Il
signor Longo e compagnia hanno deciso di vendere l'area di Gonfienti: basta,
non ne possono più. S’è
parlato troppo dei ‘quattro sassi’ e poco de i loro guadagni, anzi , delle loro
perdite! (oer cui richiedono di essere rimpolpati...).
Anche
mister Rossi governator deve essere d’accordo, visto che hanno deciso l’aumento
di capitale per Interporto
Non
una parola al riguardo, almeno finora, da parte del Sindaco o di altri sul destino dell’area
archeologica.
Chi
la comprerà, per la modica cifra – una svendita, un regalo! – alla modica cifra
di un milione e mezzo? Chiavi in mano. Come una bella automobile.
Quale ente pubblico la comprerà, che sono tutti a batter cassa per mantenere la loro casta privilegiata, che sono tutti a spolpare l'osso contribuente (che ormai si assottiglia sempre di più in un paese diventato di necessità abusivo ed evasore)?
Quale ente pubblico la comprerà, che sono tutti a batter cassa per mantenere la loro casta privilegiata, che sono tutti a spolpare l'osso contribuente (che ormai si assottiglia sempre di più in un paese diventato di necessità abusivo ed evasore)?
Venghino,
signori, venghino!
(Da Il Tirreno del 12 novembre 2013)
Prato, Interporto mette in
vendita Gonfienti e dà l’ok all’aumento di capitale
Accordo raggiunto, la Regione investirà un milione e 100mila euro sulla
ricapitalizzazione della spa passando dal 4,5 al 12% di quote. Gli altri soci
avranno tempo fino al 31 dicembre 2014. L’area archeologica da cedere per un
milione e mezzo
di Cristina Orsini
PRATO. Aumento di capitale “aperto” per Interporto spa. La delibera
passata il commissione due (Sviluppo economico, finanza, patrimonio) prevede
una ricapitalizzazione della piattaforma logistica della Toscana centrale per 5
milioni da ultimare entro il 31 dicembre del 2014. C’è un anno di tempo,
dunque, per i soci della spa - il 45% in mano al Comune, il 12,5% dalla camera
di Commercio di Prato, altrettanto alla Camera di Commercio di Firenze, il 20%
in capo alla Banca Popolare di Vicenza, il 4,5% alla Regione Toscana più una
serie di soci minori - di decidere se diluire o meno la partecipazione.
Con una novità: «La Regione - spiega il presidente della commissione Alessandro Giugni - ha già dato la
propria disponibilità ad aumentare la propria partecipazione fino a un milione
e 100mila euro». Così facendo il pacchetto azionario dell’ente passerebbe dall’attuale
4,5% al 12-13% .
PRATO. Aumento di capitale “aperto” per Interporto spa. La delibera
passata il commissione due (Sviluppo economico, finanza, patrimonio) prevede
una ricapitalizzazione della piattaforma logistica della Toscana centrale per 5
milioni da ultimare entro il 31 dicembre del 2014. C’è un anno di tempo,
dunque, per i soci della spa - il 45% in mano al Comune, il 12,5% dalla camera
di Commercio di Prato, altrettanto alla Camera di Commercio di Firenze, il 20%
in capo alla Banca Popolare di Vicenza, il 4,5% alla Regione Toscana più una
serie di soci minori - di decidere se diluire o meno la partecipazione.Con una
novità: «La Regione - spiega il presidente della commissione Alessandro Giugni - ha già dato la
propria disponibilità ad aumentare la propria partecipazione fino a un milione
e 100mila euro». Così facendo il pacchetto azionario dell’ente passerebbe dall’attuale
4,5% al 12-13% .
«La decisione - è il giudizio del presidente di Interporto Carlo Longo - viene da un accordo
politico che ha origini lontana e che parte dalla constatazione che la quota
societaria in mano al Comune è evidentemente sovradimensionata per una struttura
che ha carattere regionale». L’Interporto, infatti, è l’unica piattaforma
logistica localizzata sotto gli Appennini, dopo che Guasticce, a Livorno, è
stato “declassato” a retroporto.
«E’ stata per prima la Regione - continua Longo - a
riconoscere la necessità di potenziare l’attività della struttura meglio
collocandola in ambito regionale». L’aumento di capitale annunciato dalla
Regione che deve ancora essere deliberato, darà comunque la possibilità ad
altri soci - tra i quali il Comune di Prato - di diminuire la proprio presenza
societaria. Una partita che però è ancora tutta da giocare. «I soci, anche la
Bpv - precisa Longo - hanno confermato il proprio interesse a restare in
Interporto. Quindi mi auguro che parteciperanno, sulla base delle possibilità,
all’aumento di capitale».
Se un milione e 100 mila euro sono garantiti, altri tre e 900mila restano
da trovare assolutamente. La scadenza, infatti, è perentoria: il 31 dicembre
dell’anno prossimo Interporto dovrà saldare il mutuo bancario acceso un paio di
anni fa con un pool di banche e che ha consentito di rimettere in ordine la
situazione economica della società, restituendo appunto 5 milioni di euro. Due
le strade possibili: o l’aumento di capitale sul quale molto si è discusso o la
cessione di beni per recuperare liquidi. «Il fatto è - commenta Longo - che per
le vendite immobiliari il momento non è favorevole». Dunque la priorità resta
quella di trovare soci che abbiano voglia di continuare a scommettere sulla
piattaforma logistica pratese.
Un altro accordo politico è stato raggiunto tra Interporto, i soci e gli
enti pubblici. E riguarda, questa volta, l’area archeologica di Gonfienti,
la città etrusca, scoperta proprio durante i lavori di realizzazione della
piattaforma logistica. «In questi anni - commenta Longo - si è
parlato più degli scavi e delle condizioni del sito che dell’attività di
Interporto. E’ ora che le cose cambino. Di certo la società non potrà più
occuparsi, anche dal punto di vista economico, del sito archeologico». Che, appunto
per questo, è stato messo in vendita.
L’obiettivo
di Interporto è di cedere a un ente pubblico - «non so se Regione o stato» dice Longo -
entro l’anno prossimo, quel pezzo di terra sul quale vigono norme
complicatissime. Perché la proprietà materiale del appezzamento è della spa ma
gli scavi sono e restano in capo alla Soprintendenza quindi al ministro dei
Beni culturali. L’accordo politico raggiunto tra Interporto, Comune, Provincia
e Regione riguarda la necessità di cedere gli scavi ovviamente a un ente
pubblico. Chi li comprerà resta per il momento un punto interrogativo. A prezzi
da saldo invece il costo dell’area archeologica: non più di un milione e mezzo “chiavi
in mano”.
1 commento:
Delle condizioni del sito si è parlato e si parla ,"caro"Longo,perché è in condizioni vergognose,indegne di un paese che dovrebbe valorizzare i tesori che possiede e invece ci costruisce sopra !
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