mercoledì 11 settembre 2013

"Il male dell'Italia è l'ipocrisia"


Ho sentito finalmente una verità, non mi importa ora chi l'ha detta, al Parlamento: "Il male dell'Italia è l'ipocrisia".
Santissime parole. Torno a casa fresca di spettacolo, ripulita dalla bella lettura del Decameron del Boccaccio, uno che l'ipocrisia la condanna senza pietà: ho letto con sommo gusto, fra le altre, la novella del pratese Ser Ciappelletto, la prima novella del Decameron, e ho ricordato che il primo Tartufo della letteratura era proprio un pratese! 

A proposito di Tartufi, diffusissimi ovunque purtroppo, mi è venuto in mente Molière, proprio mentre leggevo il Boccaccio che, oltre al Tartufo, ha scritto un pezzo potente sull'ipocrisia fatta programma di vita nel Don Giovanni. Se la leggete, potete riconoscere subito molti furbastri attuali che si vestono da santi, santi anche 'ciovili', s’intende.
Assolutamente da leggere in Parlamento e ovunque sia possibile. E rammentarla, per smascherarne qualcuno, ogni tanto.
Ho messo in neretto i pezzi per me più significativi.


DON GIOVANNI - Ora non c’è più bisogno di vergognarsi: l’ipocrisia è un vizio di moda, e tutti i vizi di moda passano per virtù. Il personaggio dell’uomo onesto, oggigiorno, si presta più di qualsiasi altro ad essere imitato, e quella degli ipocriti è la migliore delle confraternite. È un’arte in cui l’impostura viene sempre rispettata; ed anche quando viene scoperta non si osa dire nulla contro di essa. Tutti gli altri vizi umani sono esposti al biasimo, e chiunque è libero di attaccarli apertamente; ma l’ipocrisia è un vizio privilegiato, che, di sua mano, chiude la bocca a tutti, e gode tranquillamente di una sovrana impunità. A forza di infingimenti, si stabilisce fra le persone della stessa risma un legame strettissimoBasta allora toccarne una sola per averle tutte contro; ed anche quelli che sono conosciuti per la loro buona fede e che tutti tengono in conto di veri devoti, costoro, dico, sono lo zimbello degli altri; cadono con innocenza nella pania degli impostori e diventano ciechi difensori proprio di quei tali che delle loro azioni sono le scimmie. Quante persone pensi tu ch’io conosca, che con questo stratagemma hanno abilmente cancellato tutti i vizi di gioventù, che si fanno usbergo del mantello della religione e sotto questo abito rispettabile si sentono autorizzati a commettere le peggiori nefandezze? Puoi sapere i loro intrighi e conoscerli per quel che sono, non per questo perdono credito di fronte alla società; e qualche compunto chinar di capo, un sospiro mortificato, un po’ di sguardi rivolti al cielo rimediano a tutto ciò che possono aver fatto. Sotto questo riparo compiacente io voglio rifugiarmi e mettere al sicuro i miei interessi. Non abbandonerò le mie care abitudini; ma avrò cura di nascondermi e di non divertirmi alla luce del sole. E se venissi scoperto, vedrò, senza muovere un passo, tutta la congrega schierarsi a mio favore e difendermi contro tutto e tutti. Insomma, questo è l’unico modo per poter fare impunemente quel che mi pare e piace. Mi erigerò a censore delle azioni altrui, dirò male di tutti e avrò una buona opinione soltanto di me stesso. Non perdonerò a nessuno che dovesse appena sfiorarmi, e nutrirò nei suoi confronti un odio irriducibile. Mi farò vendicatore delle ragioni del Cielo e con questo comodo pretesto metterò in fuga i miei nemici, li accuserò di empietà e saprò scatenare contro di essi i devoti troppo zelanti, che senza alcuna conoscenza di causa grideranno allo scandalo, li copriranno di ingiurie e li condanneranno solennemente in virtù della loro autorità del tutto particolare. È in questo modo che si abusa della debolezza umana e che un uomo intelligente si adegua ai vizi del suo secolo. (Don Giovanni, Atto V, scena II)



Dom Juan
Il n’y a plus de honte maintenant à cela : l’hypocrisie est un vice à la mode, et tous les vices à la mode passent pour vertus. Le personnage d’homme de bien est le meilleur de tous les personnages qu’on puisse jouer aujourd’hui, et la profession d’hypocrite a de merveilleux avantages. C’est un art de qui l’imposture est toujours respectée ; et quoiqu’on la découvre, on n’ose rien dire contre elle. Tous les autres vices des hommes sont exposés à la censure, et chacun a la liberté de les attaquer hautement ; mais l’hypocrisie est un vice privilégié, qui, de sa main, ferme la bouche à tout le monde, et jouit en repos d’une impunité souveraine. On lie, à force de grimaces, une société étroite avec tous les gens du parti. Qui en choque un, se les jette tous sur les bras ; et ceux que l’on sait même agir de bonne foi là-dessus, et que chacun connaît pour être véritablement touchés, ceux-là, dis-je, sont toujours les dupes des autres ; ils donnent hautement dans le panneau des grimaciers, et appuient aveuglément les singes de leurs actions. Combien crois-tu que j’en connaisse qui, par ce stratagème, ont rhabillé adroitement les désordres de leur jeunesse, qui se sont fait un bouclier du manteau de la religion, et, sous cet habit respecté, ont la permission d’être les plus méchants hommes du monde ? On a beau savoir leurs intrigues et les connaître pour ce qu’ils sont, ils ne laissent pas pour cela d’être en crédit parmi les gens ; et quelque baissement de tête, un soupir mortifié, et deux roulements d’yeux rajustent dans le monde tout ce qu’ils peuvent faire. C’est sous cet abri favorable que je veux me sauver, et mettre en sûreté mes affaires. Je ne quitterai point mes douces habitudes ; mais j’aurai soin de me cacher et me divertirai à petit bruit. Que si je viens à être découvert, je verrai, sans me remuer, prendre mes intérêts à toute la cabale, et je serai défendu par elle envers et contre tous. Enfin c’est là le vrai moyen de faire impunément tout ce que je voudrai. Je m’érigerai en censeur des actions d’autrui, jugerai mal de tout le monde, et n’aurai bonne opinion que de moi. Dès qu’une fois on m’aura choqué tant soit peu, je ne pardonnerai jamais et garderai tout doucement une haine irréconciliable. Je ferai le vengeur des intérêts du Ciel, et, sous ce prétexte commode, je pousserai mes ennemis, je les accuserai d’impiété, et saurai déchaîner contre eux des zélés indiscrets, qui, sans connaissance de cause, crieront en public contre eux, qui les accableront d’injures, et les damneront hautement de leur autorité privée. C’est ainsi qu’il faut profiter des faiblesses des hommes, et qu’un sage esprit s’accommode aux vices de son siècle. (Dom Juan, V, II).

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