Ricevo una lettera di solidarietà del Prof. Centauro, che condivido del tutto.
Buongiorno, Maila
Sto leggendo e rileggendo del tue amarissime riflessioni sul mondo della cultura e, in particolare, sul mondo del teatro e dello spettacolo, con gli artisti, attori, musicisti completamente dimenticati, semmai ancor più emarginati e vessati fdi prima, ad eccezione naturalmente dei "fortunati" protagonisti dello star system. Le tue sono considerazioni che, in un momento di paura ed angoscia quale quello che stiamo vivendo, potrebbero sembrare troppo cupe per la speranza che vogliamo a tutti i costi coltivate per il futuro. Sono parole che pesano come pietre, che fanno pensare ma che trovano riscontro in quello che vediamo accadere intorno a noi. Non ci sono azioni di sostegno per la cultura, dall'alto stanno trattando lo status di centinaia di uomini e donne, ormai ridotti sul lastrico, come un effetto collaterale della forzosa decrescita.
Si perdono migliaia di posti di lavoro, figuriamoci se i piccoli numeri degli artisti e della piccola imprenditoria dell'arte e dell'editoria alternativa, possono incidere in questo processo selettivo che ruota intorno alla finanza, all'utile, al profitto. Del resto, al di là dei sogni, conta solamente tutto ciò che è funzionale al riassetto del PIL, alla faccia dello stucchevolmente annunciato nuovo Rinascimento. La cura dell'ambiente in primis, da quale tutto è partito, può ancora una volta aspettare e la svolta green è sempre di più in mano all'industria globale che è essa stessa causa diretta e indiretta del dissesto mondiale e persino della pandemia, prima occultata poi dichiarata sulla pelle dei diseredati, degli anziani che non producono e della libertà degli individui. Tuttavia, per il dopo il coronavirus, la governance continua ad evocare e fare credere per tutti un futuro migliore, per la cultura come per la scuola, per il lavoro e per il welfare sociale. In realtà l'establishment è quello che da tempo conosciamo, che non modificherà il suo modo di essere e quindi un bel niente, costituzionalmente incapace non solo di cambiare rotta rispetto alle politiche vissute del prima contagio, ma anche di prestare per il dopo la benché minima attenzione verso le istanze che adesso si muovono dal basso e lasciano intravedere orizzonti di vita migliori. La grande solidarietà sociale ora indotta dall'emergenza di certo non basterà ad invertire le cose e sarà presto dimenticata, relegata a quel ruolo sussidiario di paracadute sociale. Temo che in mancanza di risorse e di mirate scelte politiche (ma chi, oggi, è davvero in grado concretamente di muovere?) si perderanno una ad una anche le possibili alternative, comprese quelle faticosamente conquistate con le esperienze prodotte sul campo del libero pensiero,specie quelle mosse nel segno dell'arte e della cultura.
Giuseppe Alberto Centauro
Nessun commento:
Posta un commento