Per qualche giorno mi sono figurata che la situazione al Metastasio fosse cambiata.
Paolo Magelli era venuto – primo direttore artistico a compiere questo passo – ad assistere ad uno spettacolo a La Baracca. La figura stessa di Magelli si presta a questa nuova interpretazione, perché appare prima uomo e poi uomo di teatro. Tuttavia mi sono presto ricreduta.
Qualche giorno fa la Circoscrizione Nord ha organizzato un incontro fra i gruppi teatrali di Prato, invitando professionisti e soprattutto giovani gruppi amatoriali, e il Metastasio.
Il presidente Manzan è persona che stimo, e anche Mario Barbacci della Commissione Cultura, e per questo sono andata. Era presente Massimo Luconi, direttore organizzativo, era lui che teneva banco.
Luconi intendeva coinvolgere i gruppi pratesi in quello che era stato un suo vecchio cavallo di battaglia, ossia ‘aprire il Metastasio’ alla città; ed effettivamente l’intenzione era quella, ma per fare entrare pubblico, non per offrire opportunità ai giovani gruppi teatrali. Invano ognuno di loro poneva l’accento sulla impossibilità di trovare spazi a Prato e provincia per provare a un costo accessibile: arrivavano risposte le più vaghe. Tra l’altro abbiamo avuto conferma che solo certi gruppi possono utilizzare Officina Giovani con facilità; le allusioni di favoritismi erano bisbigliate nemmeno tanto sottovoce.
Non so se Luconi le abbia intese. Ma lui era lì per altro, non era per offrire – come sarebbe stato suo compito istituzionale -, ma come ho detto per prendere: in particolare sollecitava i giovani a creare gruppi di lavoro per fare proposte, soprattutto richieste di corsi con professionisti proposti dal Met, dando in cambio la possibilità di essere visibili sul sito del teatro (sic!); insomma, l’intento era quello di produrre afflusso verso via Cairoli.
La presenza dei pochi professionisti non Met era sgradita, e loro richieste di considerazione da parte del rappresentante della struttura pubblica sono state tutte abilmente derubricate; essi non erano funzionali all’obbiettivo dell’incontro. E infatti, la mia proposta di offrire il mio spazio ai gruppi amatoriali non è stata considerata, perché la gente non deve andare a La Baracca, ma al Met.
Credo che le operazioni di marketing siano lecite, ma per riuscire devono essere chiare e non mascherate, e anche per questo l’insoddisfazione fra i gruppi era palpabile.
Infine, confondere professionisti e non professionisti non va bene.
Luconi sottolineava il fatto, peraltro scontato, che anche i non professionisti possano produrre teatro valido, e che per questo lui considera ugualmente gli uni e gli altri. Ma quest’atteggiamento è populistico, confonde le acque, non valorizza il lavoro professionale del territorio, e lusinga a sommo studio. Infatti quello che si è capito dall’incontro, e lo sapevamo, è che sotto un’ottica di marketing i non professionisti molto più vantaggiosi dei professionisti, perché la loro potenzialità di far numero è alta.
E ogni altro spazio autogestito è visto negativamente, anche se si trova in periferia, anche se è piccolo, perché il pubblico non deve avere altre preferenze: e così si controllano insieme Metastasio, Magnolfi e Officina Giovani.
Con la cosiddetta ‘Destra’ a Prato la situazione culturale è monopolistica forse più di prima. Ma se il potere fosse altro e lungimirante, e non si servisse dei teatri per la ‘vetrina’, capirebbe che il futuro sono le piccole realtà culturali e non gli stabili o il ‘sistema’; costano di meno e danno più lavoro, oltre a offrire più varietà di forme, contenuti e distribuzione.
Peccato che i giovani pesci abboccheranno all’amo perché gli artisti, professionali o meno, non sono capaci di fare gruppo, è questa la loro debolezza, e quindi sono pronti ad ascoltare le sirene e per salvarsi non vogliono legarsi a nessun albero.
Maila Ermini
(Pubblicato su "Metropoli" il 1 aprile col titolo: "Met...senza novità")
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