venerdì 8 novembre 2013

L'automobile, questa assassina

Camminare ormai è sospetto, e non più tollerato. Chi cammina rischia la vita, è ridicolo, perde tempo.
Nessuno cammina più per spostarsi, se non i vecchi, che non possono più andare in automobile.
Si può praticare il camminare, l'andare in bici per diletto in certi giorni (per celebrare ciò che è appunto definitivamente morto, come 'La giornata del camminare', o 'La giornata della bicicletta' eccetera), in certe zone e appunto nei giorni dedicati, come la domenica.
I bambini, gli automobilisti del futuro, vengono tenuti protetti nelle macchine, e così portati a scuola.
Le strade, come appare chiaramente nella mia triste città, Prato, sono costruite solo per le automobili e i veicoli vari solo a motore.
Tutte le rotonde - questo simbolo della rapida circolazione moderna - nessuna di questa prevede un passaggio né per bici né per pedoni, che renderebbero più lento il passaggio.

Così, resa prepotente e assoluta dall'universo commerciale, l'automobile è diventata definitivamente un'arma, pericolosa come una pistola. Quando guidiamo, siamo tutti potenziali assassini, per nulla curanti degli altri, in particolare dei pochi pedoni (sospetti o, nel migliore dei casi, non visti) che ancora girano per la città. O delle biciclette.

La città dove vivo registra quotidianamente episodi di vecchi che vengono investiti, magari sulle strisce. Gente uccisa per strada in gran quantità, anche se una stima dei morti così, se è stata fatta, non è stata comunicata. Ma non c'è bisogno.

Nelle nostre macchine, correndo veloci verso la nostra meta - in realtà verso la nostra morte - , abbiamo tutti il ghigno stampato in faccia dell'assassino.

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