In questi giorni tutti osannano il vescovo di Prato Simoni perché ha dichiarato che la diocesi è pronta ad accogliere alcuni immigrati tunisini.
Che molti fossero 'fans' del vescovo - da entrambi gli schieramenti - io l'avevo capito durante la campagna elettorale, molti mi avevano confessato di esserlo.
Niente di male, naturalmente.
Ma è un segno dei tempi: era infatti dai tempi dei vescovi-conti di Ottone I che non si manifestava - anche da campo laico - una tale passione per le cariche ecclesiastiche.
Insomma, nella dichiarazione del vescovo non ci trovo niente da lodare particolarmente, essendo l'accoglienza un 'dovere' per un ministro del culto cattolico. Insomma, lo 'deve' fare, e ogni giorno, e non solo quando arrivano i magrebini; lui è tale, vescovo, anche per compiere certe bontà. O no?
Tuttavia registro anche questo: che mentre si cerca, giustamente, di accogliere l'immigrato, (ragazzi che fuggono dal paese dove sono nati, dove i potenti in compagnia occidentale hanno distrutto tutto a tal punto che uno non vuole più tornare nella propria terra: e non è questo un crimine contro l'umanità?) , in Italia si dà la caccia a chi la pensa diversamente, a chi è diverso dentro e fuori.
Alcuni ministri della Chiesa Cattolica, ma anche o ancor più rappresentanti di partito, non sono altrettanto accoglienti nei confronti di chi la pensa diversamente.
Insomma, l'intolleranza aumenta, a dispetto delle dichiarazioni 'belle'.
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