"È
difficile definire con un'espressione univoca uno spettacolo come GAETANINA
BRESCI, così semplice, eppure così complesso. Semplice per quanto riguarda
i mezzi di realizzazione: una scenografia essenziale (tre sedie, una
scrivania, pochi oggetti a delineare l'ambiente claustrofobico del
consolato italiano di San Francisco), una luce fissa, due attori e nessun
commento musicale o effetto sonoro. Complesso per la pluralità dei temi
trattati, da un lato, e, dall'altro, per le tante sfumature vocali,
gestuali, espressive che caratterizzano la recitazione dei due protagonisti
(Maila Ermini, anche autrice del testo e regista, e Gianfelice D'Accolti).
Gli
spunti di riflessione evocati dalla figura di Gaetanina - seconda figlia di
Gaetano Bresci, l'operaio tessile pratese, anarchico, che nel 1900 uccise
il re Umberto I per vendicare gli eccidi compiuti per ordine regio da Bava
Beccaris a Milano due anni prima - sono molteplici. Nella pièce si
immagina che nel 1971 la donna, vissuta fino a quel momento negli Stati Uniti
in una costante condizione di precarietà a causa di un cognome così
ingombrante, voglia intraprendere un viaggio in Italia alla ricerca delle
proprie radici, per potersi riappropriare a pieno del ricordo di un padre mai
conosciuto. A una settimana dalla partenza, Gaetanina viene convocata dal
consolato italiano di San Francisco: ufficialmente si tratta di una
"pura formalità" (ho citato non a caso il titolo del famoso film
di Tornatore, di cui in questo spettacolo si respira, almeno in parte, la
stessa atmosfera kafkiana), ma nella sostanza assistiamo a un vero e
proprio interrogatorio. Emerge allora il vero motivo di questa strana
convocazione: le autorità italiane temono che l'arrivo della Bresci possa fungere
da detonatore per le contestazioni in atto nel Paese.
Il
dialogo instaurato da Gaetanina con i tre personaggi che si avvicendano per
parlarle, in un confronto serrato (il console, un poliziotto e una donna
misteriosa, la sedicente nipote di Bresci), è costellato di riflessioni
che riguardano non solo la storia, ma anche l'attualità: l'abuso di potere
da parte dell'autorità, la repubblica e la democrazia che, se intese solo
in senso formale, si riducono a vuote formule, le difficoltà incontrate da
chi vuole fare politica al di fuori di etichette e partiti. Molto forte -
e secondo me azzeccato - l'accostamento tra il regicidio messo in atto
dall'anarchico Gaetano e la pena di morte, ancora in vigore (negli anni '70
come adesso) in alcuni Stati U.S.A.: in entrambi i casi, qualcuno decide
che "sia giusto" uccidere qualcun altro. In entrambi i casi, siamo di
fronte a una vendetta (quella di Bresci contro un potere repressivo, quella di
uno Stato contro chi ha violato la legge). Personalmente, ritengo che la
vendetta non sia mai una soluzione e che non si possa punire la violenza
con un'altra violenza. Proprio per questo trovo che lo studio del
passato, presentato in tutta la sua veridicità, senza reticenze, sia
essenziale per comprendere e migliorare il presente. Ed è dallo studio
della storia e dal suo costante confronto con l'oggi che scaturisce la
forza di questo spettacolo.
Un'ultima
osservazione sul lavoro degli attori: Maila Ermini gioca sul cambiamento
"linguistico" (passando dall'italiano parlato con accento
americano, all'inglese, all'italiano) e su variati toni di voce per
restituire i diversi stati d'animo di Gaetanina. Emerge il ritratto di una
donna risoluta, in cerca di giustizia, ma anche piena di dubbi, stanca ed
energica allo stesso tempo. Gianfelice D'Accolti, con l'aiuto di pochi
costumi ed accessori, dà vita agli altri tre personaggi, creando tre figure
completamente diverse, caratterizzate soprattutto dalla gestualità e dal modo
di parlare.
Particolarmente
riuscita, a mio avviso, è la figura femminile che compare in chiusura dello spettacolo:
risolta con l'uso di pochissimi oggetti e con un tono di voce mellifluo, la
misteriosa nipote di Bresci ci accompagna, in un dialogo ricco di
sfumature con la protagonista, verso il finale della pièce, aperto e denso di
emozioni.
Il
pubblico presente alla prima di sabato 28 settembre ha risposto con entusiasmo,
trattenendosi per più di un'ora dopo la fine dello spettacolo per un animato
dibattito insieme agli artisti."
Eloisa
Pierucci