venerdì 28 dicembre 2012

L'infanzia negata dei celestini

Domani, sabato 29 dicembre ore 21 replico "L'infanzia negata dei celestini", come ogni anno almeno una volta finora, al Teatro La Baracca.
E' sempre un po' faticoso, e non tanto da un punto di vista teatrale, della difficoltà in sé, ma per via del mio passato, dei miei ricordi.
All'inizio pensavo di raccontare le violenze che avevo subito io, da bambina. Ma sulle suore di San Vincenzo de' Paoli di Prato, che erano a Santa Caterina, non c'erano documenti, solo vaghe testimonianze. E poi c'era una violenza più profonda da testimoniare.
Ricordo che presentai il progetto di narrazione teatrale al Comune, insieme a quello sui concubini di Prato, ma nessuno mi dette retta.
L'ho potuto fare perché il Teatro la Baracca è il mio teatro, altrimenti non credo che sarebbe stato possibile facilmente.

Questo dico a tanti che pensano che il teatro debba essere solo pubblico.

Sì, dovrebbe essere così nel senso di appartenere a 'tutti'. Ma poi i partiti e le consorterie, il potere politico ed economico se ne impossessano e il 'pubblico' finisce per essere più privato dello stesso privato.
E il teatro diventa privato nel senso di privazione, perché il cittadino viene privato della sua memoria e del senso critico che l'esercizio del teatro dovrebbe avere.

Diceva Schopenhauer: "Chi non va a teatro, è come se si facesse la barba senza guardarsi allo specchio".
Ma si riferiva a un altro teatro, che non c'è quasi più.   A Prato solo alla piccola Baracca. E lo scrivo senza compiacermi, con profondo scoramento.

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