venerdì 8 ottobre 2010

L'òmo è cacciatore

Si dovrebbe smetterla con la retorica della famiglia, di gran moda in questi anni di reazione politica e culturale.

Nella famiglia, come giustamente si diceva alcuni anni fa, possono esservi , oltre all'amore, ‘germi’ pericolosi, non di rado vi si annida cattiveria, invidia e chi più ne ha più ne metta.

Dunque basta.

Dopo aver saputo di come lo zio aveva ucciso la ragazza di Avetrana, Sara, mia madre è venuta da me, ero in Baracca, a raccontarmi di altre violenze sulle donne.

Storie di quando lei era bambina, ragazzina.

Che è molto frequente l’uso di queste porcherie, di questa mancanza di rispetto nei confronti delle donne in certe ‘sante’ famiglie. Questo l’ho capito bene quando ho fatto “Cuori di donna”.

Diciamolo senza paura: poche donne possono vantare di non aver raccolto qualche piccola violenza sessuale, abuso, mancanza di rispetto nella propria fisicità durante la loro esistenza. Le donne non lo dicono, passano sopra a ‘tante cose’, ma è così.

Io stessa recentemente, e non sono certo una ragazzina!, sono stata ‘palpeggiata’ da un ragazzo, proprio un ragazzo, sulla ciclabile. Ho reagito, l’ho rincorso perché lo volevo picchiare dalla rabbia, ma lui era in bicicletta e io a piedi e non ce l’ho fatta. 

Vi ho fatto ridere? Eppure ci sono rimasta malissimo.

Ma due cose mi hanno colpito, di quella vicenda orribile: lo stupro post mortem praticato da un cosiddetto padre di famiglia; e il carabiniere che, nella ricostruzione dell’omicidio, parlava di un ‘raptus’, che improvvisamente al contadino di Avetrana sarebbe capitato un ‘raptus’. Qualcosa insomma che lui non è stato capace di controllare, più ‘forte’ di lui.

Come se il desiderio nel maschio scoppiasse all’improvviso, e lui non ne fosse responsabile, non lo controllasse.  

Non fosse colpa sua.

Ancora fino a qualche anno fa così venivano giustificati gli stupri, e ammorbiditi.

“L’òmo, mimma, è cacciatore” diceva pazientemente una sorella di mia nonna, Alice, che di stupri ne subiva quotidianamente dal marito ubriaco.

m.e.

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