venerdì 13 maggio 2011

Il digestore anaerobico alle Pantanelle

Il 29 aprile scorso il Comitato Ambientale di Casale ha organizzato un incontro con il Sindaco di Prato Roberto Cenni, il Vicesindaco Goffredo Borchi ed il presidente di ASM Alessandro Canovai per parlare del digestore anaerobico che si vorrebbe costruire accanto al depuratore del Calice, nella zona denominata Le Pantanelle.
Il digestore anaerobico non è il termovalorizzatore, non emette particelle inquinanti, e utilizza il cosiddetto rifiuto organico per produrre energia. L’impianto che si vorrebbe costruire è piccolo, assicurano, ed è ecocompatibile.
Io non credo che la zona delle Pantanelle, destinata come ha assicurato il Sindaco a parco, possa sopportare un altro impianto per lo smaltimento dei rifiuti che, nonostante tutte le rassicurazioni, non può che peggiorare l’ambiente, ormai in gran parte compromesso.
La zona è soggetta ad alluvione ( e non basta dire che l’impianto sarà costruito innalzato di 2 metri); presto sarà terminata la Tangenziale Ovest e ci sarà traffico; e poi c’è il depuratore del Calice, le cui acque reflue sono difficili da gestire, oltreché inquinanti, e lo dimostrano gli alberi morti lungo il fosso di scolo, e i pesci che non vi sopravvivono.
Se pure il digestore smaltisce, producendo energia diciamo pulita (biogas),  i rifiuti organici, questi vanno portati sul posto. Parlano di 25 camion al giorno: vi sembrano pochi? E poi saranno solo quelli? Chi li controllerà?
Senza considerare l’eventuale cattivo odore che ci sarà in tutta la zona per lo stoccaggio del materiale.
Se il digestore è un affare (produce energia e per di più riceve incentivi per la sua produzione da fonti rinnovalibili, i cosiddetti ‘certificati verdi’), il rischio è quello che di rifiuti organici se ne portino di più e di più ancora, e magari non solo da Prato. Dunque, a dispetto di tutte le presunte garanzie, non sono affatto convinta della ‘bontà’ ecologica dell’operazione.
Purtroppo il rischio è quello di veder ricomparire dalla porta quello che era stato buttato dalla finestra: i comitati hanno combattuto con decisione contro il termovalorizzatore, ma appaiono fin troppo tiepidi nei confronti di questa nuova possibilità proposta dalla giunta Cenni e da ASM. Si vuole scegliere il male minore? Siamo proprio sicuri che lo sia?
E dopo questo impianto per lo smaltimento dei rifiuti, quale altra sorpresa riserverà il futuro per questo ‘parco’?
ASM, invece di investire i nostri soldi in digestori, potrebbe pensare di investirli per ridurre i rifiuti all’origine, compiere seri tentativi di educazione ambientale, che, ove viene praticata, porta a considerevoli abbassamenti del livello della spazzatura, oltre che a una migliore raccolta differenziata. E perché no? pensare all’attivazione della tracciabilità  del rifiuto stesso.
Insomma, invece che tentare di curare la malattia, lucrandoci, cominciare, come si fa in medicina, a prevenire il male.

Maila Ermini

Pubblicato su Metropoli del 6 maggio 2011

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