venerdì 3 gennaio 2014

Firenze, turistodromo

Ora Firenze come turistodromo lo è da molto tempo. Quando frequentavo la mia prima università al Parione, vicino a via Tornabuoni, lo era anche tanto. Ma c'era anche tanta vecchia Firenze nelle stradine girato l'angolo.
Con la pedonalizzazione, che pure è così bella e così trendy, si accentua quello che è ormai il destino di tutti noi: compratori per sempre.
E così, il consumopolitismo riduce anche la città di Renzi, il direttore del nuovo futuro, in uno squallido pisciatoio turistico.


(Da La Nazione, di Philippe Daverio). SI NARRA che la nota fotografia che Robert Capa scattò durante la Guerra di Spagna, quella del 1937, nella quale un miliziano con fucile alzato nella mano destra viene ripreso nel momento stesso nel quale lo colpisce una pallottola nemica, ebbene si narra che quella lì, considerata una delle più note fotografie del XX secolo, sia in realtà il risultato d’una messa in scena. In questo senso ben più veritiera come foto dal campo di battaglia è quella pubblicata in questi giorni a proposito del giovanotto carico di liquidi propiziatori per l’anno nuovo che, senza vergogna e in mezzo ad altri estenuati della festa di mezzanotte, orina liberamente a Firenze fra Battistero e Duomo. Troppo facile parlare di crollo dei valori (non parliamo di quelli etilici nel sangue). Illogica la citazione sul declino dei tempi, rimane una domanda legittima: come mai non succede a Parigi dinnanzi a Notre Dame, a Londra dinnanzi a Westminster, a Berlino di fronte al Dom imperiale o a Barcellona dinnanzi alla Sagrada Famiglia? Che cosa hanno questi edifici di più nobile del cupolone di Brunelleschi? Nulla, ce lo dicono i libri di storia dell’arte. E’ quindi l’orinare in pubblico tradizione toscana con epicentro a Firenze? Le cronache quattrocentesche sembrano negarlo. 
IL GESTO è per conseguenza recente e non dipende dalla mutazione delle vesciche toscane, le quali pare che da secoli così si esprimano sui piazzali antistanti le scuderie e le osterie dei villaggi di campagna. Dipende quindi il gesto che da naturale si fa sconcio dalla mutazione di Firenze. Ora un dato è certificato: Firenze non è più la città del Rinascimento, del Risorgimento e della Resistenza. Le tre R sono parte della storia passata. Firenze è diventata la città della nuova R, quella dell’astro nascente di Renzi Matteo. E il sindaco, prima di passare alla gloria dell’ascesa nazionale, la ha radicalmente modificata. Firenze è diventata isola pedonale totale e totalizzante. L’ultimo totalitarismo è quello della città pedonale, del villaggio globalizzato dove tutti vanno a piedi in un turistodromo che è l’opposto della città vera e propria. La città (Parigi, Londra, Berlino, Barcellona) è un luogo dove convivono le necessità contradittorie che ne compongono la complessità e dove pisciare per strada sembra cosa inopportuna anche ad un ubriaco, il quale semmai non trovando l’orinatoio cerca il vicolo oscuro. Il villaggio è monodimensionale. 
ANNI FA organizzai una mesta cerimonia funebre per la chiusura della Libreria Internazionale Seeber che diventava negozio di vestiti. La città pedonale diventa una cosa nuova, tutta da governare secondo parametri che ci sono tuttora ignoti. E via Tornabuoni ne è esempio da studio universitario: appare oggi come lo spazio di deambulazione d’un infinito duty free da aeroporto intercontinentale. La città pedonale diventa una roba nuova che non conosciamo e Firenze ne è caso emblematico: perde circa mille abitanti all’anno. Finirà con allinearsi all’altro turistodromo d’Italia, Venezia. Forse è ora di fermarsi un attimo e riflettere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Philippe Daverio vive in un mondo tutto suo: vada ad Amsterdam e controlli quanti olandesi pisciano nei canali liberamente e sotto gli occhi di tutti il giorno della festa della regine, ora del re, a fine aprile. Il problema e' l'alcool e il superconsumismo alcolico sorretto dalle multinazionali dell'alcool (vedi heineken, per esempio) che spesso sponsorizzano grandi eventi, magarai anche grandi mostre d'arte che i signori critici come Daverio corrono a recensire, molto ben pagati naturalmente.

Alfiero Giudice

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