giovedì 5 settembre 2013

Le residenze teatrali e alcuni dettagli di altrui fortune

Al Teatro Magnolfi presto ci sarà un incontro diciamo 'critico' sulle residenze teatrali diretto dal Metastasio, in particolare da Edoardo Donatini direttore di Contemporanea Festival in collaborazione con L'arboreto compagnia residenza dell'Emilia Romagna molto ben introdotta e altri.
Anche il Metastasio è entrato in qualche modo fra gli enti che risultano, seppur con un progetto a latere, fra i beneficiari delle residenze teatrali.

Edoardo Donatini, che faceva parte della compagnia T.P.O. fino a poco tempo fa, ora risulta staff del Metastasio e direttore artistico di 'Contemporanea'.

La compagnia T.P.O è, come noto, anch'essa una compagnia ben introdotta, non solo nella Regione Toscana. E pensare che era nata sotto ben altri auspici che essere ben introdotta nel potere, come risulta dal simpatico articolo che copio sotto.

Qualche anno fa, andando a parlare con un assessore della provincia, mi lamentai del fatto che non ci fosse giustizia riguardo al trattamento delle compagnie locali, che ci fossero figli e figliastri, e l'assessore mi disse, testuali parole: - Mi chieda tutto, ma non di mettere in discussione il sistema, questo no - .


Il Tpo nasce 40 anni fa da un collettivo anarchico

L'architetto Savino Marseglia ricorda gli albori del Teatro di piazza o d'occasione
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     PRATO. Quella che oggi conosciamo come la Compagnia teatrale del Tpo-uno dei fiori all'occhiello dello Stabile Metastasio un tempo era un collettivo anarchico militante, composto da giova ni talenti irriverenti come Leo Toccafondi e Savino Marseglia e frequentato di tanto in tanto anche dal gio vane Roberto Benigni. Come tutti i gruppi d'avanguardia, anche il Tpo aveva il suo manifesto. Basato su principi ideologici forti: prima di tut to abolire il palcoscenico e abbattere le barriere tra attori e pubblico. Perchè ogni luogo per i suoi componenti era buono per mettere in sce na una rappresentazione. Bastava uscire dagli spazi convenzionali, coinvolgere la gente, accendere il dibattito. Per strada, sull'autobus, nelle piazze. In questi giorni ricorre il trentottesimo anniversario della loro prima messinscena "Devianza" rappresentata per nel maggio del 1972, prima al circolo Arci di Narnali e poi al Matteotti di via Verrdi. Sul manifesto ingiallito, ma ancora intatto, si leggono i nomi di Furio Barbani, Celso Bargellini, Laura Becherini, Alida Beugni, Claudio Casale, Marco Colangelo, Giannni Falsettini, Franco Giovannelli, Savino Marseglia, Mario Pisone, Gerardo Rosiello, Lamberto Scali, Leo Toccafondi e Romolo Vinci.  Oggi, in occasione di questa ricorrenza, i fondatori dello storico gruppo teatrale ricordano quel debutto con nostalgia, mentre qualcuno pensa a un modo per commemorare chi dell'antico Tpo, oggi purtroppo non c'è più. «Oggi siamo abituati a senntire parlare del Tpo come di una compagnia teatrale or mai istituzionalizzata - spiega l'attore Savino Marseglia - ma quando il gruppo è nato, quasi qurant'anni fa, era un collettivo anarchico, volutamente slegato dalle istituziooni, nato dalla passione per il teatro di un gruppo di giova ni con velleità artistiche. Ancora si respirava l'atmosfera del'68 e noi, più di altri, volevamo far sentire la nostra voce, protestare contro la guerra in Vietnam, batterci per la parità dei sessi, far valere i diritti dei disagiati, dei malati e dei matti». «Affascinati dalle nuove esperienze del Living Theatre, costituimmo il gruppo nel 1971 - racconta ancora - all'inizio ci riunivamo alla Casa del Popolo di via Zarini. La gente ci guardava come degli sciagurati, degli eversivi, delle teste calde. Non tutti ci apprezzavano e diverse volte i carabinieri sono intervenuti a metà spettacolo per fermare tutto. Ricordo una volta al Metastasio quando in scena c'era una ragazza nuda. Qualcuno finì anche in commissariato. Allora non era come oggi, bastava poco per superare il limite, per destare sospetti, per finire nel mirino delle forze delll'ordine». «Ai nostri incontri faceva capolino anche Roberto Benigni - continua - che a quei giorni era poco più che un ragazzo, faceva ridere tutti con le sue storie scordinate, mingherlino e già spelacchiato. Di lì a poco avrebbe fatto il botto con il Cioni Mario». «Ci tengo a raccontare queste cose oggi perchè vorrei che la storia di questo gruppo storico pratese non andasse perduta - aggiunge - e con lei la memoria di grandi uomini come Leo Toccafondi, scomparso precocemente per una malattia, ma candidato a diventare una stella del teatro italiano. Magari con i "superstiti" del gruppo metteremo in scena uno spettacolo amarcord prima o poi. Gli spunti su cui riflettere e protestare attraverso il teatro, anche se i tempi sono cambiati, non mancherebbero». M.M.

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