domenica 31 ottobre 2010

Sacco di Prato e saccheggini moderni

Ecclesia ex-machina,
l'Assessorato di corsa,
e associazioni culturali di pronto soccorso 
hanno organizzato, come di consueto quando al Teatro La Baracca si propongono novità scomode che tutti avrebbero voluto pensare ma non si aveva né tempo né ingegno per, un'affannata ammucchiata di convegni letture mostre cori concertini spiritelli, nei luoghi messi a disposizione per i tre compliciosi soggetti, sul Sacco di Prato del 1512, confortati da sguardi amici e silenti.
Desiderosi di innaffiare con olio santo, acqua benedetta e zucchero di patrocinio provinciocomunale le belle gesta dei soldatacci spagnoli al soldo papalino, con gentile sgambetto e ipocrita calendario hanno inteso sorpassare di due settimane la messa in scena di Prato nel Sacco della Ermini, un'altra ipotesi di quel che fu.
Ma pie' veloce Achille non raggiunse mai la lenta tartaruga (qui, lumaca di Prato).
Inciampò forse, prima, in un convegno di troppo; o trattenuto sul corso, dall'incontro con il gentile e carino assessore.
Padre Rostro

sabato 30 ottobre 2010

Replica straordinaria di Anito e Garibalda

Stasera sabato 30 ottobre, alle ore 21, replichiamo Anito e Garibalda al Teatro La Baracca (via Virginia Frosini 8, Prato località Casale, telefono 0574-812363).

giovedì 28 ottobre 2010

La città, il centro e il suo nulla

La giunta pratese sta cercando di rivalutare il centro storico, punta tutto sul ‘centro’.
Mai come ora la città di Prato soffre di questa disparità e il fuori centro è abbandonato quasi a sé stesso. Le circoscrizioni, a oggi, sembrano destinate a morte sicura, depauperizzate, depotenziate, sono lontani i tempi del decentramento. Anzi il decentramento non si vuole più.
Anche in questo si capisce che non c’è un vero progetto complessivo sulla città, che comporterebbe uno sforzo progettuale e democratico significativo e si punta solo al ‘salotto’, progetto involutivo e reazionario, dove tra l’altro si vuole far arrivare le macchine più comodamente possibile (e questo lasciar invadere la città dalle automobili, sia detto a margine, è in contraddizione con il progetto di rivalutazione stessa, insomma a significare che la rivalutazione è solo una facciata).
L’abbandono del progetto di ritrovamento della città etrusca, (Gonfienti, chi era costei?) per quanto a questo punto risicato e risibile e difficoltoso poteva essere perseguirlo, rientra in questa direzione, ormai tutto è per la ‘città comunale’.
D’altronde i governi precedenti hanno commesso errori grossolani, come quello di costruire cittadelle del divertimento e del consumo come la Coop e la multisala di Capezzana, quello certo non è decentramento, non è vivere la città, ma passarci sopra, triturarla, buttarla via. Esattamente come accade  allo spettatore nelle multisale cinematografiche, dopo aver consumato, viene ‘sputato via’, rifiutato nel piazzale del parcheggio macchine. E si ritrova smarrito, già dimentico del film che ha visto.

Ma non è solo una mancanza di volontà, questo disertare la periferia; non si pensa, non si cerca di rivalutare la città nel suo complesso, non ci si prova nemmeno. Insomma, l'orizzonte non c'è, non è 'pensato'.

E dunque il comprensorio fuori le mura diventa un enorme dormitorio, oppure i vari borghi accentuano l’isolamento, l’estraniamento, il centro è percepito lontano. Precipita. Provate a chiedere ai giovani, che si radunano qua e là, davanti ai circoli (senza viverli però) o ai giardini, come capita a Vergaio, per esempio. Chiedete loro cosa pensano di questo 'centro' rivalutato: vi diranno immancabilmente che non interessa loro, perché la rivalutazione è solo per il danaro, per il commerciante, per fare lo shopping.

Loro disvelano la rivalutazione fittizia, mitologica, passatista.

Mai giunta fu più 'vecchia', lontana dai giovani, dalle loro esigenze, dalla loro necessità di spazi, che rubano, rubano dove possono. Erigono muri altissimi, questi giovani, hanno il loro 'centro', e quello che la politica e gli interessi relativi vogliono imporre loro, non interessa.

Il caso di Officina Giovani è emblematico: nel passato gestito (sempre gestito dall'alto, dal potere) dalle finte associazioni di giovani; ora, sfacciatamente, nemmeno più giovani.

I circoli disseminati nel territorio, squallidi, a parte qualche raro caso diverso, sono quello che vedono tutti; avamposti di un tempo passato e ormai astioso, lontanissimo, quando decentrare era la parola d’ordine.

Insomma, scorgo in questo ‘centrismo’ – simbolo politico e sociale rassicurante – peraltro solo con operazioni sostanzialmente commerciali o culturali ad effetto funzionali al commercio stesso- un triste movimento verso la città del nulla.

m.e.

mercoledì 27 ottobre 2010

La scuola stanca

I ragazzi occupano la scuola, e la preside gracchia che devono tornare sui banchi.
Il solito gracchiare di sempre, ricordo che anche a me (ah, bei tempi quelli in cui non avevamo paura di nulla) gracchiavano simili fesserie.
Mi risuona ancora la minaccia della prof di inglese (professoressa Batacchi, dove sei?), se non fossi rientrata in aula: - Maila, I put you zero on the 'registro'.
Solo pochi di noi, ricordo, prendevano a spunto l'occupazione per non studiare. Quello che volevamo era proprio studiare. Ma in modo da non avere tutti i giorni davanti il funerale di un sapere ammorbante e stanco, senza vitalità, creatività, senso critico. Con un passato falsato e un futuro inesistente.
I ragazzi occupanti assicurano che non è un nuovo Sessantotto, che loro vogliono soltanto combattere 'la Gelmini'.
Peccato. Bisognerebbe ambire a molto di più che a combattere questa signora, che non è altro che un 'mezzo', un semplice 'mezzo' per il, del potere, diciamolo proprio, reazionario.

m.e.

martedì 26 ottobre 2010

Una giunta sempre più lontana dall'Europa

Una questioncina locale locale, ma che fa capire come questa giunta al comando della città di Prato sia veramente lontana dall'Europa.
Invece di sostenere la mobilità alternativa; invece di ridurre l'inquinamento delle macchine; invece di pensare a creare un sistema per desincentivarne l'uso, si pensa a togliere le aree pedonali, perché, a detta dell'assessore competente (?) queste zone pedonali sono troppo lontane dal centro e perché li fedeli possano agevolmente giungere in chiesa...Che beghinaggio di bassa lega, che mestieranti a caccia dell'appoggio dei cattolici (sembra che facciano così TUTTI, che sia ormai lo sport della politichetta italiana!).
Questo succede per una piazza molto suggestiva di Prato, S.Agostino.
Tanto, questa è l'idea, i pratesi non rispettano le leggi (come tutti gli altri italiani) e quindi che serve una zona pedonale?
L'opposizione è tiepida, tiepidissima e fa la solita figura.

P.S. La piazza non è affatto lontana dal centro, è nel centro!

Piazza S. Agostino non sarà più pedonale
L’assessore Caverni ha esposto il provvedimento in commissione consiliare
«L’Apu non aveva senso: era troppo lontana dal centro»
GIOVANNI CIATTINI

 PRATO. Addio Apu (area pedonale urbana) per piazza S. Agostino e via S. Fabiano. Addio Ztl per Corso Savonarola, così da poter creare un corridoio verso piazza del Collegio. L’assessore alla Mobilità Roberto Caverni ha illustrato ieri mattina alla Commissione consiliare 3 il suo progetto di riordino di alcune zone del centro storico. «Sto cercando di migliorare la situazione attuale - spiega Caverni - mantenere piazza S. Agostino come Apu non ha alcun senso. In primo luogo perché le zone pedonali avrebbero dovuto essere distanti non più di 250 metri da piazza del Comune, ma qui siamo ben oltre. La pedonalizzazione poi crea problemi alla parrocchia di S. Agostino che richiama moltissime persone. Inoltre le auto vi circolano tranquillamente e noi non siamo in grado, a causa della carenza di organico della Polizia municipale, di poter garantire una sorveglianza costante».
 L’assessore Caverni è convinto che avere Apu e Ztl troppo vaste, senza poter disporre di un efficace di sistema controllo, sia del tutto inutile. «Più piccole sono e meglio si possono sorvegliare» afferma Caverni. Ma se oggi non si è in grado di impedire gli accessi irregolari all’Apu, domani come farete quando sarà Ztl? «Cercheremo di farla rispettare di più» risponde Caverni. L’idea, esposta in commissione, è quella di impiegare maggiormente i vigili ausiliari.
 In altre città si sono adottati i varchi elettronici, proprio per utilizzare in maniera migliore il personale della Polizia municipale: e a Prato? «Se dovesse risponderle come Roberto Caverni cittadino - replica l’assessore alla Mobilità - direi che questa sarebbe la strada migliore. Mi sono accorto però che in città non c’è un consenso unanime».
 Ma nell’agenda di Caverni non c’è soltanto la questione della revisione delle attuali piazze e strade rientranti in Apu e Ztl. «Il mio obiettivo è quello di riordinare la situazione del traffico in generale - afferma l’assessore - e per questo sto potenziando gli uffici traffico. Inoltre occorre rivedere con attenzione la giungla dei permessi di accesso al centro storico: sono 17mila, davvero troppi. E anche le regole per il carico e scarico merci devono essere riviste».
 L’intervento dell’assessore Caverni ha lasciato molto insoddisfatti i consiglieri del Pd Maurizio Calussi, Andrea Colzi e Luca Vannucci. «Ci aspettavamo che l’assessore inquadrasse la delibera relativa a piazza S. Agostino - chiarisce Calussi - all’interno di un piano della mobilità, collegato a quello delle soste e del trasporto pubblico. Invece ci siamo davanti a un provvedimento avulso dal contesto motivato soltanto dall’incapacità di effettuare corrette politiche di controllo degli accessi non autorizzati. Ci sono dei segnali di divieto che nessuno rispetta e allora che si fa? Li togliamo». I varchi elettronici? «Per noi sono una buona idea e siamo pronti ad appoggiarla, però sappiamo che non è ben vista dalla maggioranza».

lunedì 25 ottobre 2010

Anito e Garibalda, replica e dibattito fuori programma

Abbiamo deciso di replicare la commedia Anito e Garibalda oltre le date stabilite, perché il lavoro teatrale è stato molto gradito dal pubblico in modo per noi inaspettato, ad indicare forse che si tratta di un'opera di cui si sentiva la necessità.
La replica avrà luogo sabato 30 ottobre, alle ore 21, a La Baracca.

Tra l'altro sabato 23 scorso, dopo la recita, c'è stato un dibattito interessante, alla presenza di artisti locali. Oltre a parlare del testo, si è discusso di cultura, della gestione della cultura a Prato (peccato che manchino sempre i rappresentanti del potere a certi dibattiti o forse lo faranno apposta a mancare?).
E' molto discussa la gestione di Officina Giovani di Prato, che sarebbe data in mano ad associazioni da poco sul territorio, dirette da persone che giovani proprio non sono e che sarebbero palesemente 'protette'.
In effetti stupirebbe, dopo le parole dell'assessore alla cultura, -la quale neoeletta ebbe a dire, riguardo proprio Officina Giovani che mancavano i fondi, per cui gli 'officianti' avrebbero dovuto sbrigarsela economicamente da sé-, che ora spuntassero soldi per certe associazioni 'miracolate'.

m.e.

La "storia" dell'inceneritore di Montale arriva in Parlamento !

Grazie all'Onorevole Domenico Scilipoti dell'Italia dei Valori, la "Storia" dell'inceneritore di Montale arriva in Parlamento.
L'Onorevole Scilipoti ha presentato l'interrogazione n° 387 del 21/10/2010 per informare il Parlamento:
-delle mancate ordinanze di divieto al consumo e alla commercializzazione dei cibi (risultati pesantemente contaminati da diossine ePCB) prodotti in area di ricaduta dell'inceneritore;
 -della contaminazione del latte materno;
-dei mancati provvedimenti per la bonifica dell'acqua potabile risultata anche questa contaminata da diossine;
-per informare che c'è un processo in corso per accertare le responsabilità della protratta contaminazione avvenuta nel 2007 quando per oltre 75 giorni l'inceneritore ha emesso diossine ben oltre i limiti massimi permessi dalla legge.
L'onorevole Scilipoti ha informato il Parlamento che in Toscana esiste una situazione di pesante e grave contaminazione  da diossine che viene ignorati dalle amministrazioni locali e dagli organi di controllo.”

Adriana Pagliai
del Coordinamento dei Comitati della Piana FI – PO - PT

venerdì 22 ottobre 2010

Ter-ignis

'La rivolta dei rifiuti' a Terzigno non è che la punta dell’iceberg.
Un ciclo dei rifiuti impazzito per un sistema impazzito di consumi.
Dunque il potere non sa far di meglio che costruire vari sistemi di distruzione dei rifiuti, inquinanti nocivi funesti, affinché il sistema possa continuare così com’è. Con tutte le conseguenze che sono conosciute, con i disastri, dissesti ecologici, con città in rivolta.
Mettere in crisi il sistema dei consumi è troppo rischioso, troppo costoso, faticoso per tutti. Ma sarebbe l’unica via.
Per esempio tentare la strada della didattica, affrontare il problema dalle scuole; essere noi in prima persona consapevoli di questo disastro e cercare di contrastarlo.
Il ministro dell’ambiente questo dovrebbe fare, insieme al ministro dell’istruzione: mettere in moto una gigantesca campagna di sensibilizzazione per produrre meno rifiuti, nelle scuole, nei comuni, nelle famiglie.
Questo è il primo obbiettivo, ministra. Creare una rete culturale.
Questo significa far cultura. Avete tutti gli strumenti per farlo e non lo fate, non ci provate nemmeno.
Invece lei che fa? Addossa, nelle sue dichiarazioni, il problema alla camorra, che capeggerebbe i rivoltosi di Ter-ignis!

giovedì 21 ottobre 2010

La forza è del potere

Lo Stato ha il monopolio della forza, e quando serve, quando non trova altri mezzi per imporre la propria volontà, lo esercita.
 Nelle nostre democrazie occidentali la esercita vieppiù quando il potere è al tramonto, quando è disperato, esacerbato.
 Così per la discarica non voluta a Terzigno, i poliziotti sono mandati a combattere contro la popolazione, ordinati da un governo ormai finito, triste tramonto di un potere gestito a libro paga da un odioso demagogo che ormai non ha più chance.
 Il tentativo è chiaramente dittatoriale, e quando lo guarderemo indietro, quando lui se ne sarà andato insieme a tutta quella odiosa corte, e guarderemo il buco enorme che avrà lasciato, lo capiremo.
 Ma prima che se ne vada, perché lui sa d’esser ‘condannato’, altri tristi episodi, violenze, uso disperato della forza e dei media.
E tuttavia, anche se capiamo le loro ragioni, gli appelli, non per questo tifiamo per  i maitre-à-penser televisivi e per la loro mito-logia d'opposizione, barricate catodiche che il popolo televisivo è chiamato a difendere.  Corticelle d’amici,  relazioni,  situazioni che conosciamo bene, per cui la RAI è quel bunker, quell’agorà di privilegiati e di clienti, di paria.

mercoledì 20 ottobre 2010

La nuova pornografia

La pornografia è ciò che non ha veli. Che è alla luce, che appare senza mistero. Che non rimanda ad altro. Dove non c’è altro da scoprire.
La Tv oggi è dunque la nuova feroce pornografia.
Una pornografia che non usa più il sesso, ormai in declino se non  in versione nichilistica, ma la Morte, sotto forma di notizia, oppure il Danaro, sotto forma di pubblicità.
Così, grazie a questa tv pornografica di Stato (e non, ma ormai  tv pubblica e tv privata si equivalgono non solo sul piano politico ed economico, ma anche simbolicamente), grazie al procedimento osceno ormai uniformato nel confezionamento dei programmi e delle informazioni, sappiamo tutto della morte di una fanciulla, con l’altrocità spettacolare che purtroppo era stata prevista, ovvero il colpo di teatro, il rovesciamento. Il colpevole è altro. Anzi, i colpevoli sono tutti.
Tutto è conosciuto, tutto è visto, tutto è saputo.
E' così che la notizia, il 'vero' diventa l'unico spettacolo possibile della menzogna. E' per questo che tutti i programmi televisivi tendono a trasformarsi in luoghi di presunta VERITA'; ma fa così anche il cinema, sotto forma di documentario, e il teatro, sotto forma di teatro-denuncia.
E i soldi, anche quelli trasferiti sul piatto della verità, sono più che mai osceni, i compensi da vertigine che vengono offerti o che vengono chiesti per l’apparizione televisiva - l’evento pornografico per eccellenza -,   perché vengono saputi, visti, conosciuti. Sono con-divisi da tutti.
In TV, e nei giornali la che ri-specchiano e la imitano grazie al trasferimento su Internet, tutto deve dunque essere senza veli in nome di una presunta VERITA’, che però non rimanda più all’etica, ma alla sua negazione.
Non è la verità a cui si aspira, ma al suo assassinio. E infatti, con questa VERITA' saputa e condivisa è ormai inutile il programma, la notizia è data, e lo spettacolo della VERITA',  ormai molto più apprezzato dell'antico  e defunto 'VARIETA' , è già avvenuto.
Il pubblico non deve, e non vuole nemmeno più, essere intrattenuto, ma ucciso.
 m.e.

martedì 19 ottobre 2010

E' morto Alfredo Bini

Non interessa a nessuno, non certo ai media osceni che ci ritroviamo, ma due giorni fa è morto un personaggio fondamentale del cinema italiano, morte simbolica in questo tempo in cui il cinema sta davvero morendo. Alfredo Bini, livornese, è stato un produttore scomodo, quello dei film di Pier Paolo Pasolini e di altri. Un produttore cinematografico che non si è arricchito, visto che qualche anno fa sono dovuti intervenire con il sostegno della legge Bacchelli.
Leggete questa intervista: 
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=33377&sez=HOME_CINEMA&npl=&desc_sez=  

Che cosa pensa dell'attuale cinema italiano?
«Che 'un c'è
..."


Di lui si può leggere il pamphlet Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano.

Insomma, roba d'altri tempi.

m.e.

Dico verde resta grigio

Secondo la classifica di Legambiente, Prato sarebbe al 16° posto per qualità ambientale.
Il verde è salvo?
Ma quelli che hanno fatto i rilevamenti ci sono stati a Prato?
Dicono gli amministratori che sono contenti!
Noi non siamo affatto contenti!
Il verde viene mangiato giorno per giorno a favore di macrolotti e capannoni che resteranno vuoti; impianti fotovoltaici ad alto impatto ambientale in quello che dovrebbe essere Il Parco della Piana (purissima realtà virtuale!, blaterio pasticciato di finto ambientalismo,  paravento quintessenziale!) nessun visibile incentivo ad attività che non siano industriali per i giovani; le piste ciclabili sono appena appena mantenute nel taglio dell'erba e non costantemente, ma nulla più, in certi punti, lungo i fossi, si può rischiare di cadere e fracassarsi, perché le paratie in legno sono lasciate a sé stesse...; impossibile girare in bicicletta in certe ore del giorno, per esempio nel tardo pomeriggio, senza rischiare la propria vita sotto una macchina di qualcuno che poi, siccome aveva fretta, ti ha messo sotto senza averti visto! Nessuna programmazione futura per una mobilità diversa, nemmeno dico un tentativo di sensibilizzazione pubblicitaria; anzi! ora si profilano tagli alla CAP, alle linee urbane e addio busse!
E come viene trattato il rifiuto? Cassonetti semiabbandonati, sudici, che attraggono abbandono abusivo di tutto!
E gli amministratori si dichiarano soddisfatti, quando non fanno niente niente per l'ambiente, nonostante le dichiarazioni preelettorali? Vi ricordate quanto si parlava di rifiuti zero? E tutti parlavano dei modelli delle città virtuose, Vedelago per esempio, si doveva andare tutti a Vedelago per capire come si sarebbe fatto a far scomparire in un lampo il rifiuto! E tutti, a destra e a sinistra, ci sarebbero andati, erano già pronti i busse!
Per non parlare dell'acqua, che vogliono spacciare per 'buona e bevibile".
Un baratro ambientale, un'autodistruzione programmata, una follia collettiva senza precedenti.

m.e.

lunedì 18 ottobre 2010

Il primo è stato Paolo

Sabato sera Paolo Magelli è venuto alla Baracca.
E’ la prima volta che un direttore artistico del Metastasio si sia scomodato per  venire a vederci, assistendo tra l’altro a uno degli spettacoli più ‘scandalosi’, anomali e irriverenti che abbiamo realizzato, Anito e Garibalda. Ha detto che tornerà.

E' accaduto a 16 anni dalla nascita del mio teatro a  Prato.

Maila

Basta

Siamo stanchi di questa informazione italiana basata sulla cronaca nera.
Giornali e telegiornali che si aprono sulla cronaca nera urlata con prime pagine e foto enormi dei 'protagonisti del male'.
Non vogliamo più sapere niente di questa faccenda di Avetrana. Dello zio violentatore; della cugina co-assassina; di queste famiglie malate (lo sappiamo bene che moltissime lo sono, nonostante la retorica di Stato, la retorica religiosa, nonostante).
Molti di noi vogliono vivere sapendo, informandosi certo, ma non così. Informateci piuttosto su quanto accade 'veramente' in questo paese. Politicamente, economicamente. Informateci dei disastri ecologici, per esempio.
Noi diciamo basta a questa dis-informazione.
Non compreremo né leggeremo più giornali che si dedicano a questo sciacallaggio; a questa subdola operazione di ottundimento mentale degli italiani. A questo tentativo di trasformazione antropologica. A questo allevamento morboso che l'informazione pattumiera ha messo in essere.
Diciamo basta soprattutto all'uso terroristico della televisione italiana di Stato e non, facciamo un appello a tutti affinché il televisore sia tenuto spento più possibile, che si spenga ogni volta che  si ravvisi, anche in trasmissioni di informazione o di dibattito  'alternative', l'uso terroristico e morboso del 'fatto'. Ormai anche la politica è 'cronaca', cronaca grigia.
Invece della televisione, molto meglio internet, o ancor di più il cinema, il teatro, gli altri soprattutto. La nostra vita.
Uccidere la televisione è semplice, è l'unico 'fattaccio' che oggi valga la pena di compiere.

m.e.

giovedì 14 ottobre 2010

Autunni

L’autunno di Berlusconi è ormai arrivato, e nulla sembra arrestarlo più. Le piazze sono in fermento, e quel colpo che avrebbe tanto voluto infliggere alla cultura di Sinistra, che a suo parare si annida nelle università, è costretto a sospenderlo, a tornare indietro.
Troppe piazze contro di lui e contro la sua ministra.
Sono anni e anni che la scuola e l’università, l'università e la scuola vengono flagellate da ministri e da fondi che sono ben poca cosa. I risultati si vedono.
Quello che c’è di buono in quel decreto, il tentativo, non si sa quanto efficace, di snidare il nepotismo e il clientelismo dalle università, affonda contro il  tentativo, ben più forte, di rendere la scuola e l’università al servizio del lavoro, di finalizzare tutto all’efficentismo e al ‘servire il capitale’.
Dunque l’operazione berlusconiana anti-universitaria non riesce, e vien fuori la scusa dei soldi mancanti, e Tremonti che dice che non si può.
Ma l’autunno non è solo quello del patriarca, è anche quello di un Centro-sinistra specchiato nel suo rivale, fondante di identità oppositiva, senza il quale cadrà anch’esso inesorabilmente come il castello di carta.

A Prato tentativi di rianimazione si cercano di dare con Ilaria Bugetti, sindaco di Cantagallo,  che probabilmente - se come sembra diventerà segretario provinciale del PD - servirà anche come prossimo candidato sindaco. L’operazione è di facciata, ma è l’unica possibile e per un po' funzionerà, come il belletto al morto nelle funeral homes americane, che rende il cadavere ancor più bello del vivo.

m.e.

martedì 12 ottobre 2010

Pratesitella: ecco spiegato il termine

La pratesità, tanto decantata a livello comunale pratese,  diventa a volte 'pratesitella'. Ma cosa significa? Quando si verifica?

Abbiamo chiesto a un esperto, un vero pratese doc, che così ci scrive:

"Per fare certi corsi comunali di cultura, per esempio, bisogna essere prima di tutto pratesi e poi, se avanzano posti, possono entrare gli extraterritoriali.

Questa è la 'pratesità'.

Nello stesso modo invece non ci si comporta per i docenti, che nonostante la tanta offerta comunale, si vanno a cercare da fuori comune.

Questa è la 'pratesitella'."

Della morte del cinema

Dispiace sapere  che il proprietario di maggioranza del cinema Modena di Vaiano, il signor Bruni, stia pensando di vendere per trasformare il locale in un luogo di culto.

Segno triste dei tempi.

Il cinema, usato anche come teatro da compagnie amatoriali, non va più. 380 posti sono tanti da riempire.
Mi permetto di dire che non è soltanto l’apertura dell’Omnia Center, l’orrenda, funesta Multisala di Capezzana che ha causato il drammatico calo degli spettatori, anche se ha decisamente contribuito.

C’è prima di tutto la televisione.  Anzi, la televisizzazione del mondo. Non è più necessario andare al cinema, che racconta storie. La televisione, anch'essa affamata di pubblico, diventa sempre più 'interessante', racconta storie vere, storie cruente, sesso, violenza e morte in diretta, la realtà (deformata) che racconta risulta molto più interessante della fantasia, e lascia gli spettatori sazi. Dopo essersi riempiti di 'storie' alla televisione, si ha sempre meno voglia di andare a seguirne altre, che poi non sono 'vere', al cinema.

E poi c’è il luogo: il Gustavo Modena è un locale del passato, Vaiano è decentralizzato, e la città marca il segno dove andare: nel centro, in quel centro, in quel luogo. La politica poi, con la retorica del 'centro', con la rivalutazione del 'centro' (e non del luogo urbano), in connubio di malo interesse economico con i grandi gruppi, con i potentati,  fa il resto.

Solo rassegne cinematografiche ‘particolari’ possono attrarre un ‘certo’ pubblico, ma anch’esso deve essere ‘segnato’, ‘marcato’ in un determinato modo, come luogo alla moda, fatto da gente alla moda o con certe caratteristiche. Allora può andare.

Ma un cinema di montagna, a chi può interessare, quando poi la distribuzione delle pellicole è ferocemente tutta uguale? Che – e questo accade anche in teatro – in tutti i locali si vedono gli stessi spettacoli?

Dunque meglio andare in centro, nel centro, dove c’è l’illusione del ‘centro’, della 'vita'.

La stessa fine l’ha fatta il cinema teatro di S.Giusto, il Frassati, che fino a poco tempo fa era usato anche come teatro. Ma è morto prima il cinema.

La televisione è il singolare nemico del cinema, molto più che del teatro, che ancora resiste e a tratti resuscita per la carne (vera) dell'attore e per l'assenza di tecnologia. E ancor di  più è nemica  questa televisione, questo schermo televisivo sempre acceso che tutti ci portiamo ormai addosso, spillato davanti, ormai davvero televisivizzati anche noi. Mostri identici, siamo al di là degli zombies, esseri iperreali.

m.e.

lunedì 11 ottobre 2010

Doppia morale

Gli strenui difensori della 'vita', i paladini contro la legge sull'aborto, non ci pensano nemmeno poi tanto ad accordare al governo italiano la possibilità di sganciare bombe in Afganistan nella guerra contro i terroristi talebani.

Che strano. La solita doppia morale molto frequente in Italia. 

Dicono: "Tutelano di più i nostri ragazzi". Che intanto tornano morti spappolati dalle bombe.

La vendita di armi e la prospettiva della ricostruzione di un paese, dopo averlo ampiamente bombardato uccidendo chissà quanta gente (ma sono gente 'altra', che non conta quanto la 'nostra', spieghiamo bene), è quello che ci vuole per l'economia.

sabato 9 ottobre 2010

Una bomba di silenzio su Gonfienti

Dopo la bomba d'acqua caduta su Prato, voglio parlare della bomba di silenzio.
Quella caduta su Gonfienti, la nostra città antica, una bomba di silenzio caduta sopra da Destra e da Sinistra.
Qualche assessore, facendo qualche dichiarazione di troppo, aveva detto che 'ci avrebbe rimesso la faccia' se gli scavi non fossero ripresi entro settembre; così non è stato, ma lui è sempre là, ogni tanto a farsi riprendere e fotografare, nonostante la faccia 'rimessa', o a scrivere idiote dichiarazioni; qualche altra autorità aveva promesso, pubblicamente, un cartello a indicare il sito archeologico, nemmeno quello è stato fatto. Perfino dall'autorità che soprintende ai 'Beni' s'eran sentite promesse di riapertura, di nuovi scavi.
I comitati cittadini e gli alternativi, che un tempo avevano appoggiato la battaglia, sono stati  o si sono tacitati, un'altra bomba di silenzio,  e questo è avvenuto quasi subito dopo l'elezione di Cenni a sindaco della città, come se quello fosse stato il vero obbiettivo di tutto il loro rumore.
Insomma, siamo annegati, annegati nel silenzio della bomba.

venerdì 8 ottobre 2010

L'òmo è cacciatore

Si dovrebbe smetterla con la retorica della famiglia, di gran moda in questi anni di reazione politica e culturale.

Nella famiglia, come giustamente si diceva alcuni anni fa, possono esservi , oltre all'amore, ‘germi’ pericolosi, non di rado vi si annida cattiveria, invidia e chi più ne ha più ne metta.

Dunque basta.

Dopo aver saputo di come lo zio aveva ucciso la ragazza di Avetrana, Sara, mia madre è venuta da me, ero in Baracca, a raccontarmi di altre violenze sulle donne.

Storie di quando lei era bambina, ragazzina.

Che è molto frequente l’uso di queste porcherie, di questa mancanza di rispetto nei confronti delle donne in certe ‘sante’ famiglie. Questo l’ho capito bene quando ho fatto “Cuori di donna”.

Diciamolo senza paura: poche donne possono vantare di non aver raccolto qualche piccola violenza sessuale, abuso, mancanza di rispetto nella propria fisicità durante la loro esistenza. Le donne non lo dicono, passano sopra a ‘tante cose’, ma è così.

Io stessa recentemente, e non sono certo una ragazzina!, sono stata ‘palpeggiata’ da un ragazzo, proprio un ragazzo, sulla ciclabile. Ho reagito, l’ho rincorso perché lo volevo picchiare dalla rabbia, ma lui era in bicicletta e io a piedi e non ce l’ho fatta. 

Vi ho fatto ridere? Eppure ci sono rimasta malissimo.

Ma due cose mi hanno colpito, di quella vicenda orribile: lo stupro post mortem praticato da un cosiddetto padre di famiglia; e il carabiniere che, nella ricostruzione dell’omicidio, parlava di un ‘raptus’, che improvvisamente al contadino di Avetrana sarebbe capitato un ‘raptus’. Qualcosa insomma che lui non è stato capace di controllare, più ‘forte’ di lui.

Come se il desiderio nel maschio scoppiasse all’improvviso, e lui non ne fosse responsabile, non lo controllasse.  

Non fosse colpa sua.

Ancora fino a qualche anno fa così venivano giustificati gli stupri, e ammorbiditi.

“L’òmo, mimma, è cacciatore” diceva pazientemente una sorella di mia nonna, Alice, che di stupri ne subiva quotidianamente dal marito ubriaco.

m.e.

giovedì 7 ottobre 2010

Perché il Sindaco Cenni ha sbagliato politicamente a negare il lutto

La città sta facendo il lutto per conto proprio, per accorgersene basta andare in giro, e non ha bisogno del no del Sindaco Cenni o del sì dettato dalle strumentalizzazioni sulla pelle delle tre donne.
Perché sono morte tre persone in modo assurdo.
Perché la città non è curata, come sempre poco lo è stata.
Perché da anni e anni la città vede solo ridurre il suo territorio mangiato dal cemento.
E queste morti hanno disvelato che' il re è nudo'.

Il sindaco non poteva far altro che dire no, ostaggio com’è di una giunta che ha fatto della politica anticinese il suo vessillo, che proprio per questo ha vinto le elezioni.
Ma ha sbagliato. Ha sbagliato politicamente. Perché ha confuso la rozza politica che fa o gli fanno fare, che trova moltissimi sostenitori in una città educata da decenni alla rozzezza, col sentimento umano, esclusivamente umano che si prova tutti davanti alla morte. A qualsiasi morte, ma ancor di più come questa.

Davanti alla morte le categorie politiche cessano di operare.

Avrebbe dovuto avere il coraggio di dire, di spiegare la differenza e dire sì al lutto cittadino, perché la morte in via Ciulli è un ‘danno’ alla città, è dolore non causato dalla diretta volontà di qualcuno (anche se le responsabilità ci sono eccome!), è un disastro accaduto nella città di cui lui è il simbolo oltre che il rappresentante: così, paradossalmente, la  rozza politica anticinese della giunta, ad uso, consumo e allevamento del popolino, sarebbe stata rafforzata, perché avrebbero potuto dimostrare che quando fanno i blitz nei capannoni, quando costringono i cinesi a certe regole senza loro stessi seguirle, quando perseguono la legalità, la pratesità, non ne fanno una questione razziale o pregiudiziale.

Invece ora potrà essere detto. E non bastano le dichiarazioni, le bandiere a mezz’asta. Doveva esserci un atto simbolico vero ufficiale, dichiarato al mondo, un atto 'choc' per un sindaco di Destra che, fondamentale, avrebbe simbolicamente compensato, simbolicamente risarcito la terribile morte delle tre donne. Perché la morte è accaduta nel territorio di cui lui è incarnazione vivente. E quindi sarebbe stato giusto  vederlo 'sacrificato', 'piegato', 'prostrato'. Insomma, dichiarare il lutto cittadino avrebbe simbolicamente pagato la Morte, che ora si dichiara invece insoddisfatta.

In questo modo l'errore politico è enorme, la Destra ha offerto  un vantaggio  alla cosiddetta Sinistra, che inaspettatamente incassa e tesorizza.

Certo, Sindaco, avresti avuto dietro tutta la muta abbaiante degli amministratori-questurini. Ma  il mondo intero si sarebbe stupito, e nel tempo avresti guadagnato credibilità, te e la tua giunta, proprio ripeto in quella politica che non condivido e che persegui.

Per questo, Sindaco Cenni, non t’ho mai creduto quando mi dicevi , durante la campagna elettorale, che bisogna superare le ideologie, che è finito quel tempo. Non fosse altro perché chi ti sostiene e ti sosteneva le ideologie, e quelle brutte e demagogiche, le ha rimesse in auge.

m.e.

mercoledì 6 ottobre 2010

Anna

Anna mi ha dato il permesso di pubblicare queste foto. Stamani alle ore 12 a Prato, in via Roma,  nell'indifferenza generale, davanti all' 'Assessorato ai rapporti con l'Unione Europea, alle relazioni con il pubblico e alle politiche d'integrazione'.
Dice di fare lo sciopero della fame perché vuole la casa, vive in una roulotte.  Sua figlia è sola con un bambino. Lei dice di essere di Prato e che l'avrebbero buttata fuori dall'assessorato liquidandola come depressa.

m.e.

Prato è malata

Di fronte alla morte bisogna stare in silenzio. O urlare.
Farò l'uno e l'altro.
Starò in silenzio per le tre povere cinesi, venute a trovare la morte a Prato. Forse mentre si recavano al lavoro. Tre morti bianche, anche queste? Forse. Le compiango. Un silenzio di riflessione e di dolore. Dirà Maila, ancora tre donne da aggiungere ad un lungo elenco. La Giunta pensa al cocomero, al corteggio, al sacro cintolo: ma alle cose di tutti i giorni, utili ai cittadini, alla loro vita, ma dippiú, alla loro spravvivenza, no. "La bomba d'acqua": ecco, si trincerano contro lo sfortunatato accadere di un evento smisurato e imprevisto. Ma la Protezione Civile non dice che è sempre meglio prevenire che curare?
Urlerò, ma più che urlo è un grido, su un'altra questione, meno importante di queste inutili morti, ma ad essa legata. Prato soffre la pioggia. Costruire un impianto fotovoltaico in una zona soggetta a inondazioni è sbagliato. Per prevenire che vada tutto in corto, dovranno sopraelevare di molto, con un impatto ambientale acutissimo. Inoltre, l'energia prodotta sará immessa in rete o sarà utilizzata localmente, e da chi? e a chi appartiene l'impianto? e perché non farlo in altra zona, se quella è a rischio di inondazioni e la manutenzione farà costare l'impianto il cinquanta per cento in piú, rendendo non conveniente la energia pulita prodotta. Stanno facendo circolare la voce, tra la gente del posto, che "l'acqua, anzi, fa bene ai pannelli solari". Niente di piú idiota, falso e ignorante. Per pulirsi la coscienza di tante scelleratezze ambientali compiute nel passato e da compiersi nell'imminente futuro, usano proditoriamente la maschera dell'energia verde per fare affari, rovinando l'ambiente e con un guadagno limitato e con frequenti interruzioni. Ci guadagneranno solo i venditori di pannelli solari e di inverter, la ditta impiantatrice, il proprietario del terreno. I cittadini, no.
Se questi sono i risultati, vuol dire che gente incompetente ci governa, e ci ha governato, schiava dei propri avidi interessi.

Gianfelice D'Accolti

Lutto no

Il sindaco di Prato dice che non ci sarà lutto cittadino per la morte delle tre donne cinesi.

E’ vero che Prato è sempre stata restia a certe manifestazioni, che i pratesi pure, tuttavia è un’occasione mancata di dialogo verso la comunità, e anche verso i pratesi, molti moltissimi dei quali sono colpiti dalla tragedia. Che poteva capitare a tutti, perché quel sottopasso è pericoloso, e anche senz'acqua.

E’ capitato a chi doveva andare a lavorare, preso in un ritmo forsennato di produzione.
E’ capitato a chi forse non conosce bene il territorio, e come si è visto un territorio devastato, dove, nonostante tutte le tragedie e i disastri, le alluvioni, si continua a costruire e a occupare!

Le dichiarazioni della comunità cinese, questa ‘guerra’ che qualcuno a caldo ha dichiarato ai pratesi per via del lutto mancato, sono da interpretarsi come reazione alla tragedia. Quello di cui abbiamo bisogno è un cambio di tendenza vero nei rapporti fra le varie  etnie, da parte di tutti,  in modo che certi personaggi e partiti in odore di razzismo siano messi al palo.

Quando il problema dell’immigrazione riguardava i meridionali, una quarantina d’anni fa, i pratesi ne dicevano di tutti i colori, anche se nessuno ora mostra di ricordarsene. L’integrazione sembrava impossibile. Ma i meridionali sono stati bravi, hanno invaso la città e se la sono presa.

martedì 5 ottobre 2010

Ecco dove il Comune ha dato il permesso per l'impianto fotovoltaico: a bagno!

Dopo l'alluvione di stanotte e la morte di tre donne nel sottopasso, siamo andati a vedere la situazione alle Pantanelle e alle Vanne, dove stanno lavorando per mettere l'impianto fotovoltaico.
E' tutto allagato e la strada, per alcune ore, è rimasta chiusa.
Alla gente del posto si racconta che l'acqua non farebbe male all'impianto, e che viene costruito innalzato (almeno!). Come si può vedere hanno sistemato una barriera di terra lungo la strada, che tra l'altro è trafficatissima e pericolosa.
Abbiamo chiesto comunque parere ad esperti di fotovoltaico terrestre, per capire se veramente questo è un luogo adatto a simili impianti.
Nell'ultima foto si osserva anche che il torrente che proviene dalle Pantanelle, e che incrocia le Vanne, è inquinato di scarti di tintoria.
Per la cronaca: molte case a Casale, Iolo e zone limitrofe sono allagate.




Le foto sono di Maila Ermini. Possono essere utilizzate citando la fonte.

Morire in un sottopasso a Prato

Stanotte un terribile nubifragio a Prato.
In via Ciulli, a Galciana, nel sottopasso della ferrovia, davanti al costruendo nuovo ospedale, sono morte tre donne cinesi in una automobile.
Forse, chissà, le donne sono state imprudenti; ma molto più probabilmente vi sono finite dentro perché non si rendevano conto, non sapevano della profondità del sottopasso stesso e pensavano di farcela, pensavano che l'acqua non fosse così tanta.
Sì, perché il sottopasso è molto profondo e forse è stato costruito male.
Forse chi lo percorre in macchina non se ne accorge, ma se lo fai in bicicletta lo capisci subito. E proprio stato costruito perché si riempia d'acqua appena piove un po' più forte.
Qualche mese fa ne parlavo con un signore che abita lì vicino. Non sono sufficienti gli scoli per l'acqua piovana, che poi si possono occludere; la pendenza della strada è fortissima, perché la strada sprofonda in brevissimo spazio, e tutta l'acqua che si accumula attorno vi va a finire dentro e con forza proprio per la pendenza.

Insomma: basta che piova un po' più intensamente, e la città di Prato si allaga, mettendo a rischio l'incolumità dei cittadini.
Per questo costruire l'impianto fotovoltaico alle Vanne, ovvero una zona ad alto rischio alluvione, quando ci sono tanti tetti di fabbriche a Prato, è sconsiderato, oltre a compromettere l'ambiente e imbruttirlo.
Vicino a dove stanno costruendo l'impianto fotovoltaico, via Ceserane,  è stata chiusa per allagamento.

Chiediamo all'amministrazione comunale di fare macchina indietro, di bloccare i lavori!

m.e.

lunedì 4 ottobre 2010

Questa volta viva il Nobel

Non sempre mi trovo d'accordo con i Nobel assegnati. Ma questa volta sì,  sono contenta per  quello alla medicina dato a Robert Edwards, il padre dei figli in provetta.

La Santa Sede scaglia le sue invettive contro un metodo contro natura.

Ma allora c'è da chiedere, sempre alla Santa Sede, se invece sia secondo natura il tenere un essere umano in vita con metodi artificiali!


Abbiamo bisogno di queste notizie,  anche per liberare il cristianesimo, oppresso da un oscurantismo cattolico degno d'altri tempi. Giuro che questo è un bel tiro mancino di quegli svedesacci...Bene!


La Cicogna

Accade nel neo medioevo

Dunque in questi giorni, in una zona di Prato che non val la pena nemmeno specificare, ha avuto luogo la festa della parrocchia.

All’inizio la festa si svolgeva solo la domenica. La statua della Madonna veniva trasportata in processione; preghiere e devozione: punto.

Poi la festa si è allungata sempre più, con tratti fortemente neo-pagani: dal giovedì musicals messi in scena da ragazzi sfrenatissimi con tanto di microfoni a tutto volume, musiche continue, cene abbuffate a suon di pecora che coinvolgono i pii fedeli; balli e canti stile balera e fino a mezzanotte scoccata con le devote che sfrenate si cimentano nei movimenti più incredibili...

Dietro la processione domenicale, dietro la Madonna accompagnata dalla banda hanno sfilato, oltre i fedeli vestiti a festa, anche rappresentanti del Centro-Sinistra a pochi passi dai pii devoti del Centro-Destra. Tutti in fila tartufescamente come dietro al vello d’oro.

Guai a mancare all’appuntamento, alla sfilata. A farsi vedere. Chi non c'è, è perduto.

Come accadeva durante il Fascismo. I nostri padri ci raccontano che quando parlava il Duce, in collegamento radio, gli sgherri prendevano quelli più renitenti e li costringevano ad andare nelle piazze ad ascoltare il discorso. Oppure obbligavano le 'teste calde' a restare a casa, per evitare guai.

Ora non è più tanto 'forte', i metodi son cambiati, la repressione e il conformismo ideologico non possono essere messi in atto brutalmente. E' proibito sulla 'carta' democratica.

Per questo sono diventati meccanismi automatici e silenziosi.

Mancare a un evento locale religioso o civile (che ormai si equivalgono per la loro valenza assolutistica e spesso si confondono) può costare molti voti e il buon nome; o semplicemente il tacito allontanamento punitivo o la damnatio silentii.

Per questo dietro la statua abbiamo visti parecchi giovani azzimati e desiderosi di ascendere la scalata del potere e della rispettabilità.

Nel neo-medioevo provincial-italiano dichiararsi 'differenti', o semplicemente essere assenti,  è vivamente sconsigliato.

Nel neo-medioevo provincial-italiano dichiarare le proprie idee è pericoloso.

Non ti mandano più a Turi, nelle Puglie, come accadeva col Fascismo. Ora ti esiliano a casa tua.

domenica 3 ottobre 2010

Cade il Castello

Il Castello dell'Imperatore di Prato cade letteralmente a pezzi, almeno stando alle notizie che stamani si leggono sui giornali. Un pezzo della chiave centrale dell'ingresso stava per cadere in testa a qualcuno...
Ci domandiamo: che tipo di restauro sarà stato fatto, così all'impronta?
Altra domanda: per il recupero delle 'carceri' si era parlato di una raccolta di fondi in occasione di uno spettacolo a settembre, mi pare di ricordare.
Quanti soldi sono stati raccolti dai generosi cittadini pratesi? Non si sa nulla. Dal governo cittadino bocche cucite. (Il classico: strombazzare la notizia prima che questa avvenga, farsi pubblicità per darsi un lustro da lifting e poi il silenzio più totale. E' questa la chiave con cui interpretare certe operazioni!)
Il simbolo di Prato, il più bel monumento, regalatoci da Federico II, in mano a un mannello di amministratori che della cultura non sa che farsene, che non sa cosa sia e al massimo la confonde col cardato o con le misericordie, e si preoccupa solo dell'immagine, che la strumentalizza e basta, che si ferma ai nomi di personaggi televisivi o cinematografici!
Continua il disastro di amministrazioncelle italiote che si succedono con nessuna somma, a risultato zero.

venerdì 1 ottobre 2010

Fughe

Ieri è venuta da me mia nipote e mi ha detto che non riesce a trovare lavoro.
Le ho detto che non posso aiutarla, se non venire da me a teatro a lavorare.

Credo che per lei non sia il massimo, ma sia, c’è di peggio!

Le ho detto: guarda, noi siamo figli di un dio minore, non siamo figli di nessuno che conta, e ora per te è ancora più difficile che per me quando ero giovane.

Il teatro comunque è un lavoro povero, oggi, quasi impensabile in Italia se lo si fa autonomamente. Io non so nemmeno come faccio a resistere.

Per esempio – le ho detto – guarda, sto mandando di nuovo dei fax alle scuole, per illustrare le matinée al teatro, è la seconda volta che li mando, perché i fax  'scompaiono'. 
Il fatto è che devono lavorare solo certi teatri; tutto il resto, via.

Piccole cose, ma determinanti.

Lei vorrebbe aprire una palestra, è brava con la ginnastica, ma ci vogliono tanti soldi.

Mi sono chiesta se anche lei sarà una di quelle che se ne andrà all’estero a lavorare (per avere una idea di quello che silenziosamente sta accadendo, della massiccia fuga dall’Italia cfr http://www.vivoaltrove.it ), ma forse no.

m.e.

Re(li)gione toscana

Arezzo: mozione contro protocollo d'intesa per assunzione di religiosi nelle Asl

"Un protocollo d’intesa tra Regione Toscana e Conferenza episcopale della stessa regione obbliga le Aziende Sanitarie ad assumere personale nominato dai vescovi, per dare conforto spirituale ai malati. Nonostante i tagli alla sanità, viene garantita l’assunzione a ruolo – come per gli infermieri professionali – al personale indicato dall’ordinario diocesano per fornire assistenza religiosa e le Asl sono tenute a fornire mezzi, locali e finanziamenti per permetterne l’attività. Una mozione per chiedere la revisione dell’intesa è stata presentata al consiglio provinciale di Arezzo da Alfio Nicotra (capogruppo Federazione della Sinistra). Nicotra afferma che è “ingiusto nei confronti dei cittadini che hanno vinto un concorso pubblico e contrario al principio di laicità dello Stato far assumere a carico della collettività e gravando i già precari bilanci della sanità pubblica, personale a tempo indeterminato per dispensare conforti religiosi”. Tiene a precisare che il conforto religioso è dovuto, se richiesto, “tanto è vero che chiediamo nella mozione che questo diritto sia esteso a tutti i culti e religioni”.
(Da Wikio e Uaar)

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.