giovedì 26 maggio 2011

Lettera a Woody Allen

Caro Woody,
ti ho visto l'altra sera a Cannes, e ti ho visto abbattuto.
Ti ho visto tramite fotografia perché non sono potuta venire a trovarti, sto scrivendo una commedia e sono particolarmente impegnata nella costruzione del finale. Tu sai bene che il finale è la parte più difficile, da cui dipende tutto. Tu sai bene anche che a questa mia età, quando non si è più giovani e non si è ancora vecchi, tutto diventa incerto. Al mattino ci svegliamo, ci guardiamo allo specchio e proviamo quella strana sensazione di stare sospesi chissà dove nella vita.
Ma torno a te. Ti ho visto circondato come sempre da bellissime, ma non eri felice. Perché? Non sei soddisfatto del tuo 'prodotto'? Non ho ancora visto il tuo ultimo film, ma sicuro lo farò, sono certa che sarà emozionante e intelligente come tutti i tuoi.
Dunque, è quello di cui parlavamo l'ultima volta, che questa arte come  merce ci dà infelicità? Cosa dobbiamo fare, ci dicemmo, non c'è via di fuga. E infatti vedo che stai ancora là, ma non capisco come ti ostini a star dentro mani e piedi dentro questa publicity, che produce soldi e tristezze. Ne hai veramente bisogno? Certo non di tristezza. Tu sei già grande e nella Storia, e non hai bisogno di continuare a posare, a sfilacciarti sulle croisettes.
Che senso ha quest'arte? Tu diresti: molto meglio del nulla. D'accordo. Ma ti so troppo intelligente per non sapere che sai che la art-publicity è il nulla, l'indistinto marasma del grande mercato del mondo a cui ti concedi nella speranza, come tutti, di non essere dimenticato, di essere il migliore, il più di tutti.
Ora io che farei: dopo aver visto tutti i film che intendo vedere, ringrazierei gli organizzatori, saluterei gli amici, bacerei le fresche guance delle bellissime e me ne andrei.
So che verrai a Roma, a girare un film con Roberto Benigni, di cui hai detto che è l'unico che ti viene in mente quando pensi al cinema italiano.
Sei esagerato. Che dirà Nanni? vedrai lo spero il suo ultimo film , che non è male, forse non corre buon sangue tra di voi? Anche Nanni ormai è dentro al mondo della publicity, è lontano il tempo in cui accusò Monicelli di essere un regista borghese. Gli voglio bene, anche se non ho amato quella strizzatina d'occhio ai francesi nel menzionare, in Habemus papam, il regnante Sarcozy.
Tu hai preferito dare un cammeo alla Brunì.
Vienimi dunque a trovare, ti devo dire un sacco di cose e varie scoperte che ho fatto. Non puoi fare a meno di venire in Toscana, se la tua prossima opera s’ispira al Decameron. Ora, certo non è la Toscana dei tuoi sogni, sai che qui a Prato hanno seppellito recentemente la più grande città etrusca mai scoperta finora per farci un interporto di cui non sanno che fare, ma ci vuol pazienza, se ne stanno rendendo conto e anche il presidente Enrico Rossi, nella lettera che non mi ha mai mandato in risposta alla mia pubblicata su La Repubblica, mi conferma: il disagio è grande.
Ma di questo ti parlerò di persona, se vorrai ascoltare queste nugae provinciales,  non posso affidarmi a questa lettera pubblica per darti notizie riservate e per me importanti. 
Il mio teatro, parlo della Baracca, è migliorato rispetto all'ultima volta che l'hai visitato, abbiamo rifatto il  tetto, c'è una tribunetta e il pubblico vede meglio, ma per il resto è la delizia che videro i tuoi occhi, e che, pensa, molti amministratori locali, o addetti alla cultura eccetera, ancora non conoscono o se ne tengono bene alla larga.
Se non fosse per te, che m’ispiri e proteggi, non so cosa farei. Sai, qui la libertà non è come raccontano esista nell'America degli Stati Uniti, o forse è uguale,  poi te la fanno pagare lo stesso.
Ti aspetto.
Maila Ermini

(Pubblicato su Metropoli venerdì 20 maggio 2011)

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