mercoledì 27 novembre 2013

Cultura affogata nella propaganda

Non c'è più spazio per una cultura autentica e alternativa; tutto è diretto dall'alto, deciso, organizzato. Non si sa più dove andare, dove nascondersi, verrebbe da dire.

E' tutto e ormai per sempre un evento, una manifestazione, un qualcosa che serve il potere; niente più può venire dal basso, o di lato o da un'altra parte.
La cultura popolare poi, è stata completamente distrutta, ed è ridicolo, che ne so, ascoltare concerti di musica popolare, ormai è un prodotto artificioso e  mercautorale.
Per questo, per esempio, le mostre sono tutte uguali, anche se trattano di argomenti differenti, anche se mostrano apparentemente cose diverse; in realtà, manca una vera necessità di tutto questo. Una vera emozione, un afflato culturale autentico.

Certo, anche una volta, nel Rinascimento per esempio, la cultura era organizzata e pagata dall'alto; ma c'erano anche luoghi dove si poteva creare diversamente; lo stesso Leonardo, a leggere la sua vita, ne ha dato testimonianza. Non solo e non sempre da e per i potenti, che comunque lasciavano molto più liberi dei piccoli amministratori che abbiamo oggi, inseriti in un contesto politico-economico che di democratico non ha nulla.

Gli stessi artisti, pur al servizio del signorotto, erano vivi e definiti, mentre oggi sfilano amorfi davanti al potere senza alcun tipo di dialettica o di opposizione. O addirittura di vero sostegno e convincimento. Basta che li fai lavorare.

Capre e capre, pecore e pecore. Di conseguenza è rarissimo trovare spunti interessanti, vivacità in questi anni, ultimi venti anni sicuri, dove ormai non esiste più se non raramente, sprazzo di originalità. Solo propaganda; una cultura vissuta e presentata come propaganda. Lo stesso linguaggio è ormai questo, piegato alla propaganda. Internet ne è l'ultimo magico trasmettitore,  camuffato da comunicazione e quindi visto come salvifico-democratico.

Non parliamo poi del cinema, questa arte industriale, ormai irrimediabilmente disastrata e strumento princeps della cultura di massa e della propaganda e come tale uno delle arti più in crisi, ostaggio di produttori cafoni e cafonissimi distributori, insieme all'afasica musica contemporanea (uso questo aggettivo in senso metodologico e non).
Pensiamo per esempio al produttore Vittorio Bini, morto poco tempo fa: oggi un produttore così è impensabile. Chi ti dà i soldi per produrre un film 'libero'?

Dunque, mostre e concerti a go-go; teatrucci semiaperti in crisi di spettatori. Filmucoli di cui si dimentica subito il titolo. E, ciliegina sulla torta, abbiamo avuto anche il risultato del prodotto editoriale di questi anni, mentre si è tentato (inutilmente finora di sostituirli con l'e-book): i libri letti...per strada!

Tutta la produzione culturale è soltanto come una pantomima collettiva da tardo impero per poi alla fine cantare i numeri dei biglietti venduti, del successo ottenuto.

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