lunedì 20 aprile 2020

Cassandra Crossing, un film attuale su cui riflettere


Ho rivisto il film "Cassandra Crossing" del 1976, diretto dal regista italo-greco George Pan Cosmàtos, e tratto dal libro dello scrittore statunitense Robert Katz, famoso anche per aver scritto libri controversi, uno sulla strage delle Fosse Ardeatine e uno sul caso Moro.
Katz è stato evidentemente uno scrittore scomodo, che ha lasciato il suo archivio al Comune di Pergine Valdarno, dove è morto nel 2010, archivio però ancora non consultabile.

Cassandra Crossing è un film robusto, spettacolare, e racconta di una pandemia causata da un virus studiato in un laboratorio del Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra.

E' un film coraggioso, perchè non censura né modifica la storia dello scrittore (tra l'altro co-sceneggiatore), che oggi sarebbe sbrigativamente definito "complottista".  Secondo il libro e il film infatti gli studi segreti e proibiti sui virus si realizzano proprio nella sede dell'OMS e i capi (statunitensi o comunque di ambito Nato!) sono disposti a sacrificare vite umane per nascondere o circoscrivere lo scandalo.

I produttori di un tempo, in questo caso Carlo Ponti, pur che odiosi e capitalisti che fossero, possedevano, bisogna ammetterlo, anche una grossa dose di coraggio e spregiudicatezza, roba che oggi il cinema non  si può permettere nemmeno in sogno.

Naturalmente il film ha i suoi aspetti propriamente spettacolari e discutibili, con tanti attoroni messi insieme non si poteva fallire e si doveva comunque dare un finale gradito allo star system!, ma la fotografia è notevole, e le riprese degli esterni, tutte le panoramiche (se si escludono quelle sul ponte di Cassandra che sono da thriller e quindi oblique e sinistre), sono nitide, ariose,  con una patina costante in azzurro e verde, in opposizione al treno,  luogo chiuso e scuro in cui verranno blindati tutti i passeggeri. Il ritmo è, sa va sans dire, incalzante:  c'è una storia principale su cui si innestano e intrecciano le vite e le vicende dei passeggeri. 
Incredibilmente le regole aristoteliche di tempo luogo e azione sono rispettate, a dispetto del movimento del treno, e il rimando alla classicità è proprio anche nel titolo, in Cassandra, profetessa troiana!
Il treno che corre inesorabile - il tempo -  sta in opposizione al blocco in cui stanno i protagonisti - il luogo - , i quali cadono in poche ore dallo splendore della loro vita, dalle apparenze di società, dagli amori e le illusioni alla caduta, alla lotta contro la morte.

Anche le reazioni delle persone sul treno, in particolare i viaggiatori della seconda classe, quelli che poi in gran parte moriranno e non per il virus, sono simili alle nostre, si lamentano nello stesso modo in cui noi ci lamentiamo oggi. Di più, dicono le stesse frasi!

Robert Katz sembra poi trattare la questione del virus con cognizione di causa. Nel film il virus fa solo 4 morti, perché con l'ossigeno arricchito, che viene immesso nel treno blindato, esso si modifica e i malati guariscono.  Il dottore protagonista afferma in una battuta che muoiono solo coloro che avevano patologie pregresse, come sembra succedere purtroppo nella nostra realtà attuale.

Curiosità: il ponte di Cassandra esiste davvero, anche se non ha quel nome, si chiama Viadotto Garabit: si trova in Francia nel territorio di Ruynes-en-Margeride, attraversa il fiume Truyère, ed è stato costruito dall'ingegnere dei miei incubi, Eiffel! Non avevo dubbi.


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