venerdì 20 maggio 2011

Marchette fiorentine

A me l'artista romana Rabarama non dispiace.
Hanno installato sue sculture a Firenze, davanti a Palazzo Pitti, a Boboli, non so dove.
L'assessore alla cultura fiorentina Giuliano da Empoli dichiara stizzito:  "Rabarama, al secolo Paola Epifani, è arrivata a Firenze non preceduta, come sarebbe normale, da critiche e recensioni artistiche, ma da una lunga serie di raccomandazioni e di telefonate degli amici degli amici. Alla tiepida accoglienza da parte del Comune, evidentemente ha riversato altrove le sue attenzioni. E’ doloroso che, proprio a margine di eventi come quello di oggi, la nuova mostra alla Strozzina, concomitante con l’ultimo giorno della bella installazione nel cortile di Palazzo Strozzi, facciano la loro apparizione in città ‘energumeni’ estemporanei che fanno fare un salto indietro al percorso di innalzamento qualitativo dell’arte pubblica in città”.
Dunque s'è capito che Rabarama è raccomandata dalla parte politica avversa a quella che ha portato Da Empoli sul soglio assessorio.
Magari sarebbe stato opportuno che  il Giuliano dicesse che ora è finito il tempo delle telefonatine,  delle raccomandazioni, finito per tutti, che ora in arte vale chi vale.
Rabarama ha risposto: "Nel suo piccolo l'assessore del comune di Firenze signor da Empoli appartiene alla cultura di un'altra figura maschilista balzata in questi giorni al disonore delle cronache. Mi riferisco  proprio a Dominique Strauss Khan che aggredisce le donne fisicamente, mentre il signor da Empoli lo fa a parole. Non credo che avrebbe usato il termine 'marchetta' se si fosse riferito a un uomo. Insultare me, che sono una donna, deve essergli sembrato molto normale. Complimenti."
Almeno quest'altra misera vicenda artistica mostra a tutti, se mai ce ne fosse bisogno, come funziona l'arte in Italia.
Il teatro uguale, nei teatri che contano, nei circuiti  in genere ci sono gli scambi, oltre alle telefonate, voglio dire: io produco uno spettacolo nel mio teatro, lo porto nel tuo teatro; tu produci uno spettacolo nel tuo teatro, lo porti nel mio e così mi faccio i circuiti più importanti; tu inviti me, io invito te. E' il valzer delle mafiette.
Se si avesse tempo da perdere da poter tracciare i movimenti degli spettacoli italiani, si potrebbero vedere i passi di questo valzer.
Poi ci possono essere le chiamate di artisti che portano pubblico o prestigio, soprattutto riguardano artisti resi famosi in genere dalla televisione; o quelle che si fanno per esempio nei confronti degli artisti giovani: la politica li chiama per demagogia.
Raramente un artista, un gruppo eccetera è chiamato per il suo valore, per quello che dice, per come lo dice.
Dunque questo avrebbe dovuto dire il Giuliano. 
La verità va detta tutta.

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