchi, e gli assessori per dare il buon esempio viaggiano gia' su biciclette blu e lasciano le loro auto in appositi parcheggi.

Una lettera

Pubblichiamo questa lettera che abbiamo ricevuto.

"Perché sul vostro blog non scrivete nulla sul conflitto di interessi dell’assessore Nesi, che va dappertutto a farsi pubblicità ai suoi libri invece di fare l’assessore?

Tutti i giornali locali battono la grancassa per quello scrittore, sostenuto dalla casa editrice Bompiani, ovvero dai grandi interessi economici, e sostenuto anche dal centro sinistra…

Riguardo agli etruschi di Prato, di cui voi parlate tanto nel vostro blog, lui non fa altro che tener bordone alla Soprintendenza, fa dichiarazioni, fa scrivere articoloni, sempre per farsi pubblicità…

Lo scrittore Serra nella rubrica L’amaca di Repubblica, sabato scorso ha scritto chiaramente cosa possono fare, quali pressioni, le case editrici …

I veri scrittori, se ce ne sono e sono poveri e senza tessera di partito, non hanno nessuna possibilità di fronte a questi giganti economici e agli intrighi di palazzo che li sostengono.

E così gli etruschi, nemmeno loro possono avere la tessera, e allora si sa come va a finire.

(Scrivo a voi perché forse ho qualche speranza che mi pubblichiate la lettera. Grazie).

Luca C."

martedì 4 maggio 2010

Acqua pubblica sì sì e sì, ma non basta

Naturalmente pubblica.
Intendo dire dell’acqua. Ho firmato anche a favore del referendum promosso dalla ‘Sinistra’, che ha un bello slogan: 'fuori l'acqua dal mercato, fuori i profitti dall'acqua".
Tuttavia, pur che sia un passaggio imprescindibile, esso non basta.

Perché spesso ‘pubblica’ vuol dire, tradotta in termini politico-amministrativi, gestita da società ‘partecipate’ dagli enti locali.

Le società partecipate sono ‘pubbliche’, e tuttavia non sempre trasparenti e chiare. Sono gestite dalla politica partitica, che A VOLTE, ha tutto l’interesse a mantenerla formalmente, giuridicamente pubblica per fare affari o per acquistare potere, eccetera. Insomma, infiltrarsi nel pubblico e gestirlo privatamente è un fenomeno frequente. Non si vede nella gestione della RAI? Non si vede in alcune Soprintendenze? Non si vede in alcune Partecipate?

Per questo si vedono in giro tante bocche cucite, che non fanno sapere ai cittadini come vanno le cose nelle società pubbliche che gestiscono l'acqua.

Così la politica partitica sceglie per noi in nome del 'pubblico'; e noi, a cui tutto questo si dice appartenga, non possiamo nulla, anche perché ben poco sappiamo.

Dunque, bisogna fare questo distinguo e non farsi incantare dalla bella parola ‘pubblica’; noi non vogliamo essere strumentalizzati dalla solita politica che, gattopardescamente, continua a mantenere i propri saldi interessi.

Dunque per noi ‘pubblica’ significa anche:

fontanelli pubblici con acqua buona per bere anche nelle città industriali come Prato (dove è stata sottratta l'acqua ai cittadini - e proprio dalle partecipate! - per darla in gran parte agli industriali sull'altare del 'lavoro a tutti i costi') perché

1.non vogliamo più comprare solo e soltanto l’acqua per bere nelle bottiglie di plastica;
2.vogliamo cominciare a smettere di inquinare il mondo con la plastica;
3.vogliamo risparmiare.

Acqua pubblica significa non solo gestita da enti pubblici, ma per tutti, a portata di tutti, acqua buona per bere dai rubinetti.

E' chiaro?

lunedì 3 maggio 2010

Balle condite

Pubblico qui una lettera, che ho mandato sabato scorso ai giornali.
Intanto vi informo che:
1. il sito archeologico di Gonfienti è di nuovo infestato dalle erbacce;
2. che la Soprintendenza non è capace di gestire il sito (1000 mq di scavo);
3. che sono stati buttati al vento i 25.ooo euri (non hanno nulla da dire i fustigatores?).
Dunque, sorgono domande e considerazioni:
1. che cosa faranno dei soldi del benedetto sbandierato PASL dalla Provincia, se non si è capaci di mantenere un così ridotto sito archeologico?
2. che qui qualcuno è incompetente, ma nessuno ha il coraggio di dire e fare niente.
3. che dunque siamo lontani da poter usufruire il sito;
4. che sui giornali sulla questione etrusca vi raccontano un bel po' di balle condite.

Signor Sindaco,
al di là della retorica relativa alla futura gestione del sito archeologico di Gonfienti, di cui leggiamo sui giornali in questi giorni, Le scrivo questa lettera per alcune ‘piccole’ ma sostanziali richieste:

che davanti all’ingresso degli scavi venga messo un cartello che li indichi, che insomma si tolgano dall’anonimato;
che la strada che conduce agli scavi sia coinvolta nel piano di ‘risanamento buche’ e sia resa degnamente percorribile;
che si attivi presso la Soprintendenza affinché i reperti della Città Etrusca sul Bisenzio, almeno quelli più importanti, restino a Prato e non siano collocati pro tempore in attesa di passare definitivamente a Campi Bisenzio come intende fare la Soprintendenza;
che si attivi presso lo stesso ente affinché già da subito gli scavi siano periodicamente ma costantemente riaperti, coinvolgendo le associazioni interessate del territorio.
Faccio poi un appello affinché tutte le forze politiche, le associazioni, gli enti preposti cessino di trattare ‘la questione etrusca’ di Prato come campo per i loro interessi di parte, ma siano considerati come un vero e proprio bene comune, una ricchezza per la città che attende – già da troppo tempo ormai dopo essere stata quasi del tutto ricoperta - di essere ancora conosciuta e valorizzata.


Maila Ermini

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.