Ora anche gli italiani devono sbrigarsi per togliere quest'altra disparità, ossia l'impossibilità di aggiungere al proprio nome quello della mamma.
Così ha sentenziato la corte di Strasburgo.
Al momento cognome della mamma è sempre il cognome del babbo, e non c'è niente da fare, lo sarà ancora per molto.
I coniugi ora litigheranno anche per questo motivo, purtroppo. Non tutti gli uomini sono disposti a lasciare il marchio di tribù alla compagna. Dopo secoli e secoli di dominio assoluto e incontrastato in questo campo.
La vita in Italia si annuncia più difficile, e le donne oggi non sono certo pronte per le battaglie. Figuriamoci i maschietti.
Sento già l'affanno per questa ennesima querelle, quando prima però ce ne sono tante tante da fare, in casa, dove gli uomini restano immancabilmente tali, indietro, assolutamente non europei, viziati proprio dalle mamme, incapaci di crescere spesso, con una concezione possessiva o strumentale della compagna eccetera.
Per cui sì, va bene questa sollecitazione, ma, signori di Strasburgo il nostro non è mai stato e non è ancora un paese civile; è lontano da voi, dalle vostre leggione.
Qui non solo c'è un forte sessismo, ma anche machismo. Come facciamo?
Sì, voi cercate di aiutarci. Ma questo, l'Italia, non è un paese per donne, se non domestiche. Guardate la politica. Le donne, qui in Italia, sono ancora soprammobili. Oppure hanno lo sguardo inacidito e stanco di chi ha dovuto indossare i guantoni tutti i giorni.
Coloro, quelle poche, che cercano il rispetto al posto della costante e quasi quotidiana umiliazione o strumentalizzazione, rimangono spesso isolate, anche dalla famiglia di origine.
Anche se è giusto e sacrosanto, dopo secoli di usanza al maschile, dare ai figli il cognome della madre, io proporrei di togliere tutti i cognomi, piuttosto, non di aggiungere o sostituire con un altro marchio del clan. Si può fare?
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