Ieri è venuta da me mia nipote e mi ha detto che non riesce a trovare lavoro.
Le ho detto che non posso aiutarla, se non venire da me a teatro a lavorare.
Credo che per lei non sia il massimo, ma sia, c’è di peggio!
Le ho detto: guarda, noi siamo figli di un dio minore, non siamo figli di nessuno che conta, e ora per te è ancora più difficile che per me quando ero giovane.
Il teatro comunque è un lavoro povero, oggi, quasi impensabile in Italia se lo si fa autonomamente. Io non so nemmeno come faccio a resistere.
Per esempio – le ho detto – guarda, sto mandando di nuovo dei fax alle scuole, per illustrare le matinée al teatro, è la seconda volta che li mando, perché i fax 'scompaiono'.
Il fatto è che devono lavorare solo certi teatri; tutto il resto, via.
Piccole cose, ma determinanti.
Lei vorrebbe aprire una palestra, è brava con la ginnastica, ma ci vogliono tanti soldi.
Mi sono chiesta se anche lei sarà una di quelle che se ne andrà all’estero a lavorare (per avere una idea di quello che silenziosamente sta accadendo, della massiccia fuga dall’Italia cfr http://www.vivoaltrove.it ), ma forse no.
m.e.
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