martedì 7 aprile 2020

A proposito di lezioni a distanza


Pubblico un contributo del Prof. Centauro sulla didattica a distanza. La sottolineatura in neretto è mia.

"Ad un mese dall'inizio di questa modalità di somministrazione delle lezioni video-audio registrate, credo si possa fare una prima riflessione e dare un'informazione più corretta di cosa vuole dire il distanziamento nella didattica di laboratorio, anche perchè questa solfa potrebbe essere l'anticamera per ridurre ulteriormente il numero dei docenti nella scuola pubblica, specialmente nelle università, mettendo a regime quello che stiamo facendo in regime di emergenza da coronavirus.

PRIMO MESE DI DIDATTICA A DISTANZA
Il 26 febbraio il contagio da coronavirus accertato per lo studente norvegese (considerabile come “paziente 1” per l’università fiorentina) ha scosso il dipartimento di architettura a tal punto che il veloce passa parola sui social ha fatto sì che le aule fossero quasi subito disertate, ancor prima delle disposizioni del Rettore susseguenti al Dpcm del 4 marzo. Infatti, il giorno successivo che segnava anche l’inizio delle attività del secondo semestre, l’aula era vuota con l’obbligo per noi docenti di attendere in classe eventuali istruzioni. Le iscrizioni ai corsi e alle lezioni erano di colpo svanite nell’aere. Sapevamo che con la piattaforma Moodle (acroninmo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment), messa a disposizione dall’Ateneo fiorentino avremmo potuto sopperire all’emergenza, così com’è stato fatto in via ordinaria da qualche anno a questa parte.  Tuttavia, mai prima di allora l’e.learning  (ovvero la “lezione a distanza”) avrebbe sostituito in tutto e per tutto il contatto diretto con gli studenti.  Un problema non di poco conto, ma anche un’occasione per i docenti, specie per i meno tecnologici, di rimettersi in gioco, aggiornarsi e stabilire tutti insieme una comune linea di condotta. Se la solidarietà tra docenti è apparsa subito una gradevole sorpresa non altrettanto poteva dirsi dell’applicazione subitanea per l’emergenza pandemica della didattica online. Mai si era registrato uno svolgimento così tanto esteso dello “smart working” applicato non per l’azienda bensì alla scuola. Soprattutto difficoltose apparivano le attività di laboratorio sia per gli insegnanti sia per gli allievi, pur se avvezzi al mondo digitale. Carenze di collegamenti in rete e di dotazioni personali e non solo, laddove per i docenti il rapporto con gli studenti non poteva più di tanto prescindere dallo svolgimento di un lavoro condotto a stretto contatto con gli allievi. Un lavoro di studi e di ricerca da condividere collegialmente sui banchi o negli stage esterni. L’e-learning è uno dei tanti strumenti didattici, con accesso ed utilizzo interamente web, che supporta la tradizionale didattica d'aula e permette al docente di pubblicare e rendere accessibile agli studenti il materiale didattico delle lezioni, di veicolare comunicazioni, di pubblicare informazioni sul corso e sulle lezioni, di somministrare compiti/esercitazioni, test ed altro ancora, ma non di sostituire - come ci si attende da uno studio universitario - la trasmissione delle esperienze, da uomo a  uomo, dal maestro didatta all’assise raccolta degli allievi. E non basta la parola dettata a distanza o la video conferenza a modificare lo scenario. Nel tempo la didattica online, nata per preparare il singolo a sostenere una prova individuale, magari in corsi di recupero, mostra tutti i suoi limiti non tanto negli strumenti tecnologici quanto piuttosto nella filosofia stessa alla base dell’apprendimento di primo e secondo livello. Dopo un mese di webinar (seminari a distanza) siamo adesso in procinto di affrontare gli esami e le discussioni di tesi. Ancor prima di sperimentare gioco-forza modalità di presentazione in remoto si è capito che la connessione non potrà in alcun modo sostituire l’interlocuzione diretta che resta il fondamento della trasmissione del sapere, delle relazioni interpersonali, della valutazione, con buona pace per tutti coloro che invocano una modernizzazione radicale in un mondo di robot".
4 aprile 2020 Giuseppe Centauro
Prima del Corona virus - Foto GAC
Dopo il Corona virus - Foto GAC


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