L'ho visto a Firenze, a Prato è passato solo per una settimana.
"Gloria" è un film sorprendente per la semplice storia e fattura, ma grande affresco sulla solitudine contemporanea. E' un film cileno, anche questa è una sorpresa, la storia di una donna non ancora vecchia che decide di 'riprendersi' la vita, di ritornare a sperare nonostante i fallimenti della sua esistenza.
Pur sintomo di un periodo negativo, è un film pieno di speranza e di vitalità, l'opposto de "La grande bellezza", film decadente di una Italia decadente vittima di vent'anni di inconfessata dittatura culturale e politica berlusconiana, e proprio per questo incapace di altro fuorché esercizi di stile.
Bravissima Paulina Garcia. Scene di sesso non scontate con corpi ormai non più freschi ma molto sensuali, soprattutto quello di lei. Non bella, ma erotica nel senso primo del termine.
E' il Cile dove Pinochet è scomparso per sempre, e che potrebbe essere qualsiasi altra parte del mondo. Il mondo fagocitato dal consumismo, da facebook e da twitter, dalle e-mail, dai telefonini, ma profondamente solo e incapace di 'svoltare'.
Ma, e proprio il film "Gloria lo dice", ora l'ottimismo abita altrove, non in Europa.
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