venerdì 30 marzo 2018

Dieci anni di "Laris Pulenas"

A luglio saranno dieci anni dal debutto del Laris Pulenas. Siamo felici di poterlo replicare, ben quattro repliche, in un liceo di Prato, nel prossimo aprile.
Così potremo festeggiare i dieci anni dal debutto (l'8 luglio 2008 a Poggio Castiglioni, a Prato), dimenticando in parte che spesso è stato osteggiato, vituperato, calunniato per il solo fatto di essere 'legato' alla battaglia per il sito etrusco di Prato, a Gonfienti, seppellito in gran parte dall'Interporto.

giovedì 29 marzo 2018

Turismo a Prato, la politica che non c'è

Stamani sono andata alla Casa Museo del Datini, a Prato.
Erano le 12,35 ed era chiuso. All'ingresso invece la targa dice chiaramente che l'orario di chiusura è le 13.

A dire il vero questa non è stata l'unica volta che l'ho trovata chiusa in orario in cui doveva essere aperta.

Ora io capisco che magari non ci va la folla a visitare la casa del mercante, e che proprio a quell'ora non ci va più nessuno; ma stamani a Prato giravano diversi turisti, e ancora alle 13.

La Casa Museo è poco visibile, forse e, come altri luoghi, dovrebbe essere più valorizzata. O semplicemente andrebbe indicata.

Se anche i musei, e quello per giunta è gratuito, non rispettano gli orari e ognuno fa un po' come gli pare, be' allora, quale progetto culturale ed economico vogliamo sviluppare per la città? Di cosa stiamo parlando, di portare i turisti a Prato? 

A che serve il teatro?

Due giorni fa, il 26 marzo, si celebrava come ogni anno la giornata del teatro.
Ma non c'è niente da celebrare, casomai da osservare come, ormai da tempo, in una società spettacolarizzata, egotica e 'narcisante',  il teatro sembra aver perso anche la sua funzione. Tutti attori, con i social! (In realtà strumenti passivi, come le recenti notizie sull'uso dei dati di Facebook hanno svelato).

E dunque, a cosa serve il teatro?

Ha una funzione educatrice all'arte (da Schopenhauer a Gramsci, molte sono state le riflessioni sul teatro); ha una funzione politica (se non vuole cambiare la società, almeno vuole dire la verità); e ha una funzione scientifica (vedi la 'scoperta' di Edipo, che è stata fatta attraverso il teatro, o anche tutte le riflessioni filosofico-antropologiche di Nietzsche...).

Per ora mi fermo qui, ma oggi sembrerebbe servire più che mai. Ora bisognerebbe anche aggiungere una riflessione più strettamente politica del momento attuale, nel senso - e come si dovrebbe fare per il cinema - nel mondo postcapitalista, ipercommerciante, ci si dovrebbe chiedere come funziona la programmazione dei teatri, gestita troppo spesso a livello clientelare o di influenza, ed è il caso del cinema, esclusivamente commerciale e culturalmente colonizzato (per esempio una programmazione nord-americana, per la stragrande maggioranza).
I teatri funzionano soltanto con la chiave di partito, punto.
Un tempo esisteva la censura, e ancor prima del Fascismo, esisteva una limitazione anche di costume, non solo politica, e certe cose non si potevano dire. Bisognava cambiare il testo (anche a me è successo con Matilda per la verità, c'è stato un atto censorio da parte di un comune, ma forse era solo un prestesto, chissà!), ma oggi non si entra in una programmazione di teatro se non per amicizia o favore, o per fama, possibilmente televisiva per far numero di biglietti.

Intanto noi si persiste, nonostante l'indifferenza e l'ostilità del mondo: sabato 14 aprile replico Turista il barbaro a La Baracca. Per chi ne voglia sapere di più:

mercoledì 28 marzo 2018

Il grilloverde

Il grilloverde è animale
nuovo
sta per uscire
dall'uovo.

Porta la cravatta
ha portamento
come vecchio elemento.

Se poi vivrà
chissà
che tipo di giacca
o che armatura
livrea
quale sarà la sua natura?

E' certo che si mostrerà
e non si sa
se più grillo
che salta,
schiacciandoci la testa
nel rimbalzo,
o verde che riluce
abbagliando di lustrini
arringando dal palco
ferino duce.

martedì 27 marzo 2018

Decimo racconto su Gonfienti: non più una domus, ma una reggia

Dunque, signori e signore, a Gonfienti non più una domus, ma una reggia: come il Prof. Preti ampiamente dimostrò nella giornata di studio dedicata a Gonfienti il 17 dicembre scorso (2017) a La Baracca. Seguono gli articoli pubblicati su Cultura Commestibile n. 255.

Segue anche l'indifferenza della politica su tutto questo, e questo è di quella dire tutto!


La reggia santuario di Gonfienti, una rivelazione senza precedenti
di Giuseppe Alberto Centauro


L’identificazione di Mario Preti che per la domus di Gonfienti riconosce su inconfutabile base matematica, geometrica e dimensionale, trattarsi di un palazzo fondato su precisi canoni architettonici, ovvero di uno spazio proporzionato sui “numeri primi”, quelli stessi che Vitruvio indica essere riferibili all’edificazione di un tempio, dimostra una volta di più la straordinaria rilevanza delle strutture etrusche rinvenute nel Lotto 14. Una simile caratterizzazione la può avere solo una reggia che nel progetto antico delinea o contiene per definizione lo spazio del sacro da dedicare alla divinità protettrice del luogo. Per comprenderne meglio l’importanza si pensi che il Palazzo di Gonfienti è il doppio per estensione della più o meno coeva (VI sec. a.C.)  “Domus regia dei Tarquini” a Roma, nel Forum Magnum sotto il Palatino. Questa rivelazione apre indiscutibilmente nuovi orizzonti di ricerca, di grandissima valenza culturale e storico-urbanistica, per promuovere le future introspezioni archeologiche. Infatti, come ben si evince dalla ricostruzione cartografica dell’assetto territoriale a nord dell’insediamento di Gonfienti, in particolare tra Pizzidimonte e la conca di Travalle, si sviluppa il lucus (bosco sacro) che ospitava il santuario dell’Offerente, potendosi trattare di porzione di un più vasto “temenos”, appezzamento di terreni recinti di spettanza regale, che dai piedi della collina arrivava fino all’acropoli situata in cima al poggio, come già suggerivano le osservazioni in situ e gli studi di topografica antica e geo-antropici condotti qualche tempo fa di cui tratteremo in successivi articoli (cfr. G.A. Centauro, Ipotesi su Camars in Val di Marina. Dalla città etrusca sul Bisenzio all’identificazione di Clusio, NTE 2004).



lunedì 26 marzo 2018

L'arresto di Puigdemont

L'arresto di Puigdemont, presidente indipendentista della Catalogna, dimostra innanzitutto come il Potere (in questo caso l'Europa) costruisca nuove prigioni e prigionieri sotto l'insegna della libertà e del pluralismo.
Insomma, imprigiona la libertà in nome della libertà!

domenica 25 marzo 2018

Festa della poesia 2018

Anche quest'anno, durante la Festa della Poesia a La Baracca, i poeti hanno  letto  vari componimenti e parlato della propria esperienza poetica.

Alcuni momenti importanti sono stati: il recitare in coro, come una sorta di preghiera laica, L'infinito di Leopardi;  conosciuto, tramite la lettura di un suo componimento, la  splendida  poetessa iraniana Forough Farrokhzad;  interpretato il passo di Ovidio: "La poesia nasce semplice da una mente in pace".

Quattro le poesie premiate, ex-aequo, delle diciotto arrivate, che abbiamo diviso in due gruppi:
uno  letterario, con ricerca stilistico-metrica e a contenuto metafisico;
l'altro,  della poesia dell'istinto, dell'emozione immediata.

I vincitori del premio La Baracca 2018 sono, del primo gruppo:

Ettore Toscano, con  Litoranea jonico-salentina;
Sauro Sardi, con La rosa di Gramsci,

per la accurata ricerca stilistica, la limpidezza del verso, il colore delle immagini,  e per l'immedesimarsi in una natura che offre conforto, corrispondenza ritrovata fra microcosmo e macrocosmo:

Del secondo gruppo:

Dunia Sardi, con Sono una farfalla;
Andrea Aterini, con Parlami, padre mio,

per la chiarezza, la freschezza delle visioni poetiche, popolari, dirette e sapienti al tempo stesso, con intenso impatto emozionale: 


Questi i commenti sulla serata scritti sul "Libro del gradimento":

"Se tutte le prime volte danno le stesse sensazioni che ho avuto stasera, ben vengano, perché per me è la prima volta che vengo a La Baracca. Grazie. "(Giuliana Mulinacci).

" E' importante continuare a creare luoghi di condivisione. Bella serata, grazie". (Senza firma).

"Bella serata, continuate a coltivare a questi spazi di collettività e umanità" (Clara?)

"Grazie per la serata e per il nutrimento dell'anima ricevuto" (Lucia Biti).


Altri commenti, che ci riempiono di gioia e poesia, ricevuti via e-mail o pubblicati altrove:


Agliana, 25 Marzo 2018
Carissimi Maila e Gianfelice, dopo l’appena trascorsa serata dedicata alla poesia, vi confesso che ho ritrovato molte cose che credevo smarrite e devo rivedere la mia idea di immaginare l’altro mondo come unica possibilità per realizzare e condividere arte, fantasie, progetti importanti o cose semplici, elementari. La Baracca non è solo teatro in prima fila ma è un luogo che ci riporta meravigliosamente a quando si usciva la sera per incontrarci e parlare, dire di noi e del mondo, raccontare come si sogna la bella vita mentre affrontiamo la vita puttana. Credo che sia un privilegio il poter dire qualcosa ad altri che a loro volta fanno altrettanto. Tutto questo ai piedi di una scena che va ben oltre le sue reali dimensioni per quanto siamo attratti e coinvolti dalla vostra recitazione e dai testi, fino a diventare una prateria nel dibattito che tra le tante cose, riassume l’identità dell’arte come uno dei più confortevoli aspetti della vita.  
Un grazie e un abbraccio da Sauro Sardi



Carissimi Maila e Gianfelice, 
“Potranno tagliare tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera” (P. Neruda)
Ieri sera nel vostro teatro, dove con “La festa della primavera” si rendeva omaggio alla poesia, mi è tornato in mente questo verso. 
Penso che, davvero, la forza della poesia sia così grande che nessuno, tantomeno gli editori che si rifiutano di pubblicarla,  sarà capace di fermare la penna dei poeti. 
Grazie per la bellissima serata passata insieme e per quanto vi siete prodigati per questo evento.
Un abbraccio
Dunia Sardi


È stata una bella serata di condivisione e leggerezza, dove ogni voce ha avuto il suo significato e il suo colore.
Grazie per aver aperto la porta della Baracca alla poesia, così sorella del teatro. 
Grazie per la vostra gentile ospitalità.
Grazia Frisina

Per noi da Sei anni imperdibile momento di libera condivisione. Grazie teatro La Baracca! (Sylva Batisti)

Sentirsi a casa. Non è un luogo comune è una realtà che si vive al teatro la BARACCA, con semplicità, amicizia e cultura. Grazie.  (Giuliana Mulinacci).

sabato 24 marzo 2018

Più che la cultura che resiste, la cultura perseguitata

Copio un articolo su di noi de La Nazione pubblicato sotto il titolo "La cultura che resiste". 
Domando: a chi interessa, la cultura che resiste? Mah. A pochi. Ai più interessa la cultura che vince. La cultura brillante e splendente, quella ricca e famosa.
Tutti gli enti pubblici ci snobbano: la Regione ha tolto ogni sostegno, ormai da anni; il Comune, idem (a parte qualche ingaggio qua e là per puro senso di...carità); i teatri non ci considerano, almeno non quelli toscani, e nessun circuito, nessuno ci ha mai chiamato, se non per sbaglio, e siamo qui dal 1993...E il teatro è attivo come tale dal 1994!
Per esempio non abbiamo MAI recitato al Metastasio di Prato.
Quasi una persecuzione, un tabu, e, soprattutto, negli anni è stata messa in opera una derisione continua, ora no ma fino a pochi anni fa sì, anche da parte di gente, politici o professionisti, che MAI avevano visto il nostro lavoro.
Per lavorare, a parte a La Baracca, ormai dobbiamo uscire dalla Regione Toscana!
Grazie, comunque, per lo spazio, che si chiama 'visibilità'.
(Ma bando a tutto il resto, stasera ci ritroviamo a La Baracca per La Festa della Poesia).




venerdì 23 marzo 2018

Viaggio erotico

In macchina - la utilizzo in gran parte per lavoro ormai - vado in giro senza navigatore.
Ogni tanto mi perdo, raramente per la verità, e non succede niente.
Provo un senso di smarrimento, se è notte un po' di paura, ma di solito mi arrabbio con me stessa, perché capisco che lo sbaglio di direzione che ho fatto era stupido e poteva essere evitato prestando maggiore attenzione.

Mi situo con la vecchia cartina, seguo le indicazioni (quando ci sono) e quando non so come fare, chiedo. La gente è ancora molto disponibile ed è felice di parlare, di essere d'aiuto.

La cartina va interpretata, e devi capire dove sei, più o meno avere una idea dei punti cardinali. Alla guida vai più piano, ti guardi attorno, in certi momenti godi il paesaggio. Lo penetri. Ti fermi. Entri in contatto con le persone. 
Questo è il viaggio erotico. Con il navigatore arrivi e basta. L'erotismo non c'è.
Per questo quando vado in giro per lavoro, per i miei spettacoli, parto molto prima del dovuto. Non mi importa. E' tutto tempo e spazio, tanto spazio, guadagnato. 
E ogni tanto, al ritorno, imbocco strade diverse.
E anche per questo la radio in macchina per me è superflua, e spesso fastidiosa.

giovedì 22 marzo 2018

Dove si incontra la gente?

Dove si incontra la gente? In sempre meno luoghi.
Anzi, c'è quasi fastidio a trovarsi in carne e ossa per la strada; l'obbligo del saluto, se è possibile lo si evita.
Anche un telefonata infastidisce.
Ci stiamo disabituando agli altri. Ci stiamo disabituando a noi.
Meglio sui social. Tutto più disimpegnato e non compromettente. Poi lì metto il meglio di me, invento, baro sulla mia felicità, mitizzo me stesso insomma, i miei gusti, i mi piace, i seguo.
Trucco il mondo.

Non lo vogliamo più, ma anche a volerlo, i luoghi per incontrarsi non esistono più.
Dove si incontrano i giovani? In discoteca. Forse, non so. Al circolo. Ma è di parte, è di partito. In parrocchia? Ma anche quello non è un luogo 'neutro'. E in discoteca devi pagare il biglietto.

Dov'è un luogo per incontrarsi parlare guardarsi scontrarsi? Forse nelle case, ma si tratta di privati.

A Prato Officina Giovani è diventata solo un portale, un cartellone di spettacoli, non più un luogo di incontro. Anche se i giovani possono richiedere la sala e andarci gratuitamente. Ma devono farne richiesta, c'è una procedura burocratica. Bisogna attendere. Non è un luogo di incontro spontaneo e creativo. Non è un luogo dove nascono 'band' o gruppi teatrali. Addirittura la sala di Officina Giovani, per un evento a pagamento, costa 1.500 euro a evento più 1.000 di cauzione. E così in altre città.

Ecco, la politica non si occupa di questo. Non difende gli spazi comuni. Non li crea.
D'altronde per ottenere visibilità consenso voto, oggi si usano i social.  Non serve molto altro.

Infatti i politici non si vedono a giro, non parlano con la gente se non in contesti 'protetti' o determinati. I pochi incontri che si organizzano sono finalizzati al consenso.

Le realtà culturali autonome e periferiche, di giovani e di anziani sono state fatte morire; anche i quartieri sono morti, anche nelle città che ancora nominalmente li hanno. In alcune regioni gli incontri si svolgono nei circoli ARCI, ma ormai sono in profonda crisi anche loro.

Avanza la tecnologia, la comunicazione; ma il tessuto sociale si sta sfaldando.

Forse una piccola rivoluzione può essere questa: incontrarsi, parlare. Semplicemente.

mercoledì 21 marzo 2018

Il sindaco cancellatore

Io non conosco il cantante Povia, nel senso che non seguo certa musica. Né lui, considerato xenofobo omofobo eccetera, né altri graditi a certa altra politica, come Ligabue o Vasco Rossi.

Solo in occasione della controversia mi sono provata ad ascoltare qualche sua canzone e non sono arrivata in fondo a nessuna.

Insomma, non andrò al concerto di Povia, né qui né altrove, e non solo per i temi delle sue canzoni.

Ma certo ritorna il sindaco Edoardo Prestanti, di nuovo lui, a cancellare gli spettacoli, ché ha chiesto all'organizzatore di una festa privata, che si svolgerà nel territorio che lui governa, di togliere dal programma l'esibizione dell'artista non gradito, al fine di non 'macchiare' il suo territorio con tale presenza.

L'organizzatore di una festa privata deve fare soprattutto incasso, e quindi clamore, (come sta accadendo anche grazie all'esternazione del sindaco), e questo è il senso di tutto.

Il Sindaco in questione ha 'cancellato' anche me, che pure xenofoba omofoba proprio non sono, togliendo il dramma Laris Pulenas dalla programmazione della cosiddetta Festa Etrusca della sua città, Carmignano. 
Per la verità lo spettacolo non era stato ancora inserito ufficialmente nella programmazione, eravamo in pre-accordi,  era quasi fatta tant'è che c'era anche la data, ma all'improvviso si sono sbrigati a cancellare anche il ricordo di diverse telefonate e incontri per la nota questione di Gonfienti. 
Sempre quella.
Era il settembre passato.
Osservo tra l'altro che lo spettacolo veniva offerto con un cachet bassissimo, a coprire praticamente solo i costi!

Persona non gradita sono. Come Povia?

E indispettito, visto e letto le mie proteste finite anche su un giornale locale, il Sindaco ha cancellato anche la mia 'amicizia' su Facebook.

Continua il non-dialogo di certa politica con il territorio.

martedì 20 marzo 2018

Opposizione, l'altra faccia del dominio

Ho votato anch'io per cambiare le carte.
Ma so, sapevo bene che non saranno cambiate. Solo un po' scompigliate, così. Poi saranno raccolte e si rifarà il mazzo.

Qua, sulla barricata, gli oppositori, che si fanno belli con i loro discorsi di opposizione, non li abbiamo mai visti. E siamo certi di non vederli mai.
E non ci sono stati nemmeno nelle battaglie a cui abbiamo partecipato, o che abbiamo organizzato, timidamente, dal 'basso'.
L'opposizione corre nei binari fissi decisi dall'alto, nulla più. 
E questa opposizione non ci piace, esattamente come chi comanda e fa la politica di chi tiene il mazzo e dà le carte. 
L'opposizione parla di temi che ne so, d'ambiente, dagli scranni. Ma pensare a un ambiente diverso, parlare di inquinamento e combatterlo, significa mettere in discussione la propria esistenza, non è uno scherzo. Oggi pensare e vivere diversamente il mondo è un rischio, un pericolo mortale, come correre su un baratro. Perché automaticamente, se vivi pensi agisci diversamente sei tagliato fuori, sei anti-economico. Un essere umano anti-economico è ormai uno scarto, peggio di un rifiuto, che invece è un oggetto appetibile economicamente.

L'opposizione che gioca al vittimismo nasconde il gioco vero, ossia raggiungere quel potere che critica.

L'opposizione che viene dal 'basso' non la vuole nessuno, nemmeno l'elettore. E' scartata proprio dal 'basso'. Perché ormai la gente è debilitata nel pensiero e non è quasi più capace di pensare da sé, di avere una visione 'altra'. Il popolo come concezione romantico-ottocentesca, posto che sia mai esistito, oggi è defunto. Il popolo non esiste più come capace di produrre una cultura, una visione, una lingua, un immaginario proprio. L'opposizione sarebbe questa, non quella confezionata da partiti o movimenti.
In questi anni invece la gente viene continuamente eterodiretta e allontanata da sé, dai propri desideri e fantasie. In mille modi, con mille distrazioni. Con la continua allerta comunicativa, per esempio.  Con le presunte ideologie...
C'è voluto del tempo per capire che il mondo capitalista dell'ovest e il mondo comunista dell'est correvano verso la stessa direzione di dominio e distruzione su e dell'essere umano. Ora è chiaro.

L'ho già scritto: negli oppositori di oggi vedo già gli oppressori di domani.

lunedì 19 marzo 2018

La Festa del papà? I' babbo dice no

Fino a pochi anni fa non c'era la Festa del Papà il 19 marzo.
Guai. Il mio babbo avrebbe scosso il capo. 
Ah, che gente, gente che non si faceva ingannare facilmente!

C'erano solo le frittelle di riso, a San Giuseppe.
A Prato poi c'era un detto, se non ricordo male: "San Giuseppe non si fa senza frittelle".
Punto. La zia Piera, sorella del babbo appunto, ne cucinava tante.
Era quella la festa.

Così la Chiesa di Roma, dopo aver 'rubato' e cambiato i connotati a un bel po' di feste pagane, si vede rubare e cambiare le sue, di feste, dalla religione universale del danaro.

Ai poeti

Io vi avverto, poeti!
Leggere poesia è sempre più difficile.
Fra pochi giorni, una manciata,
diventerà impossibile.
Vi resterà solo
l'illusione di scrivere
lanciare i vostri segni
e non più su fogli
per il nulla e per nessuno!

Finché cesserete del tutto
l'inutile esercizio!

Io vi avverto
il tempo è scaduto 
e nello spazio rimasto
come dinosauri
di un museo disallestito
troveremo solo
di rime e versi
il vostro
balbettante scheletro.

Tali diventerete!
C'è un rimedio? No!
E poi perché?

Chi vorrà darvi il suo tempo e spazio?
Chi cercherà di capire?
Chi vorrà imbastire diversamente il mondo?

Ottavo e nono racconto su Gonfienti: "Una metropoli etrusca inter amnes" e "Il progetto etrusco"

All'articolo del Prof. Centauro, che vuole rispondere alla domanda perché Gonfienti sia nata proprio dove è riemersa, segue quello del Prof. Preti, che illustra il senso delle misure nel tempio etrusco. Tutto molto interessante e pubblicato su Cultura Commestibile n. 254.
Qui trovate anche una preziosa cartina che illustra la posizione di Gonfienti fra i fiumi Bisenzio e Marinella.

GONFIENTI. UNA METROPOLI ETRUSCA INTER AMNES
di Giuseppe Alberto Centauro

Perché la Gonfienti etrusca è stata fondata proprio lì dov’è riemersa dal pantano? Una domanda questa che si è fatta ricorrente col progredire delle ricerche in particolare, dopo il 2004, con la scoperta sui Monti della Calvana di vari siti d’altura e di diffuse aree di sepoltura.  A quel tempo anche il quadro conoscitivo degli scavi condotti all’Interporto si andava dilatando con nuove evidenze archeologiche messe in luce con il grande palazzo del Lotto 14. La restituzione di testimonianze e reperti di straordinaria rilevanza tratte da stratigrafie a bassa profondità 60/70 cm., determinava la necessità di nuovi approfondimenti e la prosecuzione delle indagini geofisiche fra Prato e Campi Bisenzio per stabilire l’estensione del sito (cfr. Notiziario SBAT, 1/2005, pp. 78-83).  Al  centro dell’attenzione era proprio “la domus di Gonfienti” che evidentemente non poteva essere disgiunta dall’abitato scavato e interrato nel 2001 e dalle “glareationes” che a NO e SE tracciavo un ampio reticolo insediativo ben infrastrutturato con strade, acquidocci e pozzi (fig. 1)

Il sito etrusco di Gonfienti si trova, come evidenziato dalle indagini sedimentologiche, sopra un rialzo morfologico posto a pedecolle, oggi non più percepibile dal piano di campagna a causa dalle deiezioni alluvionali che nel corso dei secoli hanno interessato tutta la Val di Marina e l’asta inferiore del Bisenzio, ben oltre lo sbocco nella piana. Questo oblungo plateau, posto ai piedi della Calvana (a sud di Pizzidimonte), ha costituito fin dal XVI/XIV sac un sito ideale di stazionamento e di convergenza delle transumanze, legando inscindibilmente le propaggini meridionali del poggio al fertile pianoro, luogo di maggiore confluenza delle acque. L’antica vocazione insediativa è dimostrata dalle cospicue vestigia della media età del bronzo, con l’abitato e il sepolcreto, sorti  dove adesso è solo il cemento dello scalo merci, in relazione coi resti di altro villaggio posto poco più a sud, a ridosso dell’arteria Mezzana Perfetti-Ricasoli. In mancanza di continuità di scavo, perdute le permanenze archeologiche, ma stante la documentazione fotografica (Carta Archeologica della Provincia di Prato, SBAT ©, 2011, pp. 335-348) risulta dirimente per dare risposta alla domanda inizialmente posta, l’analisi topografica e geo-antropica dell’antico assetto territoriale. Risalendo dalla lettura degli idronimi e oronimi attuali fino ai lemmi originari e valutando i caratteri geomorfologici, siamo in grado di stabilire un’unità geografica in grado di inquadrare le possibili giaciture degli antichi insediamenti. L’eloquente significato del toponimo Gonfienti (da: lat. confluentes) è ribadito dalla contemporanea presenza nel vecchio catasto di “luogo detto” Roselle (da: lat. Rusellae), come pure dell’odierno “il Rosi”. Toponimi  che gli autori concordano di interpretare nel significato di “paese delle correnti”,  “luogo di scorrere delle acque”. Se osserviamo la carta idrografica attuale, sovrapponendo ad essa lo studio del paleo alveo del Bisenzio e l’antico corso della Marinella che in origine si univa alla Marina all’altezza di Gonfienti (fig. 2), potremmo facilmente comprendere come il sito etrusco sia stato fondato tra i due fiumi “inter amnes” (lett. “fra le acque”), luogo sacro per definizione che ritroviamo nella dizione gallo romana riservata alle città maggiori,  costituendo un’appendice di un ben più vasto ambito territoriale fortemente antropizzato fino all’epoca tardoarcaica, successivamente colonizzato in epoca Romana. Testimone è la grande rete idrografica del bacino, oltre lo stesso Bisenzio (da Visentius fl.) e l’Ombrone (da Umber fl.), con le presenze di idronimi quali Marina e Marinella (da Mars, Martis fl.), Camerella, anche oronimo (da acc. Kamaru/ gr. Camars), e Chiosina (fiume della regione Chiusina) che confermano l’ascendenza etrusca dell’area dal Monte Morello alla Calvana. Inoltre i toponimi Calenzano (da acc.  Kalum, lat. Clusium), nel significato di “terrapieno, riparo, argine”, come del resto indica lo sbarramento della Marina alla Chiusa, avvalorano l’esistenza a nord di Gonfienti, intorno alla conca di Travalle (da lat. Intra vallum) di un articolato sistema antropico teo-pianificato  che si erge su poderose muraglie e valli fortificati, ben servito da acque canalizzate e darsene. Questo assetto territoriale disegna un ambito di grande rilevanza ambientale e paesaggistica, tale da prefigurare la formazione in epoca etrusca di una vasta metropoli, centuriata,  munita di strade extraurbane e scali fluviali in connessione con l’Arno. 
La metropoli bisentina entro i paleo alvei fluviali di Bisenzio e Marina: l’area puntinata indica le deiezioni alluvionali (elab. di D. Fastelli, 2018) -E' la fig. 2 citata nel testo-



giovedì 15 marzo 2018

Comunicato

Il dramma GAETANINA BRESCI (mio padre Gaetano il regicida), previsto per sabato 17 e domenica 18 marzo alla Baracca è stato rimandato in data da destinarsi.

Purtroppo non ricevendo alcun finanziamento pubblico siamo costretti a dare la priorità agli appuntamenti esterni.

E' invece confermata la Festa della Poesia per sabato 24 marzo ore 21.


Ambiente mortale

Mi dispiace, parlerò di un argomento sgradevole.

I tumori stanno aumentando. Non lo dicono, vero?
Ma è così.
Ieri ho parlato a lungo con un dottore molto competente in materia, e anche lui conferma. Stanno aumentando, e non se ne parla.

Il tumore è un grande affare, e troppo spesso viene trattato da macellai e affaristi. Viene trattato solo per lucrarci. E la chemioterapia? Sommo business. E così tutto il resto. L'industria farmaceutica è dominata solo, solo dal mercato (ricordate il grande film Il venditore di medicine?)

E' una questione di minori o maggiori difese dell'organismo, ma l'ambiente è determinante per l'insorgere del tumore. Non è solo il nostro stile di vita. Io posso anche condurre un sano stile di vita, ma sono immerso nell'inquinamento, respiro particelle mortali, mangio schifezze e non lo so.
C'è qualcuno che parla dell'ambiente seriamente?
Non esiste una seria politica ambientale. Basta rileggersi un po' le vicende dell'ILVA di Taranto.

Il mondo è totalmente, profondamente inquinato, e probabilmente gran parte di noi morirà di tumore a causa di questo inquinamento.
Ma ce ne freghiamo. La politica se ne frega doppiamente. 

Tu avrai la tua bella macchinuzza, la tua 'libertà di movimento', andrai al ristorante, prenderai l'areo per raggiungere il mare azzurro, avrai il tuo smarphone, ma poi morirai avvelenato. E nemmeno troppo vecchio. Le tue cellule impazziranno. E non basterà la morfina, la cannabis eccetera per morire storditi.

Lo sai che carne mangi? Sai cosa mangiano le bestioline?
O pensi di salvarti perché la carne non la mangi?  Illusioni.
Anche le foglie della tua insalata sono avvelenate. Cosa ne dici del mondo dopo Chernobyl? Cosa mi dici delle sperimentazioni nucleari, per esempio, di cui non sappiamo nulla?

Il tumore è aumentato e sta aumentando, gli ospedali ne sono pieni, e in particolare le donne sembrano essere le più colpite.

Io penso che anche l'aumento delle malattie degenerative sia da collegare all'ambiente inquinato. 

E riguardo alla terapia anticancro credo e ho sempre creduto che il Prof. Di Bella non fosse un fattucchiere come lo hanno fatto passare.

Un'altra vittima di Parco Prato: chiude il piccolo supermercato a Tobbiana

Notiziola locale, ma che dà l'idea del modo in cui stiamo vivendo a livello planetario.
Ecco un'altra vittima del grande centro totem commerciale di Parco Prato (tutto in cemento): chiude il 2P Supermercato Ekom a Tobbiana.
In quella località di Prato è rimasto ora solo un piccolo alimentari.
La spesa, i tobbianesi, potranno farla solo alla COOP (forse per questo il Comune ha provveduto a costruire il ponticello pedonale sopra la tangenziale ovest, visto che il primo sovrappasso è ancora inservibile, per servire alla COOP?).

Il piccolo supermercato di Tobbiana faceva una politica dei prezzi vantaggiosa e con periodiche offerte. Era aperto tutto il giorno, orario continuato. Comodissimo per i tanti anziani della frazione.

Non ce l'hanno fatta. I mostri della concorrenza della grande distribuzione - o meglio sarebbe chiamarli della grande distruzione? - hanno sbaragliato tutto. 

Nelle vicinanze del Parco Distruttore della piccola distribuzione alimentare rimane ancora qualcosa di vivo a Iolo e a Casale.  Anche a San Giusto qualcosina resiste, ma verso il Pino e grazie alle scuole, non nella parte confinante con il Parco Prato (tutto in cemento), ormai del tutto svuotata di negozi e attività. 

7o racconto su Gonfienti: Gli Etruschi e la valle dell'Arno (Cultura Commestibile n. 252)




Gli Etruschi nella valle dell’Arno
di Mario Preti
L’abitato etrusco di Gonfienti non è un semplice reperto  archeologico inanimato ma un tassello intelligente molto importante di un sistema territoriale etrusco integrato per la produzione agricola e, a scala maggiore, di una struttura logistica che metteva in comunicazione centri etruschi al di là dell’Appennino con quelli posti sulla costa. La comunità etrusca nella valle dell’Arno non era isolata e si riconosce fra quelle precoci, completamente matura già nel VII sac, perfettamente attiva nei settori tipici delle civiltà evolute, cioè infrastrutture, bonifiche agrarie, architetture, produzione e commercio di beni. Le capacità progettuali -elemento fondamentale di una civiltà- con il loro sapere erano alla base di questi sistemi. I grandi tumuli dello stesso VII sac della Montagnola e della Mula di Quinto Fiorentino e quello di Montefortini a Comeana, di circa 70 mt di diametro, sono architetture imponenti dove l’analisi dei progetti dimostra quanto matura fossero la conoscenza matematica dei costruttori e la loro capacità tecnologica: la cupola a tholos della Mula, di 9,00 mt di diametro, è rimasta la più grande cupola su suolo europeo (per dire: sulla sponda occidentale del Mediterraneo) fino al tempo della Repubblica Romana, ma ancora è sconosciuta nei libri di storia dell’arte. L’area cimiteriale fra Quinto e Sesto doveva essere molto vasta se abbiamo notizie di più tumuli fino in  epoca rinascimentale e soprattutto se osserviamo che vi si trova collocato il Cimitero Monumentale di Sesto Fiorentino (per il principio della permanenza dei luoghi sacri). La rete fitta che teneva insieme la Valle dell’Arno con i suoi insediamenti era formata dalla divisione spaziale (poi chiamata “centuriazione” dai Romani) (fig.1). Questa pratica pianificatoria è antichissima e la troviamo in Mesopotamia da Uruk (metà del IV mac) fino alle capitali assire del I mac. In Egitto, fino dal piano di Giza (metà III mac) e dalla straordinaria divisione spaziale di Waset-Tebe all’inizio del II mac (Karnak, Luxor, il viale delle Sfingi, i Templi Funerari occidentali, le valli dei Re e delle Regine con le loro tombe). Le tecniche di divisione spaziale erano patrimonio anche di popoli anatolici e mediorientali come gli Ittiti, i Micenei e i Cananei, nel II mac; dei Fenici e in parte dei Greci coloniali nel I mac in parallelo agli Etruschi. Ma quest’ultimi usavano proprio le tecniche mesopotamiche canoniche, differenziandosi dai loro contemporanei e configurandosi come gli eredi diretti di questa pratica sul suolo europeo, usando perfino le medesime misure lineari e di superficie, fra cui spicca lo Iugerum citato dai letterati latini a proposito della fondazione di Roma. Le tecniche erano matematiche ed erano svolte in ambito sacro, tanto da definire la divisione spaziale etrusca una teo-pianificazione, al pari di quella mesopotamica e egiziana. Anche Gonfienti apparteneva alla divisione spaziale della piana dell’Arno, insieme ai tumuli, a Fiesole, ed altri siti minori, ed era una città del VII sac: già questa datazione ne indica l’importanza. 

Queste affermazioni apparentemente perentorie sono il risultato di un mio studio di più di vent’anni sull’architettura e l’urbanistica antiche, finalizzato alla comprensione del progetto architettonico, urbano e territoriale, che si intitola “La Ricerca di E”, ancora inedito. “E” è un pittogramma sumerico del IV mac (precedente alla scrittura cuneiforme) che significa “casa”, rappresentato da un quadrato. Fra i circa 500 pittogrammi ho trovato anche un rettangolo formato da due quadrati chiamato Bur (canale), corrispondente alla figura mesopotamica di 360x720 cubiti (pari a circa 180x360 mt), che è il rettangolo (formato da due quadrati) base delle divisioni spaziali: esso dimostra che già nel IV mac esistevano le stesse misure. Nel mio studio essa esce anche come la misura base delle centurie quadrate etrusche (360x360 mt= 2x180x360 mt) che a loro volta sono 1/4 della centuria romana (720x720 mt circa). Un estratto del mio studio è pubblicato sul sito www.mariopreti.it. Quanto ho descritto è solo uno degli strumenti innovativi con cui ho potuto analizzare con più efficacia il sito di Gonfienti, e che illustrerò in due articoli successivi.

mercoledì 14 marzo 2018

Un'altra vittima di Parco Prato: chiude il supermercato Ekom a Tobbiana

Notiziola locale, ma che dà l'idea del modo in cui stiamo vivendo a livello planetario.
Ecco un'altra vittima del grande centro totem commerciale di Parco Prato (tutto in cemento): chiude il supermercato Simply a Tobbiana.
In quella località di Prato è rimasto solo un piccolo alimentari.
La spesa, i tobbianesi, potranno farla solo alla COOP (forse per questo il Comune ha provveduto a costruire il ponticello pedonale sopra la tangenziale ovest, visto che il primo sovrappasso è ancora inservibile, per servire alla COOP?).

Il piccolo supermercato Simply faceva una politica dei prezzi vantaggiosa e con periodiche offerte. Era aperto tutto il giorno, orario continuato. Comodissimo per i tanti anziani della frazione.


Non ce l'hanno fatta. I mostri della concorrenza della grande distribuzione - o meglio sarebbe chiamarli della grande distruzione? - hanno sbaragliato tutto. 



Nelle vicinanze del Parco Distruttore della piccola distribuzione alimentare rimane ancora qualcosa di vivo a Iolo e a Casale. Anche a San Giusto qualcosina resiste, ma verso il Pino e grazie alle scuole, non nella parte confinante con il Parco Prato (tutto in cemento), ormai del tutto svuotata di negozi e attività. 

Contenti, o voi della politica, che avete organizzato il tutto, contribuendo a rendere povera, squallida, vuota, depredata la città?

Non hai lo smartphone? Sei un bimbo/a-minchia

Ho ascoltato oggi la radio per qualche minuto, per spengerla subito dopo, schiacciata dalle incessanti pubblicità...

Il signor Nicoletti, giornalista su Radio 24 , nonostante la sua trasmissione si intitoli "Il piacere del dubbio", su un punto non ne nutre: chi non possiede lo smartphone è un bimbo/bimba minchia.

Non comunichi tramite Whatsapp? Mandi sms con il vecchio Nokia? Sei un fuori di testa! Se un 'antico', un 'vecchio'! (Io per la verità ho ancora un primitivo telefono cellulare italiano marca Onda, indistruttibile).

Ma, come anche osservò Gianfelice, la radio non è una tecnologia 'antica'? Come, lui ce l'ha tanto contro coloro che sono 'antichi' e lui ci lavora, alla 'vecchia' radio! 


martedì 13 marzo 2018

Nel fango del dio pallone

Detesto il gioco del calcio, ma non tanto in sé (e l'ho anche studiato, strutturalmente!), quanto nella sua vorace e aggressiva, affaristica e falsa epifania moderna.
Come il presidente del Salonicco ha dimostrato, entrando in campo con una pistola alla cintola, per contestare una rete annullata.
Bene ha fatto il governo greco a fermarne il campionato.

Evviva. 

Nonostante la mia idiosincrasia per quel gioco e il business che lo muove, ho tuttavia apprezzato un calciatore, Carlo Petrini, dopo aver letto il suo Nel fango del dio pallone, dove racconta di come il calcio abbia maciullato la sua vita. Una vita fatta anche di debiti, imprese assurde, crudeltà.
Nel suo libro Carlo (che era senese, di Monticiano) svela come i calciatori, negli anni '80, venissero drogati; di come le partite fossero truccate. 
Corruzione e doping. Lui, fino al 2012 quando morì, nelle interviste disse che anche dopo non era cambiato nulla, l'andazzo era più o meno lo stesso.
Molti calciatori, testimoniò, sono morti giovani a causa delle droghe, delle iniezioni che venivano fatte loro prima di entrare in campo.
Lui confessò tutto, non solo perché era stato processato (per lo scandalo scommesse), ma credo anche per riscattare il suo comportamento verso la morte di suo figlio Diego, anche lui calciatore e morto a diciannove anni per un tumore al cervello. 

Carlo Petrini è stato colui che per primo ha parlato dell'uccisione del calciatore Bergamini (Il calciatore suicidato), ed è stato grazie al suo libro che il caso è stato riaperto. 

Ci sono molte interviste rilasciate da Carlo, basta digitare il suo nome. Qui parla di Berlusconi presidente del Milan e di Bergamini appunto.



lunedì 12 marzo 2018

Zittire le donne

Il professor B. confessa la sua tendenza a zittire le studentesse quando intervengono, ma non gli studenti maschi. Il professore non se n'era accorto, non credeva di avere questa tendenza sessista, ma poi un giorno ha letto un articolo su questo atteggiamento degli insegnanti, donne e uomini nello stesso modo (ossia anche le femmine zittiscono le femmine, e non i maschi) e ha cominciato a studiarsi. Osservava che quando le sue allieve parlavano, egli provava un forte desiderio di metterle a tacere. Non accadeva lo stesso quando intervenivano gli allievi maschi, anche quando dicevano castronerie.
Ci sono studi che confermerebbero questa abitudine (1): ai maschi si darebbe completa attenzione, alle femmine no. Questo produce delle conseguenze, certamente pesanti.

Sembra anche che le donne vengano zittite - oltre che con la violenza come accade ancora in molte parti del mondo - con la tecnica del silenzio messa in atto dai propri compagni mariti eccetera, che non rispondono alle loro sollecitazioni.

D'altronde è noto che il potere viene esercitato ampiamente attraverso il silenzio.
"Niente rafforza l'autorità quanto il silenzio", diceva Leonardo, abituato ad avere a che fare con il silenzio dei potenti a cui si doveva sottomettere.
E Bernard Shaw in Matusalemme,  (cito a memoria) ricorda che "il silenzio è la più perfetta forma di disprezzo".

Sul silenzio come strategia del potere ho già scritto varie volte. (2). 



Sotto la torre di maratona, orazione funebre in ricordo di Davide Astori

Ricevo e pubblico questa orazione funebre in ricordo del giovane calciatore Davide Astori, capitano della Fiorentina.

Il cuore dell’eroe si ferma solo quando tutto è stato dato, e il destino è ormai compiuto.
Come Maratona fu luogo di sacrificio per Fidippide, Eucle come ci dice Plutarco,
la maratona di Davide Astori, o meglio di Asto come ci dicono i ragazzi della Fiesole, è stata il comunale, lo stadio di Berta,
quell’Artemio Franchi laddove sotto la torre “garrisce al vento il labaro viola”.
Una maratona, caro Asto, da te percorsa e ripercorsa a testa alta mille volte,
partecipe in tutte le azioni per tenere la porta inviolata e subito rilanciare e far ripartire la squadra, senza mai desistere.
La  vittoria e il segreto per vincere, sempre e comunque tutte le partite, ce l’hai sempre comunicato in modo granitico
anche quando il risultato sul campo era avverso, come talvolta avverse erano le circostanze dentro e fuori lo stadio.
Caro Asto, hai dimostrato con il tuo esempio,  ben oltre la retorica dello sport, che tutto è relativo
come quando hai insegnato ai tuoi giovani compagni che la vittoria alberga sempre nel coraggio,
e forte deve essere la baldanza dell’atleta che si è ben allenato.
I tifosi, i fiorentini tutti e non solo, sportivi e non, hanno ora capito il tuo limpido messaggio
che forse, sopito nel loro cuore, già conoscevano senza saperlo.
Il tuo “abbiamo vinto”, pur non pronunciato, lo stiamo ascoltando adesso e vale, di certo, più di 10 scudetti.
Ed ora che abbiamo imparato non vogliamo più lasciare cadere quel messaggio che solo gli uomini, giusti e onesti, come tu sei stato,
sanno comunicare nel silenzio.
Questo è il valore universale dello sport!

Allo stadio  di Firenze, 11 marzo 2018
Beppe Centauro

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.