E' una vecchia storia.
L'area archeologica di Gonfienti di Prato in realtà non interessa a nessuna amministrazione (1). E in questo ha, per assurdo, l'appoggio-indifferenza della gente.
Infatti i non esperti non possono apprezzare dovutamente il sito archeologico, perché non si rendono conto del suo valore; non ci sono 'statue', non ci sono 'tombe', ma solo resti di edifici, perimetri murari, canali di scolo delle acque e quindi sembra essere qualcosa che, pur importante, appartenga allo studioso, all'esperto.
La Soprintendenza ha marcato quest'aspetto, per cui ha tenuto lontano il popolino, che addirittura può al contrario rovinare la scoperta, il sito.
Tutti gli interventi che sono stati fatti per la sua valorizzazione sono stati visti come 'intrusivi' dell'autorità, della 'competenza'.
Non parliamo poi degli industriali, che hanno sempre parlato di 'quattro sassi' rispetto alla città antica, al solo fine di tutelare i loro interessi. Senza peraltro offrire alla città moderna una contropartita economica vera.
Io, che mi occupo di teatro, sono stata vista come una aliena, fastidiosa se non 'pericolosa' - come ebbe a dire qualcuno e infatti tenuta lontana da associazioni e comitati creati ad hoc - poiché mi sono interessata di una materia, di un aspetto di cui non sono ufficialmente, accademicamente competente.
Si sa come sia importante l'accademia in Italia. Essa ha soffocato ogni spinta di rinnovamento e vita da secoli.
Le varie autorità hanno visto negativamente tutte le possibili prese di posizione su Gonfienti da parte del popolino, quando a periodi ci sono state, e hanno cercato di gestirle come meglio hanno potuto: promesse, discorsi, convegni, bla bla bla generalizzato e gestito ad arte da esperti, fumus, in particolare in coincidenza delle elezioni.
Tutti gli interventi che sono stati fatti per la sua valorizzazione sono stati visti come 'intrusivi' dell'autorità, della 'competenza'.
Non parliamo poi degli industriali, che hanno sempre parlato di 'quattro sassi' rispetto alla città antica, al solo fine di tutelare i loro interessi. Senza peraltro offrire alla città moderna una contropartita economica vera.
Io, che mi occupo di teatro, sono stata vista come una aliena, fastidiosa se non 'pericolosa' - come ebbe a dire qualcuno e infatti tenuta lontana da associazioni e comitati creati ad hoc - poiché mi sono interessata di una materia, di un aspetto di cui non sono ufficialmente, accademicamente competente.
Si sa come sia importante l'accademia in Italia. Essa ha soffocato ogni spinta di rinnovamento e vita da secoli.
Le varie autorità hanno visto negativamente tutte le possibili prese di posizione su Gonfienti da parte del popolino, quando a periodi ci sono state, e hanno cercato di gestirle come meglio hanno potuto: promesse, discorsi, convegni, bla bla bla generalizzato e gestito ad arte da esperti, fumus, in particolare in coincidenza delle elezioni.
L'idea era quella di creare un parco attorno ai resti della città etrusca, un percorso visitabile che si snodasse dalla ciclabile. O altro similare. Così disse anche una rappresentante della Soprintendenza che, al solito, lamentava la mancanza di fondi eccetera eccetera, bla bla bla, ma in realtà in cuor suo rallegrandosi di quella mancanza che permetteva e permette di costruire una difesa alla sua 'competenza', al suo 'potere'.
A Marzabotto c'è molto meno da vedere che a Gonfienti, ma a Marzabotto non ci sono interporti fallimentari da proteggere e da rimpolpare.
Il senso della valorizzazione di Gonfienti antica era anche quello di 'indirizzare' altrove la città di Prato, di innalzarla, dico retoricamente, verso un futuro diverso andando a ripescare un passato che così felicemente è stato scoperto.
In questo stava e sta la mia caparbietà al riguardo.
(1) Nonostante sembri, in queste ultime ore, che l'area archeologica passerà alla Regione, ma è una manovra per non far affogare Interporto dando più soldi.
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