mercoledì 18 settembre 2013

Dipendenti pubblici: o sei schiavo o ti trasferisco

Nell'inchiesta Tav in Toscana, per cui è stata arrestata anche la ex-presidente della Regione Umbria Rita Lorenzetti, compare anche il nome di Rossi, e in particolare per l'allontanamento dalla VIA (Valutazione Impatto Ambientale) di un funzionario, Zita. Secondo il giudice Rossi non  si sarebbe opposto al trasferimento di un funzionario definito scomodo.
Così finiscono i dipendenti pubblici. Mentre vediamo funzionari  e dipendenti che sostano a vita in un posto, quando sono fedelissimi e proni ai partiti ((vedo per esempio quanti funzionari sostano per anni alla cultura senza che nessuno li smuova), li spostano subito - o li mettono in condizione psicologica affinché siano costretti a chiedere il trasferimento - quando dicono qualche no.
Quando ero anch'io dipendente pubblica, molti anni fa, vivevo lo stesso dramma, ma rispetto a oggi mi rendo conto che erano rose e fiori. Oggi c'è meno libertà nei dipendenti pubblici e solo alla condizione di essere servi in toto possono far carriera o stare tranquilli nel loro posticino. Quando vado a parlarci per lavoro, non soltanto li vedo schiacciati dal sistema burocratico ma anche impauriti, letteralmente. Prima non era così. Perché se non fanno i bravi, possono essere spostati da un posto all'altro.
E' per lo stesso motivo, anche se non si tratta di dipendenti, che la Regione Toscana, giocando un gioco truccato ma conosciuto ormai, rivestito di presunta legalità con carte e controcarte, non ci ha dato la 'residenza teatrale'; è per questo che il Comune di Prato, da anni, non ha dato che miserrime briciole alla nostra attività, quando spesso anche nulla. Noi non siamo graditi e quindi i soldi vanno ad altre associazioni eccetera.


Inchiesta Tav, citato anche il governatore Rossi (Da Il Tirreno)

La Regione: “Non esiste alcun legame tra la destinazione ad altro incarico del dirigente regionale Fabio Zita e le delibere di valutazione di impatto ambientale presentate dalla giunta regionale"
    Nell'inchiesta sui lavori alla Tav di Firenze che ha portato agli arresti domiciliari, tra gli altri, dell'ex presidente della Regione umbra Rita Lorenzetti, presidente di Italferr, la società di progettazione di Ferrovie, viene citato anche il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi. Motivo? L'allontanamento del funzionario Fabio Zita dalla Via, l'ufficio di valutazione di impatto ambientale, contro il quale si era scagliata la Lorenzetti e i suoi sodali ("bastardo, mascalzone, terrorista, stronzo"). Pomo del contendere: i materiali di risulta degli scavi dell'Alta velocità, che per Zita erano ritenuti rifiuti mentre per la Lorenzetti sottoprodotto della lavorazione, e quindi meno costosi da smaltire.
    Nell'ordinanza di circa 500 pagine il gip del tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti scrive, a proposito di Rossi: "Indipendente dalla buona fede nell'assumere tale decisione, Rossi ha di fatto consentito all'associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo". E mentre le opposizioni chiedono chiarimenti a Rossi, la Regione risponde con un comunicato stampa in cui si sostiene che non esiste “ alcun legame tra la destinazione ad altro incarico del dirigente regionale Fabio Zita e le delibere di valutazione di impatto ambientale presentate dalla giunta regionale in merito alla destinazione a Cavriglia delle terre di scavo provenienti dal sottoattraversamento di Firenze".La Regione precisa anche che l'allontanamento di Zita è stata "una decisione autonoma del direttore generale della presidenza inerente a motivati argomenti organizzativi e di un regolare avvicendamento dei dirigenti regionali".

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