domenica 29 dicembre 2013

Una modesta proposta: no ai politici in tivvù

Considero dannosi i politici che si mostrano in tivvù, che si ascoltano alla radio, e quindi propongo di toglierli dalle trasmissioni radio-televisive, dove sono presenti soprattutto nei 'talk-show', i programmi-chiacchiera.
In particolare chi è rivestito di qualche carica, è parlamentare, è ministro, è sindaco eccetera, non dovrebbe lasciarsi intervistare dalle Lilly Gruber, dai Gad Lerner o i Santoro, le Annunziate, i Cruciani eccetera.
Molta della barbarie politica proviene da questo chiacchiericcio, dal divismo che ne consegue, dalle finte trasmissioni inchiesta, dove il politico è presentato come divo del momento da intervistare. Ma cosa rivela, nell'intervista? Cosa comunica allo spettatore cittadino elettore? Politicamente lo status quo, di cui è un esempio; infatti è stato eletto proprio grazie al sistema partitico, di cui garantisce la continuità. In genere il 'divo' è chiamato a difendersi, a spiegare di sé; entra in un presunto agone, nel 'ring' e parla e parla incalzato dalle finte domande, che in genere sono già stabilite. Alla fine della trasmissione in genere non se ne sa più di prima dell'inizio.
A tutto questo si aggiunga il divismo del giornalista, che compete in divismo col politico e spesso i due ruoli si intersecano e confondono.

Il politico è diventato un teatrante, un saltimbanco, un buffone. Urla, sbraita, offende.

La tivvù, la radio (ormai insostenibile per l'orecchio, troppe interruzioni da pubblicità eccetera) è un flusso di ininterrotta propaganda e costruzione dell'immagine del politico.



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