Naturalmente il Fascismo come partito politico e forma di governo è morto e sepolto.
Quando parlo di fascismo dovrei forse parlare di ditturatura o totalitarismo culturale e politico. Ma per l’Italia la parola fascismo va ancora bene: del Ventennio sono ancora intatte certe forme e sistemi che la presunta Italia democratica non ha affatto cancellato.
Anzi, i sistemi di governo attuale, sia a livello locale che nazionale, hanno ereditato, hanno imparato da quel Fascismo; insomma esiste ancora un filo conduttore intatto e forte che non si è affatto interrotto.
Questo legame si osserva particolarmente in campo culturale.
Il Fascismo aveva chiarissimo che la Cultura, l'espressione artistica, l'opera intellettuale ha una valenza fortemente critica e propositiva, demiurgica, e aveva da subito imparato ad assolutizzare gestendo capillarmente ogni manifestazione culturale. Anzi a crearne di nuove.
E’ risaputo che Mussolini tenesse molto al programma culturale del suo governo, e che conoscesse l'uso suasorio dei mezzi di informazione, che sapeva usare a tal punto da renderlo oggetto di studio e imitazione da parte dei dittatori che a lui si sono ispirati, a partire da Hitler.
Quando parlo di fascismo dovrei forse parlare di ditturatura o totalitarismo culturale e politico. Ma per l’Italia la parola fascismo va ancora bene: del Ventennio sono ancora intatte certe forme e sistemi che la presunta Italia democratica non ha affatto cancellato.
Anzi, i sistemi di governo attuale, sia a livello locale che nazionale, hanno ereditato, hanno imparato da quel Fascismo; insomma esiste ancora un filo conduttore intatto e forte che non si è affatto interrotto.
Questo legame si osserva particolarmente in campo culturale.
Il Fascismo aveva chiarissimo che la Cultura, l'espressione artistica, l'opera intellettuale ha una valenza fortemente critica e propositiva, demiurgica, e aveva da subito imparato ad assolutizzare gestendo capillarmente ogni manifestazione culturale. Anzi a crearne di nuove.
E’ risaputo che Mussolini tenesse molto al programma culturale del suo governo, e che conoscesse l'uso suasorio dei mezzi di informazione, che sapeva usare a tal punto da renderlo oggetto di studio e imitazione da parte dei dittatori che a lui si sono ispirati, a partire da Hitler.
La Sinistra italiana, dietro l’intento nobile di educare il popolo, renderlo ‘consapevole’ ed erudito, aveva ereditato il controllo culturale dall’esempio russo, coincidendo in questo -paradossalmente forse no - con il Fascismo, con forme però tutte nazionali, e sposando tuttavia, essendo all’opposizione, forme davvero dirompenti e creative. Ma solo in quanto funzionali al Partito.
Il sistema di controllo - rigidissimo sotto la più o meno apparente sciatteria dei programmi e intenti culturali italiani - è tuttora vigente. Indipendentemente da chi è al governo, locale o nazionale.
Non sono concesse forme, idee, interpretazioni alternative se non quelle ‘patrocinate’ dagli assessorati alla cultura, dagli enti nazionali o regionali, dalle televisioni di Stato o meno, che dividono e danno i soldi secondo precise direttive partitico-programmatiche, economiche.
Non sono sempre da credere le grida levate dagli stessi amministratori contro i tagli alla cultura, che, più che non si sospetti, celano manovre di chiusura verso la dissidenza, verso artisti che non si conformano, che cercano anche altre strade artistiche e concettuali.
Dunque, in questa misura e calcolo, il fascismo è ancora, mutatis mutandis, vivo e vegeto nel nostro paese. Anche come forma mentis.
Certo, gli artisti e intellettuali che osano parlare e criticare, ormai pochissimi e sempre meno ogni giorno che passa, non vengono più fatti tacere barbaramente, non si mandano più nel carcere di Turi, o a Eboli; semplicemente si attua una politica velatamente oscuramente ricattatoria; se dissentono, vengono fatti 'morire' nella forme moderne e tecnologiche che sappiamo: si mettono da parte; si controllano ed umiliano; si epurano; la stampa asservita contribuisce creando modelli e mitologie moderne al solo fine di far sbiadire tutto il resto. Che effettivamente sbiadisce e scompare.
Naturalmente le conseguenze deleterie - omologanti e tetre; meschine e risibili -dell’oppressione e della censura nelle forme e contenuti artistici sono evidenti a tutti; è anche questo il motivo per cui le manifestazioni, ormai de-erotizzate de-ideologizzate de-emotivizzate - tutte indistintamente, sono sempre meno seguite, e attese. Nonostante i grandi eventi annuncianti nomi famosi.
Tutto viene dimenticato in fretta non solo per la quantità di merce culturale, ma anche per la pessima qualità.
Si diffonde anche in questo modo il disprezzo per la cultura. Per chi la pratica, la vive in qualche modo. Chi è 'artista' non è rispettato; almeno che non sia del giro o protetto o acquiesciente, servile, è deriso; o peggio, dato per inesistente.
In sostanza, la situazione è incredibilmente peggiore che ai tempi del Fascismo storico: in particolare nei primi dieci anni di dittatura fecero in tempo a nascere forme artistiche nuove, almeno vi furono tentativi; oggi nella demo-pato-crazia attuale è impossibile, anche perché la preparazione dei singoli è al momento molto inferiore rispetto al passato: da molti anni ormai per essere intellettuale o artista spesso basta essere aderenti a un partito, a una corrente. O essere figlio di papà. (Questo, in particolare vale per la televisione e la stampa). La corruzione e il familismo sono sistema di stato.
M.E.