venerdì 1 ottobre 2010

Fughe

Ieri è venuta da me mia nipote e mi ha detto che non riesce a trovare lavoro.
Le ho detto che non posso aiutarla, se non venire da me a teatro a lavorare.

Credo che per lei non sia il massimo, ma sia, c’è di peggio!

Le ho detto: guarda, noi siamo figli di un dio minore, non siamo figli di nessuno che conta, e ora per te è ancora più difficile che per me quando ero giovane.

Il teatro comunque è un lavoro povero, oggi, quasi impensabile in Italia se lo si fa autonomamente. Io non so nemmeno come faccio a resistere.

Per esempio – le ho detto – guarda, sto mandando di nuovo dei fax alle scuole, per illustrare le matinée al teatro, è la seconda volta che li mando, perché i fax  'scompaiono'. 
Il fatto è che devono lavorare solo certi teatri; tutto il resto, via.

Piccole cose, ma determinanti.

Lei vorrebbe aprire una palestra, è brava con la ginnastica, ma ci vogliono tanti soldi.

Mi sono chiesta se anche lei sarà una di quelle che se ne andrà all’estero a lavorare (per avere una idea di quello che silenziosamente sta accadendo, della massiccia fuga dall’Italia cfr http://www.vivoaltrove.it ), ma forse no.

m.e.

Nessun commento:

Dai Celestini a Levi

  Ieri,  in occasione dello spettacolo dei venti anni dei Celestini, in cui ho riproposto La Mostra Parlante "Ti mando ai celestini...