martedì 31 maggio 2011

Sicurezza?

A Prato si parla tanto di sicurezza. Ma si intende solo una sicurezza, quella rispetto alla violazione di legge. Contro i furti, contro le rapine; contro l’immigrazione che delinque.

Ma sicurezza è anche fare in modo che non muoiano tre cinesi in un sottopasso perché è stato costruito senza i dovuti sistemi, o che non si controllano, che ne impediscano l’allagamento.

Sicurezza è anche costruire ciclabili, che a Prato sono solo annunciate, in modo che i ciclisti che si muovono per la città non vengano investiti dalle automobili.
Nell'anello ciclabile che esiste - rimasto più o meno quella dal 2003 - , a mala pena è tagliata l’erba. Nessun controllo per esempio dei parapetti, che stanno cadendo a pezzi.

Sicurezza è anche impedire che con i veicoli si vada all’impazzata per la città.

La giunta Cenni è la giunta dell’annuncio, delle belle parole, dei progetti – se ci sono – che rimangono sulla carta.

E' la giunta immobile e narcisa.

La giunta che ancora finanzia la pubblicità televisiva "Se vuoi bene a Prato, vivi il Centro": insomma, butta i soldi pubblici in propaganda di sé.
(E la Provincia 'rossa', specularmente, per non essere da meno nella vuotezza, ora fa eco con programmi televisivi che invitano i cittadini a scoprire la città!).

E come te lo fanno vivere il Centro? Con le Sfagiolate, col chiasso, col becerume, con lo spettacolo-effetto del grande nome televisivo.

lunedì 30 maggio 2011

La sicumera di Milone

Stamani ho ascoltato l’assessore pratese alla sicurezza Aldo Milone, parlava a Lady Radio.
Colpisce la sua sicumera, la certezza di stare dalla parte giusta, a favore della legalità contro il cinesismo illegale (solo quello è illegale); colpisce il fatto che non dice che era assessore anche nella giunta di Centro-Sinistra appena sorpassata da questa di Centro-Destra dove lui sembra trovarsi benissimo, come si trovava benissimo in quella prima.
Colpisce la sua difesa totale e assoluta dell’operato della giunta cenniana, la criticità di stampo pseudo-manicheista, la divisione lavagnesca in buoni e cattivi, il piglio dell’ex-poliziotto sicuro e beffardo, cinico a tratti, che ridacchia sulla prostituzione delle cinesine che si offrono sulle bici dandola ai vecchi pratesi a basso costo.

Colpisce la mancanza di coscienza storica, di una visione articolata dei fatti; la sicumera di chi sta dalla parte del potere e di chi ha ragione per 'forza di cose', e la certezza, questa colpisce più di tutto, che l’uomo possa, debba essere represso poliziescamente, ma che mai possa essere migliorato.
Cioè che non possa essere modificato, nella sua bestialità,  con la cultura.

Anche per questo ci sentiamo lontani lontanissimi da questi cittadini che la maggioranza dei pratesi ha scelto come suoi rappresentanti.

La S-fagiolata di ieri in Piazza del Comune, ai piedi di Palazzo Pretorio, e dal Comune stesso autorizzata, s-fagiolata ispirata ai film Bud Spenser e Terence Hill, ben rappresenta questi astuti politicuzzi di provincia.


P.S. Intanto, stasera, al Circolo 1 Maggio a Prato, assemblea proprio sulla sicurezza, che sembra, nonostante tutto, non sia proprio al massimo dalle parti di Pratilia, e non solo là. Diranno che prima era peggio, che loro hanno fatto molto, che loro sono presenti sul territorio, eccetera eccetera.
Contro proposta: oltre alla sicurezza, è necessario indire una assemblea sulla sicumera di questa giunta, che non sbaglia mai!

venerdì 27 maggio 2011

PRATOPARTECIPA? NO, GRAZIE!

Parte Pratopartecipa, la nuova costituente per la partecipazione a Prato. A cui ripetiamo il nostro no.
L'abbiamo detto tante volte: la partecipazione dei cittadini non può essere istituzionalizzata e regolata punto punto, a tal punto che è il Sindaco a sollecitare i temi, e l'assessore alla partecipazione a regolare le danze!
Entro i primi di giugno sarà on line un sito web, PratoPartecipa.it, che consentirà ai cittadini di avanzare proposte di discussione, che dovrebbe portare alla creazione di progetti che il Comune valuterà, e a cui fornità una 'risposta motivata'. L'elaborazione di queste proposte avverrà attraverso gruppi di studio formati da semplici cittadini, funzionari, esperti e chiunque sia interessato, in modo da elaborare soluzioni condivise , 'tra senso comune e nozioni specialistiche'. 
Già in tempo di elezioni, due anni fa, il Centro-Sinistra propose questo modello partecipativo all'Urban Center, e tutti andammo a protestare, incluso il signor Sanesi che ora è a capo di questo gruppetto dei 'partecipatores', il quale  ha dichiarato: «Ringraziamo l'Amministrazione comunale per il grande lavoro fatto per avviare il processo partecipativo in tempi così celeri. Abbiamo infatti ottenuto quel che avevamo chiesto: un luogo in cui riunirci, la revisione del regolamento e la creazione di un sito web. Così si costruisce la partecipazione come opportunità di crescita per la città».
Queste frasi fanno l'eco a quelle che risuonavano nei tempi in cui lo 'Scudo Crociato' imperava.
Questo modo di proporre la partecipazione è per nulla democratico, assente la dialettica - nella confezione regalo comunale è un po' come se controllato e controllore fossero la stessa cosa!-,  per questo combattemmo insieme ai comitati un tempo, che ora invece ci appaiono del tutto lontani dagli "indignados de Plaza del Sol" di Madrid, di cui in tutta Italia sono stati i precursori.

Questi sono solo la pallida immagine degli indignati che sfilarono contro l'abbattimento degli alberi di piazza Mercatale, che ora giace nella più completa indifferenza e bruttura auto(im)mobilizzata.

giovedì 26 maggio 2011

Solo concorrenza? Pratomese 1, Pratomese 2...

Come avevo previsto (e qualcuno che mi legge lo sa).
Premessa: a Prato la Provincia pubblica Pratomese, e lo distribuisce gratuitamente. Ogni mese sono inseriti eventi, manifestazioni e altro della provincia di Prato. 
Pratomese è molto letto. 
Pratomese è libero, fatto bene, non nutre 'simpatie', non nasconde eventi, artisti, mostre, teatri , ecc.(come fa per esempio la testata elettronica Pratoblog, che dà per non esistenti molti gruppi artistici e teatrali, fra cui anche La Baracca e chi scrive).
Ora La Nazione esce con un concorrente, (Live in) Pratomese e naturalmente sarà dato gratuitamente insieme al giornale. E' solo un normale tentativo di concorrenza (per le inserzioni pubblicitarie)?
Dunque ben venga la concorrenza, che se è 'onesta' significa pluralità, ma quando non celi tentativi di omologazione, di creare monopoli informativi che creano sudditanze; quando non cerchi di prendere il posto e scalzare di chi fa bene il suo lavoro e dà stesse opportunità a tutti.
m.e.


Lettera a Woody Allen

Caro Woody,
ti ho visto l'altra sera a Cannes, e ti ho visto abbattuto.
Ti ho visto tramite fotografia perché non sono potuta venire a trovarti, sto scrivendo una commedia e sono particolarmente impegnata nella costruzione del finale. Tu sai bene che il finale è la parte più difficile, da cui dipende tutto. Tu sai bene anche che a questa mia età, quando non si è più giovani e non si è ancora vecchi, tutto diventa incerto. Al mattino ci svegliamo, ci guardiamo allo specchio e proviamo quella strana sensazione di stare sospesi chissà dove nella vita.
Ma torno a te. Ti ho visto circondato come sempre da bellissime, ma non eri felice. Perché? Non sei soddisfatto del tuo 'prodotto'? Non ho ancora visto il tuo ultimo film, ma sicuro lo farò, sono certa che sarà emozionante e intelligente come tutti i tuoi.
Dunque, è quello di cui parlavamo l'ultima volta, che questa arte come  merce ci dà infelicità? Cosa dobbiamo fare, ci dicemmo, non c'è via di fuga. E infatti vedo che stai ancora là, ma non capisco come ti ostini a star dentro mani e piedi dentro questa publicity, che produce soldi e tristezze. Ne hai veramente bisogno? Certo non di tristezza. Tu sei già grande e nella Storia, e non hai bisogno di continuare a posare, a sfilacciarti sulle croisettes.
Che senso ha quest'arte? Tu diresti: molto meglio del nulla. D'accordo. Ma ti so troppo intelligente per non sapere che sai che la art-publicity è il nulla, l'indistinto marasma del grande mercato del mondo a cui ti concedi nella speranza, come tutti, di non essere dimenticato, di essere il migliore, il più di tutti.
Ora io che farei: dopo aver visto tutti i film che intendo vedere, ringrazierei gli organizzatori, saluterei gli amici, bacerei le fresche guance delle bellissime e me ne andrei.
So che verrai a Roma, a girare un film con Roberto Benigni, di cui hai detto che è l'unico che ti viene in mente quando pensi al cinema italiano.
Sei esagerato. Che dirà Nanni? vedrai lo spero il suo ultimo film , che non è male, forse non corre buon sangue tra di voi? Anche Nanni ormai è dentro al mondo della publicity, è lontano il tempo in cui accusò Monicelli di essere un regista borghese. Gli voglio bene, anche se non ho amato quella strizzatina d'occhio ai francesi nel menzionare, in Habemus papam, il regnante Sarcozy.
Tu hai preferito dare un cammeo alla Brunì.
Vienimi dunque a trovare, ti devo dire un sacco di cose e varie scoperte che ho fatto. Non puoi fare a meno di venire in Toscana, se la tua prossima opera s’ispira al Decameron. Ora, certo non è la Toscana dei tuoi sogni, sai che qui a Prato hanno seppellito recentemente la più grande città etrusca mai scoperta finora per farci un interporto di cui non sanno che fare, ma ci vuol pazienza, se ne stanno rendendo conto e anche il presidente Enrico Rossi, nella lettera che non mi ha mai mandato in risposta alla mia pubblicata su La Repubblica, mi conferma: il disagio è grande.
Ma di questo ti parlerò di persona, se vorrai ascoltare queste nugae provinciales,  non posso affidarmi a questa lettera pubblica per darti notizie riservate e per me importanti. 
Il mio teatro, parlo della Baracca, è migliorato rispetto all'ultima volta che l'hai visitato, abbiamo rifatto il  tetto, c'è una tribunetta e il pubblico vede meglio, ma per il resto è la delizia che videro i tuoi occhi, e che, pensa, molti amministratori locali, o addetti alla cultura eccetera, ancora non conoscono o se ne tengono bene alla larga.
Se non fosse per te, che m’ispiri e proteggi, non so cosa farei. Sai, qui la libertà non è come raccontano esista nell'America degli Stati Uniti, o forse è uguale,  poi te la fanno pagare lo stesso.
Ti aspetto.
Maila Ermini

(Pubblicato su Metropoli venerdì 20 maggio 2011)

mercoledì 25 maggio 2011

Arriva il Sindaco da Pratopezza

COMUNICATO STAMPA DEL COMUNE DI PRATO  (tratto dal sito internet)

"Venerdì 27 maggio alla festa della scuola Il Pino la bellissima favola moderna di Maila Ermini.

Il sindaco Cenni e l'assessore Pieri alla recita scolastica di Pratopezza

Il 1° giugno Pratopezza sarà alla materna Charitas.
Il sindaco Roberto Cenni, dopo aver partecipato con interesse alla mostra dei percorsi educativi delle scuole comunali che si è svolta a Palazzo Pacchiani, sarà presente venerdì 27 maggio alle 10.30 insieme all’assessore all’Istruzione Rita Pieri e alla dirigente scolastica Laura Papini alla materna statale “Il Pino” per assistere allo spettacolo “Pratopezza” in occasione della festa della scuola.
Nato da una geniale intuizione di Maila Ermini, il personaggio Pratopezza è figlio di un tessitore, generato dai cenci che confluivano nelle fabbriche pratesi provenienti da tutto il mondo, vive in un portaballe e ha smesso di stare ai telai per andare in giro a raccontare le storie che ha imparato dagli stracci.
Infatti Pratopezza è un moderno Pinocchio fatto di fili, ogni filo ha una storia da raccontare. Uno spettacolo interattivo e coinvolgente che attraverso un simpatico personaggio che è ghiotto di cantucci, fa sentire il rumore dei telai e veste i colori della città; porta l’identità pratese sulla scena creando un’importante occasione di conoscenza anche per i tanti bambini stranieri presenti.
Pratopezza, già ospite in questo mese nelle scuole dell’infanzia comunali di Maliseti e Borgosanpaolo, visiterà anche la scuola dell’infanzia statale “Charitas” il 1° giugno: ad accoglierlo sempre sguardi incantati, bocche aperte, attenzione e grandi risate. cb"

PARENTI, PARTECIPATE!

Ci sono pruriti di pulizia, di decoro, di moralità nella Lega pratese che vuole vederci chiaro nella parentopoli delle società partecipate nostrane.
Viene da ridere.
Più che parenti si tratta di un sistema di amicizie, diciamo così, di partito.
Insomma, hanno scoperto l’acqua calda, il sistema di mettere gli amici e i parenti, il cosiddetto sistema clientelare e nepotistico è così radicato in Italia, così sfacciato e volgare, che non si capisce più dove finisca, dove inizi.  Si veda per esempio nella Lega il figlio di Bossi che, come un erede al trono, viene iconicamente piazzato sempre accanto al padre. Per non parlare degli artisti e studiosi, che portano in televisione i propri figli, i gioielli. Inguardabili.
E nelle Università?
Per anni i partiti hanno piazzato nelle varie aziende, nei ministeri, nei posti sicuri gente amica, che poteva essere utile al momento del voto.
E così è stato anche qua.
Anche per questo il lavoro non è mai stato dignitoso, ma sempre servile; anche per questo la società italiana è serva e caprona.
I sindacati non sono riusciti a porre e tantomeno a risolvere questo problema.
Che se vincevi un concorso lo vincevi perché eri raccomandato. Parlo di quando c’erano i grandi concorsi. E se eri raccomandato c’era un motivo.  Se sono stato assunto da una partecipata grazie al partito, è chiaro che sarò devoto al partito.
Oggi i concorsi, in  tempo di crisi, spesso sono per un posto, e quel posto è già stato deciso.
Tra l’altro  poca chiarezza c’è stata  sul concorso a tempo determinato per una esperta in comunicazione bandito ultimamente dal Comune.
La Lega dovrebbe parlare per tutti.

martedì 24 maggio 2011

Mercatini e fantasia

Parto da una polemica locale, quella pratese, ma il discorso va bene per tante città, anche all'estero. C'è stata un po' di polemica  per l'eccessivo uso del mercatino fra le mura a Prato, a ridosso del Castello dell'Imperatore o in piazza Duomo, e noi diciamo che finalmente qualcuno se n'è accorto: molta gente non ne può più di mercati. O almeno non così.
Ogni tanto sì animano le strade e sono effettivamente gradevoli,  ma ormai so di persone che deviano il percorso per evitare di incappare nel mercatino di turno, che quando c'è, in Centro proprio non ci va.
La città va animata variamente e non tappezzata solo di bancarelle, che non si può camminare, non si può parlare...si torna a casa stressati, nervosi.
Se la gente diserta il Centro non è perché non trova parcheggio, -che idee sbagliate hanno questi amministratori, visto che loro non prendono le biciclette né vanno a piedi pensano che gli altri facciano uguale!- ma perché non gradisce una città così noiosa nelle sue manifestazioni ricreative, se ricreazione equivale a mercato mercato mercato (non lo faccio  per piacer mio ma per piacer ai commercianti). Abbiamo i già centri commerciali, le coop e le cooppole aperte ogni tot domenica al mese per questo, dove i tristi umani si infilano per distogliersi dalla noia. 
Ci vuole fantasia per immaginare un'altra città, oltre che rispetto per gli altri, per renderla viva e sensata.

P.S. Nella polemica è venuta fuori anche la credenza diciamo popolare che il Castello dell'Imperatore è del Barbarossa, ma è l'ora dare notizie più esatte, senza tema di parer presuntuosi, tipo: che il Castello fu fatto costruire da Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa, che è opera dell'architetto Riccardo da Lentini, 'magister' che dirigeva maestranze fatte giungere appositamente dalla Puglia, e fu eretto sul terreno che già ospitava una fortificazione minore, donato all'imperatore da una famiglia Ghibellina pratese.

lunedì 23 maggio 2011

Le balle di Gonfienti in TV

Grazie a Internet siamo risciti a ritrovare il servizio su Gonfienti realizzato da Rai 3 Toscana, mandato in onda durante la rubrica "Il settimanale Toscana" sabato 21 maggio, di cui mia madre aveva tentato invano di informarmi.
Il servizio mi ha fatto sorridere, perché è come se l'avessi già visto un milione di volte, con nessuna novità. Ma in sé è importante perché con esso certo potere tenta in tutti i modi di rifarsi la verginità presso il grande pubblico; tace la memoria dello scempio attuato; mette le basi per i prossimi scempi che avranno luogo nel Comune limitrofo a Prato, quello di Campi Bisenzio, dove l'Interporto cerca di espandersi, nonostante sia un fallimento assoluto, nonostante certi consiglieri del Comune di Prato come Bernocchi (PdL) lo considerino ancora un priorità infrastrutturale (e non è il solo in Comune!); sacralizza e incorona gli unici interlocutori per Gonfienti, l'ispettrice Poggesi e l'assessore Nesi: per noi fra i più sbagliati.
L'ispettrice, da brava novellaia fiorentina, ha riproposto la sua storiella, e l'assessore ha recitato il copione delle solite banalità stile pseudoliceoclassico su Gonfienti nata al tempo di Pericle. Nessuno dei due ha detto il vero.

Queste sono le favole che hanno raccontato e che potrete ascoltare e vedere anche voi,  cari lettori: che Soprintendenza e Provincia (il Comune non è menzionato perché è brutto e nero) vogliono recuperare , riprendere le visite, far calpestare il sito al mondo eccetera, ma intanto paventano che i soldi che ci sono stanno per sfumare per gli inghippi di cui già abbiamo parlato tante volte. La colpa sarebbe dell'Interporto che non dà comodato d'uso, eccetera...
Ancora una volta c'è sempre il cattivo di turno che ostacola la 'rinascita'.
Chi sarà il prossimo delle istituzioni che dirà che è colpa dell'altro, che il problema è altrove, eccetera?
E se l'Interporto il comodato non lo dà, che succede? Si perdono i 500 mila, cari assessore  Nesi e ispettrice Poggesi?

Delle lotte e della gente che in questi anni ha combattuto, che c'ha rimesso la faccia, il proprio tempo e danaro, non dicono nulla. Semplicemente non esistono.
Da parte nostra continueremo con le sorpresine, visto che come al solito sono proprio i nostri appuntamenti a mettere in moto tutto l'affanno delle istituzioni, che corrono a chiamare giornalisti a destra e a sinistra per nascondere gli inganni.
Remaquillage-verginité, publicité, reclame. Voilà!

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a8761da9-8973-4436-a43b-a260d799845b-tgr.html#p=0

venerdì 20 maggio 2011

Marchette fiorentine

A me l'artista romana Rabarama non dispiace.
Hanno installato sue sculture a Firenze, davanti a Palazzo Pitti, a Boboli, non so dove.
L'assessore alla cultura fiorentina Giuliano da Empoli dichiara stizzito:  "Rabarama, al secolo Paola Epifani, è arrivata a Firenze non preceduta, come sarebbe normale, da critiche e recensioni artistiche, ma da una lunga serie di raccomandazioni e di telefonate degli amici degli amici. Alla tiepida accoglienza da parte del Comune, evidentemente ha riversato altrove le sue attenzioni. E’ doloroso che, proprio a margine di eventi come quello di oggi, la nuova mostra alla Strozzina, concomitante con l’ultimo giorno della bella installazione nel cortile di Palazzo Strozzi, facciano la loro apparizione in città ‘energumeni’ estemporanei che fanno fare un salto indietro al percorso di innalzamento qualitativo dell’arte pubblica in città”.
Dunque s'è capito che Rabarama è raccomandata dalla parte politica avversa a quella che ha portato Da Empoli sul soglio assessorio.
Magari sarebbe stato opportuno che  il Giuliano dicesse che ora è finito il tempo delle telefonatine,  delle raccomandazioni, finito per tutti, che ora in arte vale chi vale.
Rabarama ha risposto: "Nel suo piccolo l'assessore del comune di Firenze signor da Empoli appartiene alla cultura di un'altra figura maschilista balzata in questi giorni al disonore delle cronache. Mi riferisco  proprio a Dominique Strauss Khan che aggredisce le donne fisicamente, mentre il signor da Empoli lo fa a parole. Non credo che avrebbe usato il termine 'marchetta' se si fosse riferito a un uomo. Insultare me, che sono una donna, deve essergli sembrato molto normale. Complimenti."
Almeno quest'altra misera vicenda artistica mostra a tutti, se mai ce ne fosse bisogno, come funziona l'arte in Italia.
Il teatro uguale, nei teatri che contano, nei circuiti  in genere ci sono gli scambi, oltre alle telefonate, voglio dire: io produco uno spettacolo nel mio teatro, lo porto nel tuo teatro; tu produci uno spettacolo nel tuo teatro, lo porti nel mio e così mi faccio i circuiti più importanti; tu inviti me, io invito te. E' il valzer delle mafiette.
Se si avesse tempo da perdere da poter tracciare i movimenti degli spettacoli italiani, si potrebbero vedere i passi di questo valzer.
Poi ci possono essere le chiamate di artisti che portano pubblico o prestigio, soprattutto riguardano artisti resi famosi in genere dalla televisione; o quelle che si fanno per esempio nei confronti degli artisti giovani: la politica li chiama per demagogia.
Raramente un artista, un gruppo eccetera è chiamato per il suo valore, per quello che dice, per come lo dice.
Dunque questo avrebbe dovuto dire il Giuliano. 
La verità va detta tutta.

giovedì 19 maggio 2011

13 profughi: che triste spettacolo

Che triste spettacolo hanno dato di sé entrambe le giunte, comunale e provinciale, per la questione dei 13 profughi provenienti dalla Libia che il Comune di centro destra non vuole, che la Provincia di centro sinistra vuole.
E' vergognoso che si faccia il gioco delle parti politiche così miseramente, e che si aizzi il popolo, poi, da una parte o dall'altra.
E' evidente come questi partiti non abbiano molti argomenti da far scoccare ai loro archi, se non i soliti e che vediamo già agitarsi per le prossime battaglie elettorali; sulla questione immigrazione è necessario trovare, studiare, approfondire un'altra via che progressivamente ci tolga da questo terrorismo dell'immigrato che la classe politica sta facendo sulla pelle dei profughi o immigrati, e su di noi.
Senza cadere nel qualunquismo, che pericolosamente ravvisiamo nei cosiddetti 'movimenti', ma come gli amici alla "Puerta del Sol" di Madrid, 'los indignados', diciamo forte e chiaro che non ci sentiamo rappresentanti da questi rappresentanti.


Leonardo banalizzato dalla TIM

Ho avuto modo di vedere la pubblicità della TIM con Neri Marcoré nelle vesti di Leonardo e con una bellissima modella in quelle di Monna Lisa.
Mi sono parecchio arrabbiata.
Questa immagine superficiale data di Leonardo è offensiva per la nostra cultura, che lo conosce tra l'altro superficialmente.
Consiglio letture riparatorie, come il saggio di Freud, bellissimo come un romanzo, e le stesse opere di Leonardo, incluso il suo diario. Leonardo è figura interessante anche dal punto di vista umano, e in tal senso va approfondita.
Una gran massa di ignoranti cialtroni, ecco quello che siamo, e le orrende pubblicità della TIM ci rappresentano.

mercoledì 18 maggio 2011

NESI, L'ASSESSORE ALLA FANTASCIENZA, PROPONE GONFIENTI SULL'I-PAD

Riporto per esteso una intervista rilasciata dall'assessore Nesi, improvvisamente diventato assessore alla fantascienza, pubblicata su Notizie di Prato.
La responsabilità circa l'immobilismo della situazione a Gonfienti è  da attribuire a TUTTA l'amministrazione, soprattutto a quella passata ma anche presente, alla politica locale nel suo complesso: si è preferito buttare metri cubi di cemento su una risorsa culturale ed economica , intascare i soldi della comunità europea per la costruzione dell'Interporto, -ed erano tutti d'accordo - e quindi è ben poca cosa a questo punto che NESI dia la colpa a CENNI o viceversa.
Certo che CENNI deve dichiarare da quale parte sta, a due anni dal suo insediamento non ha  espresso che generiche promesse, ossia non è chiaro se veramente vuole fare qualcosa per la città etrusca, o se piuttosto intende continuare  nel bilico dell'indistinto e quindi perdere per sempre la faccia davanti al suo elettorato. 
E' possibile dare in comodato d'uso pezzi di terreno come dice l'assessore Nesi? Lo farà la società Interporto? E poi, questi 500 mila euri - posto che ancora ci siano per Gonfienti - , riescono ad arrivare fino agli scavi? Riescono a far ripartire la città antica, quel misero poco che è rimasto?

Da anni assistiamo a questo agghiacciante copione dello scaricabarile, che porta solo a tenere tutto fermo e chiuso.
Non solo: qui c'è anche la volontà di farsi pubblicità, una costante di questo assessore provinciale, che invece di prendere il telefono e parlare con Cenni e tirargli le orecchie, invece di costruire insieme, di mediare - perché questo è politica - , manda messaggini a Renzi su facebook o rilascia vanitose interviste a destra e a manca.
Alle responsabilità della politica noi aggiungiamo anche quelle della Soprintendenza, l'Intoccabile Mani che, forte di potere e protezione, se ne infischia di quelle che da anni sono le richieste della cittadinanza e la forza delle cose.

Ma perché il ministro Galàn non muove questa gente altrove, questa gente che - nei casi migliori- pensa che la kylix è sua, che lo scavo è suo, che non vuole aprire gli scavi perché tanto poi succede come a Pompei, di cui pensano che sarebbe stato meglio che non fosse mai venuta alla luce, così si conservava! Così ormai ragionano nelle Soprintendenze!

In aggiunta: l'andamento economico dà torto all'Interporto, che - nonostante è proprio notizia di oggi l'assessore Borchi che va a inaugurare un ufficio aperto dalla società ETHOS nell'Interporto stesso, come a dare la benedizione comunale, - è in perdita e vuoto, e non sarà mai interporto vero , oltre che tenuto male, perché il lavoro oggi sta andando verso un'altra direzione, quella che sarebbe stata utile in questo momento di crisi, ovvero non delle fabbriche e degli stanzoni, che ne abbiamo di vuoti per altri secoli ed eventuali riprese del tessile,  bensì verso l'agricoltura e il lavoro culturale: dunque Gonfienti è una delle possibili risorse per la vita economica della città, ma noi crediamo non come  prospetta Nesi. 
Se questi amministratori perdessero questo ultimo 'treno', dopo lo scempio che è stato compiuto forse per sempre, sarebbero da considerarsi altrettanto responsabili verso le generazioni future di coloro i quali l'Interporto l'hanno voluto e costruito, oltreché protetto in questi anni, e non hanno nemmeno saputo trovare una mediazione fra le due forze in campo.
Infine, la proposta di come 'arredare' Gonfienti avanzata da Nesi è in primo luogo inopportuna: non sta a lui decidere cosa fare della città etrusca, se metterla sull'I-PAD o dove, a noi questo modo di procedere sembra aberrante.
Perché ridare vita a Gonfienti non ha soltanto un valore economico; è dare la stura a un nuovo modo di concepire la città, e mi permetta, il turismo: è proprio giunta l'ora di ripensare anche il turismo:  immaginare il giapponese che arriva col trenino di superficie, è ' vecchio' e subdolo, ci porta a non finirla più di costruire strutture, a guastare ancor di più il territorio.
Gonfienti, caro assessore, è 'verde', è 'terra'.

“Su Gonfienti non capisco davvero la posizione del sindaco Cenni. Gli ho pure proposto un comodato d’uso d’intesa fra Comune e Provincia, ma purtroppo non ha ancora dato una risposta”.
Lo sbigottimento dell’assessore alla cultura e allo sviluppo economico Edoardo Nesi è palpabile di fronte all’immobilismo della giunta comunale sulla richiesta di concessione rivolta nel lontano gennaio al sindaco di intervenire tramite la società Interporto per permettere l’affido in comodato dei terreni di Gonfienti. Mossa indispensabile per recuperare con gli scavi una villa, un pezzo di abitato e la rete viaria di collegamento che sta nel mezzo. L’obiettivo è ambizioso, far tornare finalmente alla luce la città etrusca. Ecco, dunque che, pur non mancando i toni di polemica in Nesi – da uomo di cultura prestato alla politica, ma anche da homo oeconomicus dalla vocazione imprenditoriale – affiora l’idea di far fruttare Gonfienti con le tecnologie più avanzate al pari dei più importanti musei del mondo. Diventa logico, dunque, che Nesi riesca persino a trovare per la sua campagna per Gonfienti uno sponsor inaspettato, Matteo Renzi che attraverso Facebook – manco a dirlo – si è dichiarato disponibile a dargli una mano.
Partiamo dall’aspetto problematico. Dopo il momento dell’appello e l’intervento del sindaco al Metastasio si è mosso qualcosa di nuovo?
A dire la verità la situazione non si è discostata granché da quella di due mesi fa. Abbiamo una disponibilità economica di 500 mila euro messa insieme fra fondi della Provincia e della Regione, che servono a finanziare un progetto della sovrintendenza. Purtroppo da parte del Comune e dell’Interporto non c’è stata nessuna rispota a tono.
Cenni ha ipotizzato una scissione in due tronconi della società.
Mettiamo caso che il progetto effettivamente funzioni. Nel momento in cui hai una società che si occupa di archeologia all’interno dell’Interporto, questa società con quale senso imprenditoriale potrebbe rifiutare l’aiuto si soggetti pubblici per scavare nel proprio terreno? Sono molto sorpreso da Cenni. Gonfienti sembrava uno dei suoi temi preferiti in campagna elettorale. So che ha anche una particolare passione per l’archeologia. Non capisco allora perché non si riesca a trovare un accordo su un progetto per scavare. Da parte mia ho proposto di lavorare congiuntamente sul comodato d’uso in modo tale da togliere il dubbio che possa diventare una cosa di parte. Il sindaco forse non si rende conto di una cosa.
Vale a dire?
Che una parte consistente dell’orgoglio della città è sepolta a Gonfienti. La nostra storia non comincia nell’anno 1000 come dicono le enciclopedie, ma nel 2500 a.C.
E con la società Interporto ci sono state comunicazioni?
Il presidente Pezzati ha fatto soltanto un comunicato confuso com’è, d’altronde, nel suo stile. Loro si sentono danneggiati economicamente, quando riflettendo sui fatti si capisce come lo tsunami sia già passato. Quell’area è sottoposta ad un vincolo perpetuo, che non verrà ridotto o allentato.
Parliamo di economia. Se sul piano culturale la città etrusca ha un valore indubbio cosa pensa di fare per trasformarla in una fonte di ricchezza?
Ho chiamato la scuola Sant’Anna Pisa chiedendo loro una soluzione, parlandogli anche di cinema. La mia idea è di fare come nei grandi musei del mondo, che hanno sempre una sala al loro interno per proiettare i contenuti. Il vantaggio sarebbe per noi evidente. Gonfienti, essendo una città crollata, non può essere ricostruita che col cinema. Immaginiamoci una grande sala 3D, in cui si riesce a vedere com’erano le grandi città etrusche, magari caricando il contenuto sull’I-pad o sull’I-phone con un’applicazione. O faremo così o altrimenti non avremo possibilità di sfruttamento culturale. A giugno ci sarà a Prato anche uno workshop proprio su questo tema dell’experience economy. Alla fine vorrei proprio riuscire a mettere insieme nel concreto le deleghe della cultura e dello sviluppo economico.
Sì, ma attrarre un turista da Firenze a Prato non sarà semplicissimo con i trasporti attuali.
Bisognerebbe avere un collegamento infrastrutturale diretto, sfruttando gli stessi binari. Per un giapponese o un americano sarebbe un nulla spostarsi in dieci minuti, avrebbero l’impressione di spostarsi su una metropolitana restando sempre all’interno di Firenze. Sarebbe un naturale completamento della visita, avendo Prato già qualcosa di importante come un’archeologia etrusca superiore a quella di Fiesole ed il museo dell’arte contemporanea. (Carlandrea Adam Poli)

SOS CICLABILI

A Prato le ciclabili stanno cadendo a pezzi, nessun tipo di cura, le staccionate crollano nei punti pericolosi, in altri non sono mai state sostituite dopo il crollo; in più l'amministrazione comunale non sta facendo NULLA DI NULLA per i ciclisti urbani...e meno male che non lo diciamo solo noi. E meno male che sappiamo che ci ridono dietro, quando andiamo a parlare di queste cose! Ma quando andremo a votare qualcun altro riderà probabilmente.
Trascrivo questa lettera da Il Tirreno di Prato:

"PISTE CICLABILI
Il centro apre alle auto,  ma chiude alle biciclette

Maggio è il mese di tante iniziative collegate all’uso della bicicletta: Bimbinbici, Bicincittà, Giornata Nazionale della Bicicletta. La maggior parte delle città italiane partecipa a queste manifestazioni in maniera del tutto ipocrita, non avendo mai fatto nulla, o pochissimo, per favorire l’uso della bicicletta come effettivo mezzo di mobilità. Prato non fa eccezione e non si configura certo come una città “amica delle bici e dei ciclisti”.
 Delle tante cose che non sono state fatte o di quelle poche che sono state fatte, scelgo di parlare un po’ delle piste ciclabili. Ebbene, la loro manutenzione lascia a desiderare e questo è sotto gli occhi di tutti coloro che in qualche modo le usano. La loro rete ha un percorso che le fa pensare più per un uso ricretivo- sportivo- turistico piuttosto che effettivamente legato ad una mobilità alternativa e sostenibile.
 Prendiamo il caso del centro storico, cioè la zona della città con più limitazioni di traffico e sosta.
 Non esistono piste ciclabili: quella che appare tale anche sul sito del Comune, cioè quella interna all’area ospedaliera e che poi continua fino a San Giusto (pista Learco Guerra) di fatto non è mai esistita. C’è un cartello in corrispondenza del cancello chiuso di piazza del Collegio e, dentro, solo un parcheggio e strade per le auto dei dipendenti.
 Questa è la situazione vera, nonostante gli slogan e le vanterie degli amministratori a partire dal 2001. La giunta attuale si è distinta per una drastica riduzione della zona a traffico limitato e dell’area pedonale, in concomitanza con la scarsità di controlli. Sono convinto che sia difficilissimo progettare piste ciclabili all’interno del centro, in strade strette e in zone con concentrazione abitativa e commerciale altissima. Ma proprio per questo bisognerebbe cercare di limitare il transito delle auto, altrimenti (e questa è davvero un’assurdità) il centro sarà una delle zone meno percorse dalle biciclette.
 I nostri amministratori dovrebbero cominciare a considerare che i ciclisti urbani sono abbastanza e molti sono i genitori che vorrebbero andare per la città coi figli, in bici e in situazione di sicurezza.
Alessandro Bellucci ciclista urbano "

martedì 17 maggio 2011

La "chiamata alle arti" di Fulvio Silvestrini

Il mio amico Fulvio Silvestrini stasera lancia una provocatoria "Chiamata alle arti" ispirandosi al pensiero di Giovanni Papini, uno dei più dimenticati e controversi intellettuali italiani.
L'appuntamento è per tutti alla libreria Giunti al Punto, ex Soprattuttolibri di Corso Mazzoni 27 a Prato, tutti i martedì alle ore 15,15; 18,15 e alle 21,15.
Fulvio, che si definisce voce gridante, partirà dalla lettura e dagli spunti offerti da Giovanni Papini, in particolare di due opere "Gli imbecilli" e "Il mio futurismo", al fine di risvegliare delle idee, la voglia di pensare negli adolescenti di tutte le età. Un'operazione di maieutica che, se andrà bene, intende continuare anche in settembre.

lunedì 16 maggio 2011

Forme della nuova censura in Toscana: l'esempio di "Laris Pulenas"

Dato che nella Toscana felix la censura non può esistere, né  nell'Italia  'democratica' in generale, almeno la censura come i nostri padri la sperimentarono direttamente nell'era fascista e anche dopo fino agli anni '70 in vario modo, oggi la censura nei confronti di un'opera si muove in maniera diversa, in modo ipocrita ed evanescente.
Essa dunque si palesa, in absentia. Si somma alle invidie, alle rivalità, alle convenienze e agli affari in un vortice pericoloso, portando all'eliminazione, alla cancellazione, alla damnatio.
Personalmente l'ho sperimentata con il Laris Pulenas, un dramma che ho potuto rappresentare con Gianfelice una decina di volte non più, un'opera che ha ricevuto belle, lusinghiere recensioni e che invece è stata negata, rifiutata ovunque solo perché l'abbiamo presentata per Gonfienti. Si è levato intorno al dramma un silenzioso rifiuto, un'ostinato no, ma tutto taciuto, non verbale non scritto, qualcosa di più terribile di qualsiasi confino. Anzi, potrei dire: l'opera è stata mandata al confino, nel deserto tartariano, della morte intendo perché di Gonfienti non si poteva parlare. Anche se l'opera non parla di Gonfienti, non accenna minimamente alla questione. Tuttavia...parla di corruzione, di corruzione di Stato!
A questo si sono sommate poi le solite beghe ruffiane della teatropatia nostrana, le consorterie di palazzo, gli amici lavorano gli altri no, il caso scandaloso della Fondazione Toscana Spettacolo (ci aspettiamo novità in seno alla nuova dirigenza della senatrice Magnolfi!) e degli altri circuiti teatrali toscani e non - la sostanza viscidosa è uguale ovunque in questo paese e le Regioni, invece di differenziarsi , al tempo del Federalismo di Stato si somigliano sempre più - e quindi ecco il risultato.

Abbiamo presentato il Laris ben cinque volte gratuitamente, solo come forma di lotta; dall'anno passato abbiamo cominciato a recuperare le spese. Quest'anno nuovamente lo rappresentiamo in una giornata tutta dedicata agli Etruschi di casa nostra, che sarà preceduto alla Biblioteca Lazzeriniana di Prato dalla conferenza dell'archeologo Zecchini sulla splendida kylix ritrovata appunto a Gonfienti , tutto organizzato dall'Assessorato alla Cultura in collaborazione con l'associazione La via etrusca del ferro presieduta dal  Prof. Centauro.

Non so se questa sarà l'ultima occasione del Laris Pulenas, vedremo se saremo capaci di vivificare un po' il deserto, radere la sterpaglia.

me

Feisbucche delle menzogne

La mattina il politico si sveglia e si collega a facebook e dice a suoi 'amici'  elettori  ammiratori curiosi cosa farà, qual è il programma della giornata. Se andrà in quel posto o nell'altro, oppure cosa si sta organizzando. L' 'amico' ha la sensazione, anzi può veramente dirgli qualcosa, gli scrive un messaggio e dice, direttamente a lui, senza passare dalla segretaria, cosa ne pensa. Pensa di poter influenzare direttamente il politico, e, ancor di più si mette in mostra e si fa bello.
Facebook appare uno strumento democratico. E invece è uno strumento populista. Anzi,di più. Assolutistico e in alcuni casi, psicologicamente terrorista, da vero e proprio regime delle banane. In questo modo il politico ha la senzazione di sentire il polso dei suoi elettori, di avergli in mano. Non sanno gli 'amici' che le logiche della politica corrono da un'altra parte?
In questo modo l'incontro-scontro con la gente vera si allontana, è qualcosa di cui non si sente il bisogno.
I politici che usano facebook come strumento comunicativo non mi interessano. E' solo uno strumento in più e  di pessima e stupida propaganda.
Come il Nesi che parla a Renzi per dirgli di Gonfienti, per chiedergli che cosa farebbe lui se nel suo territorio avessero scoperto una città etrusca eccetera eccetera. Solo uno sciocco può credere alla buona fede di queste parole, il Nesi non fa nulla per Gonfienti (come tutti gli altri politici della partita); è insomma, per chi conosce la vicenda, la cartina al tornasole della menzogna.

venerdì 13 maggio 2011

Il digestore anaerobico alle Pantanelle

Il 29 aprile scorso il Comitato Ambientale di Casale ha organizzato un incontro con il Sindaco di Prato Roberto Cenni, il Vicesindaco Goffredo Borchi ed il presidente di ASM Alessandro Canovai per parlare del digestore anaerobico che si vorrebbe costruire accanto al depuratore del Calice, nella zona denominata Le Pantanelle.
Il digestore anaerobico non è il termovalorizzatore, non emette particelle inquinanti, e utilizza il cosiddetto rifiuto organico per produrre energia. L’impianto che si vorrebbe costruire è piccolo, assicurano, ed è ecocompatibile.
Io non credo che la zona delle Pantanelle, destinata come ha assicurato il Sindaco a parco, possa sopportare un altro impianto per lo smaltimento dei rifiuti che, nonostante tutte le rassicurazioni, non può che peggiorare l’ambiente, ormai in gran parte compromesso.
La zona è soggetta ad alluvione ( e non basta dire che l’impianto sarà costruito innalzato di 2 metri); presto sarà terminata la Tangenziale Ovest e ci sarà traffico; e poi c’è il depuratore del Calice, le cui acque reflue sono difficili da gestire, oltreché inquinanti, e lo dimostrano gli alberi morti lungo il fosso di scolo, e i pesci che non vi sopravvivono.
Se pure il digestore smaltisce, producendo energia diciamo pulita (biogas),  i rifiuti organici, questi vanno portati sul posto. Parlano di 25 camion al giorno: vi sembrano pochi? E poi saranno solo quelli? Chi li controllerà?
Senza considerare l’eventuale cattivo odore che ci sarà in tutta la zona per lo stoccaggio del materiale.
Se il digestore è un affare (produce energia e per di più riceve incentivi per la sua produzione da fonti rinnovalibili, i cosiddetti ‘certificati verdi’), il rischio è quello che di rifiuti organici se ne portino di più e di più ancora, e magari non solo da Prato. Dunque, a dispetto di tutte le presunte garanzie, non sono affatto convinta della ‘bontà’ ecologica dell’operazione.
Purtroppo il rischio è quello di veder ricomparire dalla porta quello che era stato buttato dalla finestra: i comitati hanno combattuto con decisione contro il termovalorizzatore, ma appaiono fin troppo tiepidi nei confronti di questa nuova possibilità proposta dalla giunta Cenni e da ASM. Si vuole scegliere il male minore? Siamo proprio sicuri che lo sia?
E dopo questo impianto per lo smaltimento dei rifiuti, quale altra sorpresa riserverà il futuro per questo ‘parco’?
ASM, invece di investire i nostri soldi in digestori, potrebbe pensare di investirli per ridurre i rifiuti all’origine, compiere seri tentativi di educazione ambientale, che, ove viene praticata, porta a considerevoli abbassamenti del livello della spazzatura, oltre che a una migliore raccolta differenziata. E perché no? pensare all’attivazione della tracciabilità  del rifiuto stesso.
Insomma, invece che tentare di curare la malattia, lucrandoci, cominciare, come si fa in medicina, a prevenire il male.

Maila Ermini

Pubblicato su Metropoli del 6 maggio 2011

mercoledì 11 maggio 2011

VADEMECUM PER IL REFERENDUM 12/13 Giugno


Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota SI per dire NO.

1- Vota SI per dire NO al nucleare.

2 – Vota SI per dire NO alla privatizzazione dell'acqua.

3 – Vota SI per dire NO al legittimo impedimento.

martedì 10 maggio 2011

L'informatore della Coop

Il giornaletto della Unicoop di Firenze entra in tutte le case dei soci ogni mese gratuitamente.
Svolge un'attività di informazione relativa ai supermercati, le offerte, i prezzi più bassi; da consigli e suggerimenti, da quelli medici ai passatempi, insomma è il classico libretto che leggono tutti gli anziani, ma non solo.
Oltre a una informazione istituzionale, ve n'è una prettamente politica e sociale: punta molto sul valore della solidarietà, dell'ambiente, sulla tipicità toscana e, di volta in volta affronta temi di attualità: in questo numero di maggio parla di due argomenti importanti: uno sul nuovo museo di Artimino, Carmignano; l'altro sul referendum sull'acqua.
Il museo di Artimino viene salutato con festa: il titolo è "La città degli etruschi". Non si parla della città di Gonfienti, come nemmeno all'interno del museo Gonfienti è citata. Però colpisce la frase finale, pone dei dubbi: "La fortuna del neonato museo - seicento metri quadrati di estensione, dotato di tutti gli accorgimenti tecnologici di ultima generazione - è quella di possedere spazi ampi, in grado di ospitare i prevedibili frutti degli scavi in corso. Perché una cosa è certa: sotto la superficie dei circaq uaranta chilometri quadrati, l'area del Parco Archeologico, altre sorprese sono in arrivo".
Domande: quali sono gli scavi in corso? Quali sono le sorprese in arrivo? Il redattore, Riccardo Gatteschi, ha precise informazioni al riguardo? Non si tratterà piuttosto dei reperti della vera 'città degli etruschi' della zona, Gonfienti, che la Ispettrice Poggesi vuole togliere a Prato?
Beghe di paese, si può pensare. Ma, come ho detto più volte, non è affatto così.
Non mi risulta che l'Informatore abbia mai parlato della città di Gonfienti, se non in linea con i dettami della Soprintendenza.

Secondo punto: l'acqua. Il titolo dell'articolo, anzi dell'editoriale, è " Referendum. Acqua bene prezioso. Prima del profitto, dev'essere garantita la disponibilità per tutti, la qualità, il controllo dei cittadini."
Giusto.
In fondo si legge:
 "Certo non pensiamo di tornare alle municipalizzate, come prima: troppe, per essere efficienti e dare il miglior servizio al costo più basso. Spesso ci vogliono aree più ampie del piccolo territorio comunale per raggiungere buoni livelli di efficienza; quindi è la forma di società che si vuole imporre per queste aziende più grandi. La società per azioni è controllata e guidata da chi detiene la maggioranza, o una quota di controllo, del capitale. Nelle società cooperative, invece, vale il principio "ogni testa un voto": una garanzia affinché prevalga l'interesse comune e non la logica del profitto".
Tutto bello, se fosse vero.
Cosa significa oggi essere socio della Coop? Quanto conta, in realtà una testa per un voto? Praticamente nulla. Dunque quello che sponsorizzano è il loro potere, oltre che l'acqua 'pubblica'. In realtà se non si affronta la gestione democratica, come veramente funzionano queste cooperative, non si può credere alle belle parole, sulla carta condivisibili, del librettino "L'informatore", che agisce dunque sulla doppia marcia di controllo del proprio capitale e del consenso-appoggio politico.
Andremo a votare e voteremo contro la Legge Ronchi che vuole che le società per azioni gestiscano le reti idriche. Tuttavia l'acqua è un bene talmente prezioso e di tutti che non accettiamo di essere presi in giro da nessuno, nemmeno da chi spacciando valori di solidarietà, condivisione eccetera, gestisce poi gli interessi propri o di partito e arriva a costruire la mega-Unicoop con annessa multisala di Capezzana di Prato.

lunedì 9 maggio 2011

Passione per Gonfienti

La nostra serata per Gonfienti nel 'venerdì  di passione' , il 22 aprile scorso, almeno a qualcosa è servita: entrambi gli assessori alla cultura di Prato, quello del Comune e della Provincia, si sono sentiti in dovere di citare Gonfienti nelle loro dichiarazioni al settimanale "Metropoli".

Sono tutti tanto dispiaciuti per il fatto che ancora la città etrusca non sia fruibile e addirittura l'assessore comunale invoca l'intervento di un mecenate che possa risolvere il problema, ossia i soldi mancanti per l'apertura ed il prosieguo degli scavi, e l'assessore Nesi - che dichiara di sentirsi al lavoro anche mentre promuove il suo libro candidato al premio Strega -  immagina una ricostruzione della città etrusca in tre D!

Insomma vista la passione di entrambi gli assessori per il tecnologico, si potrà pensare di vedere la città etrusca sul Bisenzio in versione 3D con i touch screen e via discorrendo, tutto nella realtà virtuale.

Nel magico mondo del 'superficiale'.

Nessuno però dice che l'Interporto, a cui è stato sacrificato tutto, è praticamente senza vita. Che non decollerà mai come interporto, è finito quel tempo, e quindi ci ritroviamo stanzoni vuoti da riempire.
Nessuno dice anche che i soprintendenti non hanno molta voglia di aprire siti archeologici, che li vedono destinati immancabilmente al degrado (come li ho sentiti dire in occasione dei crolli di Pompei) e quindi quasi quasi li preferiscono sepolti e sotterrati da metri cubi di cemento come accade all'unica strada etrusca che abbiamo ritrovato, e che ora sta sotto il piazzale di un interporto vuoto.
Insomma, preferiscono tenerli celati al mondo, visto che il mondo consumista-economicista non è capace di mantenerli e li sciupa, così anche i reperti, perché no, alcuni ispettori preferiscono tenerseli come a casa piuttosto che in qualche museo etrusco che si potrebbe aprire a Prato.

Naturalmente nessuno dei due assessori pratesi s'è sentito in dovere di citare chi li aveva messi in moto. Addirittura il Nesi, llorante dolor de los ojos,  per far vedere che era arrivato prima lui, appena saputo della serata su Gonfienti, ha scritto un messaggino su facebook  - in modo che lo leggessero tutti, perché facebook ormai è sinonimo di pubblicità di sé, in modo che tutti sapessero che he cares - aveva scritto al  principe Renzi, da cui è stregato, per chiedergli, tutto in minuscolo: 
caro matteo renzi, ho una domandina per te. cosa faresti se ti dimostrassero che, sepolta in una zona  industriale, c'è una città etrusca di venti ettari del settimo secolo a.c. nel territorio del comune di firenze?  la lasceresti lì sepolta? buona pasqua.  ciao,  edoardo
Il principe Renzi, l'Illuminato, il Grande, gli avrebbe risposto: “M’impegnerei a fondo per salvare la città etrusca…parliamone”…..

Roba da far resuscitare Laris.


giovedì 5 maggio 2011

Nucleare: la “Scoriosi” è una malattia letale?

Ricevo e con molto piacere pubblico un intervento sul nucleare dell'ingegnere Ettore Colizzi.
 
Dopo aver guardato Porta a Porta su RAI 1, lo scorso 14 di Marzo, l'enormità - in numero e qualità - delle fandonie che avevo appena sentito proferire da giornalisti e, ancor peggio, da membri dell'attuale compagine governativa fu tale che non potei fare a meno di annotarmele. Mi figuravo il sollievo che mi avrebbe dato più tardi la possibilità di parlarne ad un interlocutore che in quel momento non mi era dato di avere. Il tema della serata era il nucleare, in conseguenza ai drammatici eventi allora - come purtroppo ancora oggi - in corso in Giappone.

Nei giorni successivi ebbi modo effettivamente di dare parzialmente luogo ad uno sfogo con la sfera dei mie conoscenti più stretti, rimanendo peró con l'amaro in bocca, con la sensazione di non aver lenito abbastanza il mio senso di profonda frustrazione. Una frustrazione che origina dal fatto che proprio il campo dell'ingegneria nucleare è quello in cui si compirono i miei studi universitari. Esperienza che sono ben lieto di aver fatto in gioventù, approfondendo una conoscenza che - si converrà - è bene fare, direi oggi, allo stesso modo con cui sarebbe auspicabile fare circa tutti i funghi velenosi in cui possiamo imbatterci.

È quindi la mia antica conoscenza dei funghi nucleari che mi spinge a pensare non solo che possa valere la pena di cercare i mezzi per propagare le mie reazioni di quella sera, ma che il non farlo possa essere moralmente scorretto, come il sottrarsi al compimento di un dovere civico.

Torniamo allora al nostro “Porta a Porta” del 14 di Marzo.

Che dire di un ministro che si lascia andare nel dire che in Italia - che che se ne dica -  esistono ben 44 siti perfettamente adatti allo stoccaggio delle scorie radioattive e che non si vede perché si dubiti che si possano costruire queste 44 centrali? - Come emergeva da successivi sviluppi della discussione, in realtà 44 sono le zone indicate da una ditta privata per avviare indagini in proposito. Ma al di là del ‘piccolo malinteso’ sullo stato delle indagini, va detto che esiste anche ben poca relazione tra idoneità allo stoccaggio di scorie e soddisfacimento di requisiti tali da permettere la costruzione e l'esercizio di un impianto di potenza. In ogni caso, invitato a notare l’equivoco, il medesimo ministro sorvolava giudicando probabilmente l'interlocutore un facinoroso pignolo, e assestando giusto un primo schiaffo al rigore che l’argomento avrebbe richiesto.

Ma questo è niente. Lo stesso signore, perseverando nell’improvvisarsi esperto in materia, cercava piú volte di ribadire il concetto secondo il quale "ció che la gente non capisce è che non c'è nulla da temere dagli impianti nucleare, perché le scorie sono inerti". Certo! Inerti allo stesso modo in cui lo è un'incudine, fino al momento in cui ci sfracella un piede, cascando dal tavolo di lavoro. O ancora, come inerti rimasero, se vogliamo, gli ordigni usati su Nagasaki e Iroshima, e – notisi bene – inerti, per la quasi totalità del periodo successivo alla loro costruzione! Non è forse vero anche questo?

Le scorie sono terribili. Sono l’indesiderato prodotto finale di un processo che è come se forgiasse milioni di spade di Damocle (intendiamoci: inerti) che rimangono pendenti sulla testa delle generazioni future. L'unica spiegazione che riesco a dare alle inaudite parole del ministro, è che possano essere state il frutto di un malinteso. Per esempio, gli potrebbe essere sembrato di udire dal suo medico che la "scoriosi" non è una patologia letale, e questo, più la sua abitudine ad esprimersi sulla base di cose sentite dire può aver fatto il resto. 

Sempre lo stesso ministro sosteneva poi che l'utilizzazione dell'energia solare o eolica rappresenta un approccio perdente in partenza, perché caratterizzato da discontinuità nella produzione, mentre - riportando il concetto da lui espresso -: "come si sa, non esiste alcun modo per accumulare energia, a causa della sua stessa natura".
Davvero? - avrei voluto dirgli. E… la mattina, quando esce di casa e mette in moto la macchina, quale magia consente al motore di partire? Oppure, tanto per sgombrare il campo dai dubbi sulle inefficienze dell'accantonamento di energia su piccola scala, mi chiederei: le centrali idroelettriche di pompaggio (quelle che riempiono i bacini idroelettrici immagazzinando l'energia di ricaduta dell'acqua), il nostro caro ministro, le avrà mai sentite nominare?

In questo 'crescendo', c'era poi stato un gran parlare circa il fatto che le centrali nucleari nel mondo, anche se con 'lievi danni' (su cui non approfondisco), non fanno altro che costantemente dare prova della capacità di resistere a terremoti ed eventi naturali "ben peggiori di quelli di cui si era tenuto conto nel progetto". La conclusione che sentivo trarre era quindi sintetizzata nella iconica frase: "ciò succede perchè le centrali nucleari sono molto più robuste di quanto non si creda".
Nel sentire questo, mi sembrava di veder cadere un bracconiere nella trappola da lui stesso appena tesa. Infatti, la allarmante conclusione che avrei giudicato logica è invece un’altra: che se quanto detto succede tanto spesso, ciò non è altro che la reiterata comprova del fatto che - per un motivo o per l'altro - troppo di frequente i progetti sono realizzati con l'obiettivo di resistere ad eventi di gravità inferiore a quelli che poi si trovano chiamati a fronteggiare!

Passando poi alle ‘chicchere’ sentite da giornalisti (che voglio pensare agiscano in buona fede, almeno rispetto a certi politici, anche se troppo spesso ovviamente entrambe le categorie parlano sulla base del 'sentito dire') di quella sera mi sono rimaste in mente queste "perle", che mi permetto di elencare alla rinfusa, alcune delle quali venivano snocciolate durante il TG1 successivo al Porta a Porta a cui mi sono fino ad ora riferito.

Sentivo, per esempio, qualcuno orientato all'ottimismo sull'efficacia dei metodi messi in atto in Giappone per cercare di raffreddare i noccioli dei reattori danneggiati, in quanto l'acqua impiegata "cerca lei stessa di non bollire". Che dire? Benissimo! L’impiego di acqua “saggia” invece di acqua comune è una trovata che rassicura non poco circa la genialità dei tecnici coinvolti nelle operazioni.

Un interessante scoop per Porta a Porta fu l’arrivo in diretta della comunicazione da un inviato circa un’ulteriore esplosione al ‘Reattore n. 3’ di Fukushima, accompagnata dal commento che "per fortuna non sembrava aver provocato rilasci di fumi o vapori". Per fortuna? Ho seri dubbi in proposito. Quanto costatato poteva ben essere il sintomo di un evento di natura peggiore che non le esplosioni (certo più spettacolari) che rilasciano fumi o vapori immediatamente. Infatti, un reattore è fatto di diversi contenitori, uno dentro l'altro. Più al centro si va, peggiori sono le conseguenze di un cedimento. Se ci sono fumi immediati, vuol dire che ciò che ha ceduto era il contenimento più esterno, e che quindi il rilascio di radiazioni è minore. Se non ci sono fumi immediati il rilascio può essere ritardato, ma molto peggiore in termini di entità della contaminazione. D’altronde: che l’apparenza inganna, lo sapevamo già, quindi la confusione di spettacolarità con gravità è fose un peccato veniale.

Apprendevo poi ancora durante il TG1, che la popolazione nei dintorni dei reattori danneggiati era stata "esposta improvvisamente alle radiazioni di mille radiografie all'anno".  Insomma come dire che qualcuno sarebbe risultato improvvisamente ingrassato, perché quel mattino aveva ingerito 1000 pranzi all'anno…  - Purtroppo il continuo uso improprio delle unità di misura generalmente associate a dati numerici di ogni tipo, è una piaga incurabile dei media alla quale chi è abbastanza qualificato da sapere di che si parla può solo rassegnarsi. Altro è – ma non era questo il caso – la manipolazione del significato dato stesso per fini perversi, per i quali la rassegnazione può diventare una forma di vigliaccheria.

Traendo le somme: una nutrita congerie di chiacchiere, propinate al telespettatore in meno di due ore. Insulsità simili a quelle che avevo sentito nel 1986 quando, dopo l'incidente di Chernobyl, ogni giorno i giornali e i telegiornali, come servizio al pubblico dei consumatori, divulgavano "informazioni" sui livelli di contaminazione dei prodotti agricoli in vendita al mercato, citando autorevolmente i "grammi di microCurie al chilo di insalata per secondo". Una vera soddisfazione per il consumatore, messo così pienamente in grado di valutare tanto l’opportunità di mangiare insalata, quanto la ridotta sua pericolosità come primo piatto o come contorno.

Abbandonando il tono canzonatorio verso cui mi sono fatto trascinare dalle assurdità descritte: ci sono delle tristi verità che pochi sanno. Una di queste è che - per esempio, semplificando ma non distorcendo la realtà - i reattori nucleari, in realtà non si possono veramente spegnere. Si può solo ridurre il livello di attività ad un minimo (che in verità tanto minimo non è). Il che significa che se ci si vuole liberare di un vecchio impianto è necessario mettere a punto ed attuare un piano decennale di interventi che - praticamente col reattore tenuto costantemente sotto l'effetto di sedativi - ne permettano lo smantellamento graduale (molto graduale). Dopo di che, finalmente… ci si può confrontare col dilemma di non sapere poi tanto bene dove mettere il combustibile esaurito, i pezzi del reattore smontato, e quant'altro.

Detto tutto questo concludo dicendo che, per la mia personale salvaguardia, nel prossimo e nel distante futuro continuerò ad usare gli strumenti di cui ho ritenuto opportuno munirmi per misurare da me cosa mi succede intorno (di quelli che parlano per sentito dire di cui mi occupavo precedentemente, comprensibilmente non mi fido troppo).
Il ‘livello di radiazioni’ che misuro adesso è - diciamo - "normale": 18 microRad (o 180 nanoGray) all'ora. (In realtà normale non e` affatto perché una parte significativa è dovuto ai residui non ancora estinti degli esperimenti nucleari ed altre attività umane, ben spalmati sul pianeta in modo quasi uniforme - ma per il momento lasciamo perdere). - Dicevo: 18 microRad/ora, come (in media) misuro da un anno a questa parte, dove vivo. Vorrei fosse chiaro a chiunque ha letto quanto sopra che se in un qualche momento a venire (come tutto sommato non è da escludersi) il 18 dovesse diventare uno stabile 19, entro il periodo successivo dell'ordine di un anno il destino di decine di migliaia di esseri umani (e non parlo di sfortunati Giapponesi) sarebbe stato segnato, e la maggior parte di essi perirebbe prematuramente, per lo più di una qualche forma di cancro.

Ciò che trovo raccapricciante è il fatto che se questo avvenisse, comunque non si saprebbe mai chi sono, tra noi umani, quei disgraziati, e questo - come è gia stato in circostanze analoghe - diventerebbe un alibi apparentemente indiscusso per proteggere i criminali responsabili di questa potenziale strage, di cui ho tanto il sentore nessuno parlerà…


Ettore Colizzi

Pratopezza e i bambini

Maila Ermini in "Pratopezza"
Stamani Pratopezza è andato a scuola dai bambini, ed è stato un magnifico incontro.
Io nutrivo tante perplessità, in particolare con i bambini più piccoli, di appena 3 anni!, e invece si sono divertiti per 45 minuti di seguito.
Con Pratopezza un risultato è stato raggiunto: esso supera la sciocca divisione di teatro per ragazzi e teatro per grandi, e con il portaballe diventato 'raccontaballe' la sua scena è ovunque, e per tutti.
I bambini hanno capito. Anche quelli che oggi, per la prima volta, hanno avuto il magico contatto con il teatro e che per il ridere, insieme alle maestre ridevano anche loro sì, mi hanno impedito per qualche minuto di continuare.
me

mercoledì 4 maggio 2011

Il lavoro culturale è a base mafiosa e clientelare

Nei giorni della festa del lavoro e delle polemiche, nel tempo del precariato, mi permetto di parlare di un lavoro precario da sempre, di cui quasi nessun sindacalista si occupa: il lavoro dell’artista.

Per molti questo non è un lavoro: per esempio, fare il musicista, o il pittore, o l’attore, lo scrittore, eccetera.

Qualcuno è inserito in strutture, enti come per esempio gli artisti del Maggio Fiorentino, di cui recentemente ci si è dovuti occupare a vario titolo, ma non sempre bene: il discusso non rientro al momento del terremoto giapponese, i non pagamenti ai lavoratori, eccetera.

Ma se si esclude qualche piccola eccezione, nessuno ne parla.

Si parla solo di metalmeccanici, di dipendenti.

Eppure, oltre alla precarità consustanziale del nostro lavoro, a cui gli artisti sono abituati, c’è anche il sistema che rende difficile l’attività: è il sistema, perché, dovete sapere che si lavora solo se si è in grazia di qualcuno. E se non si dà fastidio, se non si parla e si accetta il sistema qual è.

Se no, si possono recuperare briciole, non di più.

Naturalmente questo non va detto, non va denunciato, altrimenti scatta la fatwa, e non lavori più.

Faccio l’esempio del teatro, ma dovete immaginare che questo che racconto è calcabile su ogni tipo di lavoro artistico.

La Regione Toscana e le Province danno soldi a un ente che si chiama Fondazione Toscana Spettacolo. Per anni questa fondazione ha ignorato il lavoro di molti artisti di questa regione, se non a cambio di qualcosa: notorietà per avere pubblico o rinomanza; vantaggio nell’occupare spazi, o altro.

Non ha svolto il suo ‘dovere’ e si è comportata peggio qualsiasi altro ente privato con interesse privato. Anzi, ha tiranneggiato sugli artisti, rendendoli succubi. Naturalmente non ci sono prove, le prove non ci saranno mai e nessu artista lo testimonierà.

Uno scandalo di cui nessuno ha osato dire nulla. D'altronde, a chi importa tutto questo se non importa agli artisti stessi? Hanno blaterato solo un po' quando c'è stato il rischio di perdere i soldi, ma non hanno messo sotto accusa il sistema.

Da pochi giorni è stata chiamata come presidente della Fondazione Beatrice Magnolfi, senatrice pratese. Una nomina più che politica, come lo era stata quella precedente.

Le compagnie devono bussare più e più volte, finora almeno non è cambiato nulla, per farsi dire sempre lo stesso refrain eufemistico e ipocrita: è troppo tardi, è troppo presto, vogliamo vedere lo spettacolo (e quando li inviti mai vengono a vedere lo spettacolo!), ci vuole il DVD (scandaloso!), bisogna parlare con quello, con l’ altro…

Non cambia se si va altrove in Italia. Uguale trattamento in altre regioni a sistema culturale monopolistico (come per esempio la Puglia, ma anche l’Emilia Romagna, o il Piemonte) o non monopolistico, dove vigono altri modi, ma che conducono sostanzialmente allo stesso risultato.

Il lavoro manca nel settore artistico anche per questo, non solo perché mancano i soldi.
In questo i sindacati sono del tutto assenti; ma anche, ripeto, perché gli  stessi artisti  lo sono, per secoli hanno imparato la 'lezione del coniglio'; altrimenti non si mangia. E  la vanità in questo ha tanta parte: per primeggiare sugli altri (o per non vederli primeggiare),  molti avallano l'abbrutimento e la corruzione.
Certo, questo modus  è in vigore in molti enti, come, per rimanere in campo culturale, all'università, è consustanziale al sistema Italia, tuttavia nel nostro settore mille volte di più.
Mancano le pari opportunità: questo ormai è il senso del sintagma, una attuazione minimamente democratica e trasparente del sistema che, non dobbiamo avere paura nel dirlo, è a base mafiosa e clientelare,  e produce servi e miseria.

martedì 3 maggio 2011

Prato? Assente!

La Fiab organizza il primo Giretto d'Italia (Primo campionato italiano della ciclabilità urbana), al fine di rendere le città italiane più a misura di bici.
Segnalo il sito http://www.fiab-onlus.it/giretto.htm che vi invito a visitare. 
Nel libretto che hanno stampato e che si può leggere in linea, ci sono informazioni importanti: Padova è la prima città italiana a misura di bici (e io lo confermo), ma ci sono altre città che si candidano a diventarlo, come Bari, che pure non è affatto una città ciclabile e i baresi hanno la mentalità dell'automobile e non so come farà Emiliano...tuttavia è un segnale importante e necessario, un primo passo.
Sempre nel libretto si legge che si potrebbero richiedere finanziamenti per la costruizione delle piste...
Invece Prato è assente, e i presunti progetti di ampliamento per la rete ciclabile, annunciatimi direttamente dal Sindaco l'altra sera sono solo sulla carta, come tante altre cose . Di quello che avrei voluto proporre io (e altri con me) non hanno voluto sentir parlare; credo che il vice sindaco e assessore all'ambiente Borchi  mi abbia preso in giro quando a suo tempo mi parlò...
Sono appena tornata dal centro e tantissimi pratesi erano in bicicletta, in mezzo alla strada, con addosso i camion. Continuare così non è possibile, vogliamo le piste ciclabili, un'altra città, e le parole del sindaco, che appaiono belle a tanti dei comitati che lo hanno votato e continuano a organizzargli la claque - e non solo al  Teatro Metastasio per Pratoincontra- , sono vuote, vuote come le zucche di Halloween!

Inattuale

Gli americani hanno ucciso Bin Laden il giorno o poche ore dopo (chi potrà mai dirlo?) della beatificazione di Woytila da parte del Vaticano. Le due potenze antagoniste del mondo occidentale hanno mostrato la loro forza con e per i media quasi a sfidarsi davanti al mondo, dando prova ciascuno per sua parte di potere assoluto, di vita e morte e di oltre morte. Beatificare e uccidere sono le forme predilette del Terrore mediatico, la dualità tragica dell'essente assolutistico del nostro tempo. E questo Bin Laden sapeva bene.
me

P.S. Ma il tempo di Bin Laden era già finito prima della sua morte, i giovani della 'primavera africana' vogliono scrollarsi di dosso il fondamentalismo islamico.

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.