Ho visto Venere in pelliccia di Polanski, ed è un capolavoro.
Però si tratta di teatro, incredibilmente, al cinema. E fatto ottimamente, con attori bravi - il protagonista è sosia di Polanski stesso - e con un copione eccellente. Tutto si svolge in un teatro, anzi su di un palco con due soli attori. La regola aristotelica dell'unità di tempo e luogo è rispettata, cosa rarissima al cinema.
C'è poi il 'gioco' conosciuto bene a teatro, del teatro nel teatro- Calderon della Barca forse è l'origine di tutto con una presina di Skakespeare, un'occhiata a Pirandello eccetera, oltre a un esplicito richiamo a Euripide e alle sue Baccanti -, del testo recitato che diventa realtà: i personaggi finti veri diventano personaggi reali finti.
La donna, seduttrice, è simbolo della natura. La donna è natura, pericolosamente natura, qui è un'attrice. L'uomo è la cultura, infatti è il drammaturgo, l'uomo di teatro.
L'uomo si sente sicuro nel teatro, simbolo della cultura, dell'uomo stesso acculturato. Invece la donna-natura, la seduttrice (anche lei però acculturata, preparata eccetera, ma mai veramente libera dalla natura) scardina le sue certezze, anche sessuali e di ruolo - la fissità certa e stabile uomo-donna e lo 'cambia' in donna - e lo rende di nuovo natura, trasforma l'uomo in natura e gli dice che questa è sempre in agguato e che baccanti sono sempre lì, a due passi, a sbranare il re Penteo.
Assolutamente da vedere, in particolare oggi che il bel teatro -quello significativo intendo oltre che esteticamente valido - non si vede più.
Assolutamente da vedere, in particolare oggi che il bel teatro -quello significativo intendo oltre che esteticamente valido - non si vede più.
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