Michelle Bonev - regista ninfa di Berlusconi e poi diventata sua acerrima nemica - parla della corruzione del mondo 'spettacolare' in una intervista, che lei intitola: "A tutti gli esseri umani che amano la verità".
Dice in sostanza quello che si sa, che si diventa famosi solo a certe condizioni, cioè o attraverso la corruzione o la prostituzione.
Intatti lei si è prostituita per questo, fino a quando non ha sentito schifo di sé.
Lo ripeto da circa vent'anni, e nessuno mi ha mai ascoltata né intervistata. E anche qualcuno - non tanti- prima di me. I lettori di questo blog lo sanno bene.
Quando uno introduce un elemento etico, un significante di rottura o disturbo nell'arte, oltreché estetico-filosofico serio, piuttosto si è derisi, e dai colleghi abbandonati. Per non parlare del 'potere', che mantiene in vita solo quello che gli serve. Il risultato certo è un profondo isolamento, senza contare il fallimento economico.
Negli ambienti artistici la verità è amata come la peste. La questione morale, e io aggiungo anche quella estetica, sembra stare da un'altra parte. (Ma al momento è incerto dove essa stia).
La signora, dopo aver utilizzato proprio quel mondo che ora critica, può quindi avere accoglienza presso i grandi giornali, i grandi chiacchieroni, i grandi dispensieri di celebrità. In sostanza, continua il suo valzer nello stesso ambiente, sebbene con attanti diversi.
Ora bisogna chiedersi a cosa serva tutta questa arte che viene ricercata e, soprattutto, a che serva, se si escludono i soldi, tanta brutta celebrità.
Non certo all'arte stessa e al senso che essa dovrebbe avere per l'essere umano.
Oppure ci si può chiedere se da certa 'arte', così volgarmente costruita, dopo vent'anni e più di dittatura spettacolare televisiva e marchettara, da 'fiction della fiction', arte numerale da incasso e gradimento, possiamo essere finalmente liberati.
Magari ora la signora Bonev, o qualcuno da lei introdotto alla verità, ce lo può dimostrare.
Dubito.
Nessun commento:
Posta un commento