Una volta Prato era la città degli operai dalle mani mozze. Ve lo ricordate il rumore dei telai, assordante e assurdo? E l'odore? L'odore delle macchine e del tessuto. Si lavorava anche il sabato, tutto il giorno. Fino agli anni '70 e oltre è stato così. I bambini venivano allattati accanto al telaio.
Ora tocca a loro, ai cinesi; e la situazione è peggiorata.
Muoiono di lavoro, e se muoiono, per non avere controlli, vengono lasciati per strada come spazzatura.
Sembra un racconto di Dickens, e invece è la Prato che vivo.
E' mai possibile che non si riesca a dare una svolta a queste schiavitù che tutti abbiamo sotto gli occhi? Perché non colpire duramente anche chi fa lo sciacallo e affitta a questi trafficanti e sfruttatori di schiavi? Perché non colpire soprattutto chi smercia con loro, chi va a comprare da loro le maglie perché costano meno?
E poi: forse tutto questo sceriffaggio sulla città non va bene e costringe ancor più i cinesi alla brutalità.
Ancora oggi non esiste un dialogo profondo con la comunità cinese (se non accenni nella scuola), e nemmeno viene più tentato; non esiste un sistema di legalità vero in questa città, e questo non riguarda solo i cinesi.
Il concetto della legalità in senso assoluto, anche grazie ad anni e anni di lavoro nero, di immigrazioni selvagge da tutta Italia, dalla brama del guadagno, hanno reso una città brutta, ottusa, selvaggia.
Le ricette degli sceriffi della Sinistra-Destra hanno fallito.
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