giovedì 31 ottobre 2013

Educazione sessuale e sentimentale attraverso il Decameron

Nel mio lavoro didattico teatrale con i giovani, quest'anno con il "Progetto Decameron" con un saggio a dicembre, capisco l'occasione mancata della scuola quando i prof spiegano il Boccaccio.

In genere a scuola i ragazzi leggono (1) le novelle meno pruriginose e invece saltano a piè pari quelle che potrebbero prestarsi a un discorso sessuale e sentimentale che farebbe molto bene ai ragazzi.

I miei allievi, che metteranno in scena alcune novelle, reagiscono in maniera perfettamente matura, capiscono tutto, non fanno gli stupidi eccetera.

Quindi prof smettetela di saltare quelle novelle importantissime, come Masetto, tanto per fare un esempio fra i tanti, dove la facezia sessuale denuncia un abuso da parte della società nei confronti delle donne, ancora attualissimo in alcune parti del mondo.


(1). 'Leggono' no: si teme il linguaggio trecentesco del Boccaccio e non si affronta affatto, lo si 'spiega' oppure si utilizzano le terribili semplificazioni moderne, che non fanno altro che semplificare il cervello e il linguaggio ai ragazzi. Il Decameron lo si deve assolutamente far leggere così com'è, aiutandoli nella comprensione.

L'inganno dei tirocini

Una delle balle che girano in ambito lavorativo è il 'tirocinio formativo'.
In realtà questi tirocini sono creati soprattutto per avere dipendenti a basso costo dagli enti pubblici.
La Regione Toscana ne ha appena bandito uno, dove i neo-laureati possono svolgere i loro tirocini presso le strutture della Regione.
Che cosa vanno ad imparare presso questi enti pubblici? Sostanzialmente il nulla, non certo un mestiere.

I privati non sono invece agevolati. In questa regione, contrariamente ad altre, per avere un tirocinante bisogna essere dotati una struttura di certo calibro e addirittura dipendenti a tempo indeterminato.

Insomma, l'inganno è palese, lo sfruttamento certo, l'imparare quasi nullo - in particolare nelle strutture pubbliche dove nemmeno si impara un mestiere, casomai solo quello del servilismo - e direi che i giovani non dovrebbero abboccare così facilmente.

mercoledì 30 ottobre 2013

L'uso improprio del teatro: vi svegliate ora?

Alcuni si stupiscono, fra cui i 5Stelle di Prato capeggiati da Barosco, che sia stato dato il teatro Metastasio al Signor Gori per pubblicizzare o difendere la sua idea di Torre al Vento, alla presenza di Umberto Cecchi.
Come è possibile quest'uso diciamo privato del teatro pubblico?

La domanda non è pertinente, perché il teatro si può prendere in affitto. E allora, Pratoincontra al Metastasio, addirittura con i nostri soldi?

Credo che, comunque la si voglia pensare, ci sia una domanda ancora prima da fare riguardo a tutti i teatri: perché sono in gran parte utilizzati per 'uso privato', con una programmazione dove alla base c'è la convenienza e l'amicizia, lo scambio?

Insomma, come si scelgono gli spettacoli che vengono proposti? Non sanno questi signori dei 5 Stelle, alcuni dei quali hanno il loro abbonamentino regolare al teatro pubblico che criticano, che la gestione di molti teatri è 'personalizzata'?

Ma addirittura: come si scelgono i direttori artistici, i presidenti gli attori fissi (spesso capre vere e proprie o bambini balbettanti) e via discorrendo?

Di questo bisogna farsi domande, prima di tutto.
A volte basta salire su un palco in tempo elettorale al momento giusto per  diventare, all'improvviso, direttore, direttrice, attor di benedetta compagnia...

Ma di questo non mi sembra che nessuna opposizione si chieda o se lo sia chiesto. Qui o altrove.

Insomma, si svegliano ora, e sono in ritardo di qualche anno!, seguendo la 'moda notiziaria' del momento, ma mai entrando nel merito vero, invero per farsi pubblicità e mantenere l'assetto di guerra di facciata elettorale: in realtà gli inviti impropri spesso sono in linea con il resto improprio o insolito che accade.

Prato: Esselunga fa cappotto

Con la benedizione dell'opposizione, Esselunga a Prato fa cappotto.
Costruirà il gratta-cielino al posto di Pratilia e poi, se tutto va bene ma andrà bene, avrà anche la possibilità di rinnovare il supermercato di viale Galileo.
Sarà tutto 'riqualificato'.
Con una manciata di castagne, di cocomeri e di palle grosse e visionarie (oh come eravate contenti e come le avete esaltate...) eccoci sistemati, con tanto di parcheggi e assunzioni.
Dunque la giunta Cenni contribuisce a distruggere l'economia pratese, il vero sviluppo, le piccole realtà in favore delle grandi, esattamente come ha fatto la Sinistra con Parco Prato (peraltro ora in difficoltà).


L’INVESTIMENTO LA COMMISSIONE URBANISTICA HA APPROVATO IL PRELIMINARE
Esselunga, sì al nuovo negozio di viale Galilei- In arrivo tre rotonde e venti posti di lavoro
VIA LIBERA al piano di ampliamento dell’Esselunga di viale Galilei. Il progetto preliminare è stato approvato ieri mattina in commissione urbanistica, con 5 voti favorevoli e 4 astenuti. Il progetto prevede una totale riqualificazione dell’area, anche e soprattutto a livello di viabilità, e porterà il supermercato ad avere un doppio accesso: uno per la clientela sempre su viale Galilei, l’altro esclusivamente per il carico e scarico su via Bologna. In più sarebbero previste una ventina di assunzioni, anche se non subito, visto che il negozio sarà più grandi di quello attuale.
MA ANDIAMO con ordine. L’attuale supermercato, come aveva anticipato «La Nazione», sarà demolito per lasciare posto al parcheggio, e il nuovo punto vendita sarà edificato ancora più all’interno dell’area fra via Bologna e viale Galilei. La proprietà (la Elcos spa, che affitta anche l’attuale stabile ad Esselunga) ha infatti acquisito altri tre vecchi capannoni privati semidismessi (con ingresso su via Bologna), che verranno anch’essi demoliti per lasciare spazio ad un’unica nuova struttura. Dai 1500 metri quadri di superficie attuale si passerà a circa 2300 metri quadri. Aumenteranno leggermente i volumi, passando da 30.800 metri cubi a quasi 35mila. Nel piano preliminare è previsto anche un parcheggio interrato di circa 140 posti, destinato esclusivamente ai clienti del supermercato e con ingresso da viale Galilei. Il parcheggio esterno, di altri 260 posti circa, sarà gestito da Esselunga, ma rimarrà ad uso pubblico e a disposizione della cittadinanza anche nelle ore notturne; al momento, però, non sono previsti ingressi per gli utenti del supermercato in via Bologna.
GRANDI NOVITÀ previste anche per quanto riguarda la viabilità della zona. Su viale Galilei verranno realizzate due rotonde, una all’altezza di via Marradi (al posto dell’attuale svincolo, molto pericoloso), l’altra all’altezza degli Abatoni. Inoltre verranno sistemate e messe in sicurezza la ciclabile, i marciapiedi e il manto stradale. Su via Bologna verrà realizzata una rotonda all’altezza dell’intersezione con via della Sacca, e anche qui verranno rimessi a posto strada e marciapiedi.
Il progetto ora dovrà passare il vaglio del consiglio comunale, nella prima seduta disponibile. Poi ci saranno i tempi tecnici per la presentazione e l’accoglimento di eventuali osservazioni. All’inizio del prossimo anno, se tutto procederà senza intoppi, si arriverà all’approvazione del progetto definitivo e già prima dell’estate potrebbero partire i lavori, non appena verranno ultimati quelli dell’ex Pratilia. Esselunga conta di inaugurare il punto vendita nel 2015 e, visto l’ampliamento dei locali, prevede circa una ventina di nuove assunzioni. 

Leonardo Montaleni
(La Nazione, Prato)

lunedì 28 ottobre 2013

Matteo Renzi, ovvero quando le rane chiesero un re, anzi un granduchetto

In questi giorni non si fa altro che parlare e scrivere di Matteo Renzi, ormai incoronato 'granduchetto' alla Leopolda.
Come non pensare dunque al costruttore della Leopolda, il Granduca di Toscana Leopoldo II , il Re Travicello del Giusti, che si ispirò alla favola di Esopo Le rane che chiesero un re?

Ecco, tutti questi osannanti il Matteo dovrebbero studiare di più o ripassare un po' la letteratura, se mai l'hanno percorsa. E' già spiegato tutto lì.

Al Re Travicello
piovuto ai ranocchi,
mi levo il cappello
e piego i ginocchi;
lo predico anch'io
cascato da Dio:
oh comodo, oh bello
un Re Travicello!

Calò nel suo regno
con molto fracasso;
le teste di legno
fan sempre del chiasso:
ma subito tacque,
e al sommo dell'acque
rimase un corbello
il Re Travicello.

Da tutto il pantano
veduto quel coso,
«È questo il Sovrano
così rumoroso? »
(s'udì gracidare).
«Per farsi fischiare
fa tanto bordello
un Re Travicello?

Un tronco piallato
avrà la corona?
O Giove ha sbagliato,
oppur ci minchiona:
sia dato lo sfratto
al Re mentecatto,
si mandi in appello
il Re Travicello».

Tacete, tacete;
lasciate il reame,
o bestie che siete,
a un Re di legname.
Non tira a pelare,
vi lascia cantare,
non apre macello
un Re Travicello.

Là là per la reggia
dal vento portato,
tentenna, galleggia,
e mai dello Stato
non pesca nel fondo:
che scienza di mondo!
che Re di cervello
è un Re Travicello!

Se a caso s'adopra
d'intingere il capo,
vedete? di sopra
lo porta daccapo
la sua leggerezza.
Chiamatelo Altezza,
ché torna a capello
a un Re Travicello.

Volete il serpente
che il sonno vi scuota?
Dormite contente
costì nella mota,
o bestie impotenti:
per chi non ha denti,
è fatto a pennello
un Re Travicello!

Un popolo pieno
di tante fortune,
può farne di meno
del senso comune.
Che popolo ammodo,
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello!

domenica 27 ottobre 2013

Resoconto dell'ultima replica di "Gaetanina Bresci" e considerazioni finali

E' andata molto bene l'ultima replica di "Gaetanina Bresci", sia per pubblico che per riuscita dello spettacolo in sé. Forse, dopo la terza replica, la meglio riuscita nel suo complesso.
Quali sono gli aspetti interessanti da sottolineare:
1. che al Teatro La Baracca vengono anche persone che non vanno mai a teatro (e questo era  già stato notato in precedenza). Forse, oltre gli argomenti, il fatto che si tratti di un piccolo teatro, di periferia, che non incute timore (?)...
2. Che il dibattito, in particolare dopo certi spettacoli, è molto gradito, se non richiesto; lo spazio piccolo aiuta poi il dibattito;
3. Che il pubblico apprezza questo nostro sforzo di perseguire questa riflessione collettiva su alcuni argomenti cittadini o meno;
4. Che se avessimo avuto la 'macchina' di un 'grande' teatro, "Gaetanina Bresci" avrebbe avuto le folle di gente a vederlo. Noi siamo piccoli e con mezzi modesti, ma il risultato è stato comunque importante;
5. Ieri sera abbiamo parlato anche dell'attualità dell'opera, in particolare relativamente alla questione 'carcere' e all'impossibilità del cambiamento politico, così come il pubblico, in particolare alcuni spettatori più sensibili, hanno rilevato;
6. Che Gaetano Bresci è molto 'amato' a Prato, e direi non solo. E anche se la maggioranza non condivide il suo gesto, esso fa riflettere sulla situazione politica e sociale, e incute rispetto e attenzione. Il mezzo scelto da Bresci per 'cambiare' il mondo non è più attuale, ma sì la sua figura viene percepita in tutto il suo 'valore' in quanto persona che credeva nelle sue idee che, pur sbagliando, ha perseguito assumendosene le conseguenze. Tutto questo, se paragonato alla modernità politica, rifulge come diamante; 
7. Molto apprezzato il fatto che io abbia scelto di parlare del padre mettendo come protagonista la figlia. Uno spettatore ha detto che questo stimolava l'interesse;
8. Abbiamo visto a teatro persone che non ci aspettavamo di vedere; e invece non abbiamo visto chi, anche per il trascorso e l'attività politica attuale, ci aspettavamo invece di vedere.
9. Sono molto orgogliosa del mio testo, della regia e anche della mia interpretazione; ma anche di Gianfelice D'Accolti,   fior d'attore e non solo,  che, dopo una faticosissima estate, mi ha sostenuto e aiutato nella messa in scena.
10. Speriamo di poterlo fare presto anche a livello cittadino e non solo, che qualcuno abbia il coraggio di ospitare Gaetanina.

Tutti i commenti del Libro del Gradimento, inclusi quelli di ieri sera:

- Splendente e confortante (G.T.)
- Una parola piccola, ma importante: grazie! (non firmato)
- Molto bello e interessante questo nuovo spettacolo: il personaggio di Gaetanina è strepitoso per  
  l'intelligenza riflessiva, l'intransigenza, lo spessore umano. Bravi! (S.B)
- Bravi! Una serata di libertà (A.B)
- Sempre in tempo a riflettere sui fatti che si sono svolti nella nostra città e che si vorrebbe dimenticare.   
  Complimenti Maila! (M.B)
- Inquietante, emozionante. Bravi! (R.C.)
- Spettacolo intenso e commovente che rispecchi e ricostruisce la storia del pratese Bresci (G.G.)
- Un bellissimo spettacolo. Complimenti davvero! (S.Q.)
- Davvero bravi gli attori, la scelta coraggiosa del soggetto ha emozionato e tenuto attenti gli spettatori.   
  Complimenti! (A.S.)
- Spettacolo gradevole ed emozionante. Complimenti (T.P.)
- Complimenti per aver trattato una storia della nostra città con bravura coinvolgendo pienamente il 
  pubblico. Bravi.
- Due bravissimi attori di primo piano (N.L)
- Bravissimi (B.F)
- Complimenti per la messa in scena e grazie per aiutarci a ricordare la nostra storia (L.F.)
- Bellissimo spettacolo!...e bellissimo teatro...(S.P.)

sabato 26 ottobre 2013

SIETE TUTTI RESPONSABILI

Basta con le multisale delle multinazionali, i grandi teatroni superfinanziati dalla partitica, i grandi gruppi o 'sistemi della 'cultura'. Non potete essere contro le multisale e poi non frequentare i piccoli cinema, i piccoli teatri - quelli pochi ancora esistenti, come il mio, che non beccano che piccolissime briciole, quando va bene. 
Tutti questi cari 'rivoluzionari', che poi si ritrovano  ad avere il culetto sopra le poltrone comode e alla moda.
Siete tutti responsabili di quello che sta accadendo alla cultura, l'assoluto declino verso il nulla insensato del 'marketing' culturale (che produce danni gravissimi all'economia).


(Da La Nazione)
CINEMA LO STORICO GESTORE: «POCHI SPETTATORI E TANTE SPESE»
«Tre sere, ventisette biglietti- Il Borsi non va più avanti»
Martedì incontro sul da farsi. «Rischiamo di chiudere»
SOLO 27 SPETTATORI nello scorso fine settimana. E con un incasso pari a 160 euro. Il cinema Borsi lancia l’allarme: «Siamo a rischio chiusura». Lo storico schermo del centro storico - di proprietà della diocesi pratese - aperto dagli anni ’30 del secolo scorso, rischia di cessare l’attività per mancanza di introiti. I biglietti venduti sarebbero calati esponenzialmente proprio negli ultimi mesi, registrando il picco lo scorso weekend: 3 spettatori venerdì, 9 sabato e 15 domenica.
«ORMAI NON viene più nessuno — dichiara amareggiato Littorio Meucci, 80 anni, gestore del Borsi dal 1° novembre del 1975 — I pratesi frequentano solo le multisale e i cinema del centro vengono dimenticati».
Da quando anche l’Eden si è modernizzato con più sale e offerte per gli spettatori, in centro storico i cinema ‘vecchio stile’ rimasti sono soltanto due: il Terminale e, appunto, il Borsi. «Per potersi mettere al passo coi tempi occorre fare degli investimenti onerosi — spiega Meucci — e a questi dobbiamo aggiungerci le bollette della luce, dell’acqua, del riscaldamento e i costi del personale. Così non riusciamo ad andare avanti».
IL FUTURO è ancora da decidere, comunque. Mercoledì scorso, durante l’incontro con la Curia, sono stati presentati i bilanci relativi agli ultimi mesi e martedì della prossima settimana probabilmente verrà presa una decisione definitiva sulla sorte di quella che rappresenta una sorta di istituzione per la nostra città.
«Siamo stati i primi — continua lo storico gestore — a programmare i cineforum, ad inserire Prato in una cultura più ampia, scegliendo proposte profondamente attuali che però i pratesi di oggi non sembrano più apprezzare. La gente se ne frega e va da un’altra parte. Non chiediamo soldi a nessuno, chiediamo solo il pubblico».
PROFONDAMENTE dispiaciuto anche il nipote di Meucci, Daniele Melani, che spesso dà una mano al nonno nella gestione del cinema. «Il Borsi fa parte del patrimonio culturale della nostra città, non possiamo permetterci di perderlo. E’ uno dei pochi cinema rimasti aperti in centro e propone una programmazione particolare, soprattutto di cinema d’autore».
IN ATTESA di conoscere la futura sorte del Borsi, non mancano le proposte: «La gestione potrebbe essere diversificata — avanza l’idea Melani — Il cinema potrebbe ospitare mostre fotografiche, iniziative culturali ed esposizioni temporanee». D’accordo anche Meucci che il 1° novembre festeggerà i 38 anni di gestione. Speriamo senza brutte sorprese.Chiara Agostini

Ultima replica di "Gaetanina Bresci"

Stasera, sabato 26 ottobre ore 21, ultima replica di "Gaetanina Bresci".

Non perdetela.

venerdì 25 ottobre 2013

A Prato il festival del giornalismo?

E' del sito Pratosfera l'idea di raccogliere le firme per realizzare a Prato il prossimo International  Journalism Festival, visto che gli organizzatori non sanno dove andare per mancanza di fondi.

Prato non è adatta ad accogliere questo festival (1), non ha le strutture che ha per esempio una città come Perugia, dove si è appena tenuto quello del 2013: Perugia è città universitaria e internazionale, abituata da tanti anni a questo genere di manifestazioni e similari. Prato no. Dovrebbe investire parecchio per farci bella figura.

Scorrendo l'ultimo programma di questo festival però mi accorgo che il giornalismo in realtà riflette poco su sé stesso e piuttosto si autocelebra (che il giornalismo non racconti la realtà è dimostrato da Pratosfera stesso, per cui il Teatro La Baracca non esiste) e, fondamentale, non dice come i giornalisti siano in realtà sfruttati, sottopagati eccetera.

http://www.festivaldelgiornalismo.com/

(1) Il nome è sbagliato per una 'rassegna' sul giornalismo.  Infatti, sul Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia, alla voce 'festival' si legge: 1. Festa popolare, con musiche, luminarie, balli all'aperto;   2. Manifestazione di carattere artistico (musica, teatro, cinema, canzoni, ecc.) per lo più periodica, della durata di più giorni, che generalmente ha il carattere di competizione.

giovedì 24 ottobre 2013

Prospettive elettorali, un dé-jà-vu

Tristissime prospettive elettorali, parliamo di ambito locale.
Ritorno di Edoardo Nesi al PD, dopo che se n'era andato per Scelta Civica; ora ritorna 'a casa' perché Scelta Civica non c'è più.
Si paventa una sua candidatura a sindaco, nonostante lui l'abbia smentita.
La Destra ci riproverà con Cenni (e con chi sennò?) ma i malumori sono altissimi, specchio ormai del disfacimento nazionale.
I comitati si agitano un pochino (Torre al Vento, Soccorso, viabilità in zona del nuovo ospedale...), questa volta per la Sinistra. Il M5S è diviso e problematicissimo al suo interno.
Vecchie storie, un déjà-vu asfissiante. Le prossime elezioni si preannunciano 'vecchie', nonostante camaleontiche presenze e giovani messi sul campo.

mercoledì 23 ottobre 2013

Presentazione video di "Gaetanina Bresci"

Ecco il video di presentazione, durata 4 minuti circa, dello spettacolo "Gaetanina Bresci".


Le donne non possono essere 'maestri'

Fra i miei allievi, in passato, c'è stato chi ha avuto imbarazzo nel dirmi 'maestro', nel senso che era stato mio allievo o allieva di teatro in tutto e per tutto.

Sul curriculum non si sapeva come definirmi.

Mentre nessuna difficoltà nel definire 'maestro' un uomo insegnante o un semplice regista o attore insegnante eccetera.

Anche nella mia passata esperienza di candidata sindaco, gli imbarazzi sono stati palesi. Mentre ero stata scelta anche per il fatto che ero 'donna', e quindi il movimento poteva dimostrare la sua emancipazione eccetera, addirittura poteva dire che ero la prima candidata sindaco donna di Prato, in realtà i maschi hanno stretto i denti nell'avermi 'sopra'.

E ancora: nei confronti di questo blog, molto letto e seguito e anche scopiazzato, non si cita mai la fonte.

Si sa, le donne possono essere solo 'maestre', insegnanti di scuola curriculare, ma mai eventualmente 'maestri' nel senso di essere guida e modello per altri.


martedì 22 ottobre 2013

Gaetano Bresci per Schopenhauer? Sublime!

Dopo il dibattito dell'altra sera terminata la recita di Gaetanina Bresci, mi sono ricordata di questo passo di Schopenhauer, con cui egli, ante rem, giudica Gaetano Bresci, e che offre a noi e a chi vuole eliminare le vie a quest'ultimo intitolate, seri spunti per riflettere:

"Vediamo talora un uomo indignarsi così profondamente di cui sia stato vittima, o fors'anche soltanto spettatore, da fare, a sangue freddo, e senza riservarsi uno scampo, il sacrificio della propria vita; per colpire con la sua vendetta l'autore del delitto. Lo vediamo spiare per lunghi anni un potente oppressore, per infine assassinarlo; e poi morire sul patibolo, come aveva previsto ed anzi quasi senza aver tentato di evitarlo, perché la vita non aveva più valore per lui se non come, per mezzo di vendetta....Considerato con diligenza nel suo spirito, questo desiderio di reagire appare ben diverso dalla brama volgare di vendetta che cerca di addolcire il dolore sofferto con lo spettacolo del dolore inflitto; la sua mira non è la vendetta, ma la punizione; in quanto vuol dare un esempio efficace per l'avvenire; senza alcuna utilità egoistica, né per il vendicatore, che ne va di mezzo, né per la società, che alla sua sicurezza provvede con le leggi. La pena è compiuta da un singolo, non dallo Stato; e non per adempimento di una legge; anzi, colpisce sempre un'azione che lo Stato non vorrebbe o non potrebbe punire, e di cui disapprova la punizione. A me sembra che un'indignazione capace di spingere l'uomo così oltre i confini dell'amor proprio, scaturisca dalla profonda coscienza di essere tutt'uno con quella volontà di vivere che si manifesta in tutti gli essere e in tutti i tempi, L'uomo allora sente che il più lontano avvenire appartiene a lui come il presente, che nulla può dunque lasciarlo indifferente. Mentre afferma una tale volontà, esige tuttavia che nello spettacolo in ci se ne manifesta l'essenza più non appaiono mostruosità così esecrabili: vuole spaventare gli scellerati futuri con l'esempio di una vendetta contro di cui non c'è difesa possibile; infatti neppure il terrore della morte può trattenere il punitore. Così la volontà di vivere, benché si affermi ancora, non si attacca più al fenomeno particolare, all'individuo; abbraccia l'idea dell'umanità esige che la manifestazione di quest'idea si conservi pura da iniquità mostruosamente abominevoli. E' questo un tratto caratteristico raro e significativo, anzi sublime; per cui la creatura umana si sacrifica, e si sforza di divenire il braccio della giustizia eterna, di cui per altro ancora disconosce la vera natura." Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, par.64, traduzione dal tedesco di  Nicola Palanga.

Perché ho lasciato la scuola di musica Verdi

Visto che qualcuno me l'ha chiesto, rispondo pubblicamente, anche perché l'anno passato c'è stata una polemica, che io stessa ho condotto sugli aumenti delle rette di questa scuola.

Il motivo primo è perché avevo bisogno di un orario particolare che si adeguasse alle mie esigenze di lavoro di teatro, ma questo forse, se l'avessi chiesto, sarei riuscita a organizzarlo anche alla Verdi.

Il motivo secondo è sono voluta tornare con un maestro con cui sono trovata bene, valido, che prima appunto insegnava alla Verdi e poi non è rientrato nella riorganizzazione di qualche tempo fa ed è stato escluso dallo staff degli insegnanti.
Non perché quello che mi avevano assegnato non fosse valido, è validissimo, ma diciamo non adatto a me che cerco nello strumento, lo 'strumento' creativo; infatti io nel mio piccolo compongo musica e canzoni per il mio teatro e anche perché mi va quando mi va; alcuni insegnanti si standardizzano sui piccoli allievi e pensano che tutti hanno la stessa età o le stesse esigenze.
E' questo il difetto della scuola per gli adulti: ci si ritrova con i ragazzi e alla fine non va più bene, non va sentire le tiritere classiche, i modismi propri della vecchia scuola, le tirate di orecchi che fanno ai più piccoli perché non studiano, insomma, un sistema alla fine noioso e per nulla stimolante.
Non è ridicolo da adulti andare a scuola, anzi, ma solo se la scuola non te lo fa pesare; altrimenti diventa impossibile. Ma anche molti ragazzi si sono dichiarati smarriti, non sono debitamente seguiti nel calderone collettivo.
E poi, come per altre materie, non tutti gli strumentisti bravi sono altrettanto bravi nell'insegnare la musica.

Il motivo terzo, ma forse anche primo per cui me ne sono andata, è il costo alto per me della retta. Ma su questo ho già detto.

E poi andrebbero rivisti alcuni dettagli: la lezione di solfeggio, per esempio, collettiva di un'ora e mezza, serve poco; o anche la lezione di un'ora di strumento quando il maestro tra chiacchiere e cose varie la riduce per la metà eccetera. Basta meno, ma fatto meglio, concentrato. Gruppi più piccoli, e più attivi.

Mancano poi del tutto le sedute di suonate collettive, questo sì che servirebbe; ritrovarsi insieme a suonare, ogni tanto e nel limiti del possibile.

E' insomma tutto troppo indirizzato a favore del 'numero' degli iscritti.


lunedì 21 ottobre 2013

A Prato le fogne fanno acqua


Mentre si fanno manovrine elettorali e si sognano monumenti al vento, basta qualche forte temporale per mettere sott'acqua la città di Prato.

Il sistema fognario è disastrato, peggio che in altre città, vedi Firenze.
Nella zona ovest, stamani, non si circolava perché le strade erano fiumi. A questi periodici allagamenti è ormai soggetto il territorio della Piana almeno due volte l'anno.
La Piana è territorio a rischio alluvionale e lo si sa da secoli. Considerando la domus etrusca di Gonfienti (a proposito, come va la pulizia degli alberi infestanti?), si capisce che anche diversi secoli fa il problema dello smaltimento delle acque era 'sentito'. Ma lo potremo riconsiderare quando sarà riaperta per la visitina prossima (ci sarà?), magari condita con presenze importanti...
L'assessore Mondanelli, attuale non etrusco alla protezione civile, ha dichiarato, senza nessun problema circa un mese fa, quando a Prato abbiamo avuto un'altra piccola alluvione:

 "Possiamo dire molte cose anche giuste come la manutenzione o il fatto che abbiamo troppi sottopassi ma la realtà è che la nostra rete fognaria non è in grado di recepire una grossa quantità di acqua in poco tempo. Una situazione che non fa piacere a nessuno ma che è comune a molte altre città italiane, come Genova ad esempio. Anche intervenendo subito cercando di svuotare cìò che si era allagato non si trova soluzione perché l'acqua che si toglie va nella fognatura e da qui riesce".

Finora il problema delle fogne è un argomento che non rientra nelle cose fatte di questa né di altre giunte pratesi. Piuttosto si continua a cementificare, e quindi si rende ancora più difficile lo smaltimento delle acque senza danni...
Non ci pensano proprio ad affrontare il problema fognario; non è, come le torri al vento o le visionarie o le palle grosse, fra gli aspetti appariscenti e funzionali alla prossima tornata elettorale su cui ci si può mettere la carta dello sponsorino o sponsorone...
Si cerca di risolvere tutto mettendo i ballini di sabbia lungo gli argini, chiudendo le strade, i sottopassi, le ciclabili eccetera.

La gente nel pallone

Stamani ho visto il mio casellante preferito delle autostrade italiane senza voce, avvolto il collo dalla bandiera della Fiorentina.
Gli ho chiesto se fosse andata bene e lui, stupitissimo del fatto che io non fossi informata, mi ha detto che la Fiorentina aveva vinto la Juventus 4 a 2. Dagli occhi si capiva che non aveva dormito dalla gioia e infatti ha anche sbagliato a darmi il resto del pedaggio.

Il mondo del pallone e le sue gioie, ecco quello che del mondo mi è veramente indifferente.

domenica 20 ottobre 2013

Quarta replica di "Gaetanina Bresci", ovvero guai a toccare Gaetano

La quarta replica di "Gaetanina Bresci" al Teatro La Baracca ha visto la presenza della Prof. Elena Dundovich del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Pisa e di un gruppo di 'semplici' spettatori che non ha fatto altro che dimostrare l'interesse dei pratesi per Gaetano Bresci, nonostante non tutti siano d'accordo con quello che fece l'anarchico.

Il dibattito infatti è stato acceso nel finale, in particolare fra vecchi e giovani; fra chi diceva 'viva Bresci' e chi invece no...
Ma per tutti, pur tra sfumature diverse, vale il guai a toccare Gaetano Bresci.

Spettatori anche da Montecatini...
Una signora mi ha ribadito la piacevolezza e la necessità del dibattito, in particolare dopo questo spettacolo. Altri hanno fatto domande sulla drammaturgia in sé, sulla storia della figlia che il dramma rappresenta.

Si va per l'ultima replica sabato 26 ottobre.

sabato 19 ottobre 2013

Fondazione Cariprato

Dopo lungo travaglio è stato nominato nuovo presidente e nuovo consiglio della Fondazione Cariprato, la giunta parallela del potere pratese, indubbiamente più potente della giunta politico-amministrativa.

http://www.notiziediprato.it/2013/10/fabia-romagnoli-eletta-nuovo-presidente-della-fondazione-cassa-di-risparmio-di-prato/

venerdì 18 ottobre 2013

L'apologo della signora Bonev e del signor Berlusconi

Ho saputo del racconto della signora Bonev, che sarebbe andata a letto con Berlusconi per realizzare il suo film.
Posto che quello che racconta la Bonev sia vero, è tuttavia molto probabile perché è quanto succede non solo con Berlusconi ma, sebbene in forma più moderata per ovvi motivi economici o con varie sfumature diverse eccetera, fra gli uomini di potere e i miserandi del settore spettacolo.
Parlo di questo perché conosco l'ambiente.

Ora la faccenda non riguarda solo la Destra, ma anche la Sinistra, e potrei dire di certi registucoli che fanno recitare solo le attrici che la danno. Scusate la volgarità, ma così ci si capisce subito. D'altronde non si tratta di un luogo comune astratto, ma concreto.

E' così che si fa carriera nel mondo dello spettacolo, e questo significa finire in televisione, diventare famosi. I meriti sessuali, da qualsiasi sesso provengano, hanno la meglio sul valore. Vecchia vecchissima storia.
Se manca la disponibilità sessuale, in certi ambienti sono graditi anche la ruffianeria, i favori di partito, i voti, i finanziamenti. Quest'ultimi, se dati bene al momento giusto, possono tanto quanto la disponibilità sessuale.

Se non si fa così, si acchiappano solo le bricioline e non solo non si diventa 'famosi', ma ci si sfama solo con quelle. Bravi o meno, è uguale.
Ma anche all'università, la mia esperienza (sì, stavo proprio per cadere in quel luogo da giovanissima laureata, ma l'arte ha potuto di più...) è stata identica. Anche se tutto avveniva addirittura in modo più ipocrita.

Questo, per rendere l'informazione più precisa, si dovrebbe ricordare nelle trasmissioni, che spesso non sono affatto scevre del vizio che si condanna.

giovedì 17 ottobre 2013

Gaetanina Bresci e 'los revolucionarios'

Finora, a vedere Gaetanina Bresci al Teatro La Baracca - quel piccolo teatro che in provincia di Prato vive, pur tra grandi difficoltà da vent'anni -non abbiamo ancora visto i 'revolucionarios'; solo la gente comune, quella che non si fregia di alcuna appartenenza politica o partitica palese.

Coloro invece che cantano e suonano per Bresci, che lo considerano 'positivamente', che scrivono e sottoscrivono affinché la via a Prato - giustamente - non venga tolta secondo la sciocca proposta avanzata da alcuni; che ne scrivono risentiti o che si autocompiacciono in battute salaci e ironiche eccetera, ecco di questi 'revolucionarios',  quasi nessuno abbiamo visto. Diciamo pochissimi.

I più infatti sono i 'revolucionarios' delle belle parole, quelli che anche Bresci detestava, gli autoincensatori del bel gesto che però, appena hanno la possibilità di compiere davvero il bel gesto, scappano a spron battuto.
Oppure non sono interessati perché non hanno il palco per sé. Insomma, non si parla di loro.
Oppure non vogliono dare importanza al 'teatrino' o a chi lo dirige eccetera...

Quest'anno, è stato annunciato dall'assessore Anna Beltrame che è venuta a vedere lo spettacolo (la sua prima volta in Baracca), ci saranno sembra 1.500 euro per il nostro teatro.

Al momento però viviamo delle nostre forze e se qualche 'revolucionario', oltre a venire a vedere lo spettacolo, volesse darci qualche donazione, lo può fare.

Intanto, gli ex-revolucionarios che stanno ben seduti e pasciuti alla Regione Toscana, ufficio cultura, hanno dato mezzo milione di euro in tre anni ad alcuni teatri e, invece ad altri, nulla. Anche lo scettico avvocato che porta avanti il nostro ricorso, che non mostra mai stupore difronte a nulla, è rimasto basito.

Gaetanina Bresci si replicherà ancora sabato 19 e sabato 26 ottobre, ore 21.


Sotto ai tralicci si muore di tumore


Sono anni che combatto la mia solitaria campagna contro i tralicci. La gente mi ha preso per pazza; altri sorridono, come fece qualche amministratore di Prato, quando parlai dell'elettrodotto alle Badie di Prato, al Macrolotto. Conservo ancora l'articolo di "Metropoli".

Ecco invece, cari amministratori che ridevate- come non ricordare la frase che mi fu detta sulle ciclabili, l'altra mia 'follia' per cui certa gente ha tentato di guardarmi dall'alto in basso senza però riuscirci ("I pratesi non amano la bicicletta" e quindi le ciclabili non servono) ora che invece camminate sulle tracce degli etruschi in prossimità delle elezioni - leggete quello che accade a Milano.

Leggete, leggete questa gente che muore di tumore a Milano perché, come a Prato in certe zone, i tralicci ce li hanno così vicini che ci possono appendere i panni.

I cavi dell'alta tensione vanno INTERRATI e su questo punto le amministrazioni, e in particolare i sindaci che sono responsabili sulla salute dei cittadini, dovrebbero sensibilizzare TERNA. E invece tutti zitti, tutti buoni, tutti d'accordo.
Oltre a rovinare il paesaggio, rovinano la salute.
Vergogna.

mercoledì 16 ottobre 2013

Salvate il soldato Fazio

Di seguito copio un articolo di un critico televisivo famoso, Aldo Grasso, che sul Corriere della Sera di oggi 'salva' il soldato Fazio, intascatore di tanti soldini.
Eccone un altro che grida contro i 'moralismi', un altro radical chic di turno eccetera che se la prende con chi urla allo scandalo.  Ah, quanti sono questi seguaci della Rivoluzione all'ombra del Padrone...!
Per quanto mi riguarda non dovevano arrivare né Brunetta né Grillo per trovare disgustosa, anzi per me anche noiosa, la trasmissione di Fazio (ho scritto già diversi articoli al riguardo, basta solo fare una veloce ricerca), e non la guardo (forse una tutta intera non l'ho mai 'retta'). Lo stesso dicasi per i capogirevoli compensi che certa gente si intasca per allevare e riprodurre, come anche la sodale L'Attizzetta, conformismo socio-politico e artistico.

Denunce giuste e moralismi sbagliati Di Aldo Grasso
Decide il mercato, soldi ben spesi se il programma ha un buon ritorno pubblicitario

Fino all’altro ieri, Fabio Fazio era l’uomo più corteggiato d’Italia: case editrici, case discografiche, case cinematografiche, politici, chiunque avesse qualcosa da promuovere sul mercato avrebbe fatto carte false per entrare in quel salotto. Adesso è diventato la vittima sacrificale. Per di più, non uno dei suoi famosi invitati è intervenuto in sua difesa. 
L’on. prof. Renato Brunetta, invitato a «Che tempo che fa», si è divertito a sfregiare il galateo di quella trasmissione. Come ha scritto il Foglio , «Là, dove tutti mozartianamente si danno la mano, si danno di gomito, si baciano/abbracciano/complimentano, cenacolo e ritrovo e tavernetta casalinga dei mejo italiani, in tre inauditi minuti Renato Brunetta ha messo i piedi sul tavolo, il dito nell’occhio, le mani nel piatto. Insopportabile. Implacabile. Imperdibile». 
L’on. prof. Brunetta, membro della Commissione di vigilanza Rai, ha pubblicamente rivelato i guadagni del conduttore e ha messo in discussione le modalità del rinnovo del suo contratto. 
Senza fare il tifo né per l’uno né per l’altro, proviamo a ragionare su quanto è successo. Sui milioni che Fazio guadagna si è subito aperto il fuoco amico e nemico: Grillo, il solito Codacons, parte del «popolo del Web». I soldi sono tanti, ma, senza infingimenti e moralismi, la cosa più importante è che quei soldi siano un buon investimento. Se Fazio, con i suoi programmi, riesce ad avere un ritorno pubblicitario proficuo significa che quei soldi sono ben spesi. A Mediaset, a Sky, a La 7 fanno così. 
Si dirà, ma la Rai è servizio pubblico. Veramente, come abbiamo scritto più volte, la Rai ha perso da tempo la sua identità ed è diventata una tv fra le tante. L’accesso al bene pubblico radiotelevisivo è ormai alla portata di tutti, la pluralità delle istanze politiche, sociali e culturali è assicurata dalla varietà e molteplicità dei canali, dei media, delle fonti. Ma c’è ancora una canone da pagare e bisogna tenerne conto. La Rai, in estrema sintesi, ha una doppia natura giuridica: è pubblica in quanto è partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze (99,56%) e il suo contratto di servizio è stipulato con il ministero dello Sviluppo economico; è privata in quanto è una spa. Nella sua storia, la Rai ha sempre giocato su questa duplice identità. Alla fine, però, chi è il vero editore di Viale Mazzini? Sono i partiti politici attraverso quel fenomeno triste e umiliante che si chiama lottizzazione (un condominio consociativo a cui partecipano tutti i partiti, con quote maggiori o minori; e lo chiamano pluralismo). 
Teoricamente quindi se la Rai, come spesso viene dipinta, è un luogo dove si assumono, in mezzo a tanti bravi professionisti, anche parenti, amici, amici degli amici, fidanzate, fidanzati, amanti, incapaci la colpa dovrebbe ricadere sul vero editore. In questa prospettiva, anche la Commissione di vigilanza andrebbe intesa come un istituto che umilia le responsabilità dei dirigenti di Viale Mazzini e che serve solo a sancire il controllo dei partiti sulla Rai: una vera vergogna. È ridicolo poi che la presidenza sia in mano ai grillini: invece di abolirla la cavalcano. 
Se c’è da calmierare i compensi, la battaglia è più che giusta. Se c’è da promuovere una campagna di «pulizia etnica» per restituire verginità a Viale Mazzini bisognerebbe cominciare a denunciare tutte quelle persone che occupano indegnamente un posto, dirigenti compresi, tutti quei conduttori che sono stati messi lì grazie a una raccomandazione e fanno flop, tutti i «fornitori» che profittano di un intervento dall’alto. Ho più volte criticato «Che tempo che fa» ma dovessi stabilire un ordine nell’epurazione non mi sentirei certo di considerare la trasmissione una priorità. 
C’è poi la questione della trasparenza, prevista dal contratto di servizio tra ministero e Rai. Certo, ma in questo modo la Rai dovrebbe vivere solo di canone. Nel momento in cui si mette sul mercato, e la Rai è sul mercato, invocare la trasparenza sui contratti delle cosiddette star o dei conduttori di primo piano significa solo fare un favore alla concorrenza. E ogni intervento per sbandierare i compensi può apparire strumentale. 
Per affrontare questi temi sarebbe meglio tralasciare ogni ipocrisia, ogni risentimento, ogni spirito di vendetta e affrontarli nelle sedi opportune. I rancori fanno spettacolo, ma difficilmente risolvono i problemi. 

martedì 15 ottobre 2013

Sarà un Cenni bis?

Lord Major Cenni si sta dando da fare, e può rischiare di vincere una seconda volta alla tornata elettorale di sindaco del 2014.

1. La Sinistra di Prato è confusa, divisa, specchio di quella nazionale; i candidati segretari che si contendono lo scettro sono ragazzi che, pur 'volenterosi' (Gabriele Bosi e Gabriele Alberti), hanno poca esperienza e piglio per dare una svolta vera; il rischio è quello che siano facilmente manovrati, posto che abbiano veramente in animo di cambiare qualcosa; la debolezza della Sinistra sta, rispetto ai cittadini, sul versante dell'immigrazione, su cui praticano una politica confusa; è quello il loro vero tallone d'Achille, su cui rischiano di perdere per la seconda volta; se non presenteranno un candidato 'forte', il rischio di perdere ancora sarà alto;

2. Il Movimento dei 5 Stelle è diviso (nonostante i media e certo potere 'rosso' ma non di sinistra, chiaramente appoggi la parte che fa capo a Barosco, mentre non voglia far emergere l'altra meno definita), e quindi arriva indebolito e litigioso al suo interno: è questo è il suo tallone d'Achille. Probabilmente riusciranno a far entrare qualcuno a palazzo, ma non avranno il sindaco - a meno di qualche rivoluzione che al momento non si intravede -, e saranno quindi 'tentati' dalla maggioranza, come accade a Montecitorio (lo 'scouting');

3. Cenni si dà da fare, come dicevo; va alle riunioni del comitato del Soccorso contro il degrado e per la sicurezza (ma il Sovrappasso si farà, in barba a tutte le lotte dei cittadini e al degrado stesso) e si fa accompagnare da Milone, la sua costola nel fianco ma anche il succo di tutta la prossima campagna elettorale; va alle passeggiate archeologiche quando in tutti questi anni non ha fatto niente su Gonfienti, si mostra a destra e a manca e sta redigendo il libro del 'fatto', aiutato da amici e sostenitori, in fretta e furia.

Magari qualcuno che lo voleva buttar giù, aiutato dai neoscribri internautici, sta cambiando idea...

Spostarsi in bici nella città di Prato, ovvero come affrontare il degrado e l'inciviltà

Come quasi sempre mi capita di fare, mi sono spostata in bici da ovest a est. 
Solo che ieri ho scelto l'orario 'sbagliato'. Erano le 16 e si avvicinava l'orario della uscita dalle scuole.
Da Casale a Tobbiana o Vergaio, diciamo abbastanza bene; si può utilizzare la ciclabile; da Tobbiana o Vergaio a San Giusto, molto più problematico, in particolare a San Giusto, dove il traffico era in fila alla rotonda di Parco Prato.
San Giusto è già il primo 'degrado'. Incredibilmente, dove c'è un'alta concentrazione di scuole, praticamente non c'è ciclabile. Infatti, fra la ciclabile che arriva a Parco Prato e quella che poi si prende quasi al Pino, NON c'è collegamento e io di solito per essere più sicura, quando non vi trovo macchine parcheggiate, prendo i marciapiedi.

Dal Pino prendere via Galcianese verso Prato e quindi via Zarini è veramente un rischio; ma se devi andare verso est, quello è il tratto più rapido. Di nuovo con difficoltà e qualche sacrosanto fastidio dei pedoni, mi infilo nello stretto marciapiede.
Alla 'Madonna del Berti' che incrocia via Roma si respira tanto smog. Non c'è nessuna protezione per i ciclisti che non, ancora una volta, infilarsi nei marciapiedi. Non tutti però hanno lo scivolo alla fine e quindi, per superare il marciapiede e rimettermi in strada, mi ci vuole una bici tipo 'mountain-bike'.

Così si fa via Zarini tutta fino ad arrivare in via della Repubblica, che paradossalmente NON ha un percorso ciclabile, e di nuovo sui marciapiedi.

Il traffico è sommamente caotico, disordinato, lasciato a sé. Su tutto e tutti domina l'automobile e niente e nulla sembra contrastare questo predominio assoluto, violento.

lunedì 14 ottobre 2013

La Confartigianato di Prato

Da due anni non sono più iscritta, settore artigiani artistici, alla Confartigianato di Prato, ero iscritta con la partita IVA. Lo sono stata per dieci anni, ma in realtà sono stati del tutto incapaci di occuparsi di un settore artistico del tutto insolito per loro (contrariamente a quello che succede all'estero, dove anche i singoli artisti di teatro sono iscritti alle locali confartigianato o similari), perché il teatro è costretto a gestirsi, se vuole i finanziamenti, come associazione; infatti i titolari di partite IVA o le società non le ricevono. Ma io ho mantenuto la partita IVA, perché per certe amministrazioni o anche privati è più agevole eccetera.

In realtà la confartigianato funziona come un normale commercialista e, anche, esercita funzioni di controllo. Per di più a me hanno, nell'ultimo anno, fatto diversi errori nella contabilità e per questo ho dovuto pagare, almeno in un caso (nell'altro era evidente la loro colpa) anche la mora.

Per aiutare veramente le imprese la confartigiano dovrebbe spingere perché i propri iscritti facessero da sé la dichiarazione dei redditi, almeno le società più piccole, o fossero aiutate a farle con un costo molto più basso, come accade appunto all'estero, dove la figura del commercialista o questi gruppi sanguisughe non costituiscono cartello di partito, o lobby.


domenica 13 ottobre 2013

Gaetanina Bresci, terza replica

A detta del pubblico, che ci ha salutato con un bellissimo triplice applauso, la terza replica di "Gaetanina Bresci" è stata la più bella. Oltre che la più affollata finora (che strano il pubblico, non lo puoi prevedere...).

Il dibattito che è seguito allo spettacolo è stato di alto livello e, a dispetto di chi dice che il dibattito è noioso, si è dimostrato tutto il contrario, sia perché il pubblico lo chiede (e infatti, pur libero di andarsene, non se ne va) e anche perché le domande mi sono sembrate particolarmente pertinenti: e sullo spettacolo, su drammaturgia e regia, e storiche su Gaetano Bresci.

Nonostante gli spettatori abbiano potuto esprimere a voce il suo giudizio sullo spettacolo, qualcuno ha comunque voluto scrivere il suo commento sul "Libro del Gradimento":

"Davvero bravi gli attori, la scelta coraggiosa del soggetto ha emozionato e tenuto attenti gli spettatori. Complimenti!. (Angelo S.).
"Spettacolo gradevole ed emozionante". (Tiziano P.).
"Complimenti per aver trattato una storia della nostra città con bravura coinvolgendo pienamente il pubblico" . (Graziano C.).

La giornata del camminare

Oggi si celebra la giornata del camminare.
(In realtà si dovrebbe rifare i calendari con l'indicazione di tutte queste 'celebrazioni' e giornate dedicate a qualche carenza della nostra contemporaneità....).
Ora, camminare in certe città è davvero difficile.

Prendiamo per esempio Prato.
La città è carente in piste ciclo-pedonali e presta poca attenzione al ciclista o al pedone in generale.

I suoi amministratori non danno poi il buon esempio e al massimo celebrano le giornate dedicate, fanno come si dice presenza, e poi si riparano e sfrecciano in macchina.

Tutta la nostra vita poi è fatta sempre meno per camminare o andare in bici: abbiamo sempre fretta di arrivare e c'è sempre meno tempo. Per camminare in realtà si dovrebbe anche un po' rivoluzionare le nostre vite, oltre che mandare a casa i nostri politici che per esempio non ci offrono servizi pubblici adeguati per raggiungere le varie zone della città, aiutandoci ad andare a piedi o in bici.

Come in altri campi, la giunta pratese - uguale a tante inutili o piuttosto dannose giunte italiane - ha parlato molto e fatto poco anche in questo campo e i nuovi prossimi amministratori, così come si profilano all'orizzonte, prossimi segretari di partito o candidati di tutti i fronti, li vediamo anch'essi sfrecciare con macchine piuttosto costose e poco attenti al camminare e una vita 'slow', lenta, veramente diversa.

A parte i punti programmatici, che devono rimaner tali, nemmeno ci pensano a diventare 'slow'.

sabato 12 ottobre 2013

Priebke

L'assassino è morto
ma non sa dove andare

il suo corpo
non lo vuole nessuno.

Una vita come un signorino
senza un rimorso
senza un pianto

senza vacillare
ha vissuto per bene
è stato, protetto,
boia d'oltremare.

Ora da morto
sconta la sua pena
viva e vera,
e non all'inferno
non nell'aldilà

ma qua fra noi,
come ha fatto lui
senza pietà.


venerdì 11 ottobre 2013

Comunicato del Comitato per la Riqualificazione del Soccorso


"Il Comitato per la Riqualificazione del Soccorso organizza un incontro col Sindaco ed il Presidente della Circoscrizione Centro per discutere dei problemi di degrado e di sicurezza che affliggono il quartiere.
L'incontro si terrà lunedi 14/10 alle ore 21.00 presso il Centro Civico Pitigliani in via Milano 6.
Soprattutto in questi ultimi anni il nostro quartiere sta convivendo con situazioni più o meno drammatiche che ormai sono diventate endemiche: dalla totale incapacità di utilizzo dei cassonetti pubblici, agli atti vandalici o
intimidatori (l'ultimo episodio, delle feci umane rinvenute davanti alla porta di un appartamento), dalle centrali dello spaccio ai furti e alle risse all'arma bianca, senza dimenticare la questione del gruppo di nomadi
che bivacca sul sagrato della chiesa.

Durante l'incontro sarà data ampia disponibilità ai cittadini di intervenire con domande, testimonianze e proposte da rivolgere alle istituzioni presenti.
Sono ben accette fotografie esplicative che verranno proiettate durante la serata."

Filippo Bonanni,
Portavoce del Comitato per la Riqualificazione del Soccorso

Prato: verso le elezioni del 2014

A Prato i motori sono già avviati per le prossime amministrative: il PD mette sul tavolo per la segreteria la possibile candidatura di Simone Mangani, ed è una bella mossa.

Avvocato, civatiano, ex-attore di certa levatura per la verità (recitò diversi anni fa con la sua compagnia al Teatro La Baracca), può rifare l'immagine del disastrato partito pratese; a suo confronto sbiadiscono le debolissime candidature del M5S, se si esclude quella 'forte' di Adriana Pagliai, che però non diventerà candidata sindaco, si farà da parte per Barosco.

Qualcuno auspica anche la candidatura di Milone, sospetto di ripetere la mossa della smarcatura, questa volta da Cenni, come già fece quando appoggiava il Centro-Sinistra: dalle meravigliose pagine di FB lo si acclama come salvatore di Prato.

giovedì 10 ottobre 2013

M5S e volontà popolare

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sconfessano i loro rappresentanti parlamentari sulla questione del reato di clandestinità.
Personalmente ero rimasta sorpresa da questa nuova presa di posizione dei 'grillini' sulla questione immigrazione, ma ora il blog di Beppe Grillo ha rimesso le cose 'a posto' affermando  che l'abolizione del reato di clandestinità non fa parte del programma del movimento.

Mi colpisce la frase:

"Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico. Sostituirsi all'opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono "educare" i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un'unica entità".

Dunque loro non vogliono educare i cittadini, ma solo essere strumento dei cittadini. Lo diceva già Schopenhauer che è follia educare la cittadinanza, in particolare il popolino, e dunque è vecchia storia. Tuttavia la politica, anche quella del M5S, si basa proprio su questa 'favola' della modificazione dell'esistente (concetto molto vicino all'educazione), favola che serve a tutti, partiti o movimenti che siano, per portare con sé i cittadini e quindi per diventare portavoce di questa presunta volontà popolare, sintagma che abbiamo molto udito nel passato, per poi finire ai posti di comando.

Anche il partito di Forza Italia ha fatto riferimento a questa 'volontà popolare' quando ha voluto difendere Berlusconi a causa dei suoi problemi giudiziari; addirittura qualcuno ha affermato che non si può togliere dalla Parlamento una persona che ha ricevuto tutti questi consensi dalla volontà popolare.

La Lega di Bossi, ugualmente, fa spesso riferimento alla 'volontà popolare'.

Qualcuno definisce tutto questo 'populismo', anche se si esplicita attraverso forme mediatiche differenti.


Storie massoniche

A Gelli, il venerabile della P2, è stata sequestrata Villa Wanda di Arezzo per reati fiscali. Tanti soldi, sembra, non pagati allo Stato.
Lui intanto se ne sta in Svizzera, credo.
E allora viene da pensare che da troppo tempo le nostre città sono bloccate da certo potere, in cui la massoneria,  fa la sua grande parte, e di cui non sappiamo nulla.
E tutte le proteste che possiamo fare s'infrangono in questo potere, in questi gruppi sodali, queste 'amicizie', questi favori, questi connubi.
Le storie massoniche delle nostre città ci tormentano da anni e anche se non le conosciamo nel dettaglio; il suo/loro fantasma gira a Palazzo e ogni tanto si intravede. Raramente si presenta per nome, ma c'è eccome.
Fa bene leggere la relazione di Tina Anselmi e relativa commissione sulla P2 - è datata ma ancora illuminante-; parla anche dettagliatamente della Massoneria italiana anche nelle sue ramificazioni locali:
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html

mercoledì 9 ottobre 2013

La Scaveide, II Atto


Riassunto del primo atto: si sta costruendo il megastore Senzatìr e improvvisamente si scopre una città etrusca, ma si vuole ricoprire tutto. Le mummie etrusche non ci stanno e si ribellano e minacciano la stabilità della città.

II ATTO
I scena

Nel sottosuolo, nella sepolta città etrusca.

Entrano il sindaco con il coro delle cinesi, il presidente della società Senzatir e il Sovrintendente.  Separato da tutti il blogger attivista  Scrivotutto, sempre in silenzio.

CORO DELLE CINESI           Oh, quanta umidità, quanta umidità. Non è buono per la salute!

SINDACO            State zitte…

PRESIDENTE                        Io un po’ di paura ce l’ho…

SOVRINTENDENTE            Per di qua, per di qua…

SINDACO            Ma dove andiamo? Mamma mia che buio, qua sotto…ma qua son tutte tombe…ah, c’è una mummia, sicuro, è là…Io scappo via, ho paura.

CORO CINESI                            Non è conveniente scappaLe in questo fLangente…Licoldati delle elezioni! E poi dietLo di te c’è il bloggel ScLivotutto…

PRESIDENTE                        Ma chi lo ha chiamato, quello?..Oh, ma ci sono le mummie…davvero!

SOVRINTENDENTE                         Non bisogna farsi vedere impauriti. E soprattutto, inventiamo delle storie, così loro saranno contente…

CORO DELLE MUMMIE ETRUSCHE  Ecco i costruttori, ecco i distruttori! Ma insomma, lasciate ci in pace, che ci tormentate?

SOVRINTENDENTE  Parla tu, sindaco.

SINDACO  Dunque, dunque…noi, non costruiremo più il Megastore Senzatir sopra.

PRESIDENTE              (A voce bassa). Non ti sbilanciare troppo, eh.

CORO ETRUSCO   E’ vero, questo?

Dietro il coro etrusco spunta la testa dell’operaio scavatore.

OPERAIO            Non li credete!

PRESIDENTE                          Ma questo è l’operaio?!

SOVRINTENDENTE    Ma non dovevi mandarlo sulla Salerno-Reggio Calabria?

PRESIDENTE            (All’operaio). Cosa ci fai tu qui? Torna a casa! Tua moglie e i tuoi figli ti aspettano….

CORO ETRUSCO   Non è più sposato, è il nostro innamorato. Non lo toccare, altrimenti, finisce male.

CORO CINESE  VostLo innamorato? Che bella stoLia d’amoLe sotto il megastoLe…

SINDACO            Silenzio, voi…Piuttosto, cercate di aiutarmi, che devo fare?

CORO CINESE            Non è conveniente scappaLe in questo fLangente…Licoldati delle elezioni! E poi dietLo di te c’è il bloggel ScLivotutto, che scLive tutto e fa cattiva pubblicità.

SINDACO            Ma questo l’avete già detto…è la battuta prima.

CORO CINESI  E’ vero…scusaci, amoLe…

SINDACO            State zitte, non è questo il momento…(Al coro etrusco). Dunque, mie care…

CORO ETRUSCO              Non siamo care che al nostro amore, l’operaio scavatore…    

SINDACO  Dicevo per dire…insomma, se voi mi aiutate, vi faccio avere un posticino in comune…

CORO ETRUSCO    Comune?

SINDACO   .... in provincia…

CORO ETRUSCO      Provincia?.....

SINDACO     E se non basta anche in Regione o al Parlamento…

SOVRINTENDENTE              E’ troppo, è troppo…

SINDACO   Bisogna pur convincerle...

PRESIDENTE  Mamma mia quanto sono brutte…come fa l’operaio scavatore a…

OPERAIO            Non vi fidate, mie adorate. Vogliono comprarvi.

CORO ETRUSCO  Di che si tratta, di che si tratta?

SINDACO   Di un ufficio grande e importante sull’archeologia…

SOVRINTENDENTE  Ma questo non è possibile, e allora io che ci sto a fare? Vabbene, ho capito, ci vogliono eliminare...

SINDACO  (Al Sovrintendente). Ma questa è solo una scusa, stai tranquillo.

SOVRINTENDENTE   Magari le mummie ci credono davvero… e allora che si fa? Bisogna dar loro un ufficio, un incarico, fare il decreto. La cosa sarebbe comunque complicata.

PRESIDENTE   Troppe chiacchiere, non perdiamo tempo. Farò un assegno.

OPERAIO   Qui non ci sono banche.

PRESIDENTE   Sei sicuro, traditore?

CORO ETRUSCO   Chi parla male del nostro amore, è nemico del cuore...Non ci sono banche, qua!  Tie' beccati 'sto reperto.  (Colpiscono il presidente).

PRESIDENTE  Ma io vi avrei pagato bene...maledette...

SINDACO  (Al coro cinese). Possono votare le mummie?

CORO CINESI    Non ci LisuLta che possano votaLe, peLò potLebbe esseLe…
Ma pLima dovete daLcelo a noi, il voto, LicoLdi? Quando anche i cinesi potlanno votaLe...

PRESIDENTE Non facciamo confusione, sindaco! Qui bisogna costruire, punto e queste mummie le dobbiamo mettere a tacere. I soldi non li vogliono, non vogliono niente, non possiamo comprarle, che facciamo?

CORO ETRUSCO   Ma cosa dicono?

OPERAIO Vi vogliono fregare, ecco cos’è…vorrebbero darvi la possibilità di votare...E allora sarebbe fatta, vi avrebbero già in pugno e col cemento sopra... Una volta col cemento in testa, non ci sarà più nulla da fare per noi. Saremo sepolti per sempre.

CORO ETRUSCO   Andatevene, abbiamo capito. Noi non voteremo il sindaco, né nessuno. Se costruirete il Megastore Centro Senzatir noi ci vendicheremo. Basta!

CORO CINESI  Non vi aLLabbiate, cugine!  Venite qui. Volete massaggio?

CORO ETRUSCO  Noi siamo mummie, non abbiamo bisogno di massaggi.

CORO CINESI  Forse opeLaio vuole massaggio?

CORO ETRUSCO Non provate a toccare il nostro amore, l’operaio scavatore…(Se ne vanno, portando via l’operaio)..

SOVRINTENDENTE   E ora?

PRESIDENTE   Non mi importa niente, io costruisco e basta!

SINDACO   Calmati, bisogna costruire però bisogna dire che non si costruisce.

SOVRINTENDENTE    Eh, la fate facile voi.  Io comunque devo tutelare il paesaggio, sono in un bel guaio…Per me è più difficile: devo tutelare però non lo devo fare. Come faccio? Ci vuole un finanziamente ad hoc, la materia è difficile!

SINDACO   E io, che tra poco ci sono le elezioni? Devo tirar fuori questa città etrusca e però non la devo tirar fuori…Ah, questa umidità mi uccide…(Guardando il blogger Scrivotutto, ancora in disparte). Ma cosa vuole, quello là, cosa vuole? Non mi fai, paura, capito? Scrivi pure quello che ti pare...(Alle cinesi). Non ce la faccio più, sono esaurito…

CORO  Ci vuole un bel massaggino al pisellino, eh!

SINDACO  Zitte, zitte, ora non è il momento…

PRESIDENTE            Ma come facevano prima, le mummie? Scusa, se stanno sotto, non possono continuare a stare qua sotto; che gliene importa del cemento, eh.

SOVRINTENDENTE            Già.

PRESIDENTE     Ma glielo avete detto, questo? Gliel’avete detto? Che gliene importa a loro dei metri cubi di cemento? Sono secoli che stanno sotto, ora gl’è venuta la voglia di stare all’aria aperta, ma dico…e poi…magari all’aria aperta scompaiono, si liquefanno, si disintegrano, si scompongono…Metter loro paura. Potrebbe  essere, no?

(Segue...) (©)

La strategia del discredito

Uno degli esercizi più amati da chi invidia o deve 'cancellare' qualcuno, attaccarlo perché lo si vuol mettere a tacere, è, oltre alla famosa strategia del silenzio, quella del discredito.

E' un procedimento ben diverso dall'attacco politico diretto.

Quando è morta Margherita Hack se ne sono visti di esempi suoi giornali, ma naturalmente su internet di più.
Essendo atea e vegeratariana, i giornali cattolici l'hanno fatta passare per scienziata di 'serie B', pur intessendone i dovuti elogi.

Dato che anch'io sono stata oggetto di questa strategia, a causa di questo blog che si vuol tenere sotto controllo, ho studiato un po' questo 'sistema', che sostanzialmente si riduce a un esercizio retorico per cui si inframezza il malcelato sarcasmo con i 'doverosi' elogi.

E' una forma, ipocrita, di censura, astuta perché ridicolizza l'altro senza le forme consuete della censura o della critica aperta.

Oltre che nella Chiesa di Roma, la strategia del discredito, con pur con diversa sfumatura, si praticava molto abilmente nei discorsi del Partito Comunista Sovietico (che ho studiato anche per la messa in scena di "Cafiero Lucchesi"); in questo caso non era presente il sarcasmo - vietato il riso nel mondo sovietico! - , ma si procedeva prima con l'elogio di colui che doveva essere 'silurato' e poi, immancabilmente, dopo la congiunzione 'adnaka' (tuttavia, però), nell'ultima parte si criticava. Invece, per il compagno che doveva essere riabilitato, si procedeva al contrario: prima si criticava e dopo l''adnaka', lo si riabilitava. Questo immancabilmente, per cui il procedimento era diventato 'segno' di sfortuna e fortuna all'interno del Partito.

martedì 8 ottobre 2013

Che Fico

Questo signor Fico (M5S) presidente della Vigilanza Rai, ha ragione da vendere sulla lottizzazione della TV di Stato, ed è per questo che gli emissari dei partiti chiedono le sue dimissioni con qualche pretesto (il fatto che avrebbe partecipato a una manifestazione di protesta con Grillo davanti alla sede Rai qualche giorno fa...).
Basta guardare i telegiornali regionali per rendersi conto di quanto sfacciata sia questa lottizzazione: in Toscana il TG3 arriva, in certe edizioni, a essere sospetto organo di propaganda di partito (o di partiti, perché fanno concessioni anche alle opposizioni...).
Chiedete un po' di lavorare, di collaborare, come ho fatto io nel lontano passato (quando le opportunità di lavoro c'erano davvero): era impossibile senza raccomandazione; tutti così entravano, così mi fu chiaramente detto a Roma, dove feci un timido tentativo di entrare a Radio Rai di via Asiago...Purtroppo allora ero una fanciulla, e non ebbi la forza di denunciare; oggi lo avrei fatto. 
Bravo Fico. 

Bisognerebbe anche parlare della lottizzazione dei teatri, ma questo la prossima volta (che fanno a Parma, per esempio? Purtroppo non è cambiato molto, e con la lottizzazione teatrale tutto procede come prima anche regnante il M5S...)

lunedì 7 ottobre 2013

L'archivio Malaparte torna a Prato?

Dopo la figuraccia del 2009, che prefigurò il fallimento elettorale del Centro-Sinistra, il Comune di Prato sembra intenzionato a comprare da Dell'Utri l'archivio delle opere di Malaparte.
Dell'Utri, sappiamo, non sta passando un bel momento, e ha bisogno di riorganizzare le 'stanze' della sua biblioteca; tant'è che tutte quelle opere (ma quanto spazio occupano?) le cederebbe volentieri a Prato, alla stessa somma per cui le ha comprate, 700 mila euri.
I soldi per comprare non ci sarebbero tutti, anzi! ci vuole un aiuto da parte della Fondazione Cariprato, che al momento vive un momento di incertezza statutaria. Bisogna aspettare...
Tra le buche riparate, le strade rifatte, le feste e archivi ritrovati, e via di seguito Cenni tenta di restare in sella e si prepara a redigere la lista delle cose fatte, dei regali alla città, numeri e cifre che sentiremo presto risuonare insieme alle fanfare.
Ma ricostruiamo un po' di storia: Cenni, quando l'archivio di Malaparte se ne andò a Milano, era Presidente della Fondazione Cariprato. Perché a suo tempo non intervenne? Proprio in quei giorni egli diventò candidato sindaco per il Centro-Destra...Se si seguono le fasi di quella dipartita, sembra, dico sembra che si sia voluto lasciar andare l'archivio quando faceva comodo; e ora, che si voglia farlo ritornare trionfalmente per lo stesso motivo...
Questi di seguito sono gli articoli relativi alla vendita dell'archivio di Malaparte del 2009; in ultimo il riferimento all'articolo di oggi. Scusate per il lungo 'post'.

Da il Tirreno del 14/03/09
L’archivio Malaparte va a Milano.Ignorata l’offerta del Comune, ora appartiene alla Biblioteca di Dell’Utri.  Venduto a 700mila euro. La perizia commissionata dall’amministrazione comunale si era fermata a 450mila  PRATO. Il Comune di Prato è rimasto a bocca asciutta. L’archivio fiorentino di Curzio Malaparte non arriverà a Prato. C’era già l’idea di destinargli uno spazio prestigioso all’interno della nuova biblioteca Campolmi ma è di ieri la notizia che gli eredi dello scrittore di “Maledetti toscani” hanno venduto l’intero patrimonio documentale, rimasto in questi anni nella villa della famiglia Rositani ad Arcetri, alla Biblioteca di via Senato a Milano, di cui è presidente Marcello Dell’Utri, l’amico fidato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L’accordo fra le parti è stato siglato sulla cifra di 700mila euro. «Abbiamo fatto il possibile - commenta l’assessore alla Cultura Andrea Mazzoni - ma disponevamo di una perizia che ci imponeva di non oltrepassare una certa cifra».
A dare notizia della vendita dell’archivio di Curzio Malaparte è stato il settimanale “Toscana Oggi” che già in passato aveva seguito da vicino il destino dell’importante fondo letterario ed epistolare. Ma è lo stesso assessore Mazzoni, sinceramente rammaricato per non essere riuscito a concretizzare l’acquisto, a ripercorrere le ultime tappe della vicenda.
«L’interessamento all’archivio malapartiano è stato portato avanti congiuntamente dal Comune di Prato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato in occasione dei cinquant’anni dalla morte dello scrittore - ricorda Mazzoni - nel novembre 2007, al termine di una perizia affidata al professor Franco Contorbia dell’Università di Genova, presentammo la nostra offerta al rappresentante degli eredi, l’avvocato fiorentino Niccolò (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert, ndr). In base alla perizia l’intero archivio non valeva più di 450mila euro. Come amministrazione comunale non possiamo assolutamente partecipare ad una gara al rialzo: eravamo vincolati a quella cifra. Però alla parte economica accompagnammo una serie di offerte culturali».
Al primo punto, naturalmente, la collocazione del fondo all’interno della nuova biblioteca Lazzerini. «La nostra idea era quela di creare un Centro Malapartiano - aggiunge l’assessore Mazzoni - inoltre ci saremmo impegnati all’archiviazione di tutto il materiale, edito ed inedito, alla sua valorizzazione, all’organizzazione di convegni, alla pubblicazione di studi. Avevamo in mente anche la costituzione di un comitato scientifico di grande qualità. Non escludevamo, inoltre, eventuali acquisti dei diritti d’autore per la pubblicazione di testi inediti, a partire dalla “Fedra” che possediamo». Si tratta di un testo acquistato da un antiquario nel 2001 per 5 milioni di lire di cui però il Comune non dispone dei diritti d’autore. Il testo di Malaparte è custodito nella biblioteca Lazzerini e al momento non può essere nemmeno consultato.
Dal novembre 2007 ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte degli eredi dello scrittore pratese, oggi tornato di prepotente attualità con la decisione della casa editrice Adelphi di ripubblicare le sue opere. «Non ci hanno più cercati - chiarisce l’assessore alla cultura - non abbiamo saputo più nulla. Lo scorso febbraio, quando abbiamo saputo che alla Soprintendenza dei beni culturali di Firenze era stato notificato l’atto di compravendita, ci siamo mossi. Il sindaco Romagnoli ha inviato una lettera al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sollecitando lo Stato ad esercitare il diritto di prelazione». Da allora ad oggi niente si è mosso. Ed il disappunto, dopo la grande profusione di energie e risorse economiche in occasione del biennio malapartiano, è tanto. Ciò che preme all’assessore Mazzoni puntualizzare è che non c’è stata “avarizia” da parte del Comune. «L’amministrazione comunale non può comprare al prezzo che vuole - precisa - altrimenti ci troveremmo di fronte alle contestazioni da parte della Corte dei Conti. La perizia ci ha vincolati». E quindi è del tutto naturale che gli eredi abbiano accettato l’offerta più appetibile presentata dalla Biblioteca milanese di via del Senato, presieduta da Dell’Utri. E chissà che Malaparte, dalla sua tomba a Spazzavento, non rilanci la proverbiale invettiva: “maledetti toscani”.
Giovanni Ciattini

Da la Nazione del 14/03/09

SE NE VA LONTANO un pezzo di storia letteraria della città scritto con la ‘pelle’, le viscere e i colori degli stracci cantati da un pratese che «Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo. E dico questo non perché son pratese, e voglia lisciar la bazza ai miei pratesi, ma perché penso che il solo difetto dei toscani sia quello di non esser tutti pratesi». L’archivio di Curzio Malaparte, contenente carte, documenti e manoscritti appartenuti al grande scrittore e giornalista pratese, è stato venduto dagli eredi alla Biblioteca di via Senato di Milano, presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri. Nella partita per la gloria patria l’ha avuta vinta il fattore finanziario.
L’AVVOCATO fiorentino Niccolò Rositani, legale rappresentante della comunione eredi dello scrittore (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert) ha ceduto per 700.000 euro il patrimonio «cartaceo» appartenuto all’avo e finora conservato nella villa fiorentina dei Rositani ad Arcetri. L’avvocato ha uno studio legale a Milano, specializzato proprio in diritto d’autore — materia che insegna anche all’Università degli studi di Firenze — ed è inoltre console onorario della Lettonia e amministratore di Casa Malaparte a Capri. Già da tempo era venuta meno la possibilità che l’archivio potesse essere acquistato dal Comune di Prato — destinato poi al fondo della biblioteca civica «Lazzerini» — comunque da altre istituzioni della città natale di Malaparte, dove Kurt Suckert (il vero nome dello scrittore) è sepolto nel mausoleo da lui stesso voluto sulla collina di Spazzavento.
LE TRATTATIVE tra l’amministrazione comunale e gli eredi si sono protratte per diversi anni e sembravano giunte ad una volta durante le celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, avvenuta a Roma nel 1957. Tra l’altro, qualche mese fa era sfumato all’ultimo momento l’accordo tra l’avvocato Rositani e un imprenditore pratese, rimasto anonimo, forse a causa dell’entità della cifra richiesta. Le carte, dunque, dopo il nulla osta della Direzione generale per gli Archivi del ministero per i Beni e le attività culturali hanno preso la via di Milano. L’acquisto si è realizzato grazie all’interessamento diretto del senatore Marcello Dell’Utri, appassionato bibliofilo che ha fondato nel 1997 la Biblioteca di via Senato, un’istituzione che si è affermata nel panorama culturale del capoluogo lombardo con i suoi fondi librari e soprattutto con incontri ed esposizioni. (Elena Duranti).

Da la Nazione del 15/03/09
«Le istituzioni locali non avevano interesse» Il nipote di Curzio che cura i ‘tesori’ di famiglia critica l’atteggiamento del Comune sull’archivio di FRANCO RICCOMINI
LA QUERELLE sull’acquisizione dell’Archivio Malaparte dalla Biblioteca di via Senato di Milano presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri, è sempre più calda e si arrichisce di prese di posizioni dei protagonisti e commenti all’indomani dell’anticipazione di «Toscana oggi».
Gli interventi, le spiegazioni, le levate di scudi non bastano a giustificare il fatto che Prato si sia lasciata sfuggire questo super archivio di un concittadino, simbolo di Prato nel mondo, che, insieme al Datini, è il personaggio più importante che abbia offerto la città, mandando all’aria anche progetti che nel tempo erano stati avanzati e che sono caduti nel nulla.
L’avvocato Nicolò Rositani, nipote di Malaparte e rappresentante degli eredi e della Fondazione esordisce con una frase che non lascia adito a dubbi, pur sottolineando che si tratta di una sua impressione: «Ho avuto la sensazione in questi ultimi tempi che a Prato non interessasse fino in fondo avere questo archivio visto che da un lungo periodo nessuno si era più fatto vivo per dare risposte concrete alle proposte che dovevano comunque essere discusse». E aggiunge: «Forse la attuale vendita ha tolto un pensiero all’amministrazione comunale»?.
E spiega: «Da oltre un anno abbiano cercato di trasferire l’archivio a Prato ma la risposta precisa non è mai arrivata e questo a mio avviso è abbastanza grave vista l’importanza del personaggio».
Rositani torna indietro anche alle ulitime manifestazioni che la città ha dedicato al grande Malaparte: «Mi aspettavo più entusiasmo nel passato, e non soltanto entusiasmo. Per il cinquantenario della morte di Malaparte è stato fatto un programma di manifestazioni che sono risultate più slogan politici che non eventi di qualità. Ora la scelta di affidare l’archivio ad una prestigiosa biblioteca qual’ è quella milanese non deve far gridare allo scandalo anche perché in parte motivata da queste considerazioni».
Ed afferma che sul «tavolo» della trattativa c’è anche il fatto che la fondazione milanese si impegna ogni anno ad allestire una iniziativa sulla figura di Malaparte: «E’ stato questo un elemento dirompente – dice Rositani – oltre al fatto che la mamma di Malaparte era milanese e che io opero a Milano con uno studio che si occupa dei diritti d’autore».
Una città, Milano che è al centro di un movimento editoriale che farà grande Malaparte: la casa editrice Adelphi di Colasso, infatti, ripubblicherà i testi malapartiani per la rivalutazione del personaggio ( e intanto in Francia Malaparte risulta l’autore più importante del Novecento).
E per quanto riguarda il valore dell’archivio e le perizie c’è da considerare che nel 2007 il professor Franco Contorbia dell’Università di Genova che aveva avuto l’incarico di valutare l’eredità malapartiana, l’aveva attestata sui 400/500mila euro, mentre Philipe D’Averio, incaricato dalla famiglia, parlava di 700mila euro. Come è noto c’era stata anche una base di accordo con un imprenditore pratese (rimasto anonimo) ma la trattativa era naufragata, probabilmente per l’alta cifra in palio.
Certo va tenuta presente la soggettività del valore economico di un così vasto ed eterogeneo materiale. In ultima analisi, secondo Rositani, non ci sono state da parte del Comune di Prato proposte concrete. E Prato ha perso per sempre un archivio che, oltre tutto, avrebbe richiamato studiosi e studenti da tutto il mondo.
E fra le tante considerazioni su questo «infelice» evento per la città, anche la voce di Umberto Mannucci, presidente dei Bibliofili e storico cittadino che si rammarica del trasferimento dell’archivio a Milano che taglia le gambe al Centro studi malapartiano già progettato e non del tutto abbandonato: «Il fatto sebbene spiacevole - sottolinea - non deve scoraggiare le istituzioni culturali cittadine circa la possibilità di valorizzare in loco la figura e le opere del grande scrittore pratese».
E ora vediamo in dettaglio che cosa ha perso Prato in numeri: dattiloscritti e corrispondenza dai primi del Novecento alla morte dello scrittore, riproduzioni fotografiche, sette volumi raccolti dalla sorella Edda con 500 pagine di lavoro, cartelle , lettere materiali originali. Oltre all’orgoglio di rimanere depositaria (e sarebbe stato più che giusto) dell’eredità dello scrittore. Per ricambiare quello stesso orgoglio che Malaparte aveva di essere pratese.

Ma la giunta contrattacca: «La proposta? Vera e articolata»
SULL’EREDITÀ dell’archivio malapartiano la campana, da Prato, suona in maniera diversa: l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni, in rapporto alle considerazioni di Rositani, si affretta a dichiarare: «Al rappresentante degli eredi la proposta di acquisto dell’archivio è stata presentata durante un incontro nel mio ufficio, frutto di un percorso messo assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio che, oltre all’offerta, prevedeva un vastissimo spettro di iniziative e di impegni volti alla valorizzazione culturale del fondo nella nuova Biblioteca Lazzerini. Erano presenti anche Fabrizio Fabrini segretario della Fondazione della Cassa. Filippo Foti, dirigente del Comune, e Franco Neri, direttore della Lazzerini i quali possono confermare che l’avvocato Rositani disse che entro 15/20 giorni avremmo ricevuto la risposta alla nostra offerta: giusto il tempo di valutare tutto con i familiari». E qui Andrea Mazzoni si inalbera: «La totale assenza di risposta non ha significato solo mancanza di considerazione, ma ha rappresentato un segnale inequivocabile di non interesse. E’ legittimo e comprensibile che le motivazioni economiche possano prevalere in chi vende qualcosa, ma per favore non si cerchino diversivi per nascondere ciò!». E la conferma arriva anche dal sindaco Marco Romagnoli che poco tempo fa aveva scritto al ministro Bondi chiedendo che «lo Stato intervenisse per non far perdere a Prato questa importante occasione».
E nel coro delle voci su questo evento, quella autorevole di Massimo Luconi, ex assessore alla cultura che durante il suo mandato aveva avanzato il progetto di istituire il Centro Studi Malaparte individuando la sede nella villa Fiorelli di Galceti simbolicamente situata proprio sotto la collina dello Spazzavento. Anche lui è addolorato della perdita rammaricandosi anche che il suo progetto si era arrestato per la fine del suo mandata. Ed aggiunge: «La cifra dell’offerta non era lontana da quella richiesta, bisognava forse far pesare che il Comune non è una fondazione privata e quindi avere una maggiore sensibilità a questo riguardo. Probabilmente c’è stata una incomprensione fra gli eredi e il Comune di Prato».
Il capitolo della trattativa ormai è chiuso e tra qualche giorno l’archivio prenderà la via di Milano, ma probabilmente non si è conclusa la polemica. E rimane l’amaro in bocca per questa mancata acquisizione che priva la città di un pezzo importante della propria storia.

Da il Tirreno del 15/03/09
Il presidente della Fondazione CariPrato, Roberto Cenni. «Venduto a 700mila ma gli eredi ci avevano chiesto 2 milioni» 
PRATO. Roberto Cenni, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e candidato sindaco del Pdl, esprime un grande rammarico per l’acquisto sfumato dell’archivio di Curzio Malaparte, ma è anche convinto che tutte le strade possibili per portare il patrimonio di documenti dello scrittore a Prato siano state percorse.
«Non c’è niente da recriminare. Il segretario della Fondazione, Fabrizio Fabrini e l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni - spiega Cenni - si sono impegnati a fondo senza però riuscire a superare la resistenza degli eredi. Oggi la distanza fra l’offerta del Comune, i 450mila euro della stima peritale, e il prezzo di vendita alla Biblioteca di via dello Statuto (700mila euro), appare minima, ma così non era due anni fa. La famiglia all’inizio chiese 2 milioni di euro, una cifra esorbitante. Il Comune aveva messo sul piatto della bilancia, oltre alla parte economica, anche l’impegno di valorizzare al massimo l’archivio, attraverso la creazione di un Centro studi, ma a quanto pare non se ne è tenuto conto».
Roberto Cenni non depone del tutto le speranze. «Malaparte è pratese, è sepolto qui, le sue opere parlano della nostra città - continua Cenni - dobbiamo trovare il modo di collaborare con la Fondazione della Biblioteca di via del Senato per non spezzare questo cordone ombelicale».
G.C.

Da il Tirreno del 22/03/09«E’ stato il Comune ad offrirsi per acquistare gli archivi» L’assessore Mazzoni ripercorre l’iter delle trattative rispondendo ai consiglieri «La famiglia non ha risposto per un anno Critiche ingiuste»
PRATO.«Non sono stati gli eredi di Malaparte ad offrire l’Archivio dell’artista, ma è stato il Comune ad offrirsi per l’acquisizione, senza ricevere alcuna risposta per oltre un anno, così come il sindaco Romagnoli non ha avuto risposta dal Ministero dei Beni culturali sulla proposta di acquistare un patrimonio così significativo». Dopo le affermazioni dell’avvocato Niccolò Rositani, legale rappresentante della famiglia dello scrittore l’assessore Andrea Mazzoni ha ricostruito in Consiglio comunale la vicenda della mancata acquisizione. A tornare sul caso sono stati due question time, presentati da Massimo Taiti della Lista civica Taiti e da Rita Pieri e Roberto Baldi di Forza Italia. Mazzoni è partito dal 2006, quando vennero presi i primi contatti con Rositani, insieme alla Fondazione Cassa di risparmio. Poi nel luglio 2007 ci fu la valutazione del valore dell’archivio da parte del professor Franco Contorbia, consulente per la Regione Toscana dei fondi archivistici, che stabilì la cifra di 450mila euro. Il Comune, come ha spiegato Mazzoni, era disponibile ad aggiungere fino a 100mila euro per il trasferimento dei diritti d’autore sugli inediti in archivio, più un’ampia offerta per la valorizzazione del patrimonio malapartiano, tra cui l’affidamento di due incarichi di alto livello per l’inventariato e la ricognizione bibliografica, la collocazione nelle prestigiosa sede del nuovo Centro culturale Lazzerini che aprirà tra pochi mesi all’ex Campolmi e l’organizzazione di convegni internazionali annuali. «Prato non era fin dall’inizio in cima ai pensieri degli eredi - ha spiegato Mazzoni - anche lo stesso Rositani conveniva che sarebbe stata la sede naturale dell’archivio, essendo la città natale di Malaparte e quella dov’è sepolto. La risposta che non è mai arrivata è il segno non solo della mancanza di considerazione di due istituzioni della città. Che prevalesse una logica puramente legata ai soldi l’abbiamo capito nella primavera dell’anno scorso, quando ci giunse notizia della firma di un contratto di compravendita con un privato per 700mila euro». Alla ridda di polemiche e di interventi in questi ultimi giorni, l’assessore ha così replicato: «Al di là di tutte le reazioni e di questi giorni, rivendico con forza che l’assessorato e la giunta siano stati i primi a porsi l’obiettivo di acquisire l’archivio di Malaparte, pur in un periodo di vacche magre, mentre altri non sapevano che si trovasse da decenni in una villa di Arcetri e non se ne preoccupavano più di tanto». Massimo Taiti ha invitato la giunta a rispondere per le rime all’avvocato Rositani, che ha attaccato la città in modo inaccettabile: «Il Comune, il sindaco e l’assessorato hanno fatto tutto il possibile e anche di più. Ma alla fine di tutto questo Malaparte è stato tenuto per 40 anni ad Arcetri e ora viene mandato nella grigia Milano». Nella sua replica Pieri ha ribadito il rammarico per la perdita del fondo culturale e ha suggerito di intessere rapporti con i proprietari per eventi e mostre da organizzare in città.
Il torto non è la vendita ma quello di non aver rispettato lo scrittore Curzio sarebbe indignato coi parenti
Sono molto fortunati i cittadini che vi scrivono e trovano pronta accoglienza sulle pagine del vostro giornale. È un vero peccato che l’immagine che danno del pubblico sia così riduttiva, così vecchia nei contenuti, esprimenti un concetto di cultura che è assolutamente individuale, casalingo, rancoroso, d’antan. La cultura è altro, è il cercare di vivere insieme con civiltà, con rispetto delle istituzioni che ci rappresentano, che per quanto riguarda Prato, sia il Comune che la Provincia, sono fortemente impegnati in iniziative culturali. Lo scopo è che la città viva e cresca, che cresca la cultura e la libertà di pensiero. S’informino, lor signori, e poi scrivano. Credo che si possa riconoscere agli amministratori buona volontà e competenza, rispetto della rappresentatività. I vostri corrispondenti mancano di humour nel parlare del fondo Malaparte: il nostro grande sarebbe indignato dalla mancanza di rispetto dei parenti nei suoi confronti, parenti che vendono quei documenti che lui avrebbe avuto forse il piacere di regalare cultura, che continua a studiarlo per capire i fermenti che ne hanno determinato il pensiero mutevole e originale, inquieto, per comprendere ora più che mai come sia riuscito, a dare in tempi storicamente pericolosi per tutti e confusi, come ora, una caratterizzazione della guerra (che lui stesso aveva voluto e acclamato) così vero e così maledettamente attuale. Per uomo che ha fatto la guerra, non c’è patria, non c’è gloria, non c’è bandiera, non c’è vittoria, non c’è sconfitta, c’è solo il ricordo della guerra. I parenti fiorentini non hanno il torto di aver venduto a Milano, a Dell’Utri o a chi per esso, hanno il torto di non aver rispettato Malaparte, di averlo coinvolto in una squallida querelle con pretese politiche, di giudizio sul Comune di Prato. Che problema c’è? Andremo a Milano una volta di più, stabiliremo con la Fondazione di Dell’Utri dei rapporti di collaborazione, di scambio, studieremo Malaparte dal punto di vista de «il Corriere» e la diversità diventerà....cultura. Curzio Malaparte è stato uno scrittore politico e ci guarda da Spazzavento, dalla sepoltura che si è scelto e che l’amministrazione comunale diretta da Roberto Giovannini si è preoccupata che avesse «sputando nella gola del tramontano».Anna Rita Rossi


 http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2013/10/07/news/in-bilancio-i-soldi-per-acquistare-l-archivio-di-malaparte-1.7880317

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.