Ieri pomeriggio passeggiavo in via Don Giulio Facibeni a Prato. Ossia a cinquanta metri da casa mia. Naturalmente indossavo la prescritta mascherina.
Un giro attorno ai palazzi, come è lecito fare in questo nuovo sistema carcerario collettivo.
A un certo punto un uomo mi urla dal balcone, dopo che ero passata:
-A casa, stai a casa...Davanti alla Baracca non ci si può parcheggiare, ma lei a piedi ci va!
Stavo per voltarmi, rispondere per le rime, ma non l'ho fatto. Non per paura, ma per non cogliere la provocazione del coglione. Ho capito da dove veniva la voce, da quale palazzo, credo di sapere anche chi è, ma dalla voce un po' attutita ho capito che l'uomo urlava da dentro, nascosto.
Continuerò a camminare attorno ai palazzi vicino, come il decreto carcerario collettivo mi permette di fare.
Riguardo alla Baracca, be' mi dispiace, ma è un teatro anche se di campagna, e davanti non ci si può parcheggiare. Nemmeno io ci parcheggio la mia macchina, rigorosamente. Nessuno parcheggia davanti al Metastasio o alla Pergola, e nessuno protesta per non poterlo fare.
E così continuerà a essere quando i teatri saranno riaperti. Ora che è chiuso, qualcuno ogni tanto lo fa, e nessuno va a gridare contro coloro che lo fanno.
Un fare da vigliacchi, perché urlare nascondendosi dietro le finestre contro una donna sola è facile; è da gente ignorante e pericolosa i cui antenati permisero che i Torquemada bruciassero streghe e stregoni, che i dittatori i libri sulle pubbliche piazze.
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