domenica 5 gennaio 2014

Soldatesse, ma perché?

La storia della caserma di Ascoli, dove alcune soldatesse venivano adescate dai certi caporalmaggiori, dà la misura di quello che è l'andazzo dei rapporti fra uomo e donna nel nostro paese e come la cosiddetta emancipazione sia fallita da tempo.

Peccato che le donne si prestino a questo gioco, peccato che ce ne siano così tante che per lo stipendiuccio vogliano rifugiarsi in questi posti, che dovrebbero essere risanati. E nel frattempo evitati.

Le donne si devono uniformare a questo stile di vita che non dovrebbe essere nemmeno maschile, che degrada l'essere umano.

Entrare nell'esercito per le donne non ha significato essere uguali agli uomini, ma solo e ancora sempre subalterne. Doppiamente umiliate.

Capita che questi addestratori non siano all'altezza del compito, che non abbiano nessuna vera preparazione se non meramente tecnica; che spesso utilizzino il trito e ritrito linguaggio da caserma
con più gusto nei confronti  delle allieve, su cui  fanno pressione per dominarle.

La loro visione della vita è, utilizzo un termine banale ma per capire, maschilista, per cui le donne sono zoccole (che gusto che hanno certi uomini per questa violenza verbale), casalinghe o meglio serve di casa. Mamma e santa lo è solo la propria.

Nel gioco della guerra si nasconde da subito tanta sporcizia. 

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