Voglio ringraziare tutti coloro che hanno scritto bei commenti dopo il servizio televisivo che Rai 3 ha deciso di fare sul Teatro La Baracca e su di me, in particolare, in quanto fondatrice di quello spazio.
Naturalmente non ci facciamo, non mi faccio illusioni di niente. E' stato solo un atto di giustizia.
Il Teatro La Baracca è stato ed è un teatro per certi versi che vive nella semi-clandestinità, in quanto ormai del tutto fuori dalla ufficialità della cultura provinciale e regionale.
Infatti non riceve più finanziamenti, non è inserito in nessun circuito.
Ci fanno fare - come ugualmente accadeva nel passato per la verità, anche se con modalità diverse - alcuni spettacoli, a Prato, per ovviare a questa mancanza; diciamo che è uno spirito degno di rispetto che li muove e che ringraziamo, ma sono consapevole di quello che accade intorno, e di come il decadente mondo culturale viva questa presenza teatrale.
Tuttavia, nella sua caparbietà, nella sua semi-clandestinità rispetto alle istituzioni e anche a certa gente, il teatro sopravvive, e magicamente a volte capita che produca spettacoli che il pubblico, così come scrive nei commenti o nel quaderno del gradimento, apprezza in modo particolare.
Forse non tutto è perduto. Certo non noi, non io: in questo smarrimento complessivo, e lo dico, povertà, sono ben presente a me stessa.
Oggi poi particolarmente per me è giornata felice: mi è nata una nuova commedia, che mi appare ben fatta. Presto, come bambina, camminerà da sola.
(A me capita così: prima me la scrivo tutta in testa, o quasi tutta. Impiego mesi. E poi giù, di getto, in pochi giorni sulla carta, e infine trascritta nel computer. E' vita).
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